Yahoo! condannata per aver linkato siti di film in streaming: si combatte così la pirateria?


Ecco un fulgido esempio di come uno stesso argomento può essere trattato in due modi: uno superficiale, censorio e per nulla al passo con i tempi; un altro forse troppo articolato ma sicuramente più ragionato, concreto e in grado di centrare il vero punto della questione.

Come avrete sicuramente letto o sentito in giro, l’altro giorno la nona sezione del Tribunale di Roma ha condannato Yahoo per la “violazione dei diritti di sfruttamento economico sul film ‘About Elly’ mediante il collegamento [..] ai siti riproducenti […] l’opera, diversi dal sito ufficiale”, ossia per la presenza nei risultati delle ricerche di link a siti di film in streaming che non sono stati rimossi in tempo dal motore di ricerca nonostante le ripetute segnalazioni.

Negli stessi giorni, un gruppo di persone che a inizio febbraio si erano incontrate alla Lift11 Conference di Ginevra (una conferenza sull’innovazione e il futuro delle tecnologie digitali) hanno realizzato e messo online un manifesto contro la pirateria con il quale spingere l’industria a “svegliarsi” e lottare contro le cause della pirateria e non chi ne fruisce, gli utenti.

Sentenza italiana crea un precedente nel mondo della tecnologia

Giudice

Un giudice di pace di Firenze, Alberto Lo Tufo, sta per diventare famoso in tutto il mondo per una sentenza, depositata poche settimane fa in cancelleria, che apre un precedente sul fronte dei software pre-installati nei computer nuovi. La storia è più o meno questa: un utente italiano che aveva acquistato un computer Compaq si è ritrovato sullo stesso – pur avendo specificatamente spiegato di non esserne interessato – Windows Xp e Microsoft Works.

Sul contratto di licenza (EULA) c’era scritto chiaramente che se l’utente non voleva avvalersi della licenza dei software pre-installati, poteva richiederne il rimborso al produttore. Strano ma vero, dopo una battaglia legale così è stato: il giudice ha dato ragione all’utente, che ha ricevuto indietro dalla casa produttrice del computer 90 Euro per Windows Xp e 50 Euro per Works (più ovviamente il rimborso delle spese processuali).