Nella giungla di tagli selvaggi a cui ci siamo tristemente abituati negli ultimi tempi, le istituzioni locali del nostro Paese riescono ancora a prendere qualche decisione intelligente in grado di coniugare l’esigenza di risparmio con il bene dei cittadini. La provincia di Trento, ad esempio, ha appena approvato una nuova legge sull’uso del software open source e la diffusione degli standard aperti nell’amministrazione pubblica.
Il testo approvato prevede la migrazione di tutte le attività della PA nella provincia di Trento verso software open source e standard liberi. Secondo i suoi promotori, Michele Nardelli del PD e Roberto Bombarda dei Verdi, rappresenta non solo un passo in avanti in termini di trasparenza per i cittadini ma anche uno strumento di sviluppo economico per le aziende, che potranno usufruire gratuitamente delle informazioni raccolte dagli enti pubblici.
Le autorità trentine si impegneranno inoltre a “promuovere e sostenere i progetti di e-government e le iniziative per lo sviluppo della cultura digitale, anche con contributi per l’acquisizione di strumenti tecnologici”. Ma per fortuna La decisione presa a Trento non è un caso unico in Italia.
Qualche giorno fa, in Puglia è stata approvata una legge che impone l’utilizzo di software libero nella pubblica amministrazione regionale. Anche in quel caso, si è posto l’accento sull’importanza dell’open source e dell’utilizzo di standard aperti per i documenti prodotti dall’amministrazione pubblica.
Insomma, finalmente qualcosa si muove. Manca ancora tanto per la realizzazione di questi piani, i territori coinvolti sono ancora pochi, ma forse laddove non è arrivata la cultura della buona amministrazione informatica può riuscire l’austerity. Come si suol dire, non tutti i mali vengono per nuocere.
[Via | TrentoToday | HITB] [Photo Credits | Jonathas Rodrigues]