Filosofia Geek: bocciata la legge francese per punire gli incalliti downloaders pirati. Sarko incassa…

Venerdì Santo, cari geeks credenti e non. Trasportandoci dal sacro al profano, ciò significa tempo di vacanze e di tempo libero. Chi ci segue da un po’, saprà bene che vacanza, per noi, è sinonimo di filosofia geek. Ben ritrovati, dunque, al consueto appuntamento prefestivo col portatore di tedio (il sottoscritto).

La conversazione di oggi verterà su un fatto recentemente accaduto oltralpe: con grande sorpresa di tutti gli osservatori (inter)nazionali, il Parlamento francese ha deciso di boicottare il Presidente Nicolas Sarkozy, (f)autore di una spietata legge contro le migliaia di utenti praticanti download pirata: sospensione dell’accesso alla Rete, da due a dodici mesi.

Wikipedia atto secondo (ed ultimo)

Siamo al secondo atto di una diatriba che vede sei importanti provider britannici contrapporsi a Wikipedia, accusata, come vi abbiamo raccontato, di diffondere pedopornografia.

Dopo la controversa inclusione di Wikipedia nella black list dei siti britannici, la Internet Watch Foundation è tornata sui suoi passi. Chiamata in causa qualche giorno fa per guidicare la pagina relativa un album dalla copertina discutibile, la commissione ci ripensa, revocando i precedenti provvedimenti di censura.

Wikipedia, bloccata dai provider inglesi

Bufera in atto tra i provider inglesi e l’enciclopedia libera più famosa del mondo. Da qualche giorno infatti molti inglesi non possono più accedere a Wikipedia a causa dell’inclusione del dominio nella Internet Watch Foundation come sito legato alla pedopornografia.

Se state strabuzzando gli occhi vi capiamo bene, la spiegazione di questa profonda censura è da ricercarsi nell’articolo pubblicato su Wikipedia relativo al discusso album Virgin Killer degli Scorpions sulla quale copertina appare nuda una giovane ragazza in età preadolescenziale.

I provider in questione sono Virgin Media, Be Unlimited/O2/Telefonica, EasyNet/UK Online, PlusNet, Demon, e Opal che hanno deciso di censurare la pagina ed includere l’intera enciclopedia indiscriminatamente nella categoria di siti pedopornografici in attesa di una presa di posizione da parte di Wikimedia Foundation.

Coloro che tentassero di accedere all’articolo in questione riceverebbero una pagina di errore 404 ed un commento di spiegazione. I provider si augurano di veder presto cancellata dall’enciclopedia l’immagine incriminata, ora la palla è in mano della Wikimedia Foundation che dovrà decidere se cedere al ricatto o perpetuare nel proprio principio di coerenza.

Google Chrome bloccato in Siria e non solo

Voglio segnalarvi una cosa che ha veramente dell’incredibile, molto triste, se consideriamo che siamo nel 2008 e si fa subito a parlare di pace nel mondo, etc. La dimostrazione che siamo lontani da questa tranquillità globale la si ha anche da piccoli accorgimenti, è il caso di Google Chrome.

YouTube dovrebbe censurare Al Quaeda?

AlQuaeda

Il senatore americano Joseph Lieberman ha chiesto ufficialmente ai vertici di YouTube di rimuovere i video contenenti proclami e rivendicazioni di Al Quaeda che gli utenti hanno postato su internet. Ma i responsabili del popolare servizio di video-sharing gli hanno risposto di no, perché il materiale non vìola le linee guida del servizio. Lieberman, allora, non si è arreso e ha intrapreso una vera e propria crociata contro i video del terrore inseriti online, chiedendo che le linee guida di YouTube siano modificate e rinforzate per far sì che la violenza gratuita e gli estremismi siano eliminati una volta per tutte.

Per Lieberman, insomma, ospitare questi proclami video significa amplificare la potenza del terrore di queste organizzazioni (e sappiamo quanto, negli Stati Uniti, si insista molto su questi temi). YouTube, dal canto suo, ha risposto che il dialogo tra istituzioni e azienda è importante, ma ha anche sottolineato come la maggior parte dei video in questione non contengano scene o linguaggi violenti, e quindi non possono essere rimossi perché non vìolano le linee guida della comunità. Rimuoverli, insomma potrebbe creare un grande precedente a cui poi in tanti potrebbero appellarsi.

YouTomb ovvero ecco tutti i video censurati su Youtube

YouTomb ovvero ecco tutti i video censurati su Youtube

Il nome di questo servizio forse non è allegro ma come progetto YouTomb è senza dubbio interessante, infatti questo sito raccoglie tutti i video eliminati da Youtube a causa di violazione del copyright. Preciso a scanso di equivoci che comunque su questo sito non sarà possibile vedere i video eliminati, ma permette solamente di avere un idea a fine statistico di cosa viene censurato e in che misura.

Come dice il sito stesso, YouTomb monitora continuamente i video più popolari su Youtube alla ricerca di violazioni del copyright. Inoltre nei metadata è possibile sapere da quanto tempo il video è stato eliminato da Youtube.

La Cina non garantisce che internet sarà “completamente aperta” durante i giorni delle Olimpiadi

GreatFirewall

Ci ritroviamo spesso a parlare di Cina, diritti umani e connessioni a internet. Come sapete in Cina è in azione una forte repressione nei confronti di blog e servizi “social” e Web 2.0 per evitare che dissidenti o esponenti politici dell’opposizione parlino male del governo su internet. In particolare oggi ci occupiamo di Olimpiadi, che si svolgeranno proprio il prossimo agosto a Pechino.

Secondo quanto riferito dal ministero della Tecnologia cinese, il Paese non garantirà lo stop alla censura nei giorni delle Olimpiadi, pur rassicurando tutti i giornalisti e reporter che saranno presenti alla manifestazione che i loro computer e le reti messe a loro disposizione funzioneranno correttamente. Insomma, tutto sembra andare verso una direzione: la censura non si arresterà e probabilmente solo gli uffici destinati agli operatori dell’informazione (in teoria) non saranno schermati.

Cuba, vanno in vendita i primi computer domestici legali

Cuba computer

Pur rimanendo un pressoché totale controllo sulle comunicazioni via internet, Cuba ha dato il via alla possibilità, per le famiglie, di acquistare un personal computer. Cosa fino ad ora proibita. La decisione è stata presa dal presidente Raoul Castro e fa parte di un pacchetto di beni di consumo che da ora in poi saranno liberi.

E così da qualche giorno i centri commerciali sono presi d’assalto da cubani interessati all’acquisto, oltre che dei computer, anche di telefoni cellulari e lettori DVD. Unico problema, il prezzo: i computer, infatti, costano in media 800 dollari in un paese dove il salario medio è di circa 20 dollari al mese. La maggior parte di coloro che si dicono interessati all’acquisto hanno però dimostrato di poter pagare in quanto riescono a ricevere mensilmente delle quote extra, soprattutto da parenti che vivono all’estero.

La Russia richiederà una registrazione per utilizzare le linee wi-fi

RussiaWifi

Brutte notizie per chi, per lavoro o piacere, si reca in Russia e porta con sé il proprio computer portatile o telefonino in grado di collegarsi alle reti Wi-Fi. Secondo la nuova agenzia governativa Rossvyazokhrankultura (“servizio russo per la protezione culturale, i mass media e le comunicazioni”) chiunque vorrà creare una linea Wi-Fi (in casa come in un café) dovrà registrare il proprio hot-spot.

Non è tutto: gli utenti devono registrare ogni apparecchio elettronico che utilizza le frequenze delle comunicazioni Wi-Fi; quindi non solo dovranno essere registrati i modem e i router, ma anche tutti i computer, i Pda e gli smartphone che entrano nel paese. La registrazione permetterà l’utilizzo dell’apparecchio solo all’utente che ne farà richiesta.

Un giudice americano impone la chiusura di Wikileaks, famoso sito che ospita fughe di notizie

Wikileaks

Un giudice federale di San Francisco, Jeffrey White la Dynadot, ha decretato la chiusura immediata di Wikileaks, sito americano molto famoso perché alimentato quasi esclusivamente da fughe di notizie. La società che ne possiede il dominio, però, ha deciso di fare appello in quanto non sarebbe stato ripettato il Primo emendamento della Costituzione americana, quello che regola la libertà di espressione.

Il sito era diventato famoso qualche tempo fa per aver pubblicato (grazie a una fuga di notizie) le regole d’ingaggio dei militari americani in Iraq e il manuale destinato alle guardie del carcere di Guantanamo, a Cuba. Il caso che ha però portato alla chiusura del sito è legato alla denuncia da parte di una banca delle isole Cayman, la “Juluis Baer Bank and Trust”, che si è vista pubblicare online delle accuse parecchio pesanti.

La censura cinese sferra il colpo più duro contro i video online

YoutubeCn

La Cina, purtroppo, torna a far parlare di sé sull’argomento della censura online e sul diritto di parola. Una nuova legge emanata dal ministero dell’Informazione che entrerà in vigore il prossimo 31 gennaio, infatti, aumenterà al massimo livello la censura nei confronti dei video pubblicati in rete, permettendo solo ai siti Web di proprietà statale di poter “postare” online i video. La legge, in particolare, sarà valida per tutti i siti di video-hosting, anche quelli regolarmente registrati a Pechino, che – immagino – saranno costretti a chiudere i battenti.

Sarà forse una casualità, ma l’ordinanza è stata emanata appena una settimana dopo che un video postato in rete ha causato un vero e proprio scandalo nel Paese: nelle immagini, che hanno fatto il giro del mondo, la moglie di un popolare presentatore televisivo parlava “liberamente” delle corna che il marito le metteva puntualmente con altre donne. E così, i network di proprietà statale (o con lo stato come proprietario principale) saranno i soli che potranno inserire nuovi video in rete, con “l’unico” limite di non inserire immagini che possano “alterare l’ordine sociale” (principale capo d’imputazione con il quale si suole accusare dissidenti e voci contrarie a quelle governative).

Un nuovo modo per commentare il web: Spipra

Spipra nuovo servizio

Con l’avvento di siti web 2.0, si è sempre cercata un’interazione tra utenti o tra autore ed utente. Ma alcuni siti non permettono di lasciare commenti oppure non dispongono di un form adeguato per questo. Così è stato inventato Spipra, un utilissimo servizio web che permette di commentare tutti i siti del mondo.

Per utilizzare questo originale servizio bisogna semplicemente registrarsi, inserire il link della pagina web che vogliamo commentare e scrivere ciò che ne pensiamo. Per i webmaster che invece non hanno la possibilità di inserire un form per i commenti, è possibile inserire nelle proprie pagine un link permanente a Spipra, cosicché gli utenti del sito possano commentarlo.

Apple fa chiudere ThinkSecret. Un brutto segnale

ThinkSecret

ThinkSecret, uno dei siti più famosi che trattano novità e indiscrezioni sul mondo Apple, è stato costretto dalla stessa casa produttrice del Mac e dell’iPod a chiudere. La notizia – incredibile – che si sta diffondendo pian piano in queste ore è che i responsabili legali di Apple hanno condotto una lunga battaglia legale contro ThinkSecret.

Motivo del contendere, un articolo pubblicato alla fine del 2004 in cui una “gola profonda” della Apple annunciava il lancio del Mac Mini. Apple ha chiesto in tutti i modi e più volte di rivelare la fonte, ma da ThinkSecret non avevano fin ad ora ceduto. Ora l’accordo prevede (incredibile) la chiusura del sito ma il rispetto della segretezza della fonte da parte di Apple.

Twitter “bannato” negli Emirati Arabi Uniti

Arab

Twitter? È un fenomeno talmente in ascesa che ormai è entrato a far parte dei siti e dei servizi Web temuti dai governi che limitano la libertà di opinione. Gli Emirati Arabi Uniti, infatti, ne hanno vietato l’accesso ai propri residenti, che da ora in poi non saranno più in grado né di inserire i propri “tweet”, né di vedere quelli degli altri.

Accedendo a Twitter, infatti, si legge un cartello che spiega:

“Ci dispiace, il sito che stai cercando di visitare è stato bloccato a causa dei suoi contenuto, che non sono in linea con i valori religiosi, culturali, politici e morali degli Emirati Arabi Uniti. Se pensi che questo sito non dovrebbe essere bloccato, visita per favore il Feedback Form disponibile sul nostro sito”.

Ovviamente, immagino che i commenti di protesta siano migliaia… ma vengono davvero letti uno per uno? O vanno a finire in una casella di posta fasulla?