Android Nation, Google sta allestendo un negozio in India

Android Nation, Google sta allestendo uno store in India

Android Nation, Google sta allestendo un negozio in India

Le indiscrezioni inerenti il lancio dei Google Store, i negozi che il colosso di Mountain View avrebbe intenzione di allestire con l’obiettivo di offrire agli utenti la possibilità di testare i propri prodotti prima dell’acquisto, sono state smentite in via ufficiale da Andy Rubin a febbraio dell’anno corrente ma nonostante ciò i rumors a riguardo sembrano non essere destinati ad arrestarsi.

Nel corso delle ultime ore, infatti, sono giunte nuove notizie. In India, precisamente a Nuova Delhi, è stato avviato uno store chiamato Android Nation.

Lo store ha una dimensione di circa 130 metri quadri ed a quanto pare va a configurarsi come il primo passaggio di un programma che prevede di fare altrettanto anche in Medio Oriente, in Africa e in Thailandia.

Dall’India arriva Aakash, un nuovo tablet low cost

Aakash, il nuovo tablet indiano low cost

Soltanto alcuni giorni fa è stato presentato in via ufficiale alla vasta utenza Kindle Fire, il tablet targato Amazon che, tra non molto, potrà essere acquistato ad un prezzo contenuto e decisamente concorrenziale rispetto a tutti gli altri vari ed eventuali prodotti analoghi ma, a quanto pare, la corsa al low cost non è ancora finita e a dimostrarlo ci pensa Aakash, la “tavoletta” indiana che sarà commercializzata al prezzo stracciato di circa 60 dollari.

Aakash (che in hindi sta a significare “cielo”)è, nel dettaglio, un tablet Android, leggero ed economico così come non mai che va a configurarsi come una vera e propria necessità, come dichiarato dal governo di New Delhi, risultando inoltre una risorsa mediante cui consentire a tutti, e, di conseguenza, non solo ai più ricchi, l’accesso al mondo digitale, come commentato da Kapil Sibal, Ministro dell’Educazione e delle Telecomunicazioni.

Il tablet, assemblato in india ma sviluppato dalla società britannica DataWind, presenta uno schermo da 7 pollici touchscreen, risulta basato su Android 2.2 ed ha un peso complessivo pari a 350 grammi.

Epic Browser, dall’India con… antivirus, social network e tanta altra roba interessante

Nato da una partnership tra l’indiana Hidden Reflex e Mozilla con la partecipazione di Eset e WOT, Epic Browser è una delle migliori versioni modificate di Firefox che abbiano mai messo piede sul Web.

Tra le caratteristiche più interessanti del browser troviamo un antivirus basato su NOD32, che permette di scansionare file e cartelle direttamente dal browser, ed una sidebar collocata sul lato sinistro dello schermo, che permette di accedere in un batter d’occhio ad un quantitativo di informazioni e siti Internet davvero impressionante.

Grazie ad essa, è possibile ricercare e visualizzare video su YouTube, aggiornare i propri stati di Facebook e Twitter, visualizzare il download manager, inviare/ricevere messaggi di posta elettronica con Gmail, impostare timer, scrivere promemoria e molto altro ancora. Direttamente da un riquadro posizionato sulla sinistra della finestra del browser, senza occupare spazio inutile.

Twitter mobile anche in Giappone

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Twitter sta puntando sempre più ad una diffusione internazionale capillare. Dopo il Regno Unito e pochi giorni fa l’India, oggi anche il Giappone sarà in grado di accedere ai servizi mobile di Twitter.

Non che finora fosse impossibile per gli utenti giapponesi, ma certamente scomodo, dal momento che un buon numero di funzioni erano incompatibili con alcune particolarità del web giapponese.

I mercati asiatici fanno decisamente gola ai protagonisti della New Economy, il numero di utenti potenziali e l’appeal che la rete esercita su questi ne fa un piatto ghiotto per i social network. Nonostante ciò l’ingresso non è privo di ostacoli.

Le differenze culturali e linguistiche, oltre ai limiti legali che alcuni paesi dell’Asia pongono alla navigazione, rallentano brusacmente l’introduzione di questi servizi. Statisticamente gli utenti asiatici sono meno entusiasti degli occidentali nella condivisione della propria vita privata, e Twitter è ne paga direttamente le conseguenze.

Twitter apre le porte a 110 milioni di utenti

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Twitter ha appena annunciato un accordo con Bharti Airtel, la più grande compagnia di telefonia mobile dell’India.

Secondo i termini dell’accordo i clienti Bharti Airtel saranno abilitati a tweettare via SMS e ricevere notifiche come finora è stato possibile solo da Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Nuova Zelanda. Gli utenti dall’India potranno tweettare inviando SMS alle tariffe standard e potranno ricevere gratuitamente SMS da twitter (in India come negli Stati Uniti gli SMS in entrata sono a pagamento).

L’introduzione di questa funzione può apparire superflua per gli utenti mobile abituati ad utilizzare applicazioni di terze parti over-the-air per accedere a Twitter, ma si deve considerare che non tutti hanno sottoscritto o possono sottoscrivere un piano dati come non tutti possiedono un device utile alla naigazione mobile. Ancora più vero se si pensa agli utenti indiani, per i quali nonostante l’impressionante velocità di diffusione della rete, ancora non dispongono di piani dati idonei, così come non posseggono dispositivi mobile adeguati.

Yauba: dall’India il primo motore di ricerca anonimo!

Yauba

Non raramente, su questo blog, ci è capitato di parlare dei molteplici e delicati aspetti legati alla privacy su internet, argomento molto interessante ma sicuramente difficile da trattare.

Anche oggi vorremmo parlare di questo topic, ma vorremmo farlo in maniera diversa, presentandovi quello che si definisce il primo motore di ricerca anonimo nel mondo: Yauba!

Yauba è un motore di ricerca che, seppur ricco di funzionalità e novità interessanti, promette ai suoi utenti di non registrare alcuna informazione personale, fosse pure involontariamente.

Sakshat, la verità sul “laptop” low cost indiano

Sakshat: un nome, una delusione. Questo, in estrema sintesi, il pensiero di tutti i geek che si attendevano l’annunciato laptop indiano ultra-low cost che aveva lo scopo di educare la popolazione del vasto Paese asiatico attraverso l’ICT.

Come preannunciato nel nostro precedente post sull’argomento, infatti, allo scetticismo di molti (compreso il celebre Nicholas Negroponte, da tempo impegnato a diffondere l’informatica nei paesi in via di sviluppo, a prezzi bassissimi) si sono affiancati degli inconfutabili dati di fatto, che vedono il “magico” laptop trasformarsi in una semplice “scatoletta” priva di tastiera e display.

India, arriva il laptop da 8 euro. E da noi?

Altro che Eee PC (nella foto sopra), in India sì che stanno per dar vita ad un portatile low cost. E con il termine “low cost” intendiamo una cifra con la quale dalle nostre parti, spesso, non si riesce nemmeno ad acquistare un libro.

Secondo quanto illustrato dal segretario all’Istruzione Secondaria, R. P. Agrawal, infatti, nel vasto Paese asiatico verranno presto commercializzati dei laptop ad 8 euro (500 rupie), con una precisa missione: quella di educare la popolazione attraverso l’ICT.

Entro breve sarà disponibile Youtube India!

Youtube

E’ quello che si legge in un articolo sul Blog ufficiale di Youtube. E’ stato, infatti, annunciato che entro breve sarà resa disponibile una versione del noto portale di video Sharing localizzata in indiano. Nell’articolo presente sul blog si legge chiaramente che lo staff di Youtube rilascerà questa versione del portale entro pochi giorni, aggiungo che questo nuovo cambiamento permetterà a molti indiani di poter navigare meglio il sito e quindi tutti avranno a disposizione l’intero sito.

Sfruttando la funzione di condivisione dei video, molti indiani potranno fare nuove amicizie su internet. Sempre nello stesso articolo il Team di youtube, informa che hanno stilato molti contratti con molte aziende indiane per permettere a loro di pubblicare video su youtube, in questo modo i contenuti per un pubblico indiano aumentano sempre di più.

Rottura di un cavo sottomarino, internet ancora “in ginocchio” in India e Medio-Oriente

Backbone

Ci vorrà almeno una settimana, forse anche di più, per il ripristino totale dei servizi internet in Medio Oriente e in India, che come probabilmente saprete si sono interrotti da mercoledì a causa della rottura di due cavi sottomarini in fibra ottica. Secondo quanto riporterebbero alcune agenzie di stampa, la rottura ha bloccato il 70 per cento della rete egiziana e il 60 per cento di quella indiana, andando a colpire anche (in ogni caso in misura minore) Kuwait, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Oman, Qatar, Bangladesh e Sri Lanka.

Le principali compagnie di telecomunicazioni hanno annunciato che in questi giorni si stanno verificando anche disagi per le chiamate internazionali. La rottura del cavo si è verificata nel tratto di mare che va tra Alessandria d’Egitto e Palermo, a circa 10 chilometri al largo della città africana. Ancora non è chiara la causa dell’incidente: c’è chi parla di una nave che avrebbe ancorato per errore i grandi cavi fluttuanti, spezzandoli, e chi, invece, dà la colpa alle terribili condizioni atmosferiche e del mare. Ma perché il danno è così grave?

La spazzatura elettronica non va a finire dove credi

eWaste

Mandare al riciclo vecchi e obsoleti computer e periferiche non aiuta l’ambiente come si penserebbe. Lo rivela un’inchiesta della Cnn, secondo cui, invece, questa pratica constribuisce a mettere in pericolo lavoratori e ambiente in Cina, India e Nigeria, tra i primi paesi dove va a finire tutta la “spazzatura elettronica”, o “e-waste”, dell’Occidente. Secondo una recente stima, tra il 50 e l’80 per cento delle circa 400mila tonnellate di materiale elettronico destinato al riciclo va in realtà a finire in queste zone povere del mondo.

Lì, centinaia di lavoratori senza precauzioni (tra cui molti bambini) utilizzano quello che possono (come martelli e fiamme ossidriche) per aprire le periferiche obsolete ed estrarne metalli e vetro, esponendo se stessi a un pericolosissimo cocktail di sostanze nocive. Certo, in effetti i pezzi vengono riciclati. Ma purtroppo vengono riciclati nella maniera più pericolosa possibile: si preserva l’ambiente dell’Occidente per contaminare quello dell’Oriente.