Microsoft, un wristband in arrivo entro fine anno

Microsoft dice stop alla lettura delle email dei suoi utenti

Microsoft dice stop alla lettura delle email dei suoi utenti

La notizia dell’ex programmatore Microsoft arrestato con l’accusa di aver divulgato segreti industriali ad un blogger francese ha fatto molto discutere nei giorni scorsi, specie riguardo il modus operandi della redmondiana relativamente alla privacy dei suoi utenti, alla loro casella di posta elettronica e alle email ricevute ed inviate.

Al fine di far chiarezza sulla questione qualche girno fa Microsoft aveva sottolineato il fatto che attenendosi ai termini che regolano i servizi dell’azienda è previsto che in determinate circostanze, come nel caso di quella in questione, sia possibile la lettura dei contenuti per proteggere le proprietà intellettuali dell’azienda.

Nel corso delle ultime ore, però, Microsoft ha annunciato un cambio di rotta: d’ora in avanti non controllerà più i contenuti privati degli utenti qualora scopra un furto di proprietà intellettuale.

Microsoft, in casi eccezionali può frugare tra le email Outlook

Microsoft, in casi eccezionali può frugare tra le email Outlook

Microsoft, in casi eccezionali può frugare tra le email Outlook

La notizia, risalente a due giorni fa, dell’ex programmatore della redmondiana arrestato con l’accusa di aver divulgato segreti industriali ad un blogger d’Oltralpe è oramai cosa nota. Microsoft è riuscita a scoprire tutto leggendo una email che era stata inviata all’indirizzo Hotmail del destinatario.

Per quanto imputabile e punibile possa essere l’operato dell’ex dipendente la vicenda, tenendo conto del modus operandi di Microsoft, ha però suscitato non poche preoccupazioni da parte degli utenti per quanto concerne il rispetto della privacy. In molti, infatti, hanno cominciato ad interrogarsi circa l’effettiva legalità dell’accesso ad un account privato senza l’autorizzazione del giudice.

Attenendosi agli stessi termini che regolano i servizi Microsoft è previsto che in determinate circostanze sia possibile la lettura dei contenuti per proteggere le proprietà intellettuali dell’azienda. Tenendo conto di ciò e considerando che lo scambio di messaggi tra l’ex programmatore ed il blogger francese è avvenuto tramite servizi Microsoft non è stato necessario alcun mandato del giudice per autorizzare le ricerche.

WhatsApp: non ci sono rischi per la privacy, parola di Jan Koum

WhatsApp: non ci sono rischi per la privacy, parola di Jan Koum

Da quanto Facebook ha messo a segno l’acquisizione di WhatsApp e da quando si è saputo della vulnerabilità dell’app riguardante i messaggi privati degli utenti in rete non si è fatto altro che parlare delle possibili complicazioni per la privacy degli utilizzatori del famoso servizio di instant messaging. In molti, per far fronte al verificarsi di eventuali situazioni poco piacevoli, hanno infatti preferito migrare verso altri servizi di messaggistica istantanea da mobile.

Al fine di chiarire in maniera definitiva la situazione e sopratutto al fine di tranquillizzare l’inquieta utenza Jan Koum, il CEO di WhatsApp, ha provveduto a pubblicare un nuovo post sul blog ufficiale dell’app con cui ha voluto sottolineare il fatto che la partnership con Facebook non andrà a pregiudicare in alcun modo gli obiettivi dell’azienda la quale continuerà a lavorare in modo tale da permettere a tutti di comunicare tra loro senza implicazioni per la privacy.

Il CEO di WhatsApp ha posto in maniera particolare l’accento su come il rispetto della privacy degli utenti vada a configurarsi come il “DNA” della famosa app poiché il servizio è stato creato proprio attorno al principio di sapere quanto meno possibile sui suoi utilizzatori.

WhatsApp è ora compatibile con gli smartwatch Android Wear

WhatsApp: la vulnerabilità è inesatta, i messaggi non sono a rischio

WhatsApp: la vulnerabilità è inesatta, i messaggi non sono a rischio

Nel corso delle ultime ore è emersa online una notizia che ha fatto tremare, e non poco, tutti gli utilizzatori di WhatsApp, in maniera particolare gli utenti Android. Uno sviluppatore olandese, Bas Bosschert, ha infatti reso noto di aver scoperto una vulnerabilità in grado di mettere qualsiasi malintenzionato in condizione di accedere ai messaggi personali degli utilizzatori che si servono della famosa app di messaggistica recentemente acquisita da Facebook.

WhatsApp ha però provveduto a rilasciare un apposito comunicato con il quale si spoglia di ogni responsabilità in tal senso sostenendo che il report dello sviluppatore è impreciso e che il problema si può verificare con qualsiasi app contente malware.

Google Glass, donna aggredita perchè indossava gli occhiali di big G

Google Glass, donna aggredita perchè indossava gli occhiali di Big G

Google Glass, donna aggredita perchè indossava gli occhiali di big G

I Google Glass, è oramai cosa certa, una volta giunti sul mercato risulteranno senz’altro molto utili in svariati campi e per lo svolgimento di più e più attività ma… non saranno tutte rose e fiori o almeno questo è quello che lascia intuire la vicenda verificatasi nelle scorse ore in terra a stelle e strisce.

Sara Slocum, una donna di San Francisco, ha infatti dichiarato di essere stata aggredita e derubata da alcuni uomini per aver indossato all’interno di un bar i Google Glass.

Sara ha raccontato, ai giornali locali e mediante un post condiviso su Facebook nelle scorse ore, di trovarsi nel bar Molotov’s nella Haight Street e di essere impegnata a spiegare agli astanti il funzionamento del dispositivo quando qualcuno le strappato gli occhiali per la realtà aumentata di Big G dal viso insieme alla borsetta e allo smartphone.

Facebook e lo strano caso della registrazione con l'e-mail altrui

Facebook e lo strano caso della registrazione con l’email altrui

Facebook e lo strano caso della registrazione con l'email altrui

Sin dagli albori, dal momento in cui l’amico Zuckerberg mise per la prima volta online la sua oramai celebre creatura in blu, il binomio privacy-facebook ha fatto discutere, e non poco, generando dubbi e creando dissapori tra utenti ed autorità. Tenendo conto di ciò molto probabilmente non tutti si stupiranno della singolare vicenda accaduta al collega Giuseppe Benevento e raccontata, proprio qualche ora fa, sulle pagine di The Apple Lounge. Eppure, considerando la gravità della cosa, lo stupore c’è, eccome!

Detta in breve, anzi brevissima, l’esperienza di Giuseppe mette ben in risalto una grave falla, chiamiamola così, di Facebook ed i rischi derivanti dal fatto che qualcuno, per mero “diletto” o per puro errore, possa creare un account sul tanto amato social network con l’indirizzo email di altri utenti non registrati ed operare indisturbato per tutta una serie di giorni, i fatidici tre ed oltre entro i quali dovrebbe esser confermato l’indirizzo di posta elettronica indicato ed ancor di più quelli necessari al team del buon Zuck affinché si accorga che qualcosa, effettivamente, non sta andando proprio come dovrebbe.

Chrome, le estensioni “spione” da evitare

Hover Zoom

Sono giorni movimentati sul Chrome Web Store. Google ha scovato e conseguentemente rimosso un paio di estensioni che, violando qualsiasi regola formale e morale, facevano visualizzare agli utenti che le avevano installate sul proprio computer dei banner “abusivi”. Si tratta di Add to Feedly e Tweet This Page che gli sviluppatori originari avevano ceduto recentemente ad altre aziende. In realtà, però, a soffrire di questo problema sono più di due addon. E c’è anche un altro rischio da non sottovalutare, quello dei componenti aggiuntivi che tracciano le abitudini di navigazione dell’utente e inviano i dati a terze parti dietro compenso.

Obama NSA

Obama annuncia la riforma della NSA, ma non parla dei dati raccolti sul Web

Obama NSA

Il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha tenuto un discorso pubblico nel quale ha annunciato i suoi piani di riforma della NSA dopo lo scandalo datagate svelato al mondo da Edward Snowden. Il numero uno della Casa Bianca ha difeso il ruolo dell’agenzia per la sicurezza nazionale a stelle e strisce, spiegando che grazie al suo lavoro sono state salvate molte vite, ma ha ammesso la necessità di renderla meno invasiva. A tal scopo, è stato previsto che i metadati delle telefonate vengono raccolti solo in casi di reali minacce contro gli USA, che non vengano più spiati i leader dei Paesi alleati (a meno che non ci sia una causa che riguardi da vicino la sicurezza nazionale) ma non è stato fatto alcun accenno ai dati raccolti sul Web.

MyPermissions Cleaner, incrementare la protezione della privacy online

MyPermissions Cleaner, incrementare la protezione della privacy online

MyPermissions Cleaner, incrementare la protezione della privacy online

Per chi naviga spesso online ed ancor di più per chi utilizza svariati servizi di social netwroking cercare di preservare nel miglioro comodo possibile la propria privacy costituisce senza alcun dubbio un dato di fondamentale importanza.

Purtroppo non sempre la gestione dei social network e dei servizi online utilizzati e quella della propria privacy sono due aspetti in grado di combaciare tra loro. Per far fronte alla cosa è però possibile ricorrere all’impiego di un’apposita risorsa quale MyPermissions Cleaner.

Si tratta di un add-on disponibile per tutti i più comuni browser web (Mozilla Firefox, Google Chrome, Internet Explorer e Safari) che, una volta in uso, permette di rivedere e di modificare le autorizzazioni concesse a tutte le applicazioni ed i servizi legati ai social network e ad alcuni servizi online.

Gmail permette di inviare messaggi a tutti gli utenti di G+: polemica sulla privacy, ma c’è la “scappatoia”

Ormai si è capito. Dalle parti di Mountain View l’imperativo di questi ultimi mesi è spingere Google+, con le buone o con le cattive. Va in questa direzione anche l’ultima novità introdotta in Gmail che, come vedremo, in poche ore ha già scatenato un vespaio di polemiche per le sue implicazioni relative alla privacy degli utenti.

Google+ Gmail

Cosa ci offre di nuovo “big G”? Bene, da oggi in poi gli utenti di Gmail potranno inviare delle email a quelli di Google+ senza conoscerne l’indirizzo email. Basterà cominciare a digitarne il nome nel campo del destinatario e insieme ai suggerimenti della rubrica compariranno anche quelli delle “Google+ connections”.

Snapchat: rubati 4,6 milioni di username e numeri telefonici

Snapchat: rubati 4,6 milioni di username e numeri telefonici

Snapchat: rubati 4,6 milioni di username e numeri telefonici

Poco prima che il 2013 volgesse al termine il gruppo di hacker “etici” Gibson Security ha pubblicato un report testimoniante la non totale sicurezza di Snapchat in fatto di privacy degli utenti.

Nel corso delle ultime ore i “sospetti” di Gibson Security si sono però trasformati in realtà trovando riscontro in un attacco hacker tanto preoccupante quanto degno di nota. I numeri di telefono ed i nomi di oltre 4,6 milioni di utenti Snapchat del Nord America sono stati pubblicati online.

Su SnapchatDB, un sito web non ufficiale gestito da un team di hacker anonimi, è stato infatti concesso l’accesso per parecchie ore a due file contenti dettagli sugli utenti che utilizzano la celebre app di instant messagging.

Snapchat, privacy degli utenti a rischio hacker

Snapchat, privacy degli utenti a rischio hacker

Snapchat, l’app per smartphone con la quale è possibile inviare messaggi a tempo e che nel corso degli ultimi tempi sta riscuotendo gran successo al punto tale da aver attirato anche l’attenzione del buon Zuck (e non solo), ha cominciato a destare qualche preoccupazione in fatto di privacy e sicurezza. Già da qualche tempo, infatti, circolano in rete diverse voci in merito all’esistenza di una vulnerabilità che permetterebbe ad eventuali malintenzionati di recuperare facilmente informazioni sui contatti presenti all’interno del device sui quali l’app è in uso.

Tali voci hanno ora trovato conferma in un report recentemente pubblicato da Gibson Security, un gruppo di cosiddetti “hacker etici”, secondo cui, appunto, Snapchat sarebbe tutt’altro che un’app sicura e che qualora lo volesse un hacker potrebbe riuscire ad individuare, mediante la funzione Trova amici, ben 10.000 contatti in soli 7 minuti racimolando addirittura altri 5.000 numeri in un solo minuto aggiuntivo.

Google Glass: problemi di privacy al ristorante, problemi di recensioni

Google Glass, banditi in un locale di Seattle per tutelare la privacy

Google Glass, banditi in un locale di Seattle per tutelare la privacy

Il binomio Google Glass e privacy è oramai sulla bocca di tutti già da qualche tempo e proprio le questioni legate alla tutela degli utenti potrebbero andare ad incidere in negativo sulla commercializzazione dei chiacchieratissimi occhiali per la realtà aumentata di Google.

Per il momento, comunque, i Google Glass sono disponibili soltanto in versione per sviluppatori ma al fine di evitare future e spinose polemiche c’è chi, oltreoceano, ha già deciso di iniziare a “mettere i puntini sulle i” in fatto di tutela della privacy bandendo il dispositivo all’interno della propria attività.

L’esperienza e la testimonianza di Nick Starr, un ingegnere di rete residente a Seattle, è decisamente esplicativa in tal senso. Mediante un apposito post su Facebook Starr ha infatti raccontato di aver dovuto abbandonare il Lost Lake Cafe & Lounge, il locale in cui la scorsa settimana aveva scelto di cenare, proprio a causa dei Google Glass. Il titolare del locale ha infatti stabilito di non servire i clienti che si presentando indossano gli occhiali per la realtà aumentata di big G.

Ieri sera io e il mio collega siamo andati a cena al Lost Lake Cafe & Lounge. Ci siamo stati diverse volte per colazione o happy our. Ogni volta sono entrato indossando Google Glass e, spesso, lo staff mi ha chiesto cosa fosse o di poterlo provare. Ieri invece, siamo arrivati e ci siamo seduti in un tavolo al centro del ristorante. Abbiamo iniziato a sfogliare i menu quando una dipendente è arrivata per dirmi che l’altro ristorante del proprietario non permette l’utilizzo di Google Glass. Li avrei dovuti togliere o lasciare il locale.