Già da qualche tempo a questa parte Apple porta avanti la tesi secondo cui l’utilizzo, da parte di Amazon, del termine “app store” in riferimento, appunto, allo store per Kindle Fire ha tratto in inganno gli utenti confondendoli sul fatto che il negozio di app dell’azienda di Bezos possa condividere e presentare alcune delle caratteristiche tipiche del marketplace di Cupertino facendo quindi perdere fatturato alla mela morsicata.
Tenendo conto di tali ragioni la questione è stata quindi stata portata in tribunale in modo tale da poter ben definire quanto, effettivamente, l’utilizzo da parte di Amazon del termine app store avesse creato problemi ad Apple.
A tal proposito il giudice aveva dichiarato, in via ufficiosa, che l’utilizzo del termine app store in riferimento ad un negozio virtuale di applicazioni differente da quello presente su iTunes Store non ha influito in alcun modo sui consumatori.
Quanto dichiarato in un primo momento è stato ora nuovamente confermato.
Il giudice Phyllis Hamilton non solo ha ribadito quanto affermato settimane fa ma, per di più, ha anche sottolineato il fatto che Apple non ha procurato alcuna prova a sostegno della sua tesi e che, di conseguenza, questa non può essere considerata né valida né attendibile.
La questione legata invece al trademark del termine resta però aperta e potrebbe essere ancora troppo presto, per Amazon, per cantare vittoria.
Amazon, a tal proposito, ha cercato di difendersi affermando che il termine app store è troppo generico per poter essere considerato un marchio registrato.
L’azienda di Bezos ha comunque vinto il primo dei sei scontri prefissati con Apple ma per giungere alla fine effettiva del conflitto legale c’è ancora parecchia strada da fare.