The Pirate Bay è uno dei siti Torrent più amati al mondo, ma anche uno dei più osteggiati dalla censura internazionale. Questo ha portato alla realizzazione di alcuni progetti, come il browser di TPB, che consentono di bypassare i blocchi e accedere al sito anche nei paesi in cui risulta normalmente irraggiungibile. Ma la guerra della “baia” è solo all’inizio. Il prossimo step nella lotta di The Pirate Bay contro la censura – come anticipato qualche settimana fa – sarà un browser basato sul P2P che decentralizzerà la posizione del sito rendendolo, di fatto, inattaccabile dai filtri tradizionali.
Censura
VK oscurato in Italia dopo la denuncia di Medusa
È possibile oscurare un sito con oltre 160 milioni di utenti all’attivo per colpa di un singolo contenuto? A quanto pare sì, se il Paese in cui viene chiesto l’oscuramento è l’Italia e il pomo della discordia è “Sole a catinelle”, film prodotto da Medusa che nelle ultime settimane sta facendo sfaceli ai botteghini. A farne le spese questa volta è stato il social network russo VK, attraverso il quale, a quanto pare, è stata veicolata in maniera illegale la pellicola interpretata da Checco Zalone.
Pirateria: bloccato l’accesso a ThePirateBay.sx, ExtraTorrent, 1337x, H33T e TorrentHound. Chiuso IsoHunt
Nuovo attacco delle autorità italiane ai siti Torrent. Su richiesta della Fimi (la Federazione Industria Musicale Italiana), il Tribunale di Bergamo ha ordinato ai provider il blocco di alcuni siti accusati di distribuire materiale protetto da copyright. Si tratta del “solito” ThePirateBay.sx (bloccato dallo stesso Tribunale già nel 2008 e nel 2010) e di un’altra manciata di siti più o meno popolari nell’ambito del file sharing: ExtraTorrent, 1337x, H33T e TorrentHound.
Twitter: avvisi per contenuti pornografici su iOS e Android
Se in passato il web era principalmente una risorsa per trovare contenuti pornografici, oggi la situazione è molto diversa. Il porno vive dei momenti bui, sono molte le persone dei piani alti che vorrebbero eliminarlo del tutto.
Siamo sicuri che la pornografia resterà su internet ancora per molto, ma non possiamo non vedere le tante restrizioni che arrivano ogni giorno.
Apple costringe GayRomeo a censurare anche le foto soft-porno!
Apple e la sua costante crociata contro la pornografia. Non vi diciamo nulla di nuovo nell’affermare che la mela continua la sua battaglia contro ogni applicazione presente su App Store che include contenuti espliciti.
Vi abbiamo già parlato dell’incredibile rimozione del titolo 500px che ha dovuto censurare anche il nudo artistico pur di tornare sullo store di Cupertino e, ultimamente, persino Vine è stato in parte bacchettato. L’applicazione lanciata da Twitter ha avuto qualche privilegio, infatti, non è stata eliminata, ma solo invitata e inserire un avvertimento che limita l’applicazione solo agli utenti di una certa età. Oggi il dito della mela morsicata si posa su GayRomeo.
Islanda: primo Paese occidentale a bloccare il porno on line?
Sono sicuro che se da internet togliessero tutta la pornografia resterebbe un solo sito chiamato “Ridateci i porno”. Questo è quanto affermò il divertente Dr. Cox nel telefilm Scrubs, condividete il suo pensiero? Sicuramente i siti a luci rosse sono una fondamentale parte del mondo virtuale, soprattutto in passato quando i controlli erano molto scarsi. Facilmente, infatti, si veniva dirottati su dei portali porno o semplicemente si aprivano dei pop-up espliciti senza il proprio volere.
Oggi la pornografia on line è divenuta più gestibile. Siti del genere vengono trovati quasi esclusivamente da chi consapevolmente decide di cercarli e, secondo molti, non c’è nulla di male. Lo stesso pensiero non è condiviso dall’Islanda che potrebbe divenire il primo paese occidentale ad oscurare il lato pornografico di internet.
Come accedere ad AVAXHOME in Italia
Qualche settimana fa vi abbiamo informati dell’oscuramento di AVAXHOME sul territorio italiano. Inizialmente si era pensato a un blocco del celebre sito di sharing a livello IP, che avrebbe reso quest’ultimo inaccessibile anche usando dei DNS internazionali, ma per fortuna non è così. AVAXHOME può essere ancora visitato dal nostro Paese e si può riuscire a visualizzarlo in maniera davvero semplicissima. Vediamo insieme come.
Cina, Google ha interrotto la funzione anti-censura
Il fatto che la Cina non sia un paese in cui la libertà d’espressione regna sovrana e che i cittadini siano costretti a vivere in un regine in cui spesso le libertà fondamentali degli stessi vengono calpestate per il controllo totale dell’opinione pubblica e, di conseguenza, anche di internet è cosa ben risaputa.
A tal proposito la scorsa primavera gli sviluppatori di Google avevano attivato delle funzionalità pensate appositamente per contrastare la censura del regime cinese sul web consistenti in un sistema di segnalazioni mediante cui informare l’utente dell’eventualità che una propria ricerca avrebbe determinato l’interruzione della connessione ad internet.
La censura cinese, infatti, prevede un blocco della connessione ad internet della durata di 90 secondi ogni volta che viene impiegata una keyword malvista dal regime durante la navigazione online.
Apple dice no a Drones+ su App Store
L’applicazione presente su App Store finita nell’occhio del ciclone è quella che prende il nome di Drones+, una risorsa resa disponibile dal giovane sviluppatore newyorchese Josh Begley che pone come obiettivo quello di restare sempre aggiornati circa le attività dei droni lanciati dall’esercito statunitense direttamente dal proprio device iOS.
Drones+, in altri termini, fornisce in formato testuale info circa le vittime provocate dai velivoli militari in vari territori di guerra.
L’idea dello sviluppatore, però, a quanto pare, non è per niente piaciuta ai vertici di Apple che, appunto, considerando il fine ultimo dell’app, hanno deciso di tagliare fuori Drones+ dall’App Store.
Google dovrà censurare i termini torrent, RapidShare e Megaupload dalle ricerche
Google, d’ora in avanti, dovrà invitare i suoi tecnici a mettersi all’opera in modo tale da intervenire sul celebre motore di ricerca al fine di censurare termini quali, ad esempio, torrent, RapidShare e Megaupload.
A stabilirlo sono stati i giudici francesi nell’ambito della vertenza che ha visto big G contrapposto a SNEP (Syndicat national de l’édition phonographique), l’organizzazione che si occupa di tutelare i diritti dell’industria discografica francese.
La vicenda, nello specifico, ha avuto inizio nel 2010 quando la SNEP si rivolese ad un tribunale perchè costringesse big G a rimuovere i termini incriminati dal suo motore di ricerca in quanto in grado di favorire la pirateria.
Un primo tribunale rigettò la richiesta di SNEP dichiarando che i termini presenti nel motore di ricerca di big G non andavano a configurarsi come una violazione del copyright.
Internet è un diritto fondamentale dell’uomo
Internet è un diritto fondamentale dell’uomo e a stabilirlo sono state, proprio in queste ore, le Nazioni Unite mediante la pubblicazione di un’apposita dichiarazione nella quale viene sostenuto, appunto, che tutti dovrebbero potersi esprimere liberamente online e senza timore di essere disconnessi.
Nella dichiarazione in questione, firmata dai membri del Consiglio dei Diritti Umani, viene inoltre sottolineato il fatto che gli stessi diritti di cui godono gli individui offline devono essere protetti e garantiti anche in rete, senza limiti di frontiere o di mezzo utilizzato.
I membri del Consiglio hanno inoltre invitato i capi di Stato e di Governo a promuovere e facilitare l’accesso al web e a riconoscere alla rete un ruolo di guida nell’accelerazione dei processi di sviluppo in ogni singolo paese del globo terrestre.
Google pubblica il nuovo rapporto sulla censura
Sul blog ufficiale di Google ha fatto la sua comparsa un nuovo post intitolato “More transparency into government requests” ovvero “Più trasparenza nelle richieste governative”, vale a dire quello che, in altri termini, va a configurarsi come la presentazione del nuovo rapporto redatto dal gran colosso delle ricerche in rete al fine di fornire agli utenti informazioni più trasparenti in merito a quello che viene richiesto dalle autorità alla società.
Il rapporto, nel dettaglio, fa riferimento al periodo che va da luglio a dicembre del 2011 e risulta comprensivo di tutte le informazioni in merito alle richieste di censura che sono pervenute a Google durante quei mesi.
Nel rapporto sono presenti richieste di blocco dei blog, di eliminazione di specifici video da YouTube e di rimozione di elenchi di ricerca unitamente al numero, all’ubicazione e al tipo di contenuto sottoposto a censura.
Google: censura geolocalizzata per Blogger
Seguendo la scia di Twitter anche Google ha annunciato l’introduzione di tutta una serie di nuovi strumenti grazie ai quali bloccare i contenuti dei blog gestiti mediante la piattaforma Blogger nei paesi specifici in cui questi vengano legittimamente sanzionati.
La novità in questione, meglio definibile come “censura geolocalizzata”, nello specifico, è stata introdotta già da alcune settimane ma la mancata pubblicizzazione da parte di Google ha fatto si che soltanto nelle ultime ore, conseguenzialmente alla pubblicazione della news sul sito web TechDows, se ne iniziasse a parlare.
Il cambiamento applicato da Google, che comincerà nuovamente a ridirigere il traffico dei blog di Blogger a URL nazionali, implica, nello specifico, la possibilità che ora è nelle mani di big G di rendere inaccessibili determinati contenuti presenti su Blogger in un dato paese qualora venga richiesto dalle norme locali.