Anonimato e blog. Blogger americano anonimo combatte contro il suo comune per la libertà di espressione
C’è una storia in questi giorni negli Stati Uniti che sta facendo molto parlare di sé. È la storia di un blogger del New Jersey che sta combattendo disperatamente contro il suo stato, contro la magistratura (e anche contro Google) per vedersi riconosciuto il principio secondo cui i blogger possono scrivere anche in maniera anonima, anche senza rivelare il proprio nome e cognome.
La storia è più o meno questa: il blogger, conosciuto con il nick di daTruthSquad ha criticato un’azione legale del comune di Manalapan (New Jersey), così come i politici che l’hanno voluta intraprendere, nei confronti di un ex-procuratore generale che avrebbe contribuito all’acquisto di un terreno inquinato nel lontano 2005. La decisione ha scatenato un acceso dibattito nella stampa locale e tra i cittadini, e il blogger com’è giusto ha partecipato al dibattito scrivendo le proprie opinioni, in forma anonima, su un blog appositamente creato.
Il blog, in particolare, è stato aperto sulla piattaforma Blogspot, di Google. Il comune, allora, si è rivolto proprio a Google per chiedere l’identità del blogger e tutte le altre informazioni (come l’indirizzo e-mail o i post ancora in bozza!) per risalire a lui. daTruthSquad è attualmente accusato/a di falsa dichiarazione. Anche i blogger, così come ogni altra persona, spiegano le associazioni che lo/la stanno difendendo, possono avvalersi del Primo emendamento, che dà loro il diritto di parlare anche in maniera anonima, giudicando questa invasione della privacy da parte del comune inaccettabile.
Al momento il Comune non ha accolto la richiesta di sospendere la causa contro il blogger, e così il 21 dicembre le due parti in causa verranno ascoltate dal giudice. Una vicenda decisamente spinosa, che porta l’attenzione nei confronti di un fattore: è possibile criticare il potere essendo anonimi? A mio parere sì. Negli Stati Uniti vige il Primo emendamento come da noi esiste l’articolo 21 della Costituzione, che preserva la libertà di espressione e di critica da parte di ogni cittadino. Ognuno può scrivere quello che vuole nel rispetto della legge. In questo caso si trattava di una critica (costruttiva, ovviamente) nei confronti dell’azione del comune: perché sanzionare un’opinione? Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate a riguardo: siete d’accordo con me, oppure pensate che l’anonimato sul blog debba essere vietato?
Via | Slashdot.org
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#1Mat
Giusto poter protestare senza dover dichiarare la propria identità. Un’opinione è un’opinione, rivelare la propria identità alle istituzioni che ti sono contro va solo a loro vantaggio. Ed è una violazione della privacy.
#2softcodex
spero non si crei un precedente, altrimenti siamo fritti online.
#3Angelo
L’anonimato è importantissimo per molte questioni!!!
#4Rambo Guerrazzi
Considerate che il comune di Marsciano (PG) voleva oscurare il nostro blog… Se interessa questo è il resoconto dei fatti: http://casapiddu.wordpress.com/2007/03/31/scoop-la-polizia-sulle-tracce-di-rambo/
#5Moreno
Dovrebbero spiegare a cosa serve loro conoscere l’identità di queso blogger.
Non sono neanche intelligenti!
La cosa “giusta” sarebbe rispondere alle sue “critiche” in modo da spiegare i propri punti di vista…ma si sa…sono politici!
#6Hill
“Ognuno può scrivere quello che vuole nel rispetto della legge.”
Il fulcro della questione sta tutto in questa frase. Se il blogger ha diffuso notizie false (come gli viene contestato dal comune) ha violato la legge ed è giusto che per questo venga perseguito. Ma se quest’accusa dovesse rivelarsi falsa (cioè il blogger era in buona fede) non c’è alcun motivo per rivelare l’identità del blogger… anzi, QUESTO andrebbe contro la legge.
Sinceramente, non avendo gli tutti gli elementi per dare una mia valutazione (tutto ciò che so di questo caso l’ho appreso dalle poche righe qui sopra), preferisco non inverire scontatamente contro l’autorità per pura solidarietà con un altro blogger. Non mi piace il giustizialismo della prima ora… Chi ha sbagliato in questa vicenda pagherà. (sperando in giudizio equo)