CISPA approvata

CISPA è stata approvata dalla Camera dei Rappresentati USA

CISPA approvata

Con ben 248 voti a favore e 168 contrari la Camera dei Rappresentati USA ha approvato CISPA (ovvero Cyber Intelligence Sharing and Protection Act), il grande fratello della rete, quella che, molto più semplicemente, per così dire, può essere definita come la SOPA della sicurezza e che sin da subito ha ottenuto il supporto di diversi tra i più importanti nomi del panorama dell’IT come nel caso di Microsoft, Facebook, IBM, Oracle e molti altri ancora.

Lo scopo della CISPA è infatti quello di realizzare una rete di prevenzione da attacchi informatici che, tuttavia, va a trasformarsi in una sorta di monitoraggio costante di tutto, o quasi, quello che è il materiale condiviso online.

Megaupload processo

Megaupload: il processo potrebbe saltare

Megaupload processo

Per lo spinoso caso Megaupload di cui si parla da ormai diverso tempo a questa parte potrebbe celarsi, direttamente dietro l’angolo, una svolta del tutto imprevista, almeno sino a pochi giorni addietro, in grado di sovvertire totalmente tutto quanto, o quasi, reso noto sino a questo momento.

Relativamente al caso Megaupload, infatti, potrebbe emergere un grave errore procedurale da parte delle autorità a causa della mancanza di sicurezza circa l’opportunità di poter procedere nei confronti di Megaupload sfruttando i documenti consegnati dallo stesso Dotcom, così come dichiarato dal giudice Liam O’Grady all’FBI.

Infatti, stando a quanto messo in evidenza da Ira Rothken, uno degli avvocati di Megaupload, non sarebbe possibile procedere nei confronti di una data società sfruttando quella che è la documentazione in possesso di Dotcom in quanto riferita inequivocabilmente ad una persona civile.

Google ottiene il via libera da UE e USA per l’acquisizione di Motorola Mobility

Google acquisizione Motorola Mobility

Il fatto che Google abbia effettuato l’acquisizione di Motorola è cosa oramai ben nota da diverso tempo a questa parte ma, in ogni caso, la procedura in questione non può essere considerata come “completata con successo” fin quando tutte le autorità competenti del caso non si siano pronunciate in merito.

A tal proposito, ad aver dato il via libera sono stati, quasi contemporaneamente, sia l’antitrust europeo sia il Dipartimento di Giustizia americano che ha commentato l’acquisizione di Motorola Mobility dichiarando, in un’apposita nota, che è improbabile che tale fusione ostacoli in maniera sostanziale la concorrenza.

Motorola, infatti, detiene una quota di mercato relativamente piccola e, tenendo conto di tale dato, appare quindi molto difficile che Google possa impedire ad altri produttori di hardware l’accesso alla piattaforma Android.

Dopo un attento esame, infatti, è stato ritenuto, così come già accennato, che tale operazione non sia in grado di sollevare questioni di concorrenza.

Microsoft VS Google: al via la sfida sulla privacy

Microsoft VS Google privacy

Recentemente Google ha apportato alcune modifiche alla sua privacy policy e, per quanto possa risultare conveniente sotto molteplici aspetti, la cosa non sembra sia stata gradita da molti, compresi alcuni grandi nomi dell’IT.

È questo il caso di Microsoft che, approfittando del momento di sbandamento di Google, ha provveduto ad acquistare intere pagine sui quotidiani USA e a redigere un apposito post sul suo blog ufficiale al fine di promuovere i propri prodotti a discapito di quelli della controparte colpevoli, secondo il gran colosso redmondiano, di non aver preso effettivamente in considerazione l’intera utenza e quelli che sono i suoi diritti.

Microsoft, dunque, lancia il guanto di sfida a Google ponendo l’accento sulla privacy e dichiarando inoltre che se big G prestasse effettivamente attenzione agli utenti ed a quelli che sono i loro diritti agirebbe in maniera differente rispetto a quanto fatto.

Bing raggiunge il 10% negli USA

Bing

Dopo un esordio esaltante, Bing continua imperterrito a macinare utenti, guadagnando continuamente nuove quote di mercato (anche se il predominio di Google sembra ancora intoccabile) a danno dei diretti concorrenti, come ad esempio Yahoo Search, spodestata dal trono di secondo motore di ricerca negli USA dopo poche settimane dal lancio di Bing. Dopo qualche mese, il motore di ricerca made in Redmond ha segnato un altro colpaccio a suo favore: dati alla mano, avrebbe tra le mani il 10% delle ricerche effettuate negli USA.

Barack Obama non ha mai usato Twitter

Barack Obama

Viviamo in un’era in cui Internet sta assumendo un’importanza sempre maggiore, grazie alle nuove tipologie di servizi sviluppati (come ad esempio i Social Network) ed al suo grande utilizzo in ambiti molto importanti, come ad esempio la Pubblica Istruzione e il mondo del Lavoro. Il Web sta assumendo una grande importanza anche nel mondo della Politica, essendo stato da una parte elogiato e sfruttato per scopi elettorali e dall’altra più volte accusato per la sua natura libera e democratica, una natura sicuramente scomoda per molti uomini politici (soprattutto anche nostrani).

La Casa Bianca è Open Source

Il sito della Casa Bianca

Mentre in Europa stiamo a gingillarci con stupidagini come la regola delle tre disconnessioni e i governi cercano un modo per limitare la capacità di connessione dei cittadini, negli Stati Uniti di Obama la Casa Bianca sta adottando per il suo sito un codice Open Source, più esattamente una versione di Drupal.

Nelle parole dell’Amministrazione Obama, si sta lavorando a questa scelta dalla presa in carica di Barack Obama. Da allora si è lavorati per aprire il codice, renderlo disponibile alla comunità e influenzabile da questa. Per placare eventuali allarmi al rischio sicurezza la spiegazione è stata degna di un geek:

“Security is fundamentally built into the development process because the community is made up of people from all across the world, and they look at the source code from the very start of the process until it’s deployed and after”

Fuggito in Messico, le autorità lo ritrovano grazie a Facebook

Catturato grazie a Facebook

Ebbene sì, sembra proprio che i Social Network stiano ricoprendo un ruolo sempre più importante nella ricerca e nella cattura dei criminali, i quali molte volte ne fanno un uso indiscriminato, arrivando ad essere scoperti per non aver effettuato il logout dopo essersi messi ad aggiornare il proprio profilo Facebook mentre stavano rubando. O per aver inviato un poke ad un’amica violando le disposizioni del giudice. Ma se questi casi vi sembrano al limite dell’impossibile, leggendo quello che vi stiamo per raccontare arriverete sicuramente a chiedervi cosa passi nella mente dei malviventi mentre compiono i loro atti criminali.

Donna arrestata per un Poke su Facebook

Donna arrestata per un Poke su Facebook

Tranquilli, niente panico, utilizzare Facebook non è diventato un reato da Codice penale e tantomeno i Poke, strumento utilizzato dalla maggior parte degli utenti, sono proibiti dalla legge. La storia che vi raccontiamo oggi arriva dagli Stati Uniti, e più precisamente da Hendersonville, Tennessee, dove una donna di nome Shannon D. Jackson è stata arrestata il 25 settembre per aver inviato un Poke ad un sua amica, violando così un ordine di protezione imposto da una corte giudiziaria.

Obama potrà “spegnere” Internet, proposta di legge choc in USA

A quanto pare, la realtà ha superato ancora una volta la fantasia. Tutti, compreso l’autore di queste righe, all’inizio pensavano ad un “pesce d’aprile” di dubbio gusto, e invece è vero: i Senatori statunitensi John Rockfeller (partito democratico) ed Olympia Snowe (partito repubblicano) hanno avanzato una proposta di legge che prevede il conferimento di poteri di “vita e morte” sulla grande rete al Presidente USA.

Detta in soldoni, qualora questa proposta divenisse legge, Obama avrebbe il potere di rallentare/bloccare il traffico Internet ed ordinare a network di aziende private o governativi di disconnettersi dalla grande rete. Tutto in nome e per conto del Cyber security Act 2009, attraverso il quale si vuole affrontare drasticamente il problema della sicurezza informatica (per la serie “uccidiamo il paziente, così non soffre più“).

Mi-Obama, il cellulare per i fan sfegatati di Obama!

Obama Telefonino

Se abbiamo deciso di parlarvi oggi di questo oggetto geek, non è un caso. Oggi, primo giorno da presidente insediato di Obama dopo il giuramento di ieri, è un giorno particolare, e, per un giorno particolare, ci vuole qualcosa di particolare da presentare.

Il paragone è forzato: nulla a confronto con la politica e nulla a confronto con le idee in ballo, ma sapete com’è, visto che siamo in tema, oggi vi introduciamo uno dei telefoni più sparlati della rete da un paio di giorni a questa parte: il Mi-Obama!

Il Mi-Obama è un nuovo telefono cellulare, simile ad un Nokia ma realizzato dall’azienda Keniota Mi-Fone, che celebra il quarantaquattresimo presidente Americano riportando la più celebre delle frasi del neo-insediato capo di Stato, “Yes We Can”, sulla sua cover posteriore.

Ecco come comprare un iPhone (e non solo) dagli States spendendo poco, quasi un 35% in meno

Ecco come comprare un iPhone dagli States spendendo poco

Dite quello che volete ma l’iPhone resta il mio sogno, non sarà il massimo, ma Apple come al solito riesce a coniugare eleganza e tecnologia in modi che nessun’altra casa produttrice sa fare. E se molto probabilmente tra qualche ora Steve Jobs salirà sul palco per annunciare il nuovo iPhone 3G, potete seguire la diretta tramite The Apple Lounge, io vi voglio segnalare un metodo, scoperto tramite il blog di Luca Mercatanti, per avere un iPhone a 260 euro senza dover andare negli States.

Infatti come sappiamo il dollaro in questo momento è molto più debole rispetto all’euro, quindi l’iPhone che in USA costa 399 dollari noi europei lo paghiamo 260 euro. Va da se che anche quando arriverà qui da noi, questo trucchetto rimarrà valido, infatti molto spesso il cambio per i prodotti tecnologici viene fatto 1:1 ovvero 399$=399€. Ma come farci arrivare l’iPhone dall’America senza dover rischiare nulla? Ebbene negli ultimi tempi sono nati servizi che fanno da intermediari tra noi e il negozio da cui facciamo acquisti in America, nel caso del iPhone, l’Apple Store. Questi sono ad esempio Usabox, Usamail1, Bongous, Myus e Mbex, che ci consentono di avere una casella postale fisica in America.

eBay, gli italiani comprano sempre di più dagli Stati Uniti (ma sempre di più, dagli Stati Uniti non si spedisce in Italia)

Pacco

Sembra davvero un controsenso, ma c’è poco da scherzare. Gli italiani che frequentano eBay acquistano sempre di più da venditori presenti negli Stati Uniti, anche se i venditori d’oltreoceano si fidano sempre meno delle nostre Poste, tant’è che molti vendono i propri oggetti con la clausola “non inviamo in Italia”. Partiamo dai dati, innanzitutto. Secondo eBay, nei primi tre mesi dell’anno gli italiani hanno acquistato dagli Stati Uniti quasi 700mila oggetti, con una crescita del 18 per cento rispetto allo scorso anno.

Gli italiani dagli Usa acquistano soprattutto attrezzature sportive (+63 per cento), accessori e ricambi per autovetture (+56 per cento) seguiti da strumenti e forniture per ufficio e fotografia (+47 e +44 per cento). Va bene anche il settore degli strumenti musicali, con il 42 per cento in più. Per quanto riguarda la spesa, i quasi 150mila italiani che hanno acquistato tramite eBay oggetti dagli Stati Uniti, sempre tra gennaio e marzo del 2008, hanno speso in media 56 dollari (l’equivalente di circa 36 euro) per ogni acquisto. Ma andiamo a vedere, invece, le note negative

Il 20 per cento delle famiglie americane non ha mai utilizzato il computer né l’e-mail!

Mailbox

Nella mentalità comune gli Stati Uniti sono spesso considerati sinonimo di avanguardia tecnologica e semplificazione grazie a computer e internet. Forse una ricerca pubblicata ieri dalla Parks potrà però, sull’argomento, far ricredere qualcuno. Un quinto degli americani, infatti, non ha connessione internet né ha mai mandato un messaggio e-mail: si tratta di circa 20 milioni di famiglie.

Non stiamo parlando ovviamente solo dell’e-mail, ma di persone che non hanno mai utilizzato un computer per scrivere documenti. E non si tratta, come si potrebbe pensare, solo della fascia più anziana della popolazione. Il digital divide, piuttosto, è tutto basato sul livello di educazione delle persone: circa 10 milioni di famiglie americane che non utilizzano le nuove tecnologie, infatti, hanno dichiarato che il capofamiglia non ha finito il liceo.