Si torna a discutere ancora una volta di Google e, nello specifico, di Street View ma, a differenza di quanto accaduto alcuni giorni addietro, ad essere sotto esame è un particolare algoritmo impiegato da big G, quello mediante cui viene eseguito lo sfocamento automatico di volti e targhe dei veicoli che risultano riconoscibili nelle foto del servizio.
I giudici della Svizzera, uno tra i pesi europei più attenti in fatto di privacy, hanno infatti stabilito che Google non deve e non dovrà intervenire sull’algoritmo in questione.
Secondo la Suprema Corte Svizzera, infatti, big G non ha alcun obbligo di garantire che il 100% dei visi ripresi in Street View siano oscurati.
È infatti sufficiente che l’azienda si sia attivata sin dal primo momento per eseguire la procedura in questione automaticamente rendendosi disponibile per l’offuscamento manuale qualora necessario tenendo conto delle eventuali segnalazioni degli utenti.
La Corte, comunque, ha imposto a Google delle limitazioni unitamente all’esecuzione di alcuni interventi.
Tenendo conto di ciò big G dovrà quindi provvedere a comunicare per tempo quando le sue autovetture, le oramai celebri Google Cars, passeranno per le strade delle città e dei paesi ed i veicoli in questione dovranno inoltre tenersi alla larga da quelli che sono i luoghi ritenuti sensibili come ad esempio nel caso delle scuole.
Google dovrà poi provvedere ad abbassare l’altezza della fotocamera affinchè non possano essere eseguite foto oltre i muri di cinta e le palizzate che, proprio per tale ragione, andrebbero a violare la privacy altrui.
Google potrà quindi continuare ad operare in tutta tranquillità, o quasi, in Svizzera, così come nelle altre varie nazioni europee, Italia inclusa.
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#1Andrea
Figuriamoci… con tutti i soldi che queste aziende portano nelle banche svizzere, certe cose non se le sognano nemmeno di fare.