Australia: i capi delle aziende potranno spiare la posta dei propri dipendenti. Voi come vi comportate?
Nella maggior parte dei paesi del mondo, chi lavora per un’azienda (soprattutto se grande) sa che la navigazione Web, le chat e la posta elettronica potrebbero essere monitorate in modo casuale per prevenire la fuga di notizie riservate interne al’azienda e soprattutto per evitare che il dipendente si distragga troppo flirtando con il/la ragazzo/a di turno o scaricando materiale illegale. Nella maggior parte delle aziende, però, questo controllo non è poi così serrato, e le lunghe ore lavorative trascorrono più veloci tra una mail e una chiacchierata.
In Australia, però, non è così: sta, infatti, per essere approvata una normativa per cui i capi delle aziende potranno spiare la comunicazione di un determinato dipendente senza chiedergli il permesso né avvertirlo. La norma fa parte di una più grande normativa per combattere gli attacchi informatici e il terrorismo. Che c’entra questo col terrorismo? C’entra, apparentemente: i “boss”, infatti, devono poter sapere se dietro un normalissimo lavoratore si cela uno spietato kamikaze.
Levata di scudi da parte delle associazioni che divendono i diritti dei lavoratori e da alcuni sindacati, secondo cui questa legge sarà usata per monitorare la produttività dei dipendenti più che per difendere la nazione dagli attacchi esterni. Il governo, dal canto suo, si difende spiegando che un attacco informatico di grandi dimensioni potrebbe influenzare la borsa e mandare in tilt i sistemi elettrici o dei trasporti, con un impatto economico più forte di quello di un attacco terroristico.
Staremo a vedere come andrà a finire. Intanto vorrei fare una considerazione, perché internet non è più un sistema usato da pochi eletti, ma è diventato uno standard per le comunicazioni usato praticamente da tutti, soprattutto in ufficio. Solo per fare un esempio, io lavoro in una piccola realtà e conosco il responsabile del settore IT e so che non spierebbe mai le comunicazioni mie e dei miei colleghi. L’altra settimana, però, ho lavorato in una grande multinazionale, e mentre scrivevo una mail personale (ma chi non lo fa, dal lavoro?) pensavo: e se me la leggono? Insomma, è sicuramente una brutta invasione della privacy: come la legge dice che è reato intercettare o aprire lettere destinate ad altre persone, perché non dovrebbe essere reato intercettare chat e leggere e-mail?
Si ringrazia l’utente danieldors di Flickr per l’immagine
Via | Ars Technica
Categorie:
Censura, Curiosità, Diritti, Internet Tags: Australia, aziende, boss, capi, chat, Diritti, e-mail, Internet, leggi, posta elettronica, |
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#1Francesco
Infatti se usi il tuo account personale nessuno ti guarda niente, ci mancherebbe. Il problema è quando usi l’account dell’azienda che, a mio avviso, è più che giusto che possa essere monitorato da chi paga.
Sul discorso della posta personale il controllo può spingersi, al massimo, sul fatto che se ti vedo su Yahoo! a mandarti le tue email mentre dovresti lavorare mi arrabbio…ma di certo non posso leggerne il contenuto!
Cmq come dici tu nella maggior parte delle aziende, soprattutto quelle grosse, i dipendenti possono fare quello che vogliono, fossi in loro mi lamenterei meno…
#2Daniel
considerando che molti dipendenti usano la connessione internet dell’ufficio anche per fare i fatti propri, mi sembra una misura adeguata. Secondo me è proprio da ripensare il lavoro. Mi sembra assurdo, ad es., stare un otto ore ad una scrivania fingendo di dimenticarsi che bisogna fare la spesa o pagare una bolletta. Ogni tanto si sente parlare di telelavoro, cioè lavorare da casa propria. In alcuni casi è possibile, in altri diverrebbe materialmente impossibile portare a casa le pratiche da fare o un pezzo di automobile da verniciare. Si parla anche di orario flessibile. Non so, so solo che è inumano stare nel posto di lavoro divenendo una macchinetta.
#3p.s.v.
io avevo ragionato sul controllo dei dipendenti tramite i loro blog personali
http://www.precipitandosivola.it/?p=557