LinkedIn, la risorsa di social networking dedicata di professionisti, corre un grosso rischio: incorrere in una mega sanzione da almeno 5 milioni dollari per poter rimborsare i propri utenti dopo la tanto chiacchierata fuga di milioni di password avvenuta non molti giorni addietro.
La discussa vicenda ha infatti portato direttamente nell’occhio del ciclone i responsabili di del social network verso i quali è stata avanzata una class action avviata presso una corte federale di Sant Josè, in California.
La class action, nello specifico, ha preso il via da Katie Szpryka che non molto tempo fa aveva deciso di usufruire delle funzionalità premium del social network e, di conseguenza, di pagare in modo tale da poter sfruttare tutti i servizi messi a disposizione da LinkedIn.
L’accusa è quella di negligenza e, andando ancor più nello specifico, di non essersi attenuti ai termini contrattuali in base ai quali è previsto l’impiego di specifiche tecnologie di cifratura al fine di garantire la massima protezione del database utenti.
Questo, detta in altri termini, sta quindi a significare che secondo l’accusa i responsabili di LinkedIn avrebbero facilitato la fuga delle circa 6 milioni di password per non aver impiegato adeguate norme di sicurezza.
Al momento, comunque, i portavoce di di LinkedIn hanno commentato la class action definendola senza alcun fondamento ed aggiungendo anche che in seguito all’incidente e sino a questo momento nessun account è stato effettivamente violato lasciandosi inoltre sfuggire un commento in merito alle intenzioni degli avvocati alla guida delle minacce legali intenzionati, secondo il social network, a trarre vantaggio dalla situazione.
I vertici di LinkedIn, in ogni caso, unitamente alle accuse in questione, sono stati inoltre attaccati per aver violato la legge californiana per la protezione dei consumatori non essendosi preoccupati di avvisare immediatamente i propri iscritti.
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