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Java: vecchie versioni non sicure, bisogna rimediare

Al fine di garantire un maggior grado di sicurezza a tutti gli utenti che ogni giorno navigano in rete la FTC (Federal Trade Commissioni), l’agenzia a stelle strisce che tutela i consumatori, ha ordinato ad Oracle di rendere disponibile un tool che permetta di rimuovere dal computer tutte le vecchie versioni di Java SE.

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Nello specifico, l’agenzia statunitense ha richiesto ad Oracle di notificare agli utenti la presenza di versioni vulnerabili di Java SE durante la procedura di installazione della nuova versione e di pubblicare poi sul sito informazioni chiare riguardo la procedura di installazione.

Java, Oracle ha detto stop al supporto per Windows XP

Java, Oracle ha detto stop al supporto per Windows XP

Nel corso delle ultime ore Oracle ha interrotto il supporto per Java su Windows XP. Questo sta a significare che le prossime versioni del noto plugin, Java SE 7u65 e Java SE 8u11, non funzioneranno più sul sistema operativo più longevo della storia della redmondiana.

A segnalare la cosa è stato Heimdal Security che dopo aver installato Java SE 7u65 ha scoperto che il plugin non viene più caricato su Windows XP.

Per annunciare la lieta novella non è stato diramato alcun comunicato ufficiale. La novità è stata infatti comunicata tramite una FAQ in cui viene specificato che le successive versioni di Java saranno compatibili solo ed esclusivamente con Windows Vista, Windows 7 e Windows 8.1.

Adobe Reader e Flash sono stati bucati al Pwn2Own 2013

Pwn2Own 2013, anche Adobe Reader e Flash sono stati bucati

Adobe Reader e Flash sono stati bucati al Pwn2Own 2013

Dopo Internet Explorer, Google Chrome e Mozilla Firefox anche Adobe Reader e Adobe Flash sono stati bucati al Pwn2Own, l’hack-contest che si tiene ogni anno in Canada presso la conferenza CanSecWest.

Il giorno successivo a quello durante il quale i tre browser web sono “caduti sotto i colpi” degli hacker partecipanti al contest la società di sicurezza VUPEN è riuscita a superare anche la sandbox di Adobe Flash aggiudicandosi, in tal modo, un ricco bottino pari a 70 mila dollari.

Chaouki Bekrar, il CEO di VUPEN, ha dichiarato che Adobe sta facendo un ottimo lavoro nello sviluppo del suo plugin.

Oracle, invece, non presta la dovuta attenzione allo sviluppo del suo plugin e, diversamente da Adobe, Java può essere bucato senza problemi poiché non ha una sandobox.

Java: scovata una grave vulnerabilità, Oracle rilascia subito una patch

Java grave falla

Con l’arrivo del nuovo anno, oramai in corso già da diversi giorni a questa parte, si torna a parlare delle vulnerabilità di Java che durante il 2012 hanno fatto discutere così come non mai.

Il problema, questa volta, è davvero molto grave tanto da portare la stessa Oracle a rendere immediatamente disponibile una patch, contente diverse correzioni relative, appunto, alla sicurezza inclusa una modifica che impedisce l’esecuzione automatica delle applet e delle applicazioni non firmate senza l’autorizzazione dell’utente.

Con questa nuova versione Oracle ha infatti cambiato il Java Security Level predefinito da Medium a High.

Il livello di sicurezza può comunque essere verificato o modificato attraverso uno slider presente nella scheda Sicurezza del Java Control Panel.

Rivendere software usato è legale

UE, rivendere software usati è legale

Rivendere software usato è legale

Secondo quanto sancito dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea in merito ad una causa che vedeva contrapposte Oracle e la ben meno conosciuta azienda tedesca usedSoft, la rivendita dei software usati, contrariamente a quanto si possa immaginare, non è illegale.

Oracle aveva chiamato in giudizio usedSoft contestando la rivendita delle licenze software dei prodotti sviluppati dalla società di Larry Ellison relative ad applicazioni già precedentemente concesse ad altri soggetti.

La sentenza, però, ha dato torto ad Oracle.

HP Oracle itanium

HP chiede ad Oracle 4 miliardi di dollari per violazione di contratto

HP Oracle itanium

Dopo la sconfitta con Google nella causa per le API Java Oracle, a distanza di pochi giorni, si vede costretta a tornare nuovamente in tribunale ma, questa volta, è HP che chiama in causa la ben nota società californiana chiedendo un risarcimento corrispondente alla somma di ben 4 miliardi di dollari per violazione di contratto.

Stando a quanto dichiarato dai legali di Hewlett-Packard Oracle avrebbe infatti violato l’obbligo contrattuale nel momento in cui ha deciso di non sviluppare nuove versioni del suo database compatibili con i server Itanium.

Oracle, a sua volta, ha risposto e continua tutt’ora a rispondere alle accuse negando l’effettiva esistenza di un obbligo così vincolante e, al contempo, va a tacciare di incompetenza il management della società avversaria.

Google lavora anche ad un set-top box basato su Android?

Google batte Oracle: Android non ha violato i brevetti Java

Google batte Oracle

La spinosa questione che, già da qualche tempo a questa parte, ha contrapposto Google ad Oracle in quanto accusata di aver sfruttato senza nessuna autorizzazione alcuni dei brevetti del colosso dei database per la realizzazione di Android ha avuto finalmente fine: il verdetto ha sancito la vittoria totale da parte di big G.

Già qualche giorno addietro era stato intravisto uno spiraglio di luce ma durante la penultima udienza la vittoria, seppur parziale, era stata ottenuta dalla società di Larry Ellison.

Nel corso delle ultime ore, invece, la giuria chiamata ad esprimersi in merito alla vicenda ha stabilito che Google non ha violato alcun brevetto di proprietà Oracle scagionando quindi il sistema operaativo mobile Android da tutte le varie ed eventuali accuse di plagio.

Google antitrust USA abuso posizione dominante

Google ha violato il copyright di Oracle

Google Oracle

La sfida legale tra Google ed Oracle sembrerebbe essere giunta ad un punto cruciale poiché, stando a quanto dichiarato dalla Corte Federale di San Francisco, il gran colosso delle ricerche online sarebbe dalla parte del torto: il codice Oracle (Java) è stato effettivamente impiegato all’intero di Android.

Nonostante ciò quella di Oracle va tuttavia a configurarsi come una vittoria di Pirro poiché la giura non ha ancora saputo esprimersi in merito alla questione “fair use”, un dato questo che appare di fondamentale importanza per la risoluzione dell’intera questione.

Oracle, infatti, avrebbe dato l’impressione che l’acquisto della licenza non fosse necessario e non è quindi ancora chiaro se Google abbia utilizzato in maniera corretta il codice Oracle e 37 API o se se ne sia appropriata indebitamente.

Scontro tra Google e Oracle per API Java

Google VS Oracle: via al processo

Scontro tra Google e Oracle per API Java

Tra circa otto settimane sarà finalmente possibile venire a capo della faccenda che divide, oramai da diversi mesi a questa parte, Google ed Oracle poiché i rispettivi rappresentanti presenzieranno dinanzi la Corte federale di San Francisco relativamente alla spinosa questione delle API di Java.

La vicenda ha avuto inizio tempo addietro quando Oracle sporse denuncia nei confronti di Google per violazione della proprietà intellettuale legata al codice Java utilizzato nel TCK Dalvik del gran colosso delle ricerche in rete.

Oracle, in altri termini, ha ritenuto e ritiene tutt’ora che Google abbaia violato i brevetti Java comprati da Oracle durante il processo di acquisizione di Sun.

Grazie ad una successiva serie di interventi del giudice è stato poi possibile semplificare l’oggetto del procedimento legale mettendo in evidenza le accuse facenti riferimenti a cinque brevetti piuttosto che a sette, ovvero quelli originariamente chiamati in causa.

Oracle chiama in causa Google per uso illecito della tecnologia, chiede due miliardi di dollari

Oracle contro Google: richiesti due miliardi di dollari

Oracle chiama in causa Google per uso illecito della tecnologia, chiede due miliardi di dollari

Questa volta Oracle si trova “costretta” ha chiamare in causa il colosso dei motori di ricerca Google, per un uso illecito della tecnologia delle Virtual Machine Java sul sistema operativo Android. Gli avvocati delle due aziende, si sono riunite per cercare di ottenere un accordo quanto meno valido per tutte e due le aziende, accordo, che però non sembra arrivare. Dov’è il problema? Nella cifra risarcitoria, che Oracle richiede a Google.

Secondo alcune indiscrezioni, Oracle avrebbe richiesto a Google la cifra tonda di 2 Miliardi di dollari. La società di Larry Page, vorrebbe però sborsare solamente alcuni centinaia di dollari. Il principale motivo del contendere fra le due aziende è la cifra che Oracle richiede a Google, proprio per una presunta violazione del copyright della virtual machine di Java. Questa tecnologia è stata acquistata da Oracle dopo la fusione con Sun.

VirtualBox 4.0 disponibile: arrivano anche le estensioni!


Avete pianificato di passare le feste di Natale testando programmi e sistemi operativi che non avete avuto il tempo (o la voglia) di testare in altre occasioni? Ci sono buone notizie per voi.

Oracle ha appena rilasciato VirtualBox 4.0, la nuova major release di uno dei software per la virtualizzazione più famosi e utilizzati del mondo open source, che diventa ancora più semplice da usare, bello da vedere e ricco di funzionalità avanzate.

Oracle cita Google per violazione dei brevetti Java: una vittoria per Microsoft?

Se anche in questi roventi dì estivi non avete mancato di seguire le cronache provenienti dal mondo informatico, sarete sicuramente a conoscenza del fatto che Oracle, l’azienda che all’inizio dell’anno ha acquisito Sun e tutti i suoi prodotti di punta (OpenOffice, MySQL, ecc.), ha citato in giudizio Google per una presunta violazione di brevetti riguardanti il software Java integrato in Android.

Il gigante dei motori di ricerca, dal canto suo, ha già fatto sapere che la causa non ha alcuna ragion d’essere in quanto Android non usa Java bensì una tecnologia compatibile denominata Dalvik, ma la cosa andrà sicuramente per le lunghe. E in tutto questo marasma, potrebbe esserci qualcuno pronto a godere alle spalle dei due duellanti. Chi? Ma ovviamente lei, mamma Microsoft!

Linux, dati più sicuri grazie a Oracle

Linux fa un passo avanti nel mondo enterprise grazie al contributo fondamentale di Oracle. L’azienda infatti ha donato alla comunità open il codice per la data integrity.

Il codice, fondamentale per garantire l’integrità dei dati dalla corruzione silente, è stato creato da Oracle in collaborazione con Emulex, casa produttrice di hardware e rappresenta un passaggio fondamentale della comunità Linux verso il severo standard T10 per la data inegrity.

Il controllo d’integrità, grazie a questo codice, viene effettuato ad ogni scrittura del dato, seguendone così lo stato dall’applicazione al database fino all’eventuale trasferimento su dispositivi esterni di archiviazione. Grazie a questi controlli è possibile evitare che dati errati vengano trasferiti alle applicazioni evitando così il generarsi di errori anche gravi che possono provocare il downtime del sistema.

Google primo anche tra i 100 top brand, boom per il settore tecnologico

Google primo anche tra i 100 top brand, boom per il settore tecnologico

Uno degli aspetti più importanti per il successo o insuccesso di una qualsiasi azienda è il suo marchio, brand. Quando una compagnia o azienda ha un marchio forte e di successo, le persone sono condizionate da ciò e sono più inclini ad utilizzare o acquistare il prodotto di questa azienda, perché lo sentono familiare. Di recente è stata stilata la classifica dei 100 brand più forti, ricerca firmata dalla Millward Brown Optimor.

Il risultato di questa ricerca è davvero molto interessante infatti 28 delle 100 compagnie presenti nella classifica operano nel settore della Tecnologia in un modo o nell’altro. Sinceramente avrei pensato di vedere al primo posto brand come McDonalds o Coca-Cola, mai mi sarei aspettato Google come brand più forte in assoluto. Questa la top ten :