“It’s crazy, it’s just crazy!” queste le parole dichiarate al Baltimore Sun Newspaper giovedì scorso alla fine dell’astà milionaria che gli ha fruttato ben 2.6 milioni di dollari.
Dopo aver sentito la fortunata vendita del dominio Vodka.com, aggiudicato per 3 milioni di dollari, l’ imprenditore ha deciso di tentare la sorte mettendo all’asta il proprio dominio sul sito Sedo.com.
Le storie di Pizza.com, Vodka.com o Business.com, venduto nel 1999 per ben 7.5 milioni di dollari, possono essere considerate come anomalie in un elenco che annovera centinaia di fallimenti.
Domini come Meat.com o Jewelry.com si sono rilevati poco più di un fallimento, almeno fino ad ora.
Considerando che ogni giorno si registrano migliaia e migliaia di domini, che i nomi originali stanno per esaurirsi e che più passerà il tempo più il loro valore aumenterà, chissà che qualche imprenditore facoltoso non decida finalmente di acquistarli.
#1Francesco d’Elia
Nel mio piccolo ho alzato 5500 dollari con montecristo.org comprato dalla azienda produttrice di sigari..
#2DjFily
chissà se il mio varrà qualcosa…
#3Come Fare Soldi
L’avessi comprato io 14 anni fa, vi offrivo poi 1000000 per gekissimo, comunque io ho comprato http://www.internetwebonline.com, chissaà che fra 10 anni qualcuno mi offre 1.000.000 di euro. SPeriamo
#4Sergio Piano
Ormai all’estero capiscono che un nome di dominio è come un immobile “virtuale” dove si può costruire un’azienda o attività che potrebbero fare affari in tutto il mondo.
2 millioni di euro per un terreno edificabile al centro di Milano non desterebbe grande sorpresa. Con pizza.com il proprietario può costruire un grattacielo nella piazza mondiale di internet. Un vero affare.
La cosa che dovrebbe sorprendere e preoccupare è che se il proprietario avesse offerto il dominio in giro per l’Italia qualche giorno fa, avrebbe fato fatica a venderlo per 5000 euro a qualsiasi “imprenditore”. Rifletteteci. Non solo non l’abbiamo comprato il nome anni fa,qui nella terra della pizza, ma non comprendiamo nemmeno l’attuale mercato.
Questo è il vero digital divide.
#5Seroban
@Sergio Piano: hai perfettamente ragione, osservazione ineccepibile, purtroppo è ormai risaputo che l’ Italia non è terreno fertile per lo sviluppo web. Basta pensare al fatto che non esiste un “Digg” italiano, e che probabilmente servizi come “StumbleUpon” non sarebbero mai potuti nascere e svilupparsi nel nostro paese.
Soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti che hanno coinvolto la blogosfera italiana, in primis la chiusura di BlogBabel, sono sempre più convinto che mutare completamente mentalità, fare un inversione di rotta, è un impresa sicuramente ardua e non so fino a che punto realizzabile.
#6maste
Alla questione “domini” ci stavo proprio pensando in questi giorni, parlando con i miei amici ho detto: se anni fa avessimo comprato dei domini particolari saremmmo ricchi e tutti mi hanno riso dietro:-)
Ormai è quasi impossibile trovare domini disponibili in giro..