Dopo le polemiche dell’anno scorso, l’Autorità Garante per le comunicazioni ha pubblicato una bozza della sua nuova riforma in materia di copyright digitale. I pilastri del nuovo regolamento, a detta di AGCOM, sono rilancio dell’offerta legale per i contenuti online e l’educazione degli utenti. Sembrano leggermente ammorbidite rispetto al passato le norme relative all’oscuramento dei siti accusati di ospitare materiale pirata ma in Rete si sono già sollevate molte voci polemiche.
Stando a quanto dichiarato dal commissario Agcom Maurizio Dècina a Repubblica, secondo il nuovo regolamento “il detentore di copyright segnala che su un sito c’è un’opera pirata. Allora l’AGCOM svolge un’indagine e se ravvisa la violazione di copyright, chiede al titolare (il “page owner”) di rimuoverla. Se questo non rimedia, ci sono due alternative. Se il sito è ospitato da un hosting provider italiano, viene chiesto a quest’ultimo di rimuovere l’opera. Se è straniero, viene chiesto ai provider Internet italiani di disabilitare l’accesso dei propri utenti a quel sito”.
“Ci sono due grosse novità rispetto alla precedente delibera”, ha sottolineato Dècina. “Primo, non imporremo di bloccare l’indirizzo IP del sito estero, cosa che equivale a impedire una comunicazione e potrebbe equipararsi a censura. I provider potranno agire alterando i sistemi Dns (Domain Name Server). Inoltre, non sarà loro imposta la rimozione selettiva che richiede l’uso, lesivo della privacy, di dispositivi Dpi (Deep Packet Inspection)”.
Peccato che come fa notare su Wired l’avvocato esperto di digitale Fulvio Sarzana “nella bozza si parla ancora di disabilitazione attraverso gli indirizzi IP (articolo 1, D 1.5, nda)” e non di semplice inibizione dei siti ritenuti colpevoli di violazione di copyright. Inoltre, l’AGCOM viene accusata di abuso di potere.
Se non rispettano gli ordini del Garante – spiega Sarzana – i provider rischiano una multa che può arrivare a 250mila euro e la segnalazione agli organi di polizia giudiziaria. Sono addirittura obbligati a comunicare all’autorità i nomi dei proprietari dei siti ritenuti pirata.
L’avvocato Guido Scorza fa invece notare come la bozza presentata dall’AGCOM sia “pericolosamente simile alla precedente” aggiungendo che i tre giorni che i proprietari dei siti hanno di tempo per rispondere alle accuse sono pochi “sia per le grosse realtà, che saranno inondate dalle segnalazioni, sia per i piccoli, che potrebbero non essere sempre collegati”.
Il nuovo regolamento dell’AGCOM in materia di copyright digitale verrà discusso con giuristi e vari protagonisti del settore per 60 giorni, periodo durante il quale potrà essere modificato in ogni sua parte. Dopodiché si dovrebbe passare all’approvazione per l’entrata in vigore entro il 3 febbraio 2014.
[Photo Credits | Horia Varlan]
#1TheQ.
povera hollywood, dopo che gli USA hanno spolpato il mondo intero con i derivati bancari (zero arresti per danni all’economia mondiale che dal 2007 si protrarranno per decenni), dopo anni di produzione di film con incassi milionari (in effetti le major sono ben lontane dal fallire a quasi 12 anni da Napster), ancora si lamentano della pirateria di contenuti.
boh…non capisco.
#2Carlo
TheQ. cosa c’è da capire? Alla fine siamo alle solite. Cosa vuole chi ha potere? Altro potere. Quindi altri soldi. Che poi una volta morti non se li manco possono portare dietro xD