Cercare scritte all’interno di immagini? Tra poco, con Google, si potrà. Ed è polemica

Scritta

Google non molto tempo fa (ma la notizia è stata data da pochissimo) ha registrato con un brevetto un sofisticato sistema per cercare testo all’interno di immagini. Il sistema, che sarà usato prevalentemente all’interno di Google Ricerca Immagini, darà la possibilità non solo di effettuare una ricerca nel nome del file, ma anche all’interno delle eventuali scritte (proprio come nella foto qui sopra) presenti in un’immagine.

Così, per fare qualche esempio, sarà più semplice trovare nomi di negozi, le scritte sui muri, i nomi di palazzi, le insegne e così via. Ovviamente, la tecnologia non sarà utilizzata solo per la ricerca immagini, ma potrebbe venire utilizzata all’interno del tanto criticato Google Street View, la funzione di Google Maps (che ancora non è arrivata in Italia) con la quale è possibile vedere fotografie scattate al livello stradale delle vie delle principali città. Ma è subito polemica su un’ennesima invasione della privacy.

La censura cinese sferra il colpo più duro contro i video online

YoutubeCn

La Cina, purtroppo, torna a far parlare di sé sull’argomento della censura online e sul diritto di parola. Una nuova legge emanata dal ministero dell’Informazione che entrerà in vigore il prossimo 31 gennaio, infatti, aumenterà al massimo livello la censura nei confronti dei video pubblicati in rete, permettendo solo ai siti Web di proprietà statale di poter “postare” online i video. La legge, in particolare, sarà valida per tutti i siti di video-hosting, anche quelli regolarmente registrati a Pechino, che – immagino – saranno costretti a chiudere i battenti.

Sarà forse una casualità, ma l’ordinanza è stata emanata appena una settimana dopo che un video postato in rete ha causato un vero e proprio scandalo nel Paese: nelle immagini, che hanno fatto il giro del mondo, la moglie di un popolare presentatore televisivo parlava “liberamente” delle corna che il marito le metteva puntualmente con altre donne. E così, i network di proprietà statale (o con lo stato come proprietario principale) saranno i soli che potranno inserire nuovi video in rete, con “l’unico” limite di non inserire immagini che possano “alterare l’ordine sociale” (principale capo d’imputazione con il quale si suole accusare dissidenti e voci contrarie a quelle governative).

Non scrivere parolacce su Twitter: mamma ti guarda

Twittertale

Siete grandi fan di Twitter, e allo stesso tempo vi capita di dire tante parolacce (in inglese)? Stamattina nella calza avete ricevuto tanto carbone? Bene: smettetela. Di dire parolacce, intendo. Altrimenti i vostri Tweet verranno pubblicati in automatico su Twittertale, la vostra mamma lo scoprirà e saranno guai. Non stiamo (troppo) scherzando: infatti il nuovo servizio Twittertale fa esattamente questo: pubblica nella propria home page tutti gli interventi di Twitter in cui appaiono parolacce, insieme ovviamente al nome dell’utente.

Il sito è interessante anche dal punto di vista sociologico, per studiare magari i perché delle arrabbiature della gente. Ma probabilmente non è nato per questo scopo. Il servizio, tra l’altro, è anche velocissimo, e gli aggiornamenti – provare per credere – avvengono praticamente in tempo reale. Nella parte destra è possibile anche inserire il proprio username di Twitter per vedere se siamo mai stati “segnalati”, mentre nella parte sinistra della pagina compaiono delle interessanti classifiche.

Rubare una connessione Wi-Fi. Legale o moralmente e legalmente sbagliato?

Wi-fiRubato

Qualche tempo fa abbiamo parlato dei pericoli (in termini di privacy e riservatezza) che si nascondono all’interno delle reti Wi-Fi pubbliche. Ora affrontiamo un altro argomento, sempre più spesso disucusso anche in Italia: come dovremmo comportarci se il nostro computer rileva una rete Wi-Fi non protetta, di cui ovviamente non siamo proprietari? È un nostro diritto collegarci? O è un nostro dovere non collegarci?

La pratica, chiamata in termine tecnico “piggybacking” è ormai di uso comune un po’ dappertutto, e anzi con il moltiplicarsi dei computer portatili e dei cellulari/palmari con capacità Wi-Fi diciamo che è anche spesso considerata una fortuna trovare delle reti aperte da sfruttare per leggere le notizie o controllare la posta. In Italia non si parla molto (per il momento) di questo fenomeno, che però in numerosi stati del mondo è già stato bollato come illegale. Un uomo nell’Illinois, ad esempio, è stato arrestato e poi rilasciato dopo il pagamento di 250 Dollari per aver utilizzato una rete lasciata aperta, mentre in Michigan un ragazzo che aveva parcheggiato davanti a un café per rubare la connessione Wi-Fi è stato accusato di “accesso fraudolente a computer, sistemi di computer e reti di computer”.

Microsoft Office 2008 per Mac, ecco tutte le caratteristiche

Office2008Mac

Dopo una lunga serie di ritardi e ripensamenti, finalmente dopo quattro anni di attesa fra qualche giorno (il 15 gennaio) gli utenti Mac avranno la possibilità di mettere le mani sul nuovo Microsoft Office 2008 per Mac. Il pacchetto contiene, come sempre, Word, Excel, Powerpoint, Entourage (il software simile ad Outlook per la gestione delle e-mail e l’organizzazione degli impegni) e il Messenger. A differenza di Office 2007 per Pc, l’interfaccia di Office 2008 per Mac cambia di poco rispetto alla relase precedente (il che, in ogni caso, è una buona notizia per chi è abituato e non vuole dover imparare di nuovo la posizione dei comandi). La maggior parte dei cambiamenti, invece, è focalizzata nell’aiutare l’utente a creare documenti più accattivanti. Office per Mac ha gli stessi template e le stesse grafiche della versione Windows, compresi i design translucidi e 3D.

Tra i cambiamenti più importanti, la possibilità (finalmente!) di poter salvare in Pdf e quella di poter utilizzare le azioni predefinite di Automator. In Entourage, inoltre, è stato inserito un nuovo tool (chiamato My Day) che fluttua sul desktop come un widget dando la possibilità di tenere sempre sott’occhio il calendario e gli altri impegni senza aprire il software. Il formato di salvataggio dei file è il nuovo Open Xml usato da Office 2007; è possibile, inoltre, salvare i file nei classici formati Doc, Xls e Ppt. Andiamo a dare un’occhiata alle novità dei singoli software.

Come creare facilmente una Favicon con Photoshop

Favicon

Negli ultimi tempi vi abbiamo proposto degli ottimi generatori di Favicon.ico, l’iconcina 16x16px che identifica graficamente un sito (si trova, solitamente, nella barra degli indirizzi o tra i bookmark), utilissima e indispensabile per personalizzare al meglio il proprio sito o blog. Generatori che, solitamente, convertono testo o immagini Jpeg nel classico formato Ico. Ma, avendo un po’ di tempo, perché non provare a creare da zero la propria Favicon, con Photoshop?

Vi premetto che è davvero un’operazione semplice, e con pochi accorgimenti potrete creare delle bellissime iconcine personalizzate, per aggiungere un tocco di classe in più al vostro sito. Prima di iniziare abbiamo bisogno di un accorgimento: dobbiamo, infatti, scaricare il plugin di Photoshop che supporta i file .ico. L’operazione è gratuita, e da ora in poi, dopo aver installato il plugin, potremo sia aprire che salvare file in questo formato. Una volta installato il tutto, possiamo iniziare con la creazione dell’icona vera e propria.

Iniziamo il 2008 in cultura: ecco come installare tutta Wikipedia sull’iPod

Wikipedia_iPod

Avete un iPod con ampia capacità di archiviazione e un paio di Gigabyte liberi che non sapete come usare? Oggi vi insegnamo a installare tutta l’enciclopedia Wikipedia (in inglese) proprio sull’iPod. Il sistema, progettato dal gruppo di lavoro iPodLinux, è davvero semplice da usare e viene aggiornato ogni sei mesi (che per un’enciclopedia va più che bene). Ora prendete l’iPod, il computer e armatevi di santa pazienza (il download è un po’ lento) e… iniziamo.

Colleghiamo l’iPod al computer, apriamo iTunes e accertiamoci che l’opzione che permette di usare l’apparecchio come disco esterno sia abilitata. Mentre l’iPod è collegato, scarichiamo ed installiamo il programma apposito (solo per Windows purtroppo). Una cosa importante da ricordarsi: durante l’installazione, il sistema chiederà se vogliamo che Wikipedia sia il “default system” sul nostro iPod (questo significa che quando accendiamo l’iPod, ci verrà sempre richiesto se attivare Wikipedia o l’iPod normale). A questo punto è preferibile dire di NO.

Internet mobile, social network, cellulari, palmari. Ecco cosa ci attende nel 2008

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Come sarà il neonato 2008, dal punto di vista di internet e della tecnologia? Beh, ovviamente non abbiamo una palla di cristallo, né vogliamo inventare nulla. Però qualche considerazione la possiamo certo fare. L’anno che si è appena concluso ha dato solo un assaggio della potenza di internet in mobilità e di tutti i servizi ad esso collegati. Per questo, sicuramente, il 2008 sarà l’anno dell’integrazione internet-cellulari-computer, con prodotti sempre più innovativi e “futuristici”.

Internet, insomma, diverrà “mobile” per tutti. Le tariffe degli operatori telefonici (speriamo) dovrebbero iniziare a calare, la penetrazione di cellulari e palmari dovrebbe essere sempre maggiore (finalmente arriverà anche in Italia l’iPhone) e l’utilizzo delle connessioni Wi-Fi diventerà una normalità, oltre che nelle case, anche nelle strade, nelle piazze e nei luoghi pubblici. L’iPhone che arriverà nel nostro Paese ci riserverà sicuramente tante nuove sorprese (versione 3G, nuovo firmware, forse localizzatore Gps, migliore fotocamera e spazio di archiviazione maggiore), ma anche il mondo dei cellulari e dei palmari si muoverà nella direzione di apparecchi sempre più integrati e dallo schermo tattile che sfrutteranno le tecnologie connesse alla rete, come il VoIP.

Mp3, ovvero la morte dell’alta fedeltà

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Alzi la mano chi non ha un lettore Mp3 o chi non ascolta mai musica in questo formato sul computer. Sono rimasti davvero in pochi (ovviamente nella fascia di età under-50) coloro che non utilizzano i “nuovi” formati audio. L’iPod (e così l’iPhone) è diventato un vero e proprio status-symbol; la posta elettronica, le chat, i social-network e i vari programmi di file-sharing hanno fatto il resto. Fatto sta che attualmente la musica Mp3 è in assoluto quella più ascoltata.

Ma avevate mai pensato a come funziona, “da dentro”, un Mp3? Cioè: com’è possibile comprimere in 3 o 4 Megabyte un brano musicale di quattro minuti? Tagliando numerose frequenze. Ed è proprio qui che i puristi della musica si stanno battendo: con il taglio di numerose frequenze (in teoria quasi impercettibili all’orecchio umano inesperto) la musica sta diventando tutta “piatta”, tutta uguale, e la cosiddettà “alta fedeltà”, hi-fi appunto, sta andando a farsi friggere.

Impedire a chi ha usato la rete per compiere reati di accedervi per sempre: giusto o esagerato?

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Oggi affrontiamo un’altra problematica legata alla Rete e ai reati che si perpetuano proprio attraverso rete. E la domanda che vi pongo è questa: impedire l’uso della Rete a chi ha usato internet per compiere reati è un atto necessario, o è solo un’eccessiva violazione della libertà personale? Negli ultimi anni il problema è stato affrontato in diverse sedi: mentre da molti è questo tipo di punizione è vista come un’azione necessaria, da altri invece è vista come un’azione eccessiva (e anche difficile da attuare), considerato che internet è entrato sempre di più nelle nostre vite.

Impedire l’uso del Www vorrebbe dire, ad esempio, impedire le telefonate via VoIP, impedire la prenotazione online di aerei, treni o alberghi, impedire la possibilità di ricaricare il telefonino, e così via. Ultimamente numerosi tribunali hanno etichettato come “eccessive” le punizioni del genere, ma pochi giorni fa un tribunale del New Jersey ha istituito una nuova legge che prevede che coloro che utilizzano internet per compiere reati debbano essere banditi dalla Rete.

Internet e pubblicità, il 2008 sarà l’anno della svolta: gli spot all’interno degli show in streaming funzionano meglio di quelli in Tv

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La notizia arriva da un nuovo studio sul rapporto tra la Rete e la pubblicità, secondo cui gli utenti che guardano i video in rete sono più attratti del 47 per cento dalla pubblicità rispetto a coloro che guardano la televisione. Un dato impressionante, facilmente spiegabile però: vedere un programma televisivo su internet non è – come guardarlo in televisione – un’esperienza ormai assodata e entrata nella quotidianeità; al contrario, è ancora visto come qualcosa di nuovo, per cui involontariamente prestiamo maggiore attenzione a tutta l'”esperienza visiva”, quindi anche alla pubblicità.

Non è tutto, perché ci sono buone notizie non solo in termini economici, ma anche in termini di gradimento dei programmi: gli utenti internet, infatti, si dicono attratti da quello che stanno guardando del 25 per cento in più rispetto ai telespettatori “tradizionali”, che magari guardano lo stesso programma ma in televisione. Si tratta, quindi, di notizie buone sia per tutti coloro che investono in pubblicità online, sia per le reti televisive e le case di produzione che si stanno convertendo alla Rete, mettendo online spezzoni o puntate intere dei loro show, farciti – ovviamente – di pubblicità.

L’annosa questione della citazione delle fonti e il servizio Kwout

Citazioni

Oggi non parliamo semplicemente di un nuovo sistema per citare le fonti in internet, ma di una vera problematica discussa ultimamente in tutta la blogosfera italiana (e non solo). Mentre nel mondo del giornalismo (sia Web che nella carta stampata che in televisione) la citazione delle fonti è abbastanza opzionale, e si usa prettamente per dare autorevolezza a un pezzo o, al contrario, per auto-sollevarsi dalla responsabilità di una fonte non controllata (ad esempio: “Secondo quanto rivela un articolo del New York Times”, e così via) nella blogosfera la citazione è importantissima, se non fondamentale.

Non è questione, ovviamente, solo di Netiquette (termine di cui ormai si parla molto poco), ma proprio di giustizia nei confronti di chi per primo fa partire un argomento di discussione o recensisce un servizio Web, e così via. Poi è chiaro che ognuno arricchisce la notizia con propri spunti personali o proprie considerazioni, ma citare la fonte dovrebbe essere obbligatorio per ogni blogger che si rispetti. Che lo si faccia tramite un link all’interno del pezzo o tramite la stringa “Via | Nomesito.com” non importa, basta che lo si faccia. Dopo il “salto” vi voglio parlare di un bel servizio che può essere utile proprio per citare le fonti.

Yahoo!-Gmail, la battaglia della posta continua. Ma nonostante il regalo di Natale di Google, a vincere, almeno per ora, è sempre Yahoo!

Techcrunch_chart

Siamo ormai giunti alla fine dell’anno, e come potete immaginare è tempo di tirare le somme nei più svariati ambiti e argomenti. Su TechCrunch.com è uscita un’interessante classifica dei servizi e-mail più utilizzati durante il 2007, proponendoci dei grafici molto interessanti su una battaglia, quella tra Yahoo!Mail e Gmail di Google, che continuerà probabilmente anche durante i prossimi anni.

In particolare, dal novembre 2006 fino allo scorso mese, Yahoo! rispetto a Gmail rimane praticamente irraggiungibile, con una media di 235 milioni di visitatori unici del primo contro i circa 75 milioni del secondo. Quello che possiamo notare, però, è sicuramente una lenta ascesa del servizio di posta elettronica di Google, che – lo ricordiamo – è nato nell’aprile del 2004 ma che rosicchia diversi milioni di visitatori ogni mese con i suoi servizi innovativi e la grande quantità di spazio di storage a disposizione. A proposito, da Gmail – pochi se ne sono accorti, in realtà – è arrivato anche un piccolo regalo di Natale a tutti i suoi utenti.

Antigua vince il diritto alla pirateria. Parola del Wto

Antigua

Oggi vi racconto di una stranissima decisione del Wto (l’Organizzazione mondiale del Commercio, che ha lo scopo di supervisionare gli accordi commerciali tra i suoi 150 stati membri – praticamente quasi tutta la Terra): Antigua, la nazione caraibica, ha vinto il diritto di violare le protezioni di copyright imposte dagli Stati Uniti su film, software e musica. Un riconoscimento che vale più di 21 milioni di Dollari.

La storia è più o meno questa: Washington, secondo il Wto, è colpevole di aver impedito ai consumatori americani di poter utilizzare i servizi di gambling online (quindi casino, scommesse, etc) con base nell’isola, permettendo però allo stesso tempo agli statunitensi di scommettere sui cavalli e sui siti americani. Antigua e Barbuda, così, sentendosi danneggiati hanno chiesto 3,44 miliardi di Dollari di danni: basti pensare che l’industria delle scommesse online è la seconda più grande, dopo il turismo, dell’isola. Fin qui una disputa tra due paesi.