Geekissimo

Google spinge le sue Apps facendo leva sulle persone

 
Gabriele Falistocco
9 Agosto 2009
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Che Google stia cercando in ogni modo negli ultimi tempi di aumentare la penetrazione della propria suite Apps all’interno delle aziende non è affatto un mistero. Dopo aver rimosso il logo Beta dai propri loghi, Google ha pensato bene di comprare spazi pubblicitari su 4 cartelloni posizionati su strade percorse, normalmente, da impiegati e dirigenti di aziende per recarsi presso il proprio posto di lavoro a New York, Boston, Chicago e San Francisco, indicando ogni giorno della settimana piccole pillole “di saggezza” sui motivi per cui sarebbe per loro vantaggioso passare a Google Apps.

La trovata pubblicitaria è inserita all’interno della campagna Going Google di cui abbiamo parlato qualche giorno fa. Going Google ha anche un sito web che, prendendo spunto dai sistemi utilizzati da Firefox per diffondere l’utilizzo del proprio prodotto, offre i più svariati metodi di diffusione del messaggio di Google, da Twitter/Facebook o da template per realizzare email preconfezionate da inviare ai propri colleghi fino a depliant da stampare e attaccare nel proprio ufficio.

BigG regala da tempo alle istituzioni scolastiche il pacchetto Apps gratuitamente per 2 anni. All’interno di Going Google vi è, inoltre, uno sforzo extra diretto alle istituzioni scolastiche ed il blog di Google Enterprise parla spesso di scuole, nonostante queste apportino direttamente pochi soldi ai propri bilanci. E il motivo di questa particolare filantropica apprensione quale dovrebbe essere?


Il meccanismo che Google vorrebbe innescare da queste mosse è quello di far leva su persone che possiedono o avranno in futuro un potere decisionale all’interno delle aziende, anche se non ricoprono ruoli direttamente connessi all’IT spendendo il proprio brand ed utilizzando le applicazioni gratuite per fini promozionali, visto che molti utenti, anche non esperti di web, le conoscono e le utilizzano senza particolari problemi. In poche parole “se utilizzo i servizi di Google a casa e/o a scuola, mi aspetterò di utilizzarli anche a lavoro”.

Firefox, al contrario, con l’iniziativa “Spread Firefox“, voleva far leva su persone più esperte di informatica e web e cercare di renderle esse stesse promotrici del proprio prodotto, anche in prima persona aiutando amici e parenti nelle installazioni. Microsoft in passato ha tratto benefici dalla pirateria come meccanismo di “spread” dei propri prodotti: Windows e il pacchetto Office non avrebbero conquistato il mercato senza l’ausilio delle copie piratate in circolazione.

E’ ovvio, però, che quando si parla di applicazioni web è difficile allo stesso tempo parlare di pirateria e Google non può utilizzare le tecniche sfruttate da Microsoft. La strategia che Google ha iniziato ad intraprendere, andando a “colpire” giovani studenti ed impiegati o manager non IT, non dovrebbe portare grandi vantaggi nell’immediato, ma potrà realmente avere successo nel lungo periodo?

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