Come saranno fatti i computer del futuro? Probabilmente avranno microchip chimici, magnetici o ottici
Come saranno i computer del futuro? Di quali materiali saranno costruiti? E quanto saranno veloci? Capita che ci poniamo spesso questa domanda, pensando agli anni a venire. Ebbene: alcune ricerche ultimamente pubblicate stanno dando luogo a un lungo dibattito nella comunità scientifica, perché pare davvero che nel giro di qualche decennio i microchip (che regolano la vita di tutti i nostri sistemi elettronici) potranno essere magnetici, chimici o ottici. Secondo la legge di Moore, il numero di transistor in un chip raddoppia ogni 18 mesi, e di pari passo vanno le prestazioni di un computer. Questa equazione, però, sta per raggiungere i suoi limiti perché la capienza massima dei chip sta per essere raggiunta.
E così, molto presto – addirittura nel giro di un paio di decine di anni – i nostri processori tradizionali fatti di silicio sono destinati completamente a sparire. A favore, ad esempio, dei microchip magnetici. Invece di utilizzare il movimento degli elettroni per elaborare le informazioni, il che dissipa tra l’altro molta energia, c’è chi sta pensando a sfruttare altre caratteristiche degli atomi. Un esempio concreto sono i cosiddetti “computer quantici”, in cui si utilizzano atomi “intrappolati” che variano il loro stato energetico, o quelli “a spin” che utilizzano una particolare proprietà magnetica delle particelle. Questo modo di elaborare le informazioni permetterebbe di effettuare molti più calcoli nella stessa unità di tempo.
Passiamo ora a vedere i microchip chimici, in grado sfruttare diverse caratteristiche di composti per trasmettere le informazioni. Sono allo studio, infatti, molecole che cambiano forma se sottoposte a stimoli particolari, oppure dei calcolatori cosiddetti “metabolici”, che utilizzano reazioni tipiche delle cellule viventi (incredibile!). I primi a entrare sul mercato saranno però i microchip ottici, già presenti in alcune applicazioni industriali.
Invece di muovere le informazioni all’interno di un chip con gli elettroni, gli scienziati hanno scoperto che è possibile utilizzare i fotoni, cioè “pacchetti di luce”, che hanno il vantaggio di essere più veloci e non dissipare calore. Nei modelli ora in costruzione sono ancora gli elettroni a fare i calcoli, mentre i fotoni trasmettono solo i risultati, ma c’è chi sta pensando a computer basati soltanto sulla luce. Unico problema di tutte queste tecnologie che ci fanno sognare? Sono molto, molto più costose di quella al silicone silicio.
Si ringrazia l’utente Oliver Ingrouille [ mr oji ] di Flickr per l’immagine
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Curiosità, hardware, tecnologia Tags: chip, computer, hardware, microchip, scienza, tecnologia, transistor, |
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#1luigi
ecco quarda qua http://tidus-ffx.myminicity.com/
#2yselfh
“Unico problema di tutte queste tecnologie che ci fanno sognare? Sono molto, molto più costose di quella al silicone.”
Processori al silicone? O__O”… cioè? Per aumentare le prestazioni si sono fatti una plastica come Pamela Anderson? 😛
#3basta638
silicone? silicio semmai xD
#4Alex
Sembrava troppo bello se l’articolo filava tutto liscio, proprio su l’ultima parola vai a confondere silicone con silicio….ah 😉
#5Zio Michele
Cosa vi lamentate, è questo il livello di geekissimo.
#6Trinitrotoluene
oddioragàzzi…
#7Trinitrotoluene
non ricominciamo a menarla solo per una distrazione, forza e coraggio… c’è una vita che vi aspetta, fuori da quel tostapane grigino, piena di belle occasioni per fortificarsi l’animo e diventare meno acidelli…
#8Daniele@LG
I Computer Quantici saranno decisamente il prossimo passo verso questo sorpasso nei confronti dei a noi cari microcip.
La D Wave systems, una ditta fondata nel 1999 e con sede in Burnaby, Canada, ha gia’ promesso di rilasciare entro quest’ anno il primo modello di computer con tecnologia quantica a scopo commerciale.
La compagnia e’ stata pero’ pesantemente criticata da parte dei cervelloni e sciamani del settore nel novembre 2007 dopo la presentazione dimostrativa del prototipo Orion. Essi affermano che un computer quantico a tutti gli effetti dovrebbe come minimo allargare i confini della fisica quantistica e magari anche dimostrarlo, cosa che, a quanto dicono loro, non e’ stata ancora fatta.
#9D@di / Geekissimo.com
Ehehe scusatemi… si tratta ovviamente di silicio, non di silicone (errore di distrazione eheheh).
Grazie a tutti per le segnalazioni!
#10lillobyte91
capita mentre si scrivev… 😀
#11FrancescO
I computer ottici, che sfruttano la fibra anziché rame, rendono molto più veloci i collegamenti. Avevo letto qualcosa anni fa. Inoltre non sono sensibili ai campi em, poiché non c’è movimento di cariche. Queste caratteristiche li rendono non solo più veloci, ma anche più adatti in certe situazioni, sugli aerei ad es.
I processori quantici sono il futuro: grande miniaturizzazione ed elevata potenza di calcolo. Però leggevo che hanno una limitazione, e cioè che per risolvere alcuni tipi di problemi sono incredibilmente veloci, ma per alcuni particolari elaborazioni sono invece più lenti degli attuali. Ma non ne so molto e mi piacerebbe informarmi.
Dovreste scrivere un articolo più approfondito sull’argomento.
L’errore è un classico delle traduzioni di fretta: silicon=silicone anziché silicio.
#12Daniele@LG
Gia’, il problema e’ che silicone e silicio si traducono in inglese alla stessa maniera…..Silicon.
Errore perdonabile…
#13Ronde88
Silicone… in inglese Silicon significa silicio… un errore da niente quindi, in fondo siamo in internet la lingua più usata è l’inglese!
#14PorKiss
Ma perchè, a voi sembra che questi sappiano parlare l’inglese? Ma se non azzeccano un articolo in italiano!
Il fatto è che Geekissimo è troppo bello! Insomma, non si finisce mai di imparare, lo seguo da anni, se solo avessero studiato con almeno la metà dell’impegno che hanno nello scrivere, sarebbe davvero il miglior blog in assoluto ad occuparsi di informatica.