CableSearch, il motore di ricerca per visualizzare facilmente i documenti pubblicati da Wikileaks

Negli ultimi giorni, lungo l’intero web, è stata prestata particolare attenzione alla vicenda di Wikileaks e del suo fondatore Julian Assange, così com’è possibile notare dando uno sguardo alle apposite news ed informazioni pubblicate su Geekissimo ed accessibili cliccando qui.

Tuttavia, allo stato attuale delle cose, considerando le sempre maggiori ed inevitabili difficoltà relative alla possibilità di reperire documenti ed informazioni d’interesse girovagando in lungo e in largo per il web, uno strumento quale CableSearch potrebbe dunque rivelarsi estremamente utile.

CableSearch, infatti, altro non è che un pratico motore di ricerca mediante cui accedere facilmente a tutti i documenti reperibili direttamente su Wikileaks, andando quindi a scandagliare a fondo un databae che, ad oggi, conta all’incirca 1000 pubblicazioni.

Wikileaks, nuove rivelazioni sul caso Google-Cina


Mentre continuano a rincorrersi le voci sul destino del suo fondatore, Julian Assange (che è ancora ricercato da mezzo mondo), il redivivo Wikileaks ha pubblicato nuove interessanti indiscrezioni sul caso Google-Cina.

Un nuovo cablogramma “trafugato” dall’ambasciata americana a Pechino confermerebbe la responsabilità del governo cinese dietro gli attacchi hacker a Google dell’anno scorso, affidando un ruolo centrale nella loro ideazione a Li Changchun, sessantaseienne propagandista del regime di Hu Jintao che si sarebbe detto scandalizzato dagli articoli critici verso di lui rintracciati tramite Google.cn.

Che fine ha fatto Wikileaks?

Wikileaks è il sito più visitato e attaccato degli ultimi anni. In questi giorni è un sito che non riesce a trovare pace in rete. molti di voi sicuramente, stanno seguendo la storia di Wikileaks e del suo fondatore (foto sopra) che in questi giorni sta facendo discutere tutto il mondo. Sono tanti i documenti in possesso di Assange che verranno pian piano pubblicati e sono altrettanto tanti i documenti pubblicati in passato. Proprio per questo suo voler pubblicare documenti segreti, che Assange non sta passando giorni felici.

Il sito Wikileaks è la fonte principale, dove vengono pubblicati tutti i documenti dei vari stati. La nazione messa più in discussione da Assange, sono gli Stati Uniti. E sono proprio gli Stati Uniti, che secondo Assange stanno minando la stabilità del sito internet, con continui attacchi DDOS che hanno costretto molti provider a rifiutare il sito sui propri server. Ultimo di questi Amazon, come vi abbiamo già raccontato.

Wikileaks “cacciato” da Amazon


Com’era lecito attendersi dopo la pubblicazione dei documenti segreti USA, Wikileaks non sta godendo di vita facile. Il sito di Julian Assange è sotto attacco DDoS da diversi giorni (non si sa ancora bene da parte di chi) e ciò ha spinto i suoi responsabili a cercare delle soluzioni alternative.

Ieri, a seguito di un ennesimo attacco della portata di ben 10Gbit/s (insopportabile per chiunque), Wikileaks è stato spostato sui server di Amazon, sulla piattaforma di cloud computing Amazon EC2 per essere precisi, ma l’asilo non è durato molto.

Wikileaks Italia, ecco tutti i documenti segreti!

Qualche ora addietro, qui su Geekissimo, è stata prestata attenzione ad uno degli argomenti maggiormente discussi allo stato attuale delle cose: Wikileaks Italia.

In particolare, si è posto l’accento su tutto quanto concerne le opinioni delle autorità americane sugli attacchi hacker ricevuti da Google in Cina.

Tuttavia, le informazioni emerse dal sito web di Julian Assange, il giornalista che sta facendo tremare il mondo, fanno anche riferimento ad un insieme di sconcertanti rivelazioni riguardanti l’Italia, il “nostro” bel paese.

Wikileaks: governo cinese dietro attacchi hacker a Google

Oltre a sputtanare i leader politici di mezzo mondo, i rapporti segreti pubblicati ieri da Wikileaks hanno messo in luce le opinioni delle autorità americane sugli attacchi hacker ricevuti da Google in Cina.

Secondo quanto riportato dal sito di Julian Assange, alcuni contatti dell’ambasciata americana a Pechino avrebbero affermato che “L’hackeraggio di Google è stato parte di una campagna per il sabotaggio dei computer organizzata da funzionari, esperti di sicurezza e criminali informatici reclutati dal governo cinese”.

Con queste parole si confermerebbe, dunque, la responsabilità del regime di Hu Jintao nelle intrusioni che hanno preso di mira non solo gli account Gmail di alcuni dissidenti, ma anche i sistemi informatici di diverse aziende americane, il Dalai Lama e molti alleati degli USA. Sin dal 2002, pare.

Viva la libertà di espressione: riapre Wikileaks

Wikileaks

Ne avevamo parlato proprio qualche giorno fa: un giudice statunitense aveva creato molto scalpore dopo la decisione di chiudere il sito Wikileaks, specializzato nella pubblicazione di notizie riservate e fughe di notizie. Ebbene, la novità è che un giudice federale ha ribaltato la decisione, e consentirà al sito statunitense di riaprire a tutti gli effetti.

La decisione – ricordate? – era stata accompagnata da un grande scalpore per chi parlava di diritti violati e libertà di stampa e di opinione calpestata. E durante il dibattimento (che è durato oltre tre ore) proprio chi si appellava al primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti è stato premiato: il giudice, infatti, ha pensato proprio al primo emendamento per giusitificare la propria decisione, spiegando che le misure intraprese non erano “costituzionalmente adeguate”.

Un giudice americano impone la chiusura di Wikileaks, famoso sito che ospita fughe di notizie

Wikileaks

Un giudice federale di San Francisco, Jeffrey White la Dynadot, ha decretato la chiusura immediata di Wikileaks, sito americano molto famoso perché alimentato quasi esclusivamente da fughe di notizie. La società che ne possiede il dominio, però, ha deciso di fare appello in quanto non sarebbe stato ripettato il Primo emendamento della Costituzione americana, quello che regola la libertà di espressione.

Il sito era diventato famoso qualche tempo fa per aver pubblicato (grazie a una fuga di notizie) le regole d’ingaggio dei militari americani in Iraq e il manuale destinato alle guardie del carcere di Guantanamo, a Cuba. Il caso che ha però portato alla chiusura del sito è legato alla denuncia da parte di una banca delle isole Cayman, la “Juluis Baer Bank and Trust”, che si è vista pubblicare online delle accuse parecchio pesanti.