Google difende Hotfile dall’accusa di violazione di copyright

Google difende Hotfile

I legali di Google, il gran colosso delle ricerche in rete, hanno deciso di tendere una mano verso Hotfile ed i suoi vertici nel tentativo di difendere la celebre piattaforma di file hosting da Motion Picture Association of America (MPAA) unendosi quindi alla resistenza del cyberlocker in un tribunale della florida.

Al centro della questione vi è l’accusa da parte dell’Organizzazione americana dei produttori cinematografici di condivisione illegale di contenuti protetti da diritto d’autore ed a detta dei quali sarebbe favorita da Hotfile, visione che, tuttavia, pare non essere condivisa da big G.

La richiesta da parte delle major di bloccare in maniera definitiva Hotfile è infatti giunta a Google come una vera e propria minaccia per la presenza in rete di svariati servizi apparentemente legali.

Secondo quanto sostenuto da Google, infatti, la DMCA (Digital Millenium Copyright Act), ovvero quella legge che le major stanno utilizzando per chiedere la chiusura dei siti che vanno a violare il copyright, prevede che tutte le varie ed eventuali violazioni di diritti d’autore vengano dimostrate in modo tale da poter mettere in evidenza come il provider sotto accusa, in questo caso Hotfile, sia effettivamente al corrente del misfatto.

Megaupload, Kim Schmitz difende se stesso e il suo impero

 Kim Schmitz

Sono trascorsi poco più di dieci giorni da quando Kim Schmitz, il fondatore dell’impero Megaupload, è stato scarcerato su cauzione ottenendo nuovamente la sua libertà seppur sottoposta ad alcune limitazioni, almeno per il momento.

La libertà di Dotcom non sembrerebbe però essere stata cosa gradita alle autorità di Washington che, così come dichiarato, preferirebbero vedere il fondatore di Megaupload nuovamente dietro le sbarre, una richiesta questa che è però stata negata dal giudice.

Frattanto, comunque, Dotcom ha già avuto modo di rilasciare alcune interviste nelle quali, nonostante sia atteso l’esito del processo contro Megaupload, è apparso come tutt’altro che arrendevole.

Dotcom, infatti, ha fatto sapere che durante i giorni passati in cella ha avuto modo di riflettere attentamente sulla vicenda giungendo, infine, ad una precisa conclusione: “non possono vincere”.

Il fondatore di Megaupload è stato scarcerato su cauzione

Kim Schmitz, il fondatore dell’impero Megaupload meglio conosciuto come Kim Dotcom, è stato scarcerato, nel corso delle ultime ore, previo versamento di una cauzione.

Messo in carcere dopo il blitz condotto dall’FBI per l’oramai ben nota questione Megaupload e per la violazione dei diritti d’autore ad essa relativa, era stato arrestato in Nuova Zelanda circa 30 giorni addietro ed al terzo tentativo attuato dai suoi legali Schimtz è riuscito ad ottenere nuovamente la libertà.

Infatti, dopo che i beni di Schimtz sono stati posti completamente sotto sequestro, i giudici hanno ritenuto che la misura detentiva adoperata non fosse più proporzionata e, inoltre, secondo quanto disposto dalla Corte l’accusa non sarebbe stata in grado di dimostrare chiaramente che l’imputato sia in possesso di ulteriori proprietà nascoste alle indagini degli inquirenti.

CopyrightSpot: valido aiuto nella ricerca di chi ci copia violando i nostri diritti!

Sarà un’impressione, ma probabilmente la maggior parte dei lettori di Geekissimo è composta da persone che, per passione o per qualcosa di più, scrivono su internet articoli, guide, post, dossier e cose simili e che quindi mettono a disposizione le proprie conoscenze ed il proprio tempo per i lettori, rilasciando molto spesso le proprie opere sotto Copyright o Creative Commons.

Come sappiamo credo tutti, queste forme di tutela del proprio operato, salvo dove espressamente specificato, implicano al loro interno il rispetto di elementari regole che difendono l’opera e quindi anche l’autore, da eventuali plagi o copie palesi che vanno a vanificare la proprietà intellettiva intrinsecamente interposta all’interno dell’elaborato.

Per tentare di arginare il problema delle copie nei casi in cui non sia rispettata la licenza di rilascio, o almeno dove non venga riportata la fonte dello scritto, possiamo trarre grande aiuto dai search egines, Google in primis, inserendo parti delle nostre opere nel campo di ricerca e arrivando quindi all’individuazione dei copioni. Ma non ci aiuta solo Google. Una bella mano ce la può dare anche CopyrightSpot!

YouTomb ovvero ecco tutti i video censurati su Youtube

YouTomb ovvero ecco tutti i video censurati su Youtube

Il nome di questo servizio forse non è allegro ma come progetto YouTomb è senza dubbio interessante, infatti questo sito raccoglie tutti i video eliminati da Youtube a causa di violazione del copyright. Preciso a scanso di equivoci che comunque su questo sito non sarà possibile vedere i video eliminati, ma permette solamente di avere un idea a fine statistico di cosa viene censurato e in che misura.

Come dice il sito stesso, YouTomb monitora continuamente i video più popolari su Youtube alla ricerca di violazioni del copyright. Inoltre nei metadata è possibile sapere da quanto tempo il video è stato eliminato da Youtube.

111 milioni di dollari per violazione di copyright, il tragico epilogo della vicenda TorrentSpy

Vi avevamo parlato qualche tempo fa della chiusura del torrent tracker TorrentSpy, a seguito della battaglia legale intrapresa contro la MPAA nel 2006, quando il sito era giunto all’apice del successo ed un giudice federare ordinò di rendere disponibili tutti i dati relativi alle attività dei propri utenti.
La chiusura del sito non ha comunque interrotto il corso giudiziario, anzi, ieri è stata pronunciata la sentenza ufficiale, che condanna Torrent Spy a pagare 111 milioni di dollari.

Nonostante il servizio non ospitasse fisicamente sui propri server materiale protetto da copyright, ne facilitava lo scambio tramite la sua rete. Questo per i giudici è stato abbastanza per condannare TorrentSpy al pagamenti di 30.000$ per ognuna delle 3.699 instanze di violazione di copyright presentate nel corso del processo.