Il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, ha accolto le proteste degli utenti e delle associazioni a tutela della privacy modificando – con un emendamento dell’ultimo minuto – il testo liberticida sulle connessioni Wi-Fi pubbliche partorito la settimana scorsa dalla Commissione Trasporti, Poste e telecomunicazioni. Salta così l’obbligo di tracciare IP e MAC address degli utenti e si dice definitivamente addio alla necessità di rivolgersi a installatori certificati per allacciare la rete nei locali pubblici.
Ecco il testo dell’emendamento, pubblicato dall’informatico e deputato di Scelta Civica Stefano Quintarelli sul suo blog:
L’offerta di accesso alla rete internet al pubblico tramite rete WIFI non richiede l’identificazione personale degli utilizzatori. Quando l’offerta di accesso non costituisce l’attività commerciale prevalente del gestore del servizio, non trovano applicazione l’articolo 25 del codice delle comunicazioni elettroniche di cui al decreto legislativo 1° gennaio 2003, n.259 e successive modificazioni, e l’articolo 7 del decreto-legge 27 luglio2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, e successive modificazioni.
A favore di questa “apertura” si è schierato perfino Beppe Pisanu, ex-Ministro dell’Interno firmatario delle scandalose norme[1] che nel 2005, in nome dell’antiterrorismo, vietarono le connessioni anonime a Internet, imposero a tutti gli ISP di conservare dei log con gli IP e i numeri di telefono degli utenti e obbligarono tutti i gestori di ristoranti, bar, ecc. a tracciare gli utenti connessi alle loro reti wireless (installate rigorosamente da aziende certificate, pena multe salatissime):
Ho detto gia’ da parecchio tempo che la norma sulla registrazione dell’accesso al wi-fi e’ largamente superata e trovo percio’ del tutto giustificate le critiche che leggo in questi giorni.
Ora non rimane che attendere l’approvazione del testo al Senato, ma come al solito non possiamo cantar vittoria per più di tre secondi consecutivi.
In contemporanea alla correzione delle norme sul Wi-Fi nei locali pubblici, c’è stato infatti un taglio dei fondi per la banda larga. Dei 150 milioni di euro previsti inizialmente per l’azzeramento del digital divide nel Centro Nord entro il 2014 ne sono rimasti 130, il resto a quanto pare andrà alle televisioni locali. Restano invece intatti – secondo quanto riportato da Repubblica – i circa 100 milioni di euro stanziati per combattere il digital divide nel Sud Italia.
Vedremo come si evolverà anche questa situazione prima del passaggio definitivo al Senato.
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