Office 2007, 122mila errori al test OOXML

Office

Office 2007, la suite da ufficio di Microsoft che ultimamente sta riscontrando buoni risultati di vendita, deve fare i conti con una brutta notizia: i circa 122mila errori ottenuti in due test OOXML. Secondo Alex Brown, che sta a capo della sezione dell’International Organization for Standardization (Iso) che si occupa di gestire gli standard dei formati Office Open XML, i documenti creati con Office 2007 non soddisfano le specifiche del formato.

In particolare, i documenti Word generati dalle versioni di Office (e salvati, aggiungiamo noi, come .docx) non sono conformi all’ISO/IEC 29500. Secondo l’ideatore dell’XML, Tim Bray, Microsoft “potrebbe non avere alcun interesse a rimanere conforme in modo pieno allo standard OOXML, così come è stato pensato dall’ISO”. Più ottimista Brown, secondo cui Microsoft provvederà presto ad aggiornare la propria suite per renderla pienamente compatibile.

L’Unione Europea punirà l’istigazione al terrorismo su internet

Terror

L’Unione Europea ha approvato una normativa contro l’istigazione al terrorismo attraverso la rete per cercare di arginare l’utilizzo di internet a scopi terroristici da parte di gruppi militanti. Tra le altre decisioni prese dai ministri della Giustizia e dell’Interno che si sono riuniti a Lussemburgo, anche l’approvazione di un piano d’azione per cercare di impedire ai gruppi di recuperare facilmente esplosivi.

Secondo le ultime ricerche delle polizie europee, il Web è diventato importantissimo per i militanti, “dal momento che permette di condividere conoscenze, pianificare operazioni e fare propaganda a un pubblico di massa. Internet – si legge in un rapporto – viene usato per ispirare e mobilitare i terroristi locali e funge da campo di addestramento virtuale”.

Australia: i capi delle aziende potranno spiare la posta dei propri dipendenti. Voi come vi comportate?

Boss

Nella maggior parte dei paesi del mondo, chi lavora per un’azienda (soprattutto se grande) sa che la navigazione Web, le chat e la posta elettronica potrebbero essere monitorate in modo casuale per prevenire la fuga di notizie riservate interne al’azienda e soprattutto per evitare che il dipendente si distragga troppo flirtando con il/la ragazzo/a di turno o scaricando materiale illegale. Nella maggior parte delle aziende, però, questo controllo non è poi così serrato, e le lunghe ore lavorative trascorrono più veloci tra una mail e una chiacchierata.

In Australia, però, non è così: sta, infatti, per essere approvata una normativa per cui i capi delle aziende potranno spiare la comunicazione di un determinato dipendente senza chiedergli il permesso né avvertirlo. La norma fa parte di una più grande normativa per combattere gli attacchi informatici e il terrorismo. Che c’entra questo col terrorismo? C’entra, apparentemente: i “boss”, infatti, devono poter sapere se dietro un normalissimo lavoratore si cela uno spietato kamikaze.

Mandare messaggi d’amore via MySpace non è una molestia

Amore

Già, avete letto bene il titolo. Da quando ci sono internet e i messaggini soprattutto tra gli adolescenti questi strumenti, in cui ci si cela spesso dietro a un nick o perlomeno dietro a uno schermo di computer, sono diventati strumenti privilegiati per dimostrare i propri sentimenti. E così capita sempre più spesso che si mandino messaggi istantanei per dimostrare il proprio amore verso una persona.

Col fatto che con internet i messaggi sono gratuiti, a volte capita di perdere il lume della ragione. E così spesso si scade nell’esagerazione e, a volte, nelle molestie vere e proprie. Anche se di molestie proprio non si tratta, almeno secondo un tribunale di secondo grado di New York, che ha giudicato non colpevole un ragazzo di 18 anni che ha sommerso di messaggi istantanei su MySpace la ragazza che le piaceva, 14 anni, e che l’aveva appunto denunciato per molestie.

Registrare le telefonate di Skype è reato?

Intercettazioni

Ultimamente si parla spesso di software (noi stessi ne abbiamo recensito alcuni, come l’ottimo Call Graph solo per fare un esempio) o plugin in grado di registrare sotto forma di Mp3 le telefonate effettuate con Skype. Software gratuiti e semplici da scaricare e anche molto utili, visto che ci permettono magari di salvare frasi importanti che contengono informazioni, indirizzi, numeri di telefono che ci siamo dimenticati di appuntare.

Ma adesso che le telefonate via Skype stanno diventando pressoché la normalità, come la mettiamo con la legge e la normativa sulla privacy? Già, perché registrare le conversazioni telefoniche è un reato. Secondo il Codice penale (art. 617 bis) e il Codice di Procedura penale (art. 266) “chiunque installa apparati, strumenti […] al fine di intercettare […] comunicazioni telefoniche […] è punito con la reclusione da uno a quattro anni”.

Phishing, oltre 300mila le vittime in Italia

Phishing

Mai caduti nella trappola del phishing? Ormai ne parliamo sempre più spesso perché sembra che internet, presente sempre più nella vita degli italiani, stia dando sempre più spazio, purtroppo, anche ai truffatori: le vittime di tentativi di frodi realizzate attraverso il Web sono state solo lo scorso anno oltre trecentomila. Lo rivela uno studio dell’Adiconsum.

Secondo le ultime statistiche a trainare il fenomeno è proprio il phishing, cioè la sottrazione di dati sensibili, con centomila persone che hanno subito un furto d’identità. I tentativi di frode creditizia hanno raggiunto le 17mila unità, ma se a questi aggiungiamo quelli sugli acquisti online e soprattutto sulla telefonia, le vittime arrivano anche a 300mila unità.

Ma non ti avevano detto di non rispondere a quella mail?

Donotreply

Da Techdirt arriva una notizia molto sfiziosa, che mi ha fatto sorridere. Sicuramente nella vostra vita avrete ricevuto centinaia di e-mail di conferma magari di una registrazione o di un’operazione bancaria provenienti da qualcosa@donotreply.com (“Do not reply” sta per “non rispondere”). Le persone, moltissime persone, però, rispondono eccome!

Così, Chet Faliszek, un ragazzo americano ha registrato un sito chiamato DoNotReply.com, costruito sotto forma di blog, all’interno del quale raccoglie tutte le e-mail di risposta che riesce a intercettare. E sapete quante ne riesce ad intercettare? Milioni a settimana, incluse molte e-mail di clienti bancari all’interno delle quali ci sono dati sensibili o di politici e personale governativo. Ma altre sono molto divertenti, comprese quelle di clienti che si lamentano perché magari non riescono a far funzionare oggetti che hanno comprato.

Vuoi salvare l’ambiente? Paga le tue bollette sul web

NeroGoogle

Ieri si è “festeggiata” l’ora della terra, evento mondiale attraverso il quale in 380 città si sono spente le luci che illuminano monumenti, uffici ed edifici. Oggi allora parliamo di un nuovo modo, semplice e immediato, per risparmiare energia. Secondo uno studio statunitense ogni famiglia può risparmiare circa 7 metri quadri di foresta ogni anno pagando le bollette online e abbandonando, così, la carta.

Secondo lo studio, in media ogni famiglia riceve circa 19 bollette e comunicati bancari cartacei e fa circa 7 pagamenti con l’utilizzo di carta ogni mese; se si passasse, invece, a bollette o pagamenti elettronici, si risparmierebbero circa tre chili di carta all’anno, salvando 0,08 alberi ed evitando, soprattutto, la produzione di gas serra equivalenti alle emissioni di 250 chilometri percorsi con un’auto.

La Comcast, importante provider internet, inverte la rotta e non perseguirà più chi scarica illegalmente. L’inizio di una nuova era?

P2P

Ultimamente in numerose occasioni (qui, qui o qui solo per fare qualche esempio) ci siamo occupati del comportamento dei provider nei confronti degli utenti “pizzicati” nel fare largo uso di programmi peer-to-peer per scaricare illegalmente film, software o musica. Una tendenza che ha visto ultimamente una maggiore attenzione dei fornitori internet nei confronti dei utenti, che in molti casi sono stati sanzionati o si sono visti revocare l’abbonamento alla rete per aver utilizzato software di scaricamento considerati illegali.

La Comcast, importante provider internet che era stato sanzionato per aver impedito a molti suoi clienti di utilizzare programmi di file-sharing, ha annunciato ieri un completo cambio di politica nei confronti di questa problematica, assicurando tutti i propri utenti che da ora in poi tratterà in modo uguale tutti i tipi di traffico internet. L’importante decisione arriva dopo numerose denunce da parte di associazioni di consumatori (ma anche singoli utenti) che si erano visti bloccare la propria connessione per aver utilizzato programmi come eMule o Limewire.

Nell’era dell’eBook… la libreria non è più nostra

Libreria

I colleghi di BoingBoing e di Gizmodo durante gli ultimi giorni hanno discusso della proprietà “fisica” degli eBook, i libri elettronici che se da noi non sono ancora diffusissimi, sicuramente negli ultimi mesi stanno spopolando negli Stati Uniti, grazie anche ad alcuni lettori come Kindle e Sony Reader. In pratica, ci si chiede, perché i grandi negozi online da cui si acquistano questi eBook danno agli utenti le licenze invece di vendere interamente i libri?

In effetti, se ci pensiamo un attimo, i libri “normali” che compriamo in libreria possono essere prestati, rivenduti, regalati… In questo caso, invece, per proteggere la proprietà intellettuale le grandi società editoriali rendono vietata la copia o il prestito a un’altra persona.

Come “adescare” i pedofili? Con falsi link

Pedofili

Qual è il metodo più semplice per acciuffare i pedofili, se non quello di “fregarli” con la loro stessa arma? È quello che sta facendo, con molto successo, in questi ultimi mesi l’Fbi, che sta utilizzando una serie di falsi link inseriti nei siti che ritiene più a rischio. In pratica, chi clicca sul link invece che andare a vedere filmati porno, viene diretto a un sito gestito dall’agenzia americana per la sicurezza, che così entra in possesso dei dati del presunto criminale.

Uno studente universitario, ad esempio, una notte dello scorso anno aveva cliccato su più di uno di questi link, e già la mattina dopo si è trovato a casa gli agenti federali. Ora rischia quattro anni di prigione, ma il metodo – seppur ottimo per acciuffiare i criminali – rischia un po’ di generalizzare: in questo modo anche chi fa click per sbaglio su un link rischia di passare delle brutte giornate.

Pubblicare il proprio lavoro, o metterlo gratuitamente su Wikipedia? Per alcuni scienziati non c’è dubbio: Wikipedia

Fisica

Pubblicare il proprio lavoro su una rivista scientifica o renderlo disponibile, a tutti, su siti come Wikipedia? È il dilemma che si stanno ponendo alcuni scienziati dell’American Physical Society, che da giorni stanno intraprendendo una lotta nei confronti della casa editrice di Physical Review Letters, che non dà loro la possibilità di condividere le proprie ricerche su internet, perché protette da copyright.

Una volta pubblicata la propria ricerca sulla rivista, i diritti andrebbero a finire tutti alla casa editrice, che poi non darebbe il consenso affinché si possano creare delle “opere derivate”. “È irragionevole e completamente folle che in un campo come il nostro – spiega uno degli scienziati – accadano cose del genere. Le nostre scoperte devono essere disponibili alla maggior parte delle persone possibile“.

La dipendenza da internet è un disordine mentale?

Addicted

Sta facendo discutere, e molto, un editoriale pubblicato all’interno dell’American Journal of Psychiatry secondo cui la dipendenza da internet sarebbe un disordine impulsivo-compulsivo che dovrebbe essere inserito nella lista psichiatrica dei disordini mentali.

Ancora non è chiaro cosa definisca esattamente la dipendenza da internet: se, cioè, la voglia irrefrenabile di trovare una connessione internet dovunque ci si trovi oppure controllare la posta ogni mezz’ora oppure – ancora – restare collegati ai vari sistemi di messaggistica istantanea tutto il giorno.

Usa, un disegno di legge per rendere illegale il posting anonimo in internet

Anonimo

Non preoccupatevi: per il momento, almeno in Italia, l’anonimato di chi utilizza internet non è a rischio. Ma forse negli Stati Uniti un pochino lo è. Un politico del Kentucky ha infatti depositato una proposta di legge per rendere il posting anonimo su internet illegale.

Secondo quanto si legge nella proposta, chiunque voglia scrivere le proprie opinioni su un sito o un blog, deve registrare, su quel sito, il proprio vero nome, cognome, indirizzo fisico e indirizzo e-mail. Non è tutto: quando scriverà un articolo o commenterà un post di qualcun’altro dovrà sempre firmarsi col vero nome e cognome!