Un paio di giorni fa si era iniziato a discutere nuovamente circa quelle che potrebbero essere state le evoluzioni relativamente alla questione Google, privacy policy rinnovata e decisioni e considerazioni dell’UE.
Stando a quanto emerso nel corso delle ultime ore la ben nota azienda di Mountain View, a seguito delle indagini del CNIL, è stata invitata dalla Commissione Europea a rettificare la propria privacy policy al fine di tutelare nel miglior modo possibile la privacy degli uetnti.
Nello specifico è stata inviata una lettera a Larry Page firmata dai garanti europei ed in cui sono presenti 12 punti dettagliati miranti a pilotare le modifiche che Google dovrà applicare alla sua privacy policy.
Nella lettera a Google viene chiesto di sviluppare notifiche informative sulla privacy su tre livelli, di sviluppare presentazioni interattive per poter esplorare facilmente i contenuti della privacy, di aggiungere ino più dettagliate in merito all’utilizzo dei dati con impatto significativo sugli utenti, di rendere accessibile i dati da mobile e di assicurarsi che gli utenti passivi vengano correttamente informati.
A big G viene poi chiesto di semplificare i meccanismi di opt-out e di rendere il tutto disponibile da un’unica posizione, di differenziare le finalità delle combinazioni dei dati sfruttando strumenti appropriati, di raccogliere consensi esplici in merito alla combinazione dei dati, di offrire agli utenti autenticati l’opportunità di controllare la raccolta dei dati relativamente ai servizi per i quali viene effettuato il login, di limitare le combinazioni di dati per gli utenti passivi, di implementare l’art.5(3) della European ePrivacy Directive e, infine, di estendere a tutti i paesi i processi progettati per Google Analytics in Germania.
Con tale lettera, quindi, viene sottolineato come le risposte date da Google alle precedenti interrogazioni provenienti dall’UE non abbiano soddisfatto i principi di protezione dei dati personali per quanto concerne la limitazione della raccolta e le limitazioni degli scopi di sfruttamento del database.
Google d’ora in avanti dovrà quindi provvedere a rispettare a pieno i principi su cui l’UE basa la propria tutela dei dati.
Le principali preoccupazioni da parte dell’UE vertono, in primis, sull’incrocio dei dati provenienti da big G poiché è proprio su tale aspetto che pare non siano state rispettate alcune normative e, cosa ancor più importante, non è stata data una comunicazione soddisfacente e trasparente agli utenti in merito alle finalità per cui tali informazioni vengono sfruttate.
Google, così come reso noto, dovrà provvedere ad apportare le dovute modifiche entro un tempo massimo di 4 mesi, temporeggiamenti e perdite di tempo non sono più ammessi.