Microsoft ha pubblicato i risultati fiscali relativi al secondo trimestre del 2013 (che nell’anno fiscale dell’azienda corrisponde all’ultimo quarto, nda) dai quali emerge chiaramente il flop di Surface RT. L’azienda di Redmond, infatti, per colpa del suo tablet e dei tanti pezzi rimasti in magazzino, è stata costretta a includere nel bilancio un onere straordinario di 900 milioni di dollari. Ciò rende ancora più chiara la mossa che ha portato allo sconto di 150 euro su Surface RT in tutto il mondo.
C’è urgenza di smaltire i troppi Surface invenduti, ma i problemi non sono solo su quel fronte. Complessivamente, la trimestrale Microsoft è stata al di sotto delle aspettative. Il fatturato del trimestre è stato di 19,90 miliardi di dollari con un utile netto pari a 4,97 miliardi e 59 cent/azione contro una previsione iniziale di 75 cent per azione.
Nonostante la fase di stallo in cui si trova il mercato PC – che secondo la chief financial officer Amy Hood ha pesato molto sui risultati di Microsoft – la divisione Windows del gruppo ha registrato 4,41 miliardi di ricavi con un +6% rispetto all’anno precedente, peccato però che gli utili netti siano scesi da 2,42 a 1,1 miliardi rispetto al 2012.
La divisione Business ha incassato 7,21 miliardi crescendo del 14% rispetto all’anno precedente, mentre cresce la divisione dei servizi online che riduce le perdite fino a 372 milioni di dollari. Il settore Entertainment and devices rimane in perdita di 110 milioni.
La prossima riorganizzazione di Microsoft e il price-cut di Surface RT, secondo le intenzioni di Ballmer, dovrebbero servire a sollevare i conti dell’azienda. Staremo a vedere.
[CNET]
#1TheQ.
il bello di una nazione che depreda il mondo con i derivati bancari: il boomerang la colpisce alle spalle con il calo dei consumi.
Ora seguendo le teorie liberiste americane che Microsoft fallisca come tutte le altre società o licenzi migliaia di suoi dipendenti.
#2FabioMi
Tanto le multinazionali tipo Microsoft o Apple non falliranno mai, al massimo saranno leggermente ridotte nei loro operai in patria per delocalizzare, ergo: denaro all’estero, transazione nei Paesi più convenienti e tasse idem, delocalizzazione per forza lavoro in Paesi dove la produzione costa meno, ma vogliono farsi identificare/santificare come simbolo della Nazione stars and stripes.
Il “too big to fail” non si applica a questi colossi.
Quando saranno al limite si inventeranno un’altra guerra…
La prossima sarà sull’acqua. Saluti.