iPhone low cost minaccia samsung

L’iPhone low cost potrebbe essere una minaccia per Samsung

iPhone low cost minaccia samsung

Il lancio dell’iPhone low cost, la presunta versione “economica” del melafonino, potrebbe ridurre sensibilmente il market share statunitense di Samsung nel giro di un solo anno.

A fare tale previsione è la società di analisi J.P. Morgan secondo cui una situazione di questo tipo potrebbe verificarsi anche nel caso in cui il tanto chiacchierato quanto desiderato iPhone economico venisse commercializzato ad un prezzo più alto rispetto alle soluzioni offerte dalla sudcoreana.

Infatti, se si considera che nonostante le precedenti e funeste ipotesi delle società di analisi tutti i lanci di prodotti, per così dire, entry level di Apple hanno riscosso grandissimo successo, e l’iPad mini ne è senza alcun dubbio l’esempio più eclatante, allora quanto affermato da J.P. Morgan potrebbe, nel tempo, arrivare a corrispondere a verità.

Rivendere musica digitale è violazione di copyright

Rivendere musica digitale rappresenta una violazione del copyright

Rivendere musica digitale è violazione di copyright

Partendo dal caso che ha visto contrapposti l’etichetta Capitol Records ed il sito web ReDigi, che consente agli utenti di guadagnare dalla cessione degli mp3 acquistati in precedenza, un giudice di New York ha stabilito che i brani musicali in formato digitale che sono stati acquistati da store online autorizzati non possono essere rivenduti a terzi.

L’esecuzione di tale operazione, infatti, comporterebbe la violazione della vigente normativa sul copyright.

La prima denuncia da parte di Capitol risale allo scorso anno quando ReDigi, nonostante ciò, aveva continuato a portare avanti la propria attività appellandosi a quella che viene identificata con il nome di first sale doctrine secondo cui il copyrght viene applicato solo ai benefici fisici comprati dal primo acquirente che, a sua volta, li potrà eventualmente cedere senza problemi ad altri senza andare a violare il diritto d’autore.

Considerando però il fatto che per rivendere un brano musicale è necessario crearne prima una copia la questione si fa quindi ben diversa e, sopratutto, più complicata.

iPad mini non è un marchio registrabile

iPad mini, Apple non può registrare il marchio

iPad mini non è un marchio registrabile

L’iPad mini, la versione ridotta del tablet di Apple che oramai da tempo spopola sul mercato, non è un marchio registrabile, almeno non al momento, e la motivazione è riconducibile al fatto che la dicitura “mini” fa riferimento ad una caratteristica descrittiva del prodotto.

Stando infatti a quanto emerso nel corso delle ultime ore l’USPTO (United States Patent and Trademark Office), l’ufficio che rilascia i brevetti ed i marchi depositati negli Stati Uniti, ha rifiutato la domanda di brevetto di Cupertino, fatta ad ottobre dello scorso anno, proprio per la motivazione in questione aggiungendo inoltre che la registrazione del marchio iPad mini avrebbe potuto creare non poca confusione considerando il fatto che la stessa Apple possiede anche il marchio iPad.

Google Glass, la produzione avverrà negli Stati Uniti

Google Glass produzione stati uniti

I Google Glass, gli straordinari occhiali per la realtà aumentata di big G, saranno prodotti in terra a stelle e strisce o almeno così dovrebbe essere stando alle informazioni riportate dal Finacial Times proprio nel corso delle ultime ore.

Secondo i rumors, infatti, il colosso di Mountain View avrebbe deciso di realizzare i suoi Google Glass in California, presso lo stabilimento di Foxconn di Santa Clara, così da poter tenere sotto controllo la situazione monitorando da vicino l’intero processo di produzione.

Si tratta di una scelta di notevole importanza che non solo comporta un maggiore dispendio economico ma che fa anche comprendere chiaramente quanta attenzione Google sta dedicando a tale progetto.

Apple accusa Intertrust violazione brevetti

Intertrust attacca Apple per aver violato 15 brevetti sul DRM

Apple accusa Intertrust violazione brevetti

Intertrust, la joint venture tra Philips e Sony attiva dai primi anni ’90, ha avviato una causa contro Apple accusando quest’ultima di aver violato ben 15 dei suoi brevetti che sarebbero stati sfruttati illegalmente da Cupertino praticamente in tutti i suoi prodotti.

Infatti, così come riportato dal Wall Street Journal, ad essere coinvolti nella losca faccenda sarebbero l’iPhone, l’iPad, il Mac, la Apple TV, iTunes, iCloud ed App Store.

L’accusa fa riferimento, nello specifico, alla violazione dello standard aperto Marlin per la protezione dei contenuti Digital Restrictions Management (DRM).

Già in passato Intertrust è riuscita a ottenere risarcimenti da alcuni giganti del settore tecnologico.

Nel 2004, ad esempio, ha ottenuto ben 440 milioni di dollari da Microsoft per porre fine ad alcuni contenziosi legali.

Microsoft accuse corruzione italia, cina e romania

Microsoft: sotto accusa per corruzione, coinvolta anche l’Italia

Microsoft accuse corruzione italia, cina e romania

La notizia è stata data in primis dal Wall Street Journal e poi ha iniziato ad essere diffusa a tutta forza dai media nelle ore successive: le autorità federali a stelle e strisce, il Dipartimento di Giustizia (DoJ) con la Securities and Exchange Commission (SEC), hanno cominciato ad indagare su possibili tangenti pagate da Microsoft a funzionari governativi stranieri in cambio della sottoscrizione di contratti software.

Tra i paesi al centro dei casi di corruzione vi sarebbero, sempre attenendosi a quanto riportato dal WSJ, Italia, Romania e Cina.

Nel caso specifico dell’Italia viaggi e regali sarebbero stati il mezzo principale sfruttato da Microsoft per ottenere facilmente gli appalti governativi.

Per il momento non sono stai fatti nomi e neppure ipotesi ma le accuse riguardano direttamente l’estensione nazionale del gruppo.

Non risultano disponibili neppure date esatte ragion per cui non è ancora chiaro se la vicenda in questione faccia riferimento al periodo in cui alla guida di Microsoft Italia c’era Pietro Scott Jovane o, in tempi più recenti, a Carlo Purassanta.

Amazon, in sviluppo due sistemi di pagamenti mobili

ICANN, gli editori UE e USA contestano il dominio .book di Amazon

Amazon editori europei statunitensi contro dominio .book

Il fatto che l’ICANN permetterà, sia ad aziende sia a privati, di far apparire sul web suffissi ben diversi dal classico .com è oramai notizia di vecchia data così come anche il fatto che i marchi più importanti hanno già provveduto ad avanzare le proprie richieste in tal senso.

Amazon, ad esempio, ha fatto richiesta all’ICANN di poter aprire domini quali .audible, .author, .book, .news e molti altri ancora.

La richiesta del gruppo di Bezos, però, non è andata giù né agli editori a stelle e strisce né a quelli del vecchio contiente.

Infatti, proprio nel corso degli ultimi giorni sono giunte all’ICANN due lettere con le quali la Association of American Publisher (AAP), l ‘Associazione Italia Editori (AIE) e la Federazione Editori Europei (FEP) hanno puntato il dito contro il .book chiedendo all’ente di rivedere la propria posizione e di prendere in seria considerazione il fatto che consentire ad Amazon di far proprio tale dominio starebbe a significare permettere al colosso delle-commerce di sfruttare una forza di grandissimo impatto sul mercato.

Nokia lancerà il suo smartwatch nel terzo trimestre del 2014

Apple VS Samsung, per Nokia ha ragione Cupertino

Nokia si unisce ad Apple contro Samsung

In merito alla lunga diatriba brevettuale che vede coinvolte Apple e Samsung e che recentemente è tornata sotto i riflettori per il congelamento di 450 milioni di dollari di risarcimento anche Nokia ha deciso di dire la sua pubblicando un’apposita nota dalla quale si evince chiaramente il pieno appoggio per l’operato di Cupertino.

Nokia, infatti, si è dichiarata favorevole al divieto di vendita per alcuni dispositivi Samsung in terra a stelle e strisce dicendosi inoltre particolarmente preoccupata per quella che è la situazione che è andata a crearsi e sulle possibili evoluzioni della faccenda.

Nokia, infatti, sostiene che nel caso in cui il blocco delle vendite dei device Samsung venga negato si verrebbe a creare un pericoloso precedente poiché, in tal modo, verrebbe danneggiata la capacità dei produttori di device di impedire la vendita di prodotti che un competitor ha imitato.

Musica download illegale calo merito streaming

Musica: download pirata in calo, il merito è dello streaming

Musica download illegale calo merito streaming

La riproduzione in streaming dei brani musicali sta iniziando a dare i suoi buoni segnali per la lotta alla pirateria o almeno così sembrerebbe stando a quelli che sono gli ultimi dati emersi da una recente analisi a stelle e strisce.

A quanto pare, infatti, il numero complessivo degli utenti che si servono di servizi P2P per effettuare il download di musica online è diminuito, tra il 2011 e il 2012, di circa il 17% e, di conseguenza, anche il volume dei file musicali scaricati in maniera illegale dai servizi in questione è calato di circa il 26% in un solo anno.

A fornire i dati in questione è l’NPD che mediante un apposito studio ha illustrato come l’attività illegale di download su P2P stia diminuendo ogni giorno di più, un dato questo che, naturalmente, va tutto a favore dell’industria e, sopratutto, delle major.

Amazon, in sviluppo due sistemi di pagamenti mobili

Amazon, problemi con l’antitrust in Germania e negli Stati Uniti

Amazon problemi antitrust germania usa

Quello che stanno attraversando i piani alti di Amazon non può essere esattamente descritto come un momento sereno.

Il colosso dell’e-commerce, infatti, recentemente si è ritrovato a dover fare i conti con la morsa del fisco anglo-francese e a dover fronteggiare diverse polemiche inerenti il maltrattamento di numerosi suoi lavoratori stagionali.

Alla già non semplice situazione è andato poi a sommarsi, proprio durante le ultime ore, un nuovo e spinoso caso antitrust in merito alle policy imposte dalla divisione tedesca di Amazon a migliaia di rivenditori terzi.

Nel dettaglio, le autorità tedesche hanno aperto le indagini sulle condizioni contrattuali tra Amazon e gli oltre 2400 distributori indipendenti che hanno deciso di aderire ai meccanismi del colosso delle-commerce.

Stando a quelle che sono le accuse dell’antitrust Amazon obbligherebbe i suoi vendor tedeschi a non fissare prezzi più bassi, tenendo anche conto di eventuali promozioni e sconti, su piattaforme diverse da quella in questione.

Cina origine attacchi hacker Stati Uniti

Hacker, gli attacchi agli Stati Uniti partono dalla Cina

Cina origine attacchi hacker Stati Uniti

Il quartier generale della maggior parte delle attività di hacking contro istituzioni, organizzazioni, aziende e media a stelle e strisce che hanno avuto luogo nel corso delle ultime settimane è in Cina o almeno così sembrerebbe stando a quelle che sono le più recenti informazioni al momento disponibili.

A sostenere tale tesi è la società Mandiant che, appunto, in un rapporto, in cui sono pubblicati un insieme di numeri, di immagini e di documenti, viene messo in evidenza il coinvolgimento diretto di Pechino nell’attività di cyber-spionaggio e viene fatto notare come l’epicentro degli attacchi sia un edificio di Shanghai dove risiede un’unità dell’esercito del paese asiatico.

Per il momento non è stato possibile entrare all’intero dell’edificio ma a quanto pare sarebbe proprio da li che hanno orogine i numerosi attacchi, come quello al New York Times, che sono stati sferrati negli ultimi tempi.

Google Store apertura entro Natale 2013

Google Store, l’apertura entro Natale 2013

Google Store apertura entro Natale 2013

Prima delle vacanze di Natale dell’anno corrente Google aprirà i suoi primi negozi fisici in terra a stelle e strisce e agli utenti verrà quindi offerta la possibilità di toccare con mano i prodotti di big G prima di procedere al loro acquisto.

Seguendo quindi la falsariga di Apple e, in tempi più recenti, quella di Microsoft che, appunto, dispongo entrambi di negozi dedicati, anche Google, stando ad una fonte contattata da 9To5Google e ritenuta molto attendibile, sarebbe pronta ad aprire i suoi Google Store nei quali gli utenti potranno osservare, provare ed acquistare i Chromebook, i device appartenenti alla gamma Nexus, i Google Glass e tutti gli altri prossimi gadget del colosso di Mountain View oltre, ovviamente, ai prodotti di merchandising e, perchè no, anche i progetti Google X come la famosa Self-Driving Car.

Allo stato attuale delle cose la maggior parte dei prodotti Google può essere acquistata online mentre la distribuzione fisica nei negozi o in poche catene, la maggior parte delle quali negli Stati Uniti, risulta abbastanza limitata e, di conseguenza, risultano limitate anche le possibilità che gli utenti hanno di toccare un prodotto con mano e, in un secondo momento, di procedere al relativo acquisto.

RIOT tracciare attività utenti social network

RIOT, il software che traccia le attività degli utenti sui social network

RIOT tracciare attività utenti social network

È notizia dell’ultim’ora quella che una multinazionale a stelle e strisce ha realizzato un software in grado di tracciare le attività degli utenti e, in tal modo, di prevedere i comportamenti futuri degli stessi prelevando dati dai servizi di social networking.

Il software in questione prende il nome di RIOT, ovvero Rapid Information Overlay Technology, ed ha svilupparlo è stata la Raytheon, il quinto contractor al mondo nel settore della difesa e principale produttore di missili guidati.

Il software per il momento non è stato ancora venduto ma tra i possibili acquirenti c’è, a quanto pare, anche il governo degli Stati Uniti che, così com’è facile immaginare, potrebbe sfruttare questo potente tool per questioni di sicurezza nazionale.

Il software, infatti, è in grado di trasformare i social network, popolari o meno, in mezzi per la sorveglianza, per il monitoraggio e per il controllo delle attività, delle abitudini e dei movimenti degli utenti fornendo a chi d’interesse “un’istantanea” della vita di una specifica persona, il tutto in maniera abbastanza semplice e senza eccessivi sprechi di tempo.

Famiglia Bush attacco cracker

La famiglia Bush cade vittima dell’attacco di un cracker

Famiglia Bush attacco cracker

A quanto pare la famiglia Bush si è ritrovata a dover fare i conti con un cracker che ha portato online tutta una serie di dettagli privati legati alla vita dei due ex presidenti degli Stati Uniti.

Firmandosi con il nickname di Guccifer, che secondo una prima interprettazione dovrebbe trattarsi di una crasi delle parole Gucci e Lucifer, il cracker sarebbe riuscito ad accedere all’indirizzo di posta elettronica di Dorothy W. Bush, la sorella dell’ex presidente, prelevando del materiale, risalente ad un periodo compreso tra il 2009 e il 2012, poi postato online.

Ulteriore materiale pubblicato in rete sarebbe invece emerso dalle caselle di posta elettronica di altri componenti della famiglia di cui al momento non ne è stato ancora specificato il nome.

La pubblicazione del materiale, inoltre, sarebbe stata effettuata craccando un ulteriore account impiegato, appunto, per mascherare con un falso nome l’upload dei dati.