Myanmar alla ribalta internazionale grazie alla rete. E ora?

La scia di sangue che sta accompagnando la durissima repressione del governo birmano (pardon, del Myanmar) contro le migliaia di persone scese in strada per chiedere maggiore democrazia è stata accompagnata anche, come tutti sapete, da un totale oscuramento dei canali tradizionali d’informazione. Oltre alla “caccia al giornalista” (che ha portato, tra le altre cose, all’uccisione di un fotoreporter), la rete, i blog e le nuove tecnologie si sono rivelati fondamentali, forse per la prima volta, per far uscire dal Paese informazioni sulla tragedia che, altrimenti, non avremmo mai potuto avere.

Da ieri però, purtroppo, è impossibile connettersi a internet praticamente da ogni parte del Myanmar “a causa della rottura di un cavo sottomarino”, spiega il governo (ma sappiamo tutti che non è così). La strategia governativa, infatti, punta a non fare uscire dai confini nazionali informazioni sugli scontri e sulle migliaia di persone imprigionate e pestate a sangue (se non uccise).