Photo Dropper: plug-in per wordpress per semplificare l’inserimento delle immagini da Flickr

photo credit: eisenrah

Non è un segreto, aggiungere foto ai propri articoli è uno dei modi più semplici ed al tempo stesso efficaci per migliorare l’aspetto grafico di un blog e renderlo più gradevole ai visitatori.
La più grande fonte di immagini sul web è sicuramente l’archivio di Flickr, che ospita miliardi di fotografie ad alta qualità, la maggior parte delle quali protetta da licenza Creative Commons.

Quello che vogliamo presentarvi oggi è un utilissimo plugin per WordPress, Photo Dropper, che semplifica enormemente l’intero processo di ricerca e di inserimento delle immagini da Flickr nel proprio blog, con tanto di aggiunta dei dovuti riconoscimenti all’autore dell’immagine da noi scelta sotto forma di collegamento ipertestuale che ne attesta la paternità.

Rai: “Paghi il canone della Tv anche chi ha solo il computer”. Ed è polemica

MonoscopioRai

Quando si tratta di pagare l’abbonamento alla televisione – siamo onesti – non bastano le pubblicità della “Rai, di tutto di più” per convincerci. In molti vedono nell’abbonamento alla Rai un inganno, per programmi sempre meno di qualità (rispetto ad alcune private o alle satellitari) e pubblicità sempre più padrone dei palinsesti. Ma ovviamente si tratta di una legge, che va rispettata. L’articolo pubblicato ieri da Repubblica rischia, però, di alzare ancora di più un polverone proprio sulla televisione di stato e il suo ufficio abbonamenti.

Sembra, infatti, che anche chi ha solo il computer (e magari non ha il televisore) debba pagare l’abbonamento, perché potrebbe vedere la televisione o ascoltare la radio tramite schede di ricezione o internet. E ovviamente già si preparano ricorsi a raffica, che già stanno arrivando agli uffici amministrativi competenti, grazie anche all’intervento delle associazioni dei consumatori. Ma cosa dice la legge in merito?

Uk: i provider combattano la pirateria, altrimenti saranno sanzionati

Ladro

Gli internet service provider dovranno compiere azioni concrete per impedire i download illegali, altrimenti subiranno sanzioni legali. È questo il pensiero del governo inglese, dopo che alcune ricerche hanno accertato che nel paese sarebbero circa sei milioni gli utenti Adsl che scaricano illegalmente software, film e musica. Secondo quanto ha spiegato il ministro per la Cultura, una legge in materia potrebbe essere approvata, dopo le opportune consultazioni, nell‘aprile del 2009.

Contenti, ovviamente, i rappresentanti dell’industria musicale e videoludica: “Gli Isp sono gli unici nella condizione di poter produrre un vero e proprio cambio di mentalità”, ha commentato John Kennedy, capo dell’International Federation of the Phonographic Industry. Non molto d’accordo, invece, i provider stessi, secondo i quali creare una legge apposita non sarà semplice da attuare in termini di legalità, usabilità e sostenibilità economica.

Internet aiuta il moltiplicarsi della pedofilia. Parola di alcuni esperti spagnoli

Pedofili

Negli ultimi tempi – lo dimostrano anche i tanti arresti di questi giorni – la pedofilia è cresciuta in maniera esponenziale in tutto il mondo. Secondo alcuni esperti, una delle cause principali sarebbe da attribuire a internet, che starebbe offrendo proprio ai pedofili un nuovo “terreno fertile” per “agire” e scambiarsi materiali e informazioni. Non solo, alle persone che già erano attratte dai minorenni si aggiungono anche quelle che vengono a conoscenza del fenomeno proprio “grazie” alla Rete. Si tratta di un’accusa molto forte lanciata da Guillermo Canovas, esperto spagnolo in criminalità informatica.

I risultati, purtroppo, sembrano dargli ragione: sono milioni le immagini e i video pornografici che coinvolgono minori presenti su internet, e dal 2004 ad oggi sono state denunciate migliaia di persone, 677 nel solo 2007. Secondo le ultime ricerche sociologiche, il “pedofilo-tipo” sarebbe una persona socialmente integrata, spesso anche genitore, ben educata e appartenente ad un livello sociale di tipo alto.

Le reliquie di San Vincenzo, la spazzatura di Napoli e i vostri acquisti più “pazzi” su eBay

Reliquie

Avete mai acquistato un oggetto particolarmente strano su eBay? La domanda potrebbe sembrare abbastanza banale, ma leggendo certe notizie probabilmente non lo è. L’Osservatorio di Telefono Antiplagio ha infatti denunciato al Vaticano il grosso commercio (illegale, ovviamente) di tutta una serie di reliquie dei santi (dalle ciocche di capelli di Santa Teresa di Gesù Bambino a un brandello della tunica di Santa Rita da Cascia, da un frammento osseo di Padre Pio al “Kit Sant’Ignazio”).

Non stiamo parlando di “falsi” (che pure ce ne sono tanti), ma di un vero giro d’affari illegale di reliquie trafugate da chiese sperdute, tombe o siti archeologici. I vertici di eBay assicurano di essere a conoscenza del problema e di aver allestito “una task-force di esperti per bloccare questo commercio”. Anche se, almeno questa mattina, scrivendo “reliquie” nel campo di ricerca si continua a trovare davvero di tutto.

Charmburka, il burka-Bluetooth

BurkaBT

In un periodo in cui torna alla ribalta, in Turchia come in Olanda, il problema del velo indossato dalla donne di religione islamica vi segnalo un progetto interessante quanto provocatorio: CharmingBurka, il burka-Bluetooth. Si tratta di un progetto nato dalla collaborazione tra alcuni artisti e il MIT Media Lab, per non far mai calare l’attenzione su un indumento che, a detta di molti, sarebbe un vero simbolo di oppressione nei confronti delle donne.

Cosa fa esattamente questo burka-Bluetooth? Dall’esterno è ovviamente un normale burka, che copre interamente la donna lasciandole solo una piccola grata all’altezza della bocca per permetterle di respirare. All’interno, però, ha una tecnologia che permette di inviare la propria foto della donna a tutti i cellulari Bluetooth che si trovano nelle vicinanze. Per la serie: non puoi vedermi, ma se mi vieni vicino puoi ricevere la mia foto.

Scaricare e condividere mp3 è legale, l’ignoranza emerge…

Scaricare e condividere mp3 è legale, l’ignoranza emerge…

Probabilmente leggendo il titolo di questo articolo, avrete pensato ad un pesce d’aprile un pò troppo fuori stagione, ebbene non è cosi. Infatti la nuova legge sul diritto d’autore, permette di pubblicare file mp3, teoricamente protetti dal copyright. Infatti il Ministero dei Beni Culturali, che ha modificato la legge, ha aggiunto un comma importantissimo per tutti coloro che scaricano illegalmente musica in mp3.

Nel quale comma si legge “È consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro“. Ovviamente chi ha fatto questa modifica non si è reso conto dell’importanza del termine degradate, dato che come tutti voi sapete, un file musicale “degradato” o a bassa risoluzione è un file mp3.

“Gli indirizzi Ip devono essere considerati dei dati personali”. Parola del commissario europeo

Indirizzi_Ip

Gli indirizzi Ip, le classiche stringhe di numeri del tipo 194.20.345.233 (ho scritto un indirizzo a caso) che identificano i computer sulla rete, dovrebbero essere considerati alla stregua dei dati personali (un po’ come l’indirizzo o il numero di telefono). A stabilirlo l’ufficio della Commissione Europea che regola la riservatezza dei dati. La decisione arriva dopo le pressioni del commissario tedesco per la protezione dei dati personali, Peter Scharr, che guida una battaglia a livello europeo contro le ripetute e immotivate violazioni della privacy da parte di colossi come Google, Yahoo! e Microsoft. Secondo Scharr, quando una persona è identificata attraverso un indirizzo Ip, allora quell’indirizzo è come un numero di telefono e dev’essere trattato con riservatezza.

Una visione che, però, è in disaccordo con quella di Google ed altre società che lavorano nel campo dell’informatica, secondo cui un indirizzo Ip, invece, identificherebbe la macchina, il computer quindi, e non la persona che lo sta utilizzando. Un’obiezione sicuramente giusta. Peccato, però, che nella normalità dei casi un computer è usato prevalentemente dalla stessa persona o dallo stesso gruppo ristretto di persone. Certo, ci sono delle eccezioni come ad esempio gli internet café, le università, i luoghi di lavoro molto affollati. Ma sono, appunto, delle eccezioni.

Italia.it, cronaca di una morte annunciata

Italia_puntoit

“A ottobre il ministro per i Beni Culturali con delega al Turismo Francesco Rutelli disse che il portale non era più funzionale. Noi di conseguenza abbiamo deciso di procedere ad un momento di ripensamento. Il contratto che era stato siglato con una società di cui l’Ibm era la capofila, era valido fino al 31 dicembre. Dal 1 gennaio abbiamo attivato le procedure di chiusura. Ora si dovrà decidere come procedere”.

È affidata a questo scarno comunicato del capo dipartimento per l’Innovazione tecnologica, Ciro Esposito, la voce ufficiale del Governo, che dopo alcuni giorni in cui si rincorrevano voci contrarie, ha ufficializzato che il portale Italia.it, presentato l’anno scorso in pompa magna dal vicepresidente del Consiglio Rutelli e che doveva essere la vetrina turistica del nostro paese nel mondo, è stato chiuso. Un comunicato che arriva dopo i tentativi di numerosi giornalisti e blogger di capirne di più. Noi stessi abbiamo contattato il ministero dei Beni e delle Attività Culturali, la presidenza del Consiglio nonché il ministero per le Riforme e le Innovazioni nella P.A., ricevendo risposte discordanti.

I provider potrebbero iniziare a bloccare “amichevolmente” i contenuti protetti da copyright. Ennesima invasione della privacy?

Pirateria

Rappresentanti di At&t e di altri importanti internet provider stanno discutendo la possibilità di filtrare, a livello di rete, i trasferimenti di materiale coperti da copyright ai computer degli utenti. “Dobbiamo farlo – ha spiegato un portavoce di At&t – e dobbiamo solo trovare un metodo gentile per iniziare a farlo”. Fino ad ora i provider internet hanno agito un po’ come delle autostrade a pedaggio: noi paghiamo e viaggiamo liberamente in rete. Per fare una metafora, ora è come se le autostrade iniziassero a voler avere una propria rete di poliziotti e controllori.

A richiedere questo servizio sono ovviamente le major proprietarie di film e musica e le case produttrici di software, che si dichiarano stanche di vedere il loro materiale illegalmente distribuito su internet. Il filtraggio, dicono, già avviene su YouTube o Soapbox: che ci vuole a inserirlo anche a livello di provider? Quello che chiedono – insomma – è di iniziare ad analizzare a campione i pacchetti digitali trasmessi da tutti gli utenti e scoprire se qualcuno sta trasmettendo o ricevendo materiale protetto da copyright.

16 siti per scaricare musica da internet

Se siete amanti della musica mp3, e vi piace ascoltare i brani prima di procedere all’acquisto, potete mettere tra i preferiti la lista dei 16 siti che vedete qui sotto. Si tratta dei migliori 16 servizi web 2.0 per cercare mp3 nella rete ed ascoltarli sia in streaming che sul vostro pc effettuando un comodo download. Ecco a voi i nomi con rispettivi link per scaricare la musica da internet:

Adobe spia i propri utenti?

Logo adobe

La risposta sembra essere si. Grazie alla scoperta di un giovane blogger si è venuti a scoprire che le applicazioni CS3 mandano informazioni ad un IP che non è di “proprieta” Adobe. Ma procediamo con ordine e vediamo comè giunto alla scoperta.

Grazie al programma Little Snitch (Che protegge la diffusione di dati privati), il blogger ha notato che quando lanciava un programma CS3, questo tentava di comunicare con l’IP 192.168.112.2O7.
Cosi ha pensato:”Adobe starà controllando se il programma è originale”. Ma qualcosa non gli tornava cosi ha deciso di approfondire.

L’annosa questione della citazione delle fonti e il servizio Kwout

Citazioni

Oggi non parliamo semplicemente di un nuovo sistema per citare le fonti in internet, ma di una vera problematica discussa ultimamente in tutta la blogosfera italiana (e non solo). Mentre nel mondo del giornalismo (sia Web che nella carta stampata che in televisione) la citazione delle fonti è abbastanza opzionale, e si usa prettamente per dare autorevolezza a un pezzo o, al contrario, per auto-sollevarsi dalla responsabilità di una fonte non controllata (ad esempio: “Secondo quanto rivela un articolo del New York Times”, e così via) nella blogosfera la citazione è importantissima, se non fondamentale.

Non è questione, ovviamente, solo di Netiquette (termine di cui ormai si parla molto poco), ma proprio di giustizia nei confronti di chi per primo fa partire un argomento di discussione o recensisce un servizio Web, e così via. Poi è chiaro che ognuno arricchisce la notizia con propri spunti personali o proprie considerazioni, ma citare la fonte dovrebbe essere obbligatorio per ogni blogger che si rispetti. Che lo si faccia tramite un link all’interno del pezzo o tramite la stringa “Via | Nomesito.com” non importa, basta che lo si faccia. Dopo il “salto” vi voglio parlare di un bel servizio che può essere utile proprio per citare le fonti.

Apple fa chiudere ThinkSecret. Un brutto segnale

ThinkSecret

ThinkSecret, uno dei siti più famosi che trattano novità e indiscrezioni sul mondo Apple, è stato costretto dalla stessa casa produttrice del Mac e dell’iPod a chiudere. La notizia – incredibile – che si sta diffondendo pian piano in queste ore è che i responsabili legali di Apple hanno condotto una lunga battaglia legale contro ThinkSecret.

Motivo del contendere, un articolo pubblicato alla fine del 2004 in cui una “gola profonda” della Apple annunciava il lancio del Mac Mini. Apple ha chiesto in tutti i modi e più volte di rivelare la fonte, ma da ThinkSecret non avevano fin ad ora ceduto. Ora l’accordo prevede (incredibile) la chiusura del sito ma il rispetto della segretezza della fonte da parte di Apple.