Gmail, ora gestisce email con accenti e caratteri non latini

Microsoft contro Gmail, lo statement di Google

Gmail privacy statement Google

Microsoft, così com’è stato possibile apprendere nel corso della giornata di ieri, ha messo in atto una campagna, intitolata “Don’t get scroogled by Gmail” mediante cui, appunto, viene puntato il dito contro la pratica messa in atto da Google quando viene effettuato l’accesso a Gmail da browser web.

In tali circostanze, infatti, viene effettuato un processo di analisi dei messaggi di posta elettronica al fine di rendere disponibili pubblicità pertinenti alle email.

Così come già ribadito nel precedente post appare però opportuno sottolineare il fatto che anche Microsoft, con il suo Outlook.com, oltre alle normali attività di scansione del contenuto delle email per individuare spam e phishing, ha l’abitudine di mostrare messaggi pubblicitari quando viene effettuato l’accesso alla casella di posta elettronica.

Microsoft privacy Gmail

Microsoft si scaglia contro Google, Gmail non rispetta la privacy

Microsoft privacy Gmail

Così come già accaduto in passato Microsoft è tornata ad attaccare Google ma, questa volta, a finire nell’occhio del ciclone è Gmail, il servizio di posta elettronica reso disponibile da big G.

Microsoft, infatti, ha dato vita ad una vera e propria campagna intitolata “Don’t get scroogled by Gmail” mediante cui punta il dito contro il comportamento di Google messo in atto ogni volta che un utente accede a Gmail utilizzando il browser web e facendo riferimento, nello specifico, all’analisi delle email effettuata da big G per offrire pubblicità pertinenti all’interno del servizio di posta elettronica, mostrandola, appunto, accanto ai messaggi.

Secondo uno studio commissionato da Microsoft circa il  70% degli utenti Gmail intervistati non è a conoscenza di questa pratica, il 90%, invece, non approverebbe tale modus operandi.

Proprio per questo Microsoft ha quindi invitato gli utenti Gmail, e non solo, ad utilizzare Outlook.com per la creazione di caselle di posta elettronica gratuite.

path

Path viola ancora la privacy: presente la geolocalizzazione delle foto, anche se disabilitata

path

Ancora gravi problemi per l’applicazione Path e, soprattutto, per gli utenti che la utilizzano. Il social network dedicato agli amici stretti e alla famiglia, come sicuramente saprete, ha appena ricevuto una multa di 800.000 dollari per aver violato la privacy dei suoi utenti.

Conservava nei suoi server le informazioni contenute nella rubrica di coloro che sfruttavano l’app, inclusi moltissimi bambini. La condanna è stata lanciata e la piccola startup deve affrontare un considerevole danno economico.

La storia, però, non sembra essere finita, Path sta violando ancora la privacy degli utenti. In pratica le foto scattate tramite l’applicazione includono il geotag anche se l’utilizzatore ha manualmente disabilitato l’accesso alla geocalizzazione.

Ponemon Institute classifica aziende privacy utenti

Privacy, gli utenti si fidano più di Microsoft che di Apple

Ponemon Institute classifica aziende privacy utenti

Stando a quanto emerso dalla versione 2012 dello studio pubblicato dal Ponemon Institute tra le aziende più affidabili per la privacy le corporation IT fanno da padrone ma, a quanto pare, gli utenti tendono a fidarsi molto più di Microsoft che di Apple, che, in ogni caso, non sono presenti tra le prime dieci posizioni della classifica.

Lo studio, basato su un’indagine condotta su centomila consumatori statunitensi adulti e 6.704 risposte, da infatti il primato ad American Express, Hewlett-Packard e Amazon preseti, rispettivamente, al primo, al secondo ed al terzo posto della classifica e che vanno a configurarsi come le aziende alle quali gli utenti guardano con maggior fiducia per quanto concerne la gestione dei dati personali.

Apple, preceduta da realtà quali eBay ed IBM, occupa invece la ventunesima posizione.

I partecipanti allo studio, a cui è stato richiesto di indicare le prime cinque società ritenute più sicure, specie per quanto riguarda l’invio del codice di sicurezza sociale e i dettagli della propria carta di credito, hanno quindi definitivo le posizioni della classica nella quale, appunto, Apple, inclusa nella top ten nelle edizioni della ricerca tra il 2009 e il 2011, non ha ricevuto segnalazioni sufficienti per poter rientrare nell’elenco.

Skype 2 miliardi di minuti al giorno

Skype, lettera aperta a Microsoft per far chiarezza sulla privacy degli utenti

Skype lettera aperta Microsoft

Microsoft dovrà fare chiarezza sulle garanzie di privacy per gli utenti Skype e sull’effettiva riservatezza delle conversazioni tenute dagli stessi in modo tale da poter far luce su quello che è il mouds operandi del celebre client VoIP e sull’effettivo grado di sicurezza di coloro che se ne servono.

La richiesta è stata fatta da un gruppo di organizzazioni internazionali specializzate nella tutela della privacy e dei diritti digitali unitamente ad una folta schiera di programmatori, giornalisti ed attivisti del web, per un totale di 61 individui e 45 organizzazioni, che, tutti insieme, hanno provveduto ad inviare una lettera aperta a Microsoft.

La lettera, nello specifico, è stata indirizzata a Tony Bates, il presidente della divisione Skype di Microfost, a Brendon Lynch, il responsabile Microsoft per la privacy, e a Brad Smith, il consulente generale dell’azienda di Redmond.

Con la lettera vengono fatte a Microsoft precise richieste motivate da una serie di dichiarazioni contrastanti che si sono susseguite nel corso del tempo e che non permettono di avere certezze in merito alla sicurezza delle conversazioni sulla rete Skype.

WhatsApp sotto accusa per violazione della privacy

WhatsApp violazione privacy Canada Olanda

WhatsApp, il celebre servizio di messaggistica istantanea disponibile per tutte le principali piattaoforme mobile, è stato accusato, proprio nel corso delle ultime ore, di violare le normative sulla privacy che vigono in Canada e in Olanda.

In seguito all’indagine condotta dall’Office of the Privacy Commissioner of Canada (OPC) e dalla Dutch Data Protection Authority è infatti emerso che WhatsApp consente agli utenti di utilizzare l’app solo e soltanto se viene garantito l’accesso all’intera rubrica dello smartphone in uso, un dato questo che implica l’archiviazione sui server dell’azienda di tutte le informazioni personali di coloro che non utilizzano il servizio.

A tal proposito, a settembre dello scorso anno WhatsApp introdusse la crittografia onde evitare eventuali intercettazioni delle comunicazioni, sopratutto per quelle effettuate tramite reti Wi-Fi non protette.

Sempre nel 2012 la compagnia si impegnò anche nel rafforzare il processo di autenticazione degli utenti sfruttando una chiave generata in modo casuale in alternativa ai numeri che identificano in maniera univoca il device in uso (MAC e IMEI).

Privacy Mozilla Firefox

Presentation Mode, proteggere la propria privacy su Firefox in un click

Privacy Mozilla Firefox

Anche se nella maggior parte dei casi non si ha nulla da nascondere l’idea di rendere visibile la propria cronologia delle ricerche anche ad altri utenti potrebbe risultare fastidiosa e chi, tra voi lettori di Geekissimo, si ritrova spesso e non tanto volentieri a dover condividere la postazione multimediale in uso sarà senz’altro d’accordo.

Onde evitare che le informazioni inerenti la propria navigazione online finiscano sotto gli occhi altrui è sufficiente cancellare la cronologia del browser web in uso ma se non si desidera effettuare quest’operazione ogni volta si potrebbe prendere in considerazione l’idea di utilizzare l’add-on Presentation Mode… a patto però che venga impiegato Mozilla Firefox.

Si tratta di un add-on progettato, appunto, per far fronte a situazioni di questo tipo poiché una volta in uso agisce andando a disattivare la funzione di completamento automatico della barra degli indirizzi in modo tale che i segnalibri e la cronologia non vengono rivelati quando qualcuno inizia a digitare del testo, disabilitare la nuova scheda del browser in modo tale da non rendere visibili i siti web più visitati, comprimere la barra dei segnalibri e, dulcis in fundo, va a disattivare anche i suggerimenti di ricerca e cancella l’ultimo testo cercato.

Facebook lancia le nuove impostazioni di privacy: semplici e veloci

Molti di voi avranno notato i nuovi cambiamenti del social network in blu. Facebook, infatti, ha lanciato le nuove impostazioni di privacy che potranno essere facilmente individuate e, soprattutto, modificate con il massimo della velocità e comodità.

Prima di proseguire, segnaliamo che al momento l’aggiornamento è stato diffuso solo ad un numero limitato di utenti, le novità toccheranno tutti i profili solo nella prossima settimana. Se siete tra i pochi eletti, approdando su Facebook un avviso vi segnalerà la presenza di un nuovo bottone. Quest’ultimo vi permette di visualizzare una finestra contenente i collegamenti rapidi alla privacy.

Instagram dichiara di non voler vendere le foto degli utenti!

Gli utenti che amano l’app di Instagram possono tornare a dormire sonni tranquilli, nulla è cambiato. Nella giornata di ieri vi abbiamo segnalato che l’applicazione, disponibile per Android ed iOS, aveva modificato i termini di servizio includendo delle nuove preoccupanti specifiche.

A quanto pare, Instagram avrebbe potuto vendere le vostre fotografie anche a scopo promozionale, senza ovviamente darvi nessun compenso. E’ mai possibile?Forse si, ma non in questo caso. Lo staff di Instagram ha risposto rapidamente alle infinite lamentele degli utenti.

Molti hanno già iniziato ad abbandonare l’applicazione e sul web fioccano infinite guide su come scaricare le proprie foto dal profilo di Instagram.

Google Maps iOS privacy utenti europa

Google Maps per iOS, problemi di privacy in Europa

Google Maps iOS privacy utenti europa

Dopo le svariate problematiche con le mappe Apple molti utenti hanno atteso con ansia il rilascio, avvenuto proprio qualche giorno fa, di Google Maps per iOS.

Non tutti, però, sono stati così eufornici come, ad esempio, il personale del Centro per la protezione della privacy di Schleswig-Holstein, in Germania.

Al primo avvio dell’app, infatti, un messaggio notifica agli utenti il fatto che “il servizio di localizzazione di Google raccoglierà dati anonimi relativi all’ubicazione al fine di inviarli a Google o tenerli archiviati sul terminale” e l’unico sistema per poter procedere con l’utilizzo dell’app è quello di accettare a mò di presa visione.

La condivisione delle informazioni di geolocalizzazione risulta quindi attivata per default e sarà compito dell’utente quello di cercare, direttamente all’interno dell’app, l’apposita opzione mediante cui disattivarla.

Richard Stallman si scaglia contro Ubuntu, è uno spyware

Richard Stallman, il fondatore del movimento per il software libero, ha criticato aspramente le recenti scelte tecnologiche fatte da Canonical per Ubuntu che, a suo dire, trasformerebbero il celebre sistema operativo basato su Linux in una sorta di spyware.

Per Richard Stallman, infatti, la funzionalità di home-phoning utilizzata da Canonical per processare le ricerche dei file sui server corrisponde a tutti gli effetti alla prima pratica di sorveglianza con cui ha avuto a che fare Windows.

Nello specifico, quando un utente effettua una ricerca in ambito locale sui file memorizzati sul computer in uso il sistema operativo invia quella data stringa di ricerca su uno dei server che sono gestiti da Canonical.

Ubuntu sfrutta poi tali informazioni per mostrare agli utenti messaggi pubblicitari facenti riferimento a vari ed eventuali prodotti che è possibile acquistare online da Amazon.

WinLock, bloccare con password qualsiasi finestra e nasconderla nella system tray

La maggior parte degli utenti che per una qualsiasi ragione si ritrova a dover utilizzare un dato computer in presenza d’altri, come ad esempio in un ufficio, sicuramente avrà dovuto fare almeno una volta i conti con la questione privacy e sicurezza.

Lasciare aperte ed in bella vista specifiche finestre sul desktop, come nel caso di quelle relative a documenti di una certa rilevanza e di pagine web di servizi home banking, talvolta può andarsi a configurare come un’attività in grado di compromettere la propria privacy e la propria sicurezza.

Partendo dal presupposto che sarebbe opportuno mettere in atto alcuni accorgimenti di varia natura onde evitare di ritrovarsi poi a dover fare i conti con spiacevoli situazioni anche ricorrere all’utilizzo di un pratico ed apposito programmino quale WinLock può essere molto utile.

WinLock, infatti, è un software gratuito e specifico per sistemi operativi Windows (sia a 32-bit sia a 64-bit) che consente di nascondere con una password qualsiasi finestra attiva sul desktop e di collocarla automaticamente nella system tray della barra delle applicazioni dove, appunto, verrà ridotta ad icona.