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SABAM e Netlog: la Corte UE dice no ai filtri P2P sui social network

 
Martina Oliva
17 Febbraio 2012
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Netlog no filtri P2P

La SABAM, la Società degli Editori Belga, è stata soggetta, nel corso delle ultime ore, ad una nuova sconfitta contro il ben noto social network Netlog ed anche contro il P2P.

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha infatti stabilito che, nella causa che vede coinvolta la SABAM e Netlog, il gestore di una rete sociale in linea non può essere costretto a predisporre un sistema di filtraggio generale, riguardante tutti i suoi utenti, per prevenire l’utilizzo illecito di opere musicali e audiovisive, diversamente da quanto sostenuto dalla Siae del Belgio che aveva accusato il celebre social network di non fare nulla per impedire lo scambio dei file protetti da copyright tra i suoi utenti.

La vicenda, nel dettaglio, ha però inizio nel 2009, ovvero quando i vertici di SABAM trascinarono Netlog NV dinanzi al Tribunale di primo grado di Bruxelles ove la collecting society chiedeva un’ingiunzione per costringere il social network ad interrompere immediatamente le attività di condivisione di contenuti audio e video sui profili degli utenti.


La richiesta fatta dalla SABAM, però, avrebbe comportato l’imporre ad un intermediario il compito di sorvegliare e monitorare le attività degli utenti, cosa che risulta vietata dalla Direttiva europea sul Commercio Elettronico.

L’ultima parola è stata quindi affidata alla Corte di Giustizia Europea che, così come si legge nelle motivazioni della sentenza, si è pronunciata dichiarando che “l’ingiunzione rischierebbe di ledere la libertà di informazione, poiché tale sistema potrebbe non essere in grado di distinguere adeguatamente tra un contenuto illecito e un contenuto lecito, sicché il suo impiego potrebbe produrre il risultato di bloccare comunicazioni aventi un contenuto lecito“.

Inoltre l’eventuale installazione di un apposito filtro mediante cui passare al setaccio tutte le attività degli innumerevoli utenti iscritti a Netlog impedirebbe all’azienda di attuare il suo business mettendone quindi a repentaglio la libertà d’impresa trattandosi infatti di un sistema complesso, costoso, permanente e completamente a spese del social network.

Tenendo conto della sentenza e considerando anche il fatto che, secondo l’Europa, il diritto dell’utente è sovrano, potrebbero anche essere rimessi in discussione alcuni dei casi più clamorosi degli ultimi tempi come, ad esempio, quello di Megaupload e di Filesonic.

Photo Credits | Flickr

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