Se quanto reso noto nel corso delle ultime ore dal Wall Street Journal fosse effettivamente confermato il motto “don’t’be evil” professato da Google non risulterebbe più tanto veritiero così come sino a quale giorno addietro.
Stando all’inchiesta divulgata dalla celebre testata, infatti, il gran colosso di Mountain View avrebbe collocato nel codice di Safari alcune invisibili ed innocenti, almeno in apparenza, righe di codice mediante cui vi sarebbe l’opportunità di aggirare il blocco del tracking, vale a dire il metodo mediante cui alcuni inserzionisti pubblicitari rilevano le abitudini di navigazione online degli utenti al fine di distribuire annunci maggiormente pertinenti ad essi.
Tutti i principali browser dispongono di un’apposita funzione mediante cui interrompere questa opportunità da parte dei network pubblicitari di essere maggiormente in linea con gli interessi degli utenti ma per Safari è abilitata di default, a differenza della concorrenza, e deve quindi essere disabilitata anziché attivata.
Tale funzionalità, così come messo in evidenza dal Wall Street Journal, sarebbe stata aggirata sfruttando un falso modulo grazie al quale mandare pubblicità potenzialmente non richieste ai visitatori di un certo numero dei primi cento siti Internet, consentendo, tra l’altro, anche ad una gran quantità di siti web di inserire un cookie che avrebbe potuto fare altrettanto.
Google, interpellato poi dal Wall Street Journal, ha immediatamente disattivato il sistema e respinto le accuse sostenendo che la celebre testata ha equivocato cosa è effettivamente successo e perchè.
Secondo quanto affermato da Google il sistema veniva attivato successivamente ad una libera scelta degli utenti che avevano accettato il cookie, il tutto senza archiviare alcun genere di informazioni personali.
In ogni caso ad adottare tale pratica non sembrerebbe essere stata soltanto Google ma anche varie altre società che lavorano con la pubblicità online.
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#1Yselfh
Leggere attentamente le notizie (e comprenderle) prima di ripubblicarle sarebbe cosa buona e giusta…
vi cito: “Stando all’inchiesta divulgata dalla celebre testata, infatti, il gran colosso di Mountain View avrebbe collocato nel codice di Safari alcune invisibili ed innocenti, almeno in apparenza, righe di codice ”
Google NON ha modificato il codice di Safari, prodotto della Apple, ma, con un codice Javascript abbastanza semplice, ha aggirato la protezione “Do not track” per proporre pubblicità basandosi, come sempre, sulle preferenze di navigazione dell’utente. Cosa che si potrebbe fare per qualunque browser in teoria ma probabilmente è più semplice e/o efficace con Safari.
#2Mariottide
Consideranto che presto saremo sommersi di pubblicitá anche dal nostro amico Fb, google non fa altro che tenersi aggiornato con i tempi. Quello che conta per questi colossi è una cosa sola: il numero degli inserzionisti. Se calano quelli possono fare baracca e burattini virtuali.
#3issa
ahe tlfnli ana issa darore