Kim Dotcom: il codice del nuovo Megaupload è al 90%, sta per arrivare!

Vi abbiamo già raccontato delle vicissitudini di Kim Dotcom che è stato rilasciato su cauzione dopo essere stato arrestato a causa del suo famoso Megaupload, il sito affondato dall’FBI ormai da molto tempo. L’astinenza degli utenti si palpa in modo concreto, il portale manca a tutto il mondo di internet che ha visto scomparire la possibilità di visualizzare film e telefilm con un semplice click.

Certo, stiamo parlando di pirateria, una pratica ovviamente illegale. Non tutti, però, usavano il servizio per scopi illegali, ma avevano caricato i propri personali file che sono andati dispersi, ma questa è un’altra storia.

Google sta per aprire il suo primo negozio a New York?

Google dovrà censurare i termini torrent, RapidShare e Megaupload dalle ricerche

Google censura torrent

Google, d’ora in avanti, dovrà invitare i suoi tecnici a mettersi all’opera in modo tale da intervenire sul celebre motore di ricerca al fine di censurare termini quali, ad esempio, torrent, RapidShare e Megaupload.

A stabilirlo sono stati i giudici francesi nell’ambito della vertenza che ha visto big G contrapposto a SNEP (Syndicat national de l’édition phonographique), l’organizzazione che si occupa di tutelare i diritti dell’industria discografica francese.

La vicenda, nello specifico, ha avuto inizio nel 2010 quando la SNEP si rivolese ad un tribunale perchè costringesse big G a rimuovere i termini incriminati dal suo motore di ricerca in quanto in grado di favorire la pirateria.

Un primo tribunale rigettò la richiesta di SNEP dichiarando che i termini presenti nel motore di ricerca di big G non andavano a configurarsi come una violazione del copyright.

Megaupload FBI

Megaupload, l’Fbi e i sequestri illegittimi

Megaupload FBI

Ulteriori ed interessanti info sono in arrivo dal versante Megaupload: stando a quanto reso noto proprio nel corso delle ultime ore l’impero di Kim Dotcom, messo sotto sequestro in seguito all’arresto del suo stesso creatore, per legge sarebbe dovuto restare online ragion per cui l’Fbi avrebbe violato la giurisdizione.

Nello specifico l’Fbi, che si è fatta carico di applicare la legge americana contro la violazione del copyright relativamente a Megaupload e servizi annessi, avrebbe agito in maniera illegittima, così come sancito dal tribunale, sconfinando in Nuova Zelanda, ovvero il paese in cui è stata registrata la società .com e dove lo stesso Kim Dotcom risiede.

Helen Winkelmann, giudice dell’Alta Corte neozelandese, ha infatti emesso il parere che il blitz avvenuto il 19 gennaio 2012 è stato illegale, una dichiarazione questa che va a smontare ben metà dell’impianto accusatorio.

Ad essere contestata è, in maniera particolare, la procedura poiché l’operazione condotta nel modo in cui è stato fatto non è giustificabile con il reato dell’imptato.

Steve Wozniak difende Kim dotcom

Steve Wozniak difende Kim Dotcom e Megaupload

Steve Wozniak difende Kim dotcom

Il co-fondatore di Apple Steve Wozniak ha preso le difese di Kim Dotcom dichiarando senza problemi che le accuse degli Stati Uniti nei confronti dell’ex proprietario del celebre portale di file sharing Megaupload di cui si discute già da qualche mese a questa parte stanno soltanto minacciando l’innovazione portata da internet.

Wozniak e Dotcom sono, allo stato attuale delle cose, in ottimi rapporti, così come dimostrato dal continuo scambio giornaliero di messaggi di posta elettronica e così come certificato anche dalle foto che i due hanno scattato insieme giorni addietro unitamente alla compagnia di Ira Rothken, avvocato di Mister Megaupload.

La notizia ha subito destato un po’ di scalpore ma non per forze di cose l’atteggiamento di Wozniak deve esser visto come di parte.

Al fine di spazzar via ogni discussione ed ogni dubbio a riguardo il co-fondatore di Apple ha infatti ben pensato di rendere nota la sua posizione ed il suo punto di vista mediante un’apposita intervista tramite e-mail con Cnet.

Megabox

Megabox, Kim Dotcom annuncia l’arrivo imminente del suo nuovo progetto

Megabox

A dicembre dello scorso anno Kim Doctom, capo dell’ex impero Megaupload di cui, nel corso degli ultimi mesi, abbiamo avuto modo di seguirne le numerose vicende, annunciava l’arrivo di Megabox, un servizio musicale grazie al quale gli artisti avrebbero potuto vendere i propri brani direttamente agli utenti avendo la possibilità di ottenere introiti pari al 90% dei ricavi.

Allo stato attuale delle cose Mister Dotcom è ancora in arresto ed i suoi beni sono stati congelati dalle autorità ma, nonostante ciò, il fondatore di Megaupload ha fatto sapere, mediante la pubblicazione di appositi post sul suo account Twitter, che il progetto annunciato mesi addietro non è stato messo da parte e che tra non molto sarà disponibile online andando quindi a sfidare gli altri importanti nomi già presenti da diverso tempo a questa parte nel settore della musica digitale in rete.

Nel corso di un’intervista telefonica con TorrentFreak Dotcom ha inoltre fatto sapere che il progetto Megabox sta facendo grandi progressi e che nel corso dei prossimi giorni fornirà nuove ed interessanti info a riguardo.

Megaupload FBI

Megaupload, le autorità statunitensi dovranno fornire tutte le prove

Megaupload prove autorità USA

Sono tre le settimane concesse come tempo massimo alle autorità statunitensi per poter consegnare alla difesa tutto il materiale utile a contrastare la richiesta d’estradizione negli USA dei vertici dell’impero Megaupload, così come sancito proprio nel corso delle ultime ore dal giudice del distretto neozelandese Auckland David Harvey.

Nel dettaglio, le autorità statunitensi dovranno fornire ai legali dell’ex impero dell’hosting tutte le copie del materiale sequestrato a Kim Dotcom unitamente alle prove raccolte dall’FBI negli ultimi tempi.

L’azione è conseguenziale alla protesta in aula di Ira Rothken, avvocato di Dotcom.

Al fondatore di Megaupload, infatti, erano stati portati via numerosi hard disk poi spediti negli USA senza alcuna autorizzazione da parte del giudice neozelandese motivo per il quale le autorità a stelle e strisce sono accusate di voler temporeggiare per evitare che Dotcom e gli altri suoi soci riescano a difendersi.

Megaupload processo

Megaupload: il processo potrebbe saltare

Megaupload processo

Per lo spinoso caso Megaupload di cui si parla da ormai diverso tempo a questa parte potrebbe celarsi, direttamente dietro l’angolo, una svolta del tutto imprevista, almeno sino a pochi giorni addietro, in grado di sovvertire totalmente tutto quanto, o quasi, reso noto sino a questo momento.

Relativamente al caso Megaupload, infatti, potrebbe emergere un grave errore procedurale da parte delle autorità a causa della mancanza di sicurezza circa l’opportunità di poter procedere nei confronti di Megaupload sfruttando i documenti consegnati dallo stesso Dotcom, così come dichiarato dal giudice Liam O’Grady all’FBI.

Infatti, stando a quanto messo in evidenza da Ira Rothken, uno degli avvocati di Megaupload, non sarebbe possibile procedere nei confronti di una data società sfruttando quella che è la documentazione in possesso di Dotcom in quanto riferita inequivocabilmente ad una persona civile.

MPAA torna alla carica e dichiara guerra ad altri cyberlocker

MPAA file hosting

Sul fatto che nel mirino della Motion Picture Association of America (MPAA) non ci fosse soltanto Megaupload è cosa ben nota a tutti così come anche che dopo la chiusura dell’impero di Kim Dotcom numerosi altri servizi analoghi preferissero sparire dalla scena o, ancora, limitare quanto offerto onde evitare di incorrere nel medesimo destino, tuttavia, conseguenzialmente alle rivelazioni dell’ultim’ora, la situazione potrebbe essere soggetta a nuove e catastrofiche evoluzioni.

Ulteriori risorse dedicate alla condivisione di contenuti in rete potrebbero infatti andare incontro ad un processo di oscuramento come nel caso specifico di Wupload, Putlocker, DepositFiles, Fileserve, Mediafire, ovvero alcuni tra i servizi della categoria in questione che risultano maggiormente utilizzati dalla vasta utenza, in particolar modo in seguito alla chiusura di Megaupload.

A volere fortemente l’oscuramento di queste e di altre piattafome è sempre la MPAA di cui ne fanno parte sei delle più grandi case di produzione cinematografica americana e delle quali la Paramount Pictures sarebbe la più agguerrita nei confronti del file sharing.

Megaupload processo

Megaupload: i dati a rischio e l’amicizia delle major

Megaupload dati

Dopo l’oramai ben noto blitz delle autorità statunitensi che ha portato alla successiva ed inevitabile chiusura dei servizi Megaupload, all’arresto di Kim Dotcom ed alla sua libertà vigilata sono seguiti periodi di silenzio, seppur brevi, circa l’evoluzione della vicenda.

Nel corso delle ultime ore, però, il caso Megaupload è tornato nuovamente a far parlare di sè a gran voce e la questione, questa volta, verte prevalentemente sulle sorti dei dati archiviati dagli utenti mediante l’oramai ex servizio di file hosting.

Già qualche settimana fa, a tal proposito, si era discusso del problema della conservazione dei dati archiviati dagli utenti su Megaupload, una procedura che, upload del materiale protetto da copyright a parte, veniva eseguita da numerosi internauti per il backup o, ancora, per la condivisione di file dalle grandi dimensioni perfettamente legali.

Quindi, al fine di ovviare all’insorgere di ulteriori spiacevoli situazioni, la EFF, in collaborazione con Carpathia, avrebbe attivato un apposito servizio per permettere agli utenti di rientrare in possesso dei propri file ma a partire dal momento dell’annuncio e sino ad oggi i conti dell’hosting provider non hanno ricevuto alcun versamento da parte di Dotcom.

MegaUpload, annullata la confisca dei beni a Kim Dotcom?

Il processo a Kim Schmitz (aka Kim Dotcom) registra un altro colpo di scena. L’alto Tribunale della Nuova Zelanda, ha dichiarato nulla la confisca dei beni subita dal fondatore di MegaUpload spiegando che il raid della polizia ai suoi danni è stato effettuato in maniera “prematura” e viziato da un errore di procedura che avrebbe impossibilitato Schmitz a difendersi in maniera adeguata.

Il raid a cui si riferisce la corte neozelandese è quello avvenuto lo scorso gennaio, in contemporanea con la chiusura di MegaUpload e MegaVideo, nel quale Dotcom e dei suoi collaboratori sono stati arrestati vedendo sequestrati beni per oltre 200 milioni di dollari. Fra questi, conti in banca e numerose auto di lusso.

Megaupload, Kim Schmitz difende se stesso e il suo impero

 Kim Schmitz

Sono trascorsi poco più di dieci giorni da quando Kim Schmitz, il fondatore dell’impero Megaupload, è stato scarcerato su cauzione ottenendo nuovamente la sua libertà seppur sottoposta ad alcune limitazioni, almeno per il momento.

La libertà di Dotcom non sembrerebbe però essere stata cosa gradita alle autorità di Washington che, così come dichiarato, preferirebbero vedere il fondatore di Megaupload nuovamente dietro le sbarre, una richiesta questa che è però stata negata dal giudice.

Frattanto, comunque, Dotcom ha già avuto modo di rilasciare alcune interviste nelle quali, nonostante sia atteso l’esito del processo contro Megaupload, è apparso come tutt’altro che arrendevole.

Dotcom, infatti, ha fatto sapere che durante i giorni passati in cella ha avuto modo di riflettere attentamente sulla vicenda giungendo, infine, ad una precisa conclusione: “non possono vincere”.

Il fondatore di Megaupload è stato scarcerato su cauzione

Kim Schmitz, il fondatore dell’impero Megaupload meglio conosciuto come Kim Dotcom, è stato scarcerato, nel corso delle ultime ore, previo versamento di una cauzione.

Messo in carcere dopo il blitz condotto dall’FBI per l’oramai ben nota questione Megaupload e per la violazione dei diritti d’autore ad essa relativa, era stato arrestato in Nuova Zelanda circa 30 giorni addietro ed al terzo tentativo attuato dai suoi legali Schimtz è riuscito ad ottenere nuovamente la libertà.

Infatti, dopo che i beni di Schimtz sono stati posti completamente sotto sequestro, i giudici hanno ritenuto che la misura detentiva adoperata non fosse più proporzionata e, inoltre, secondo quanto disposto dalla Corte l’accusa non sarebbe stata in grado di dimostrare chiaramente che l’imputato sia in possesso di ulteriori proprietà nascoste alle indagini degli inquirenti.

Megaupload processo

Megaupload: i dati al momento sono ancora al sicuro

Megaupload dati

Da alcune ore a questa parte si era iniziato a discutere in maniera abbastanza seria circa la sorte dei dati degli utenti archiviati su Megaupload e della loro rimozione definitiva destinata ad essere eseguita entro pochi giorni.

Da pochissimo, però, ha iniziato a circolare un’ulteriore info in merito, annunciata direttamente da Ira Rothken, l’avvocato di Kim Dotcom, sfruttando Twitter come mezzo di comunicazione: i servizi di hosting Carpathia e Cogent Communications, ovvero quelli a cui ha fatto capo Megaupload per l’archiviazione e la gestione dei dati dell’utenza, attenderanno altre due settimane prima di procedere con l’eliminazione definitiva ed irreversibile di tutto quanto presente sui server di Dotcom e dei suoi soci.