Il cloud computing? Un rischio più che un’opportunità, parola di esperto
Con lo svelamento dei prezzi dei netbook animati da Chrome OS, il sistema operativo online di Google, il cloud computing è tornato al centro della scena internazionale. Non senza scatenare qualche polemica. In particolare, nelle ultime ore hanno fatto molto rumore le dichiarazioni di David Kanter, quotato analista ed esperto informatico, il quale ha sostanzialmente affermato che il cloud computing è più un rischio che un’opportunità.
Il pensiero alla base della provocazione di Kanter è che utilizzare uno stesso hardware ed uno stesso software (quelli remoti che permettono ai servizi cloud di funzionare) in più persone è sempre poco sicuro. “Quando si utilizzano i servizi cloud, ogni utente viene isolato attraverso l’OS o la virtualizzazione, ma ciò – ha spiegato l’esperto – non garantisce una sicurezza impenetrabile al 100%, in quanto sia il sistema operativo che l’hypervisor possono essere “bucati” in qualsiasi momento. Ed anche l’hardware può essere soggetto a diverse vulnerabilità”.
La filippica dell’analista americano ha poi toccato il delicatissimo tema della privacy, mettendo l’accento sul fatto che gli hosting provider dei servizi cloud, anche quelli più onesti e diligenti, potranno sempre accedere alle informazioni riservate degli utenti. Ciò significa che finché non si utilizzerà un sistema di cifratura “serio” (es. quello AES), lo scambio dei dati fra gli utenti e i servizi online non sarà mai completamente sicuro.
Dunque, c’è da aver paura del cloud computing? Malgrado l’articolo che abbiamo appena citato suggerisca il contrario, diremmo di no. Certo, guai ad abbassare la guardia e non temere per la sicurezza dei propri dati, ma guai anche ad aver paura del futuro che avanza e non cogliere le infinite opportunità che solo un sistema interconnesso e sempre online riuscirà ad offrirci.
Insomma, essere geek e scrupolosi va bene, fare i paranoici no.
[Via | TG Daily – Photo Credits | saturnism on Flickr]
Categorie:
Internet, Privacy Tags: chrome os, cloud computing, David Kanter, |
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#1Andrea
Io su questa tendenza rimango scettico, se si considera oltretutto l'eventualità di un guasto serio ai server con la conseguente perdita dei dati nel peggiore dei casi e l'impossibilità dell'utente di agire da se per risolvere il problema.
Nonchè trovo alquanto rischioso per la privacy tutto questo, considerando si che vi sono provider onesti e diligenti, ma nessuno ci può assicurare che così sia (dalle mie parti dicono ciò che occhio non vede, cuor non duole) mentre con il computing attuale abbiamo qualche garanzia in più.
#2@ghishone
Ma è possibile??? Chrome OS non è un sistema operativo! E' un browser! Jolicloud non è Cloud, è solo ubuntu minimalizzato con Firefox (è un browser!) che avvia applicazioni o giochi (che sono pagine web!). Si può sapere coma ragionate???
#3frabci
Il problema dei guasti hardware viene risolto proprio con questo sistema. Un singolo PC o singolo server può anche presentare rogne, ma una intera infrastruttura studiata appositamente per questo tipo di applicazioni garantirà sempre una altissima affidabilità.
Questa affermazione mi ha lasciato un pò basito: "sia il sistema operativo che l’hypervisor possono essere “bucati” in qualsiasi momento"
Vabbè il sistema operativo può anche starci, ovvio. Ma l'hypervisor???? In qualunque momento bucabile? Mi sembra una affermazione alquanto azzardata.