La crescita esponenziale delle app disponibili nel Play Store ha fatto sì che aumentassero anche i rischi di imbattersi in applicazioni non proprio impeccabili sotto il punto di vista della privacy. È per questo motivo che oggi vogliamo parlarvi di Clueful, un’utilissima app gratuita prodotta da BitDefender che consente di scansionare il proprio smartphone Android e scoprire quanto sono affidabili, in termini di privacy, le applicazioni installate su di esso.
Privacy
Google Street View, multa da 145 mila euro in Germania
Ammonta esattamente a 145 mila euro la multa che la Hamburg Commissioner for Data Protection and Freedom of Information ha stabilito che Google, dopo circa tre anni di indagini sulle pratiche di wardriving da parte delle Google Car, dovrà pagare.
Per chi non lo sapesse o, ancora, per chi lo avesse dimenticato l’accusa nei confronti di Google è quella di aver captato, sfruttando le Google Car impegnate a fotografare il territorio in modo tale da poter arricchire ed aggiornare il database di Street View, informazioni e dati sensibili dai network Wi-Fi aperti incontrati dalle automobili di Mountain View lungo il cammino.
Per Google, che ha ammesso già da parecchio l’accaduto, si è trattato di un errore a livello software al quale è stato fatto rimedio eliminando tutte le informazioni intercettate.
Android, circa un terzo delle app raccoglie dati sensibili
Il binomio privacy-sicurezza è sicuramente uno tra quelli più importanti nell’attuale mondo digitale e la recente ricerca condotta da Bitdefender ne è senz’altro una tra le dimostrazioni più evidenti.
Stando infatti a quanto riportato dalla celebre software house circa un terzo delle app Android raccoglie informazioni personali memorizzate sullo smartphone inviandole poi ad aziende di terze parti.
Il rischio maggiore si incontra con l’installazione delle app gratuite per le quali gli sviluppatori ottengono profitti dai banner pubblicitari e, di conseguenza, sottoscrivono accordi con svariate piattaforme di advertising che talvolta sfruttano i dati privati e personali degli utenti in maniera poco chiara e, sopratutto, poco corretta.
Naturalmente ad agire in tal modo non sono certo tutte le app presenti su Google Play.
La maggior parte delle applicazioni indica in maniera estremamente dettagliata le informazioni che sono necessarie per l’esecuzione delle stesse.
Google, nel mirino dei Garanti per la privacy UE
Sono ormai mesi e mesi che Google continua ad attirare l’attenzione dell’UE relativamente alla questione dati personali e privacy ma questa volta la situazione sembra esser divenuta ancor più seria che in passato.
Ricordiamo che la questione ha avuto origine lo scorso anno quando Google ha introdotto la cosiddetta policy unificata avente come obiettivo quello di permettere la gestione della privacy degli utenti su oltre 60 servizi e piattaforme made in Mountain View, una decisione questa che ha suscitato non pochi fastidi e preoccupazioni che hanno portato i Garanti a richiedere maggiori delucidazioni in tal senso.
La risposta di Google è stata tuttavia ritenuta tanto incompleta quanto insoddisfacente impedendo quindi l’eventuale raggiungimento di un buon compromesso.
Google Reader bloccato per questioni di Privacy: rispettarla costa troppo!
Abbiamo annunciato a malincuore la chiusura di Google Reader che ha stupito tutti, noi compresi. Non ci siamo limitati a diffondere la notizia, ma ci siamo focalizzati sulle alternative che potessero rincuorare gli utenti che presto dovranno rinunciare al servizio targato Mountain View. Il popolo del web ha cercato anche di arrestare la morte premature di Reader con delle apposite petizioni che, a quanto pare, non hanno assolutamente toccato il grande Google.
Street View, Google pagherà una multa da 7 milioni di dollari
Per mettere finalmente fine all’oramai epica vicenda che da circa tre anni a questa parte vede il servizio Street View al centro di accuse relative a violazioni della privacy degli utenti Google dovrebbe sborsare ben 7 milioni di dollari.
La vicenda, per chi non lo sapesse, ha avuto inizio nel 2010 quando, appunto, il procuratore generale del Connecticut, denunciò quanto messo in atto da big G con le sue Google Car.
Al centro della polemica vi era la pratica del wardriving, il salvataggio delle informazioni riguardanti le reti Wi-Fi libere in cui le Google Car si sono imbattute lungo il loro tragitto.
Google ammise sin da subito la propria responsabilità in tal senso facendo sapere che quanto accaduto era imputabile ad una porzione di codice inserita per errore nel software che gestisce le automobili e comunicando di non avere alcuna intenzione di sfruttare i dati raccolti.
Gli organi impegnati nella tutela della privacy, però, non ritennero sufficienti le giustificazioni date da Google.
WhatsApp, il Garante per la privacy vuole chiarezza sui dati degli utenti italiani
Il Garante italiano per la protezione dei dati personali ha scritto a WhatsApp Inc. per assicurare agli utenti del Bel paese la piena regolarità del servizio offerto con quelle che sono le normative attualmente vigenti in Italia.
Il Garante intende infatti approfondire alcune questioni facenti riferimento alle notizie degli ultimi mesi in modo tale da poter certificare il corretto operato del servizio.
Il Garante ha infatti dichiarato che “L’intervento dell’Autorità trae origine dagli esiti di un recente rapporto dei Garanti per la privacy canadesi e olandesi dal quale sono emerse alcune caratteristiche nel funzionamento dell’applicazione sviluppata dalla società che potrebbero comportare implicazioni e rischi specifici per la protezione dei dati personali degli utenti. Questi ultimi, infatti, per poter usufruire del servizio di messaggistica, devono consentire che l’applicazione acceda alla rubrica dei contatti presente sul proprio smartphone o sul proprio tablet e cioè a dati personali di soggetti terzi, anche però di coloro che non hanno scaricato l’applicazione e non utilizzano quindi il servizio. Nel rapporto sono state inoltre ipotizzate possibili criticità nelle misure di sicurezza adottate, in particolare riguardo alla conservazione dei dati trattati e al loro accesso da parte di terzi non autorizzati”.
SmartRM, condividere file in maniera sicura e con specifici utenti
Esistono diversi servizi web ed applicativi grazie ai quali è possibile condividere i propri file con alti utenti ma la maggior parte di essi non integrano un sufficiente numero di opzioni mediante cui tenere sotto controllo i propri documenti.
Nella maggior parte dei casi, infatti, chiunque ha la possibilità di accedere a tali file sfruttando i relativi collegamenti.
SmartRM, invece, è un servizio di condivisione file che, diversamente dalla maggior parte delle risorse analoghe, pone un occhio di riguardo nei confronti della privacy degli utenti.
Il servizio, nel dettaglio, risulta utilizzabile previa installazione di un apposito software gratuito ed open source per sistemi operativi Windows mediante cui effettuare l’upload dei propri file, “creare delle licenze” per ciascuno di essi e condividerli con amici, parenti e colleghi tramite link, email, social network, chiavetta USB o Dropbox.
Creando apposite autorizzazioni possono essere impostati specifici criteri di sicurezza per ciascun file in modo tale da evitare accessi non autorizzati.
Google e la privacy, le authority europee preparano un’azione repressiva
L’accoppiata Google – privacy è stata più volte portata all’attenzione delle istituzioni e dei garanti in modo tale da poter individuare, nelle dinamiche attuate dal motore di ricerca di Mountain View relativamente al trattamento dei dati personali, eventuali pericoli per gli utenti.
A tal proposito, durante le ultime ore, la CNIL (Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés) ha annunciato un incontro con le autorità europee che è stato fissato per il 26 febbraio.
In occasione di tale incontro saranno decise le eventuali sanzioni nei confronti di Google.
Al centro della questione c’è l’oramai celebre policy unificata, introdotta da big G lo scorso anno, che prevede, in sostanza, la creazione di un unico profilo per ogni utente mediante cui gestire tutti i servizi Google.
La questione è stata analizzata per diversi mesi dalle autorità e ad ottobre del 2012 l’UE ha chiesto a Google di fornire informazioni più dettagliate in merito alle pratiche ed alle tempistiche di archiviazione dei dati dagli internauti.
Mouselock, la web app che scatta foto a chi usa il computer senza permesso
Chi si ritrova ad utilizzare il computer in un luogo frequentato da tante persone potrebbe desiderare di proteggere il più possibile la propria privacy quando risulta necessario allontanarsi, seppur per qualche istante, dalla postazione multimediale occupata.
Sicuramente un buon sistema per evitare che eventuali malintenzionati o utenti eccessivamente curiosi accedano ai propri dati è quello di disconnettere l’account impiegato.
Un’ulteriore valida soluzione consiste invece nel ricorrere all’impiego di apposite risorse adibite alla protezione del computer come nel caso del recente ed efficace MouseLock.
Si tratta di un’applicazione online utilizzabile gratuitamente che è in grado di monitorare il movimento del mouse e, qualora spostato oltre una certa area, di scattare, tramite la webcam collegata al computer, una foto alla persona dinanzi al monitor e di inviarla mediante email alla casella di posta elettronica del legittimo proprietario del computer o, in ogni caso, della persona che ha configurato MouseLock.
Kim Dotcom sul futuro di Mega: chat, email e mobile!
Kim Dotcom lancia costantemente delle nuove informazioni su MEGA, il nuovo successore di Megaupload, tramite Twitter. Abbiamo già parlato della sfida lanciata a coloro che bucheranno la piattaforma oppure a chi riuscirà a trovare dei bug. Non si parla solo del progetto attuale, ma anche di quelli futuri, come ad esempio il prossimo Megavideo che dovrebbe chiamarsi MegaMovie.
Dotcom ha più volte dichiarato, anche sul sito web, che Mega non rappresenta solo un servizio di cloud storage, bensì rappresenta la società della privacy. I dati da proteggere non sono solamente quelli caricati sulla nuvola, proprio per questo il fondatore ha in mente nuovi servizi.
Italia, Wi-Fi libero nei pubblici esercizi
La Fipe, ovvero la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, ha reso noto, proprio nel corso delle ultime ore, che il Garante per la Privacy ha dato il via libera perchè i locali pubblici mettano liberamente a disposizione dei propri clienti connessioni Wi-Fi e PC.
La notizia in questione va a configurarsi come particolarmente positiva per i pubblici esercizi poiché d’ora in avanti potranno mettere a disposizione dei loro clienti nuovi ed utili servizi e, di conseguenza, esercitare anche una maggiore forza attrattiva su di essi.
Quindi, se prima l’esercente era costretto ad adottare strumenti di monitoraggio degli utenti in virtù delle costrizioni imposte dalla normativa ora tali strumenti di controllo potranno essere impiegati soltanto previa autorizzazione dell’utente.
T-shirt con foto di Instagram: un’azienda la vende senza autorizzazione del fotografo!
Avete bisogno di un’immagine per il vostro sito web? Basta una ricerca veloce in internet e sicuramente troverete ciò di cui avrete bisogno. Un ragionamento alquanto sbagliato anche se seguito da un piccolo portale, figuriamoci se applicato da una grande azienda. Il sistema evidenziato, però, non è usato solo da coloro che non hanno scopo di lucro, ma anche da chi vuole lanciare un prodotto con l’obiettivo di guadagnare.
Instagram mette a disposizione un portfolio fotografico eccezionale, ci vuole molto poco per trovare dei meravigliosi scatti che, tra le tante cose, potrebbero essere perfetti anche per divenire la stampa principale di una t-shirt!
Anti Tracks, rimuovere le tracce delle attività online ed eseguire la manutenzione del PC
Quando si naviga online dati quali la cronologia delle pagine web visualizzate, le password digitate e le preferenze relative ad uno specifico sito web vengono registrati dal browser in uso sotto forma di cookie, file temporanei ed altre informazioni varie.
Si tratta di piccoli file che contengono dettagli su tutto ciò che viene fatto online e grazie ai quali è possibile risparmiare tempo prezioso evitando di reinserire, volta dopo volta, informazioni e preferenze e che aiutano il sito web di riferimento a determinare se il contenuto dello stesso può risultare interessante per quel dato utente.
Se per un qualcunque motivo desiderate però effettuare la rimozione delle informazioni in questione dal computer in uso potreste prendere in considerazione l’idea di utilizzare uno strumento apposito quale Anti Tracks.
Si tratta di un software, disponibile gratuitamente e specifico per i sistemi operativi Windows (sia a 32-bit sia a 64-bit) che, una volta in uso, permette di proteggere la propria privacy effettuando in maniera molto semplice la rimozione della cronologia e dei dati temporanei salvati dai vari browser web impiegati.