A quanto pare, avevamo cantato vittoria troppo in fretta. La versione finale del cosiddetto “Decreto del fare”, quella approvata dal Consiglio dei Ministri, è abbastanza diversa dalle bozze che erano trapelate in Rete nei giorni scorsi e le presunte liberalizzazioni in materia di Wi-Fi sono molto meno incisive di quelle annunciate dal Ministro dello Sviluppo Economico Zanonato.
L’allarme – se così lo possiamo definire – è stato lanciato dall’avvocato Guido Scorza sull’Espresso, il quale evidenzia la confusione che potrebbe generare da varie norme contenute nel Decreto.
Ad esempio, nel primo punto della nuova normativa si legge che "L’offerta di acceso a Internet al pubblico è libera e non necessità la identificazione personale degli utilizzatori”. L’intento del Governo, molto probabilmente, era quello di rimuovere qualsiasi obbligo di tracciamento nei confronti di chi utilizza le connessioni Wi-Fi offerte da bar, ristoranti e locali pubblici. Ma quello che si evince dal Decreto è che gli ISP – i vari Telecom, Vodafone, Wind, ecc. – possono vendere i propri servizi senza alcun obbligo di identificazione degli utenti.
Nel testo, infatti, non si fa alcun accenno ai gestori di attività commerciali. Molto più banalmente, non è presente alcun riferimento al termine “Wi-Fi” e dunque si lascia un po’ troppo spazio alla libera interpretazione di ciò che prevedono le nuove norme in materia.
Altro punto piuttosto ambiguo del Decreto è quello in cui si dice che “resta fermo l’obbligo del gestore di garantire la tracciabilità del collegamento (MAC adress)”. Un passaggio che fa nascere spontanee diverse domande, tipo chi sarebbero questi “gestori” che dovrebbero “garantire la tracciabilità” dei MAC address? I gestori delle attività commerciali, che tra l’altro in base alle norme vigenti non hanno alcun obbligo in tal senso?
E poi, “garantire la tracciabilità” che significa? Che bisognerebbe permettere a terzi di tracciare gli utenti? E a chi? Insomma, c’è tanta confusione. Troppa confusione. Per non parlare del discorso MAC address[1]: come sottolinea l’avv. Scorza nel suo articolo, a che serve sapere che una condotta telematica è partita da un certo terminale del quale si ignora l’utilizzatore perché non lo si è identificato?
Speriamo che tutti questi punti oscuri vengano ripensati in sede di conversione del Decreto in legge, altrimenti più che “del fare” queste norme dovranno essere ribattezzate “del fare… confusione”, e pure tanta.
[Guido Scorza] [Photo Credits | Yahoo! Yodel]