Sono ore caldissime quelle che si stanno vivendo nel mondo delle Web companies. Google, Facebook ed altri colossi made in USA sono accusati di collaborare ad un progetto segreto del governo a stelle e strisce per spiare le comunicazioni degli utenti, il famigerato programma PRISM, ma se da un lato la stampa continua a tirare fuori dettagli inquietanti – oltre alle telefonate degli utenti Verizon, infatti, verrebbero monitorate anche le comunicazioni delle linee Sprint, AT&T e le transazioni delle carte di credito – dall’altro fioccano le smentite dei diretti interessati.
Vi abbiamo già parlato delle prese di posizione di Facebook, Microsoft, Apple, Yahoo! e Dropbox, che si sono dette estranee al progetto PRISM, ma nella giornata di ieri ci sono state ulteriori dichiarazioni “forti”. A scendere in campo, a tutela delle proprie aziende, sono stati nientepopodimeno che il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg e il CEO di Google Larry Page.
Zuckerberg ha pubblicato un comunicato sul suo profilo personale nel quale ha spiegato che “Facebook non è e non è mai stato parte di qualsiasi programma per fornire agli Stati Uniti o a qualsiasi altro governo accesso diretto ai propri server”. Il fondatore del social network più famoso del mondo ha inoltre precisato di non aver mai ricevuto alcuna richiesta o ordine da qualsiasi agenzia governativa per fornire informazioni o metadati in massa. “Se la facessero – scrive Zuckerberg – la contrasteremmo in maniera aggressiva”.
Morale della favola: Facebook non avrebbe mai sentito parlare di PRISM prima dell’altro giorno e, come azienda, esaminerebbe attentamente tutte le richieste ricevute dai governi internazionali per situazioni eccezionali in cui c’è bisogno di accedere ai dati degli utenti registrati al servizio.
Larry Page, invece, ha preferito rispondere alle polemiche dalle pagine del Google Blog. “Fino a questa settimana – si legge nel post firmato a quattro mani dal CEO e dal Chief Legal Officer David Drummond – non avevamo mai sentito parlare del tipo di ordini ricevuti da Verizon, ordini che pare l’abbiano costretta a mettere le mani sulle chiamate di milioni di utenti. Siamo stati molto sorpresi dall’apprendere che esistono tali ampi ordini. Ogni voce secondo cui Google stia rivelando informazioni sulle attività Internet dei propri utenti su così vasta scala è completamente falsa”.
Insomma, un paio di secchiate d’acqua tese a spegnere le polemiche esplose negli ultimi giorni, ma difficilmente basteranno. Anche il Presidente Obama, sempre più criticato dai media locali, ha cercato di calmare gli animi dei cittadini americani. Lo ha fatto precisando che le operazioni di spionaggio attuate dall’Agenzia per la Sicurezza Nazionale sono servite per contrastare il terrorismo (sarebbero servite a sventare un attentato alla Metropolitana di New York nel 2009) e chiarendo che, comunque, sarebbero state ampiamente concordate con il Congresso USA.
Inoltre, fa sapere la Casa Bianca, le intercettazioni telefoniche non sarebbero state analizzate nei loro contenuti ma solo in merito alla durata delle chiamate e ai numeri di telefono di mittente e destinatario, sempre con il fine di sventare eventuali atti terroristici. Tutte le attività di controllo online, infine, non riguarderebbero i cittadini USA ma solo quelli residenti in altri Paesi. La situazione, in ogni caso, si fa sempre più intricata.