I legali di Google, il gran colosso delle ricerche in rete, hanno deciso di tendere una mano verso Hotfile ed i suoi vertici nel tentativo di difendere la celebre piattaforma di file hosting da Motion Picture Association of America (MPAA) unendosi quindi alla resistenza del cyberlocker in un tribunale della florida.
Al centro della questione vi è l’accusa da parte dell’Organizzazione americana dei produttori cinematografici di condivisione illegale di contenuti protetti da diritto d’autore ed a detta dei quali sarebbe favorita da Hotfile, visione che, tuttavia, pare non essere condivisa da big G.
La richiesta da parte delle major di bloccare in maniera definitiva Hotfile è infatti giunta a Google come una vera e propria minaccia per la presenza in rete di svariati servizi apparentemente legali.
Secondo quanto sostenuto da Google, infatti, la DMCA (Digital Millenium Copyright Act), ovvero quella legge che le major stanno utilizzando per chiedere la chiusura dei siti che vanno a violare il copyright, prevede che tutte le varie ed eventuali violazioni di diritti d’autore vengano dimostrate in modo tale da poter mettere in evidenza come il provider sotto accusa, in questo caso Hotfile, sia effettivamente al corrente del misfatto.
Hotfile, però, non nasce come servizio pirata ed anzi la stessa piattaforma di file hosting risulta comprensiva di appositi sistemi di sicurezza sui suoi server grazie ai quali è possibile bloccare l’upload di materiale coperto da copyright, un sistema questo che, però, non può essere impiegato per spiare e controllare le innumerevoli attività eseguite dai suoi utenti.
Tenendo conto di ciò secondo Google spetterebbe dunque a coloro che detengono i diritti d’autore avvisare la piattaforma coinvolta circa l’eventuale presenza di materiale pirata in maniera tale da permettere a quest’ultima di provvedere alla rimozione di quanto indicato.
Un ragionamento quale quello della MPAA andrebbe infatti a gravare, e non di poco, sullo sviluppo di piattaforme capaci di innovare e contribuire alla creazione di posti di lavoro minacciando lo stesso ecosistema di internet.
Nel caso in cui il giudice dovesse condannare Hotfile non soltanto il noto servizio di file hosting avrebbe le ore contate ma, per di più, potrebbe anche andarsi a creare un precedente nel quale si stabilirebbe l’obbligo da parte dei provider di monitorare le attività degli utenti eliminando i contenuti protetti e, proprio per tale ragione, nell’occhio del ciclone potrebbe finirvi anche un servizio quale YouTube.
#1Maurizio
Google si è comunque svegliata tardi.
Dovevano partire con la difesa quando hanno chiuso megaupload.
Ora come ora la falla è aperta e chiuderla non è così semplice.
#2TheQ.
4% di traffico internet che non cerca più megaupload o cyberlocker o preoccupazioni per i file illegali di youtube e per il futuro di google drive?
#3Stefano
He He, ci scandalizziamo tanto per il blocco che esiste in Cina, Iran, etc e poi anche qua facciamo uguale. Cambia solamente il perchè. Nei regimi per impedire la libera circolazione delle idee. Nei paesi capitalisti la libera circolazione dei contenuti. Google purtroppo su queste vicende più di una volta rimane ambigua d’altronde è un’azienda che lavora per altre aziende… anche le major sono loro clienti in definitiva quindi…
#4Controvento
Con tutti i suoi difetti va detto che Google comunque si muove per difendere internet
#5Maurizio
Google si muove come tutte le aziende per difendere solo i suoi interessi.
Non è più l’azienda degli albori.