“In Europa serve un’accelerazione urgente per migrare all’IPv6”. Parola della Commissione Europea

Ipv6

I governi dei Paesi membri dell’Unione Europea, così come i siti e i portali principali del Vecchio Continente, devono guidare la migrazione allo standard IPv6. Parola del Parlamento Europeo, che proprio in questi giorni ha lanciato un allarme: se non innoviamo il metodo di gestione degli indirizzi internet, tutta la Rete e l’innovazione tecnologica sono a rischio. Secondo il piano, il 25 per cento degli utenti della rete deve migrare all’IPv6 entro il 2010.

Ma in cosa consiste l’IPv6? E che cos’è questa crisi di cui tanto si parla? È presto detto, e cercheremo di spiegarlo con parole semplici. Attualmente per gli indirizzi internet si utilizza la versione 4 dell’Internet Protocol (IPv4): uno schema 192.123.456.789(per fare un esempio di indirizzo IPv4) che permette la gestione contemporanea di 4,3 miliardi di indirizzi univoci. Questa cifra, però, verrà probabilmente raggiunta entro il 2011. Ecco perché l’urgenza di una migrazione all’IPv6.

Al CERN sviluppata una nuova rete 10.000 volte più veloce del Web

E’ come se una nota venisse sostituita da una sinfonia” questa la metafora che secondo il docente di Fisica all’università di Roma Andrea Capellini descrive meglio il sistema scovato al CERN di Ginevra per ottenere una rete di trasmissione dati simile all’attuale Internet, ma diecimila volte più veloce. Capace ad esempio di inviare l’intero catalogo delle canzoni dei Rolling Stones dall’ Italia ad un Pc posto dall’altra parte del mondo in soli due secondi.

Come forse saprete, è in costruzione ormai da qualche anno al CERN (consiglio europeo per la ricerca nucleare) il Large Hadron Collider o più semplicemente LHC (Grande collisionatore di adroni), un imponente acceleratore di particelle che sarà utilizzato per lo studio delle collisioni a livello subatomico.
A studiare tali collisioni e l’ enorme mole di dati rilevati dall’accelleratore, stimata intorno ai 10 petabyte l’ anno, si impegneranno studiosi da tutto il mondo
Ma come faranno gli scienzati a condividere ed elaborare una quantità tale di informazioni con i colleghi in tempo reale, senza causare il collasso della rete internet mondiale?

La Cina non garantisce che internet sarà “completamente aperta” durante i giorni delle Olimpiadi

GreatFirewall

Ci ritroviamo spesso a parlare di Cina, diritti umani e connessioni a internet. Come sapete in Cina è in azione una forte repressione nei confronti di blog e servizi “social” e Web 2.0 per evitare che dissidenti o esponenti politici dell’opposizione parlino male del governo su internet. In particolare oggi ci occupiamo di Olimpiadi, che si svolgeranno proprio il prossimo agosto a Pechino.

Secondo quanto riferito dal ministero della Tecnologia cinese, il Paese non garantirà lo stop alla censura nei giorni delle Olimpiadi, pur rassicurando tutti i giornalisti e reporter che saranno presenti alla manifestazione che i loro computer e le reti messe a loro disposizione funzioneranno correttamente. Insomma, tutto sembra andare verso una direzione: la censura non si arresterà e probabilmente solo gli uffici destinati agli operatori dell’informazione (in teoria) non saranno schermati.

Come condividere un masterizzatore tra più pc tramite LAN

Come condividere un masterizzatore tra più pc tramite LAN

Molte persone hanno n casa più di un pc collegati tra loro tramite una rete LAN casalinga, grazie alla quale è possibile condividere file, video, immagini, etc. grazie alla condivisione di rete. Quindi condividere questi è molto semplice, ma se volessimo ad esempio utilizzare un masterizzatore di un altro pc, come fa il Mac Book Air? Anche in questo caso l’operazione è più semplice di quanto si possa pensare.

Infatti oggi spiegherò come condividere un masterizzatore tra due pc collegati tramite LAN. Per prima cosa scarichiamo ed installiamo Alcohol 120%, nel pc dove è presente il masterizzatore. Fatto ciò ed avviato quest’ultimo clicchiamo con il tasto destro sul nostro masterizzatore e selezioniamo dal menu contestuale la voce Sharing. Identifichiamo la periferica che vogliamo condividere, selezioniamola, e clicchiamo su New Share. Inseriamo nella casella Share name of target, un qualsiasi nome, ad esempio Masterizzatore di rete, spuntiamo le caselle Share read e Share write, premiamo su Ok.

Le follie degli utenti: cosa vogliamo di più di internet dai “poveri” provider?

Provider

Qualche giorno fa l’Ap ha pubblicato un interessante articolo passato un po’ inosservato, ma secondo me molto curioso. Si tratta delle pazze clausole che alcuni provider fanno firmare ai propri utenti per evitare richieste (soprattutto di risarcimento) davvero molto singolari. La Verizon Communications Inc, ad esempio, fa firmare ai nuovi clienti una clausola secondo cui non si assume alcuna responsabilità dell’accuratezza delle informazioni lette in Rete o ricevute via mail.

Come per dire: non denunciateci se su Wikipedia trovate un’informazione sbagliata, non è colpa nostra. Il problema è che qualcuno una cosa del genere deve averla davvero fatta. “Certa gente – spiega il portavoce del provider, Bobbi Henson – pensa che tutto quello che c’è online viene dal proprio provider o comunque è controllato. Ma non è così, ovviamente”.

La dipendenza da internet è un disordine mentale?

Addicted

Sta facendo discutere, e molto, un editoriale pubblicato all’interno dell’American Journal of Psychiatry secondo cui la dipendenza da internet sarebbe un disordine impulsivo-compulsivo che dovrebbe essere inserito nella lista psichiatrica dei disordini mentali.

Ancora non è chiaro cosa definisca esattamente la dipendenza da internet: se, cioè, la voglia irrefrenabile di trovare una connessione internet dovunque ci si trovi oppure controllare la posta ogni mezz’ora oppure – ancora – restare collegati ai vari sistemi di messaggistica istantanea tutto il giorno.

Usa, un disegno di legge per rendere illegale il posting anonimo in internet

Anonimo

Non preoccupatevi: per il momento, almeno in Italia, l’anonimato di chi utilizza internet non è a rischio. Ma forse negli Stati Uniti un pochino lo è. Un politico del Kentucky ha infatti depositato una proposta di legge per rendere il posting anonimo su internet illegale.

Secondo quanto si legge nella proposta, chiunque voglia scrivere le proprie opinioni su un sito o un blog, deve registrare, su quel sito, il proprio vero nome, cognome, indirizzo fisico e indirizzo e-mail. Non è tutto: quando scriverà un articolo o commenterà un post di qualcun’altro dovrà sempre firmarsi col vero nome e cognome!

Internet aiuta il moltiplicarsi della pedofilia. Parola di alcuni esperti spagnoli

Pedofili

Negli ultimi tempi – lo dimostrano anche i tanti arresti di questi giorni – la pedofilia è cresciuta in maniera esponenziale in tutto il mondo. Secondo alcuni esperti, una delle cause principali sarebbe da attribuire a internet, che starebbe offrendo proprio ai pedofili un nuovo “terreno fertile” per “agire” e scambiarsi materiali e informazioni. Non solo, alle persone che già erano attratte dai minorenni si aggiungono anche quelle che vengono a conoscenza del fenomeno proprio “grazie” alla Rete. Si tratta di un’accusa molto forte lanciata da Guillermo Canovas, esperto spagnolo in criminalità informatica.

I risultati, purtroppo, sembrano dargli ragione: sono milioni le immagini e i video pornografici che coinvolgono minori presenti su internet, e dal 2004 ad oggi sono state denunciate migliaia di persone, 677 nel solo 2007. Secondo le ultime ricerche sociologiche, il “pedofilo-tipo” sarebbe una persona socialmente integrata, spesso anche genitore, ben educata e appartenente ad un livello sociale di tipo alto.

Attesa Wimax: conclusa la prima fase dell’asta

Attesa Wimax: conclusa la prima fase dell’asta

E’ arrivata a quota 49 milioni e 800 mila euro l’asta per il WiMax: lo ha comunicato il Ministero delle Comunicazioni, che ha ultimato l’apertura delle buste. Si arriva a questa cifra sommando il valore delle offerte ammesse, infatti sono in tutto 179 quelle ritenute valide, e che quindi sono state ammesse alla seconda fase della gara: la fase dei rilanci, che partirà il 13 febbraio 2008.

Davvero una buona notizia dato che le offerte coprono tutti i 35 diritti d’uso (macro regionali e regionali), quindi è molto probabile che ci saranno servizi WiMax capillari, in tutte le zone previste per la futura copertura. Il Ministero ha pubblicato anche l’elenco delle aziende che hanno presentato le offerte. Le offerte più importanti arrivano da Telecom Italia, Ariaadsl, A. F. T., Elettronica Industriale (Mediaset), E-Via (Gruppo Retelit), Wind e Toto Costruzioni (AirOne), che stanno partecipando su più macro regioni. In particolare, Telecom, Ariadsl, A. F. T. ed Elettronica Industriale stanno gareggiando per tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud.

ipv6 forse ci siamo

ipv6 forse ci siamo

Una notizia passata molto in sordina, cioè da ieri è attivo per 4 root nameserver il protocollo ipv6. Forse alcuni di voi si staranno chiedendo di che parlo, bene facciamo una breve introduzione. Gli indirizzi internet sono quasi finiti o per meglio dire si esauriranno entro breve e oggi degli oltre 4 miliardi disponibili con il sistema attuale, ovvero l’ipv4, ne rimangono liberi solo il 14 per cento.

Secondo i calcoli del Icann, nel 2011 non ce ne saranno più. Per questo è partita l’attivazione dell nuovo sistema di assegnazione, l’ipv6, che inizierà ad affiancarsi a quello attuale, l’ipv4, per prenderne completamente il posto nel giro di una quindicina d’anni. Il nuovo sistema metterà a disposizione un numero altissimo di indirizzi identificativi, pari a due elevato alla centoventottesima potenza o, se preferite, 3,4 per 10 alla trentottesima (con l’ipv4 siamo a 2 alla 32esima). Insomma c’è ne sarà un pò per tutti.

I compiti per casa? Diventate famosi in rete

Famous

Anche oggi, giorno di Natale, dopo aver parlato ieri del governo spagnolo che regalerà ai ragazzi sotto ai 30 anni un dominio .es per un anno, ecco fresca fresca un’altra notizia “positiva” che riguarda internet e l’educazione dei più giovani.

Questa volta ci trasferiamo negli Stati Uniti, dove alla Parsons – The New School for Design una classe di quindici allievi studierà come si diventa famosi in rete. Non solo teoria, però: lo scopo ultimo del corso, infatti, è quello di cercare di diventare popolari su internet nel minor tempo possibile, con una gara agguerrita tra tutti gli studenti.

Internet collasserà nel 2010. O no?

Server

Ultimamente sono in molti a parlare di una vicina morte (o collasso) di internet, dovuta al traffico eccessivo. Ultimamente sta facendo molto scalpore una ricerca pubblicata dal quotidiano statunitense Usa Today secondo cui l’utilizzo massiccio della banda larga e dei contenuti multimediali porterà a un deterioramento sempre maggiore dei cavi telefonici e, quindi, dell’intera rete.

Basti pensare che solo YouTube, che fino a un paio di anni fa non conosceva nessuno, genera ogni mese 27 Petabyte (che non è una parolaccia, ma sono la bellezza di 27 milioni di gigabyte). Secondo la ricerca, proprio intorno al 2010 potrebbe esserci il collasso. Un collasso che ci porterà indietro nel tempo, ai vecchi anni dei modem dial-up, tanto che numerosissime persone, non sopportando la lentezza, abbandoneranno del tutto questa tecnologia. Ovviamente, si legge, se saranno fatti gli investimenti opportuni, soprattutto nel migliorare le linee, tutto questo non avverrà.

“Internet? È roba vecchia”. Parola dei suoi creatori

Word

Avete capito bene: secondo i pionieri della Rete, internet sarebbe ormai un’infrastruttura obsoleta. A rivelarlo un articolo del Wall Street Journal. Nel 1969 Larry Roberts del Pentagon’s Advanced Research Projects Agency progettò un programma, destinato agli enti di ricerca, chiamato ARPAnet che avrebbe permesso a più computer di restare connessi tra loro anche a distanza. Per le decadi successive, Roberts ha provato, spendendo circa 340 milioni di Dollari, a migliorare la sua stessa tecnologia, arrivando però al punto che oggi come oggi è obsoleta.

“Non possiamo più contare su questa tecnologia, che è vecchia di quarant’anni” ha spiegato il programmatore che ora ha 69 anni. La sua ultima invenzione è un “router di flusso”, che non fa altro che analizzare il traffico di rete convogliando su “strade” diverse dati di pagine Web, e-mail, telefonate VoIP, e così via. Ma Roberts non è l’unico tra i “creatori” della rete a pensarla così.