Steve Jobs era una persona a dir poco lungimirante. Pochi nell’industria tecnologica (e non solo) hanno avuto il suo intuito ma su una cosa si sbagliava: la gente non vuole possedere la musica che ascolta. Non a tutti i costi, almeno.
Da quando è nata una vera alternativa all’acquisto di brani e album online, nonché al loro download illegale, e ci riferiamo naturalmente a Spotify, gli utenti hanno accettato volentieri l’idea di non essere proprietari della musica che ascoltano ma solo “noleggiatori” della stessa.
La musica in streaming, insomma, sta per prendere il sopravvento su quella scaricata in locale ed è solo questione di tempo prima che Spotify superi iTunes in molti mercati. In Europa, ad esempio, il servizio rappresentato dall’inconfondibile icona verde sta macinando revenue sempre maggiori proprio a scapito della piattaforma Apple che invece in USA rimane al primo posto fra gli store digitali e al terzo posto fra i servizi in streaming, grazie ad iTunes Radio.
Intervistato da Music Week, il dirigente di Spotify Kevin Brown ha annunciato che negli ultimi quattro mesi il servizio ha conquistato oltre 1 milione di nuovi iscritti nel Regno Unito, e di questi la maggior parte si è trasformata in utenti paganti.
Questo significa che non solo la fruizione di musica in streaming funziona, ma anche che promozioni come quella di Vodafone (disponibile anche in Italia) centrano il loro obiettivo portando le persone verso la sottoscrizione di un piano a pagamento nonostante – lo ricordiamo per quei pochi che non lo sapessero ancora – Spotify non presenti più limitazioni di tempo nella sua versione free, almeno su computer.
Questi numeri, come ovvio che sia, non fanno piacere ad Apple che già qualche mese fa aveva dimostrato la sua insofferenza nei confronti di Spotify e simili chiedendo alle major discografiche di lanciare esclusive temporanee dei propri prodotti su iTunes bypassando le piattaforme di streaming. Tuttavia per Brown il principale competitor di Spotify non abita a Cupertino, bensì a Mountain View.
«Non vedo iTunes come il nostro principale concorrente, ma piuttosto YouTube», ha dichiarato il dirigente spiegando come alcune etichette discografiche mettano in secondo piano sia Spotify che iTunes per poi pubblicare la propria musica sul portale dei video gestito da Google.
Via | The Guardian