The Pirate Bay lancia oltre 5.000 artisti indipendenti. Ed ora chi è che fa male a musica e cinema?

Mentre il ventaccio censorio alzato dalla chiusura di MegaUpload continua a spirare sulla Rete, i gestori di The Pirate Bay hanno messo a segno un colpo capace minare le fondamenta su cui si reggono le guerre delle grandi major nei confronti di siti torrent e cyberlocker.

All’inizio dell’anno, TPB ha lanciato una nuova piattaforma gratuita per la promozione di artisti indipendenti supportata da pubblicità. Si tratta di The Promo Bay (thepiratebay.se/promo) che nel giro di pochi mesi è riuscita a catturare l’attenzione di oltre 5.000 artisti e tanti, tantissimi utenti che si sono dimostrati entusiasti di poter scaricare legalmente musica, cortometraggi ed altre produzioni audiovisive. A dimostrazione di ciò, le testimonianze raccolte dal sito TorrentFreak presso alcuni degli artisti che hanno scelto “la baia” come trampolino di lancio per la propria carriera.

ACTA, ultima parola al Parlamento Europeo sulla controversa norma contro pirateria e contraffazione

La Commissione per il Commercio Internazionale dell’UE ha bocciato una proposta che chiedeva l’esame preliminare da parte della Corte di Giustizia Europea dell’ACTA. La tanto discussa normativa internazionale contro la contraffazione e la pirateria sarà dunque votata dal Parlamento Europeo il prossimo giugno, come previsto. Per i sostenitori della causa anti-ACTA, che da mesi si battono contro il pericolo che questo pacchetto di norme rappresenta per la libertà di espressione in Rete, si tratta di una buona notizia.

Non dovendo aspettare il giudizio della Corte di Giustizia, che avrebbe di fatto congelato qualsiasi discussione sul tema per un anno e mezzo, i membri del Parlamento Europeo avranno infatti la possibilità di esprimere un parere preciso su ACTA e bocciare definitivamente quel pastrocchio normativo che pare stia suscitando sempre più dubbi anche dalle parti di Strasburgo.

Pirateria online, l’AGCOM passa la palla al Parlamento

Il Presidente dell’Autorità garante delle comunicazioni, Corrado Calabrò, ieri è stato ascoltato dalle commissioni cultura e lavori pubblici del Senato per chiarire la posizione dell’Agcom sul tema del contrasto alla pirateria sul Web.

Dopo le feroci polemiche scaturite dal tentativo di bavaglio alla Rete dello scorso luglio, quando il garante fu costretto a rimandare la sua delibera che imponeva ai provider l’oscuramento a mezzo DNS dei siti ritenuti colpevoli di pirateria, l’Agcom è stata chiamata nuovamente in causa per produrre una normativa molto dura nei confronti dei pirati internettiani, ma questa volta Calabrò ha deciso di passare la palla al Governo.

Nel suo intervento in aula, il Presidente di Agcom ha espresso l’auspicio che il parlamento ripensi le norme sul diritto d’autore aggiungendo che, vista la dimensione planetaria del fenomeno, sarebbe opportuno il trattamento di queste tematiche da parte dell’Unione Europea o addirittura dell’ONU.

MegaUpload, annullata la confisca dei beni a Kim Dotcom?

Il processo a Kim Schmitz (aka Kim Dotcom) registra un altro colpo di scena. L’alto Tribunale della Nuova Zelanda, ha dichiarato nulla la confisca dei beni subita dal fondatore di MegaUpload spiegando che il raid della polizia ai suoi danni è stato effettuato in maniera “prematura” e viziato da un errore di procedura che avrebbe impossibilitato Schmitz a difendersi in maniera adeguata.

Il raid a cui si riferisce la corte neozelandese è quello avvenuto lo scorso gennaio, in contemporanea con la chiusura di MegaUpload e MegaVideo, nel quale Dotcom e dei suoi collaboratori sono stati arrestati vedendo sequestrati beni per oltre 200 milioni di dollari. Fra questi, conti in banca e numerose auto di lusso.

The Pirate Bay a rischio chiusura?

The Pirate Bay rischia la chiusura. L’allarme è arrivato a TorrentFreak dagli stessi gestori della “baia”, secondo i quali le autorità svedesi starebbero programmando una nuova operazione anti-pirateria tesa proprio a “spegnere” quello che è uno dei siti torrent più famosi ed utilizzati al mondo.

Dopo la chiusura di MegaUpload, The Pirate Bay ha messo in atto diverse azioni per tutelare la sua esistenza e prevenire blitz da parte delle autorità americane, prime fra tutte il cambio di dominio verso la Svezia (.se) e la sostituzione dei file torrent con i link magnetici, ma a quanto pare di sonni tranquilli non se ne possono mai dormire quando si parla di file sharing.

RapidShare diminuisce la velocità di download per gli utenti free

La stretta sui cyberlocker cominciata con la chiusura di MegaUpload e MegaVideo colpisce anche un servizio che fino ad ora era sembrato stranamente immune a tutto il caos scatenato dall’operazione dell’FBI: RapidShare. I responsabili del popolarissimo servizio di hosting hanno infatti deciso di chiudere i rubinetti per i pirati e limitare la velocità di download per gli utenti free, ossia per tutti coloro che non hanno sottoscritto un abbonamento a pagamento al sito.

RapidShare ha subito un forte aumento del traffico da parte degli utenti free e, purtroppo, anche un forte aumento di abusi nell’usi del servizio“, hanno dichiarato i responsabili del sito al sito TorrentFreak. “Da allora [da quando MegaUpload è stato chiuso], molti trasgressori del copyright hanno scelto RapidShare come nuovo hoster di fiducia per le loro attività illegali. Così abbiamo deciso di fare un passo doloroso ma efficace: ridurre la velocità di download per gli utenti free. Siamo certi che questa misura renderà RapidShare molto impopolare tra i pirati e quindi taglierà il traffico abusivo via“.

Il fondatore di Megaupload è stato scarcerato su cauzione

Kim Schmitz, il fondatore dell’impero Megaupload meglio conosciuto come Kim Dotcom, è stato scarcerato, nel corso delle ultime ore, previo versamento di una cauzione.

Messo in carcere dopo il blitz condotto dall’FBI per l’oramai ben nota questione Megaupload e per la violazione dei diritti d’autore ad essa relativa, era stato arrestato in Nuova Zelanda circa 30 giorni addietro ed al terzo tentativo attuato dai suoi legali Schimtz è riuscito ad ottenere nuovamente la libertà.

Infatti, dopo che i beni di Schimtz sono stati posti completamente sotto sequestro, i giudici hanno ritenuto che la misura detentiva adoperata non fosse più proporzionata e, inoltre, secondo quanto disposto dalla Corte l’accusa non sarebbe stata in grado di dimostrare chiaramente che l’imputato sia in possesso di ulteriori proprietà nascoste alle indagini degli inquirenti.

RobinFilm chiude i battenti

Dopo un periodo di relativa spensieratezza, sono cominciati tempi duri per gli amanti del download e dello streaming. Tutto è cominciato dalla chiusura di MegaUpload e MegaVideo da parte dell’FBI ma le ripercussioni di quell’evento sono state molteplici e abbastanza importanti. Hanno iniziato a vacillare tutti i principali servizi di hosting, cancellando link a materiale illegale e talvolta chiudendo i rubinetti dello sharing, e poi arrivando in Italia c’è stata la chiusura di Scaricolibero e FilmGratis.tv da parte della Guardia di Finanza.

Nelle ultime ore, però, a fare notizie è la chiusura di RobinFilm, un altro sito molto popolare che offriva link ad opere cinematografiche protette da diritto d’autore. In realtà, non si è trattata di una chiusura forzata come quella degli altri due siti ma di una “autocensura” dovuta all’attenzione che in questo periodo stanno avendo siti del genere da parte delle autorità. Lo abbiamo saputo da una fonte fidata, la quale ci ha anche segnalato la nascita di molti siti “eredi” di RobinFilm che però non hanno nulla a che fare con quello che è stato chiuso.

I Paesi europei aderiscono all’ACTA: dopo SOPA e PIPA la libertà su Internet torna a rischio

Scongiurati, almeno per il momento, i pericoli rappresentati da SOPA e PIPA, da Tokyo arriva un’altra brutta notizia che allunga una seria ombra sulle prospettive della libertà in Rete. Adeguandosi a quanto fatto da Stati Uniti, Giappone, Australia ed altri Paesi lo scorso ottobre, tutte le principali nazioni dell’Unione Europea hanno firmato la loro adesione all’ACTA, la nuova normativa internazionale contro la contraffazione e la pirateria che, secondo l’opinione di moltissime persone, con il pretesto di ostacolare la contraffazione di medicinali, oggetti di marca, ecc. tenterà di mettere il bavaglio alla Rete oscurando i siti ritenuti responsabili di violazioni del diritto d’autore o di “agevolazione della pirateria” (link?).

L’ Anti-Counterfeiting Trade Agreement (questo il nome completo dell’accordo firmato ieri) è stato presentato inizialmente nel 2007 e discusso a “porte chiuse”, senza confronto democratico con parlamenti nazionali o altre parti in causa, fino ad oggi. Al momento manca solo la firma di Germania, Paesi Bassi ed altri tre Paesi dell’UE ma ormai tutte le nazioni più sviluppate hanno aderito a questa normativa che, di fatto, scavalcherà le leggi delle singole nazioni per imporre una stretta alla pirateria su scala globale. Per fortuna, però, non tutto è perduto. Almeno per quanto riguarda l’Europa.

Megaupload, il Partito Pirata Catalano prepara una “class action” globale contro la chiusura del servizio

Come facilmente prevedibile, la chiusura di MegaUpload da parte dell’FBI ha lasciato interdetti milioni di utenti, utenti che ora sono molto arrabbiati e non fanno nulla per nasconderlo. Su Twitter, Facebook e gli altri social network Megaupload è uno dei temi più discussi da diversi giorni, ma sono molteplici le iniziative che in Rete stanno nascendo intorno all’affaire autorità USA VS servizi di hosting. Qualcuna è farlocca e realizzata solo per racimolare soldi in questo momento di marasma generale (vedi Anonyupload), altre sebbene poco pratiche e difficilmente realizzabili cercano di canalizzare in maniera positiva l’ondata di proteste che in questi giorni imperversa in Rete.

Fra queste c’è da segnalare la proposta di ricorso collettivo realizzata dal Partito Pirata Catalano (PIRATA.CAT), al quale si sono poi associati i Partiti Pirata di altre nazioni, che attraverso un apposito sito Internet sta raccogliendo adesioni e fondi per difendere le vittime della chiusura di MegaUpload – “milioni di utenti legittimi paralizzati da tentativo dell’autorità USA di far valere il proprio diritto in tutto il mondo” – ed avanzare alcuni dubbi sul meccanismo in base al quale le autorità a stelle e strisce hanno potuto bloccare l’accesso ad un servizio online in tutto il mondo, e non solo negli Stati Uniti, dove secondo logica dovrebbe limitarsi il loro potere.

Il punto sui servizi di hosting: FileServe blocca la condivisione dei file, VideoBB quasi morto, nasce AnonyUpload


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Il giorno dopo la morte di FileSonic come servizio di condivisione, l’ambiente intorno ai servizi di hosting continua ad essere molto agitato ed altri siti si avviano verso la vecchia signora con la falce (che per loro è sempre meglio di quella con le manette). Gli ultimi della lista ad accommiatarsi dal proprio consueto pubblico sono stati FileServe, che ha seguito le orme di FileSonic trasformandosi in un hard disk online attraverso il quale è impossibile condividere file, e VideoBB che ha già cancellato dal suo database tutti i contenuti illegali e pare stia applicando anch’esso restrizioni agli upload.

Come abbiamo sottolineato ieri, queste misure non sono state imposte dall’alto. Sono delle precauzioni che i responsabili dei servizi di hosting stanno prendendo dopo la chiusura di Megaupload da parte dell’FBI, in gergo tecnico vengono definite fifa marcia di finire in galera fregandosene degli utenti, degli uploader che dovevano essere remunerati (non necessariamente per aver condiviso materiale illegale) e degli abbonati che avevano pagato un abbonamento annuale.

Panico fra i servizi di hosting: FileSonic non permette più di condividere file, FileServe e VideoBB chiudono i rubinetti

Come in molti temevano, la chiusura di MegaUpload e MegaVideo da parte dell’FBI ha avuto serie ripercussioni anche sugli altri servizi di hosting rimasti online. Il tintinnio delle manette che con molta probabilità porterà in carcere Kim Schmitz, il fondatore di MegaUpload, ha gettato nel panico i responsabili di FileSonic che, con una mossa a dir poco sorprendente, nelle scorse ore hanno eliminato la possibilità di condividere i file caricati sui server del servizio. Quasi come per magia, in questo modo, FileSonic si è trasformato in un hard disk online attraverso il quale si possono scaricare solo i propri file e non si può condividere materiale di alcun genere con gli altri.

Questo è il cambiamento più clamoroso avvenuto nella galassia degli hosting online nelle ultime ore, ma non è il solo avvenimento che ha fatto scatenare la paura e la rabbia degli utenti. Come ci hanno segnalato alcuni di voi attraverso i commenti, altri due servizi molto popolari, FileServe e VideoBB, hanno compiuto delle “mosse strane” e senza alcuna spiegazione chiudendo i rubinetti per quel che concerne i programmi di affiliazione. Molti degli account sospetti che ospitavano materiale piratato sono stati chiusi e non vengono più pagati gli uploader che guadagnano caricando file sui due servizi.

Le serie TV più piratate del 2011

Siamo alla fine del 2011 e, come ogni anno di questi periodi, è bene cominciare a fare qualche bilancio su come sono andate le cose nel mondo informatico. Di statistiche interessanti in giro per la Rete ce ne sono tante, ma noi abbiamo deciso di iniziare con la pirateria, un tema che sappiamo starvi molto a cuore e che crea sempre delle controverse discussioni intorno a sé.

Per essere precisi, visto che dei videogame ci eravamo già occupati con la classifica dei 10 videogame più piratati di tutti i tempi, questa volta abbiamo deciso di virare sulla TV e di vedere insieme quali sono state le serie TV più piratate del 2011.

Le statistiche sono state raccolte ancora una volta da Torrentfrek analizzando vari dati, primi fra tutti i numeri dei tracker pubblici. Quindi diremmo di non perdere altro tempo e passare immediatamente alla tabella con la graduatoria, i download e la media dei telespettatori USA ufficiali per gli episodi scaricati via Internet.