Megaupload FBI

Megaupload, l’Fbi e i sequestri illegittimi

Megaupload FBI

Ulteriori ed interessanti info sono in arrivo dal versante Megaupload: stando a quanto reso noto proprio nel corso delle ultime ore l’impero di Kim Dotcom, messo sotto sequestro in seguito all’arresto del suo stesso creatore, per legge sarebbe dovuto restare online ragion per cui l’Fbi avrebbe violato la giurisdizione.

Nello specifico l’Fbi, che si è fatta carico di applicare la legge americana contro la violazione del copyright relativamente a Megaupload e servizi annessi, avrebbe agito in maniera illegittima, così come sancito dal tribunale, sconfinando in Nuova Zelanda, ovvero il paese in cui è stata registrata la società .com e dove lo stesso Kim Dotcom risiede.

Helen Winkelmann, giudice dell’Alta Corte neozelandese, ha infatti emesso il parere che il blitz avvenuto il 19 gennaio 2012 è stato illegale, una dichiarazione questa che va a smontare ben metà dell’impianto accusatorio.

Ad essere contestata è, in maniera particolare, la procedura poiché l’operazione condotta nel modo in cui è stato fatto non è giustificabile con il reato dell’imptato.

Mac crash Google Chrome

Il Mac va in crash? La colpa potrebbe essere di Google Chrome!

Mac crash Google Chrome

Soltanto da pochissimo Google ha reso disponibile un’apposita versione di Google Chrome per device iOS risucendo a riscuotere, in maniera quasi fulminea, gran successo tra la vasta utenza.

Purtroppo, però, a quella che va a configurarsi come una bella e buona notizia va adesso a sommarsi la news che, proprio nel corso delle ultime ore, ha iniziato ad impazzare online.

Stando a quanto reso noto pare proprio che l’ultima versione di Gogole Chrome per OS X sia in grado di provocare gravi blocchi e crash sui Mac più recenti.

Il problema, a quanto pare, avrebbe a che fare con l’accelerazione via GPU del browser ed il “fattaccio”, nello specifico, andrebbe ad interessare i Mac dotati di scheda grafica Intel HD 4000.

Nexus 7, prezzo e data di uscita in Italia

La presentazione ufficiale del Nexus 7 ci aveva lasciati con il dubbio relativo alla data di uscita del tablet in Italia. C’era chi temeva una completa esclusione del nostro Paese dai mercati di destinazione del device, ma per fortuna non sarà così.

La divisione italiana di Asus (azienda costruttrice del dispositivo) ha annunciato che Nexus 7 arriverà nel nostro Paese ad agosto ma con una scelta limitata, anzi inesistente. Infatti, a dispetto di quanto accade per USA, Canada e Australia, noi non potremo scegliere fra le due taglie di storage ma potremo acquistare solo la versione da 16GB del tablet a 249 euro.
L’acquisto potrà essere effettuato, come negli altri Paesi, sul Google Play Store ma il tablet sarà disponibile anche tramite i canali di distribuzione ufficiali di Asus.

Windows 8: svelate le opzioni di aggiornamento da Windows 7, Vista e XP

Manca ancora il bollino dell’ufficialità da parte di Microsoft ma secondo ZDNet non ci sono dubbi. Queste che stiamo per elencarvi saranno le opzioni di aggiornamento a Windows 8 disponibili per gli utenti di Windows 7, Vista ed XP.

  • Sarà possibile aggiornare a Windows 8 (Home Premium) da Windows 7 Starter, Windows 7 Home Basic e Windows 7 Home Premium mantenendo impostazioni di sistema, file personali ed applicazioni.
  • Sarà possibile aggiornare a Windows 8 Pro da Windows 7 Starter, Windows 7 Home Basic, Windows 7 Home Premium, Windows 7 Professional e Windows 7 Ultimate mantenendo impostazioni di sistema, file personali ed applicazioni.
  • Sarà possibile aggiornare a Windows 8 Enterprise (solo per aziende, non venduto nei negozi) da Windows 7 Professional e Windows 7 Enterprise mantenendo impostazioni di sistema, file personali ed applicazioni.

Questi erano gli upgrade più logici e facili da Windows 7 a Windows 8. Ora invece passiamo alle versioni precedenti del sistema operativo Microsoft – Vista e XP – dove la questione è un po’ più articolata, anche se senza grosse sorprese.

Patent troll studio università Boston

Patent troll: negli USA costa 29 miliardi di dollari all’anno

Patent troll studio università Boston

Sul fatto che il “patent trolling” fosse fastidioso ed insidioso vi erano ben pochi dubbi, così come anche che fosse particolarmente dispendioso per il sistema e per le aziende ma che costasse anche agli altri operatori del settore restava, sino a qualche ora addietro, soltanto una supposizione confermata adesso dal recente studio condotto dall’Università di Boston che ha interessato un totale di 82 hardware e software vendor.

Innanzitutto, per chi non lo sapesse, con il termine “patent troll” si è soliti indicare, con connotazione negativa, una società che acquista licenze e brevetti ma che non li impiega per offrire servizi o, ancora, per la produzione di beni senza quindi contribuire al processo di ricerca e sviluppo così come le altre società, università o enti.

Ora, tenendo conto di ciò, stando a quanto emerso dallo studio condotto dall’Università di Boston le denunce di patent troll avrebbero coinvolto, almeno sino a questo momento, ben 2.150 differenti aziende per un totale di più di 5.800 processi.

Google Glass Sergey Brin

Google presenta Google Glass, disponibili dal 2013 a 1.500 dollari

Google Glass Sergey Brin

Oltre ad aver presentato ufficialmente l’aggiornamento ad Android 4.1 Jelly Bean ed oltre ad aver annunciato il Nexus 7, il tablet tanto chiacchierato, big G, in occasione dell’edizione 2012 della conferenza Google I/O ha tolto i veli anche a Google Glass, un altro interessante progetto di cui si discuteva già da un bel po’, specie nel corso degli ultimi tempi.

Sul palco di Google I/O, infatti, Sergey Brin in persona ha presentato i fantomatici occhiali che consentono di poter sfruttare la visualizzazione della realtà aumentata.

Annunciati alla vasta utenza nella versione Explorer Edition, i Google Glass sono però, almeno allo stato attuale delle cose, ancora un prototipo ma ciò non toglie il fatto che entro breve tempo faranno la loro comparsa sul mercato seppur con alcune limitazioni.

Google presenta il tablet Nexus 7, costa 200 dollari

Google ha aperto l’edizione 2012 della conferenza Google I/O con un paio di annunci davvero niente male. Oltre ad aver presentato ufficialmente l’aggiornamento Android 4.1 Jelly Bean, il colosso di Mountain View ha infatti estratto dal cilindro un tablet che potrebbe dare del filo da torcere ad iPad quanto a Galaxy Tab e Kindle Fire: il Nexus 7.

Come lascia facilmente intendere il suo nome, il Nexus 7 è un tablet Android con schermo da 7 pollici (un IPS da 1280×800 pixel, per la precisione) animato dall’ultima versione di Android e dal browser Chrome (non Chrome OS).
Ha un processore Quad-core Tegra 3, 1GB di RAM, una GPU Nvidia GeForce 12-core, e due fotocamere: una fotocamera frontale da 1.2MP. La sua batteria è dotata di un’autonomia dichiarata di 8 ore.

Le applicazioni Metro soppianteranno quelle desktop entro pochi anni, secondo gli analisti

Secondo l’ultimo report pubblicato da Gartner, le applicazioni Metro per Windows potrebbero soppiantare quelle desktop nel giro di pochi anni. Si calcola che nel 2020 gli utenti dedicheranno solo il 10% del proprio tempo ai vecchi programmi e lavoreranno prevalentemente con le app sviluppate per l’ambiente Metro.

Entrando più nel dettaglio, gli analisti credono che il lancio di Windows 8 segnerà l’inizio della fine per l’architettura Windows NT in favore di quella WinRT (Windows Runtime, da non confondere con Windows RT che invece è la versione di Windows 8 per dispositivi ARM).
Windows 8 è molto più di un aggiornamento per Windows, è un salto tecnologico“, si legge nel rapporto di Gartner. “Non assistiamo a salti del genere di frequente; l’unico altro passaggio che ha riguardato i sistemi client di microsoft è stato il cambio dalla tecnologia DOS a quella Windows NT, che è cominciato nel 1993 ed è terminato otto anni dopo con l’introduzione di Windows XP“.

Symantec lancia l’allarme Milicenso, il malware che genera stampe infinite e incomprensibili

Qualora ci si ritrovasse ad avere a che fare con un processo di stampa infinito e destinato da interrompersi soltanto quanto terminata la carta allora, quasi sicuramente, la colpa del verificarsi di una situazione di questo tipo potrebbe essere imputabile a Milicenso, il trojan scoperto due anni addietro e che ora, stando a quanto reso noto da Symantec, ha iniziato a far sentire nuovamente la sua presenza con picchi di infezione registrati in tutto il globo terrestre.

Symantec ha infatti spiegato che il malware, proprio nel corso delle ultime ore, è riuscito ad infettare un enorme quantitativo di macchine presenti in numerosi uffici USA ma anche in India, in Europa ed in Sud America.

Il malware è in grado di infettare la postazione multimediale in uso sia visitando un dato sito web infetto sia in occasione dell’apertura di un allegato di posta elettronica che, ovviamente, risulta anch’esso infetto.

Apple, OS X non è più “immune” dai virus

Apple ha aggiornato la pagina “Why you’ll love a Mac” del suo sito Internet eliminando la frase – ritenuta ingannevole da molti – secondo cui  i Mac non prendono virus e sostituendola con uno slogan molto meno “presuntuoso”, probabilmente meno efficace sotto il punto di vista del marketing, ma finalmente sincero.
La dicitura It doesn’t get PC viruses, che di per sé non era errata sotto il punto di vista tecnico (è vero che i Mac non sono vulnerabili ai virus per Windows ma ne hanno di propri), ha dunque lasciato spazio al più generico It’s built to be safe che risulta meno ingannevole all’occhio dell’utente inesperto. Ma mettiamo a confronto le due versioni del sito Apple prima e dopo la “presa di coscienza”.

Ubuntu prepara l’alternativa al Secure Boot di Windows 8?

In vista del lancio ufficiale di Windows 8, torna a riaccendersi la diatriba relativa al Secure Boot. La nuova tecnologia di sicurezza inclusa nell’UEFI dei computer con Windows 8 (il nuovo BIOS, tanto per intenderci) consente il boot solo dei sistemi operativi forniti di una firma digitale valida e, di fronte ad una restrizione del genere, nel mondo Linux gli animi si sono inquietati come altre poche volte.

Alcune distro Linux, come Fedora e Red Hat, sono scese a compromessi con il sistema Secure Boot pagando Microsoft Verisign ed ottenendo delle firme valide per girare sui PC con Windows 8, Ubuntu invece sembra aver scelto una strada diversa. Canonical ha rilasciato delle linee guida per i costruttori hardware su come dovranno essere i PC con UEFI dotati di supporto ad Ubuntu: al posto delle chiavi digitali di Microsoft ci dovranno essere quelle della popolare distribuzione Linux che, in questo modo, si vuole contrapporre a Microsoft.

Nuovo iPad: Apple pagherà oltre 2 milioni di dollari per pubblicità ingannevole

Qualche mese fa si era iniziato a discutere del caso relativo ad Apple, al suo nuovo iPad ed alle polemiche sorte attorno al celebre device per il suo essere proposto e pubblicizzato come tablet 4G, in particolar modo per quanto riguarda il territorio australiano.

Il nuovo iPad, infatti, è un tabllet 4G ma tale copertura è, allo stato attuale delle cose, disponibile in maniera abbastanza limitata risultando confinata a pochi carrier statunitensi e canadesi.

Il nuovo iPad è stato infatti sviluppato per connettersi a frequenze comprese tra 700MHz e 2100MHz che ospitano il 4G statunitense mentre la rete mobile omologa in Australia, così come anche in vari altri paesi, opera su frequenze differenti.

Microsoft Surface: prezzi e batteria secondo i rumor

Durante la presentazione ufficiale di Surface, Microsoft ha lasciato un velo di mistero su un paio di dettagli chiave: i prezzi di vendita al pubblico e l’autonomia del tablet. Informazioni che non potevano non finire nel tritacarne dei rumor.

Partiamo dai prezzi di Surface. Microsoft ha anticipato che saranno in linea con quelli dei tablet e dei computer di egual potenza presenti sul mercato ma secondo le ultime indiscrezioni circolate in Rete ci aspetta un mezzo salasso.
PhoneArena riporta che Microsoft Surface RT costerà 599 dollari mentre Surface Pro avrà un prezzo di ben 999 dollari. Si partirebbe, dunque, con 100 dollari di handicap rispetto al modello entry level di iPad, l’attuale leader del mercato tablet. E non è un buon inizio, ma passiamo alla batteria.

Twitter down per un’ora, i motivi

Nel tardo pomeriggio di ieri, Twitter è andato in down risultando inaccessibile per circa un’ora, dalle 18 alle 19 (ora italiana). Tutti hanno subito pensato ad un attacco hacker ma le cose stanno diversamente.

Dopo aver pubblicato un breve status per tranquillizzare l’utenza durante il “crack” (Users may be experiencing issues accessing Twitter. Our engineers are currently working to resolve the issue), i responsabili del social network hanno spiegato che il problema non è stato causato da attacchi hacker ma da un problema interno che ha bloccato la piattaforma sia dal Web che dalle applicazioni mobile.
Twitter è stato messo KO da un cosiddetto bug a cascata verificatosi nelle infrastrutture del servizio. Come spiegato da Twitter sul suo blog ufficiale, un bug a cascata è un bug con un effetto non delimitato ad un singolo elemento software ma che si espande ad altri elementi, giustappunto, a cascata.