Recensione RSS Flash G per iPhone

RSS Flash G, Item view screenshot

L’applicazione che vogliamo recensire questa settimana è RSS Flash G, uno dei migliori se non il migliore lettore di RSS per iPhone. Non che il genere sia particolarmente saturo di lettori RSS completi come questo, ma è certamente un prodotto di nicchia, probabilmente che rimarrà sconosciuto alle masse.

Questo non significa che non abbia il suo valore economico oltre che di merito. Il costo di questa applicazione è di 3,99€ per la versione completa, ma potete testarla scaricando la versione gratuita con qualche limitazione e un po’ di pubblicità o la versione Lite a 1,59€, senza pubblicità e con il sistema di in-app purchase per gli add-ons.

RSS Flash G non è solo un lettore di RSS, ma e soprattutto, funziona da client per Google Reader, sfruttando il vostro account Google e sincronizzando sempre tutto con GReader. Se ad esempio marcate come già letto un articolo questo lo sara anche al prossimo accesso via browser a Google Reader, ma andiamo per passi.

Come si diceva, RSS Flash G, è uno strumento particolarmente utile per chiunque utilizzi Google Reader il quale a sua volta è particolarmente utili a chiunque ogni giorno tenga sotto controlla numerose fonti, per lavoro o svago che sia.

IDNs e la rete è sempre più internazionale

icann

Uno dei limiti principali della rete è sempre stato il suo anglocentrismo. Come molte delle innovazioni tecnologiche dell’ultimo secolo, la rete si è sviluppata negli Stati Uniti, ed è lì che i suoi standard si sono definiti.

Dall’alfabeto usato nell’HTML ai Domains tutto è tarato sull’alfabeto latino a 26 lettere, il che è un limite non indifferente per molte culture. Pensate soltanto ai problemi che molti europei hanno per i conflitti che le lettere accentate causano, immaginate ora se utilizzate un altro alfabeto, o magari una scrittura ad ideogrammi.

Una delle barriere culturali è sempre stata il dominio. Non essendo gli indirizzi web in grado di contenere caratteri speciali non hanno mai potuto essere perfettamente integrabili con tutte le culture. Quante volte abbiamo dovuto registrare domini grammaticalmente errati e quanto l’indicizzazione dei nostri siti ne ha pagato le conseguenze.

La Casa Bianca è Open Source

Il sito della Casa Bianca

Mentre in Europa stiamo a gingillarci con stupidagini come la regola delle tre disconnessioni e i governi cercano un modo per limitare la capacità di connessione dei cittadini, negli Stati Uniti di Obama la Casa Bianca sta adottando per il suo sito un codice Open Source, più esattamente una versione di Drupal.

Nelle parole dell’Amministrazione Obama, si sta lavorando a questa scelta dalla presa in carica di Barack Obama. Da allora si è lavorati per aprire il codice, renderlo disponibile alla comunità e influenzabile da questa. Per placare eventuali allarmi al rischio sicurezza la spiegazione è stata degna di un geek:

“Security is fundamentally built into the development process because the community is made up of people from all across the world, and they look at the source code from the very start of the process until it’s deployed and after”

U2 live su YouTube

youtube-u2-live

Nel mondo dello spettacolo esistono alcuni gruppi particolarmente orientati all’avanguardia tecnologica. Gli U2 sono certamente fra questi, essendo sempre stati dei pionieri nell’integrare le novità della tecnologia della comunicazione nei propri spettacoli. Dopo 30 anni di attività Bono e gli U2 hanno ancora un enorme richiamo su giovani e meno giovani, in particolare quando si tratta di un loro live.

Stavolta sono stati trasmessi in diretta grazie ad una webcast sul brand channel degli U2 su YouTube, disponibile a questo indirizzo. Lo show è iniziato Domenica alle 8:30 PM Pacific Time, le 4:30 di lunedì mattina in Italia.

L’evento è stato fruibile agli utenti collegati da Australia, Brazil, Canada, France, India, Ireland, Israel, Italy, Japan, Mexico, Netherlands, New Zealand, South Korea, Spain, U.K. e U.S, grazie al Brand Channel degli U2 su YouTube. Interessante l’integrazione di un widget di Twitter che mostrava i tweets con hashtag #U2webcast.

Addio Geocities

New GeoCities accounts are no longer aviable

Dopo numerosi annunci incominciati con l’Aprile del 2009, altrettanto numerose proteste e tentativi di evitarlo, Yahoo ieri ha definitivamente chiuso Geocities.

Geocities per chi non lo sapesse, è stato negli anni ’90 il terzo dominio più visitato al mondo. Un servizio di web hosting che ha dato casa a milioni di piattaforme business. I suoi servizi a pagamento non sono ciò che lo ha fatto entrare nella storia del web, ma è il free hosting che lo ha determinato.

Geocities infatti è stato uno dei primi, e all’epoca certamente il più completo, servizio di free web-hosting della rete. Con una registrazione a Geocities siamo stati in grado di mettere su le nostre lavoratissime home-page, programmate stringa dopo stringa.

Geocities è stata la madre dei web-ring, le prime comunità a tema che sono comparse sulla rete hanno trovato una casa accogliente nei server di Geocities, acquistata nel 1999 da Yahoo. La sua chiusura è di certo un segno delle cose che cambiano.

Twitter diventa materia universitaria

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La Griffith University dell’Australia ha introdotto una nuova materia nei suoi corsi di giornalismo, denominandola Twitter Writing.

Secondo il Preside della Facoltà i giornalisti dell’immediato futuro dovranno saper districarsi fra i social media come fra gli archivi giornalistici, per questo motivo Twitter Writing è una materia obbligatoria e non opzionale.

Twitter ci ha già mostrato diversi successi da questo punto di vista. E’ capitato più volte che alcune notizie venissero date prima, o in modo più completo, dagli utenti di Twitter, piuttosto che dai grandi network dell’informazione come la CNN piuttosto che le agenzie di stampa.

Inoltre Twitter, con la sua particolarità dei 140 caratteri, porta alle estreme conseguenze le cinque regole del giornalismo, Who, What, Why, When and Where. Le cinque domande a cui un’informazione, per quanto breve possa essere, deve rispondere affinché sia giornalisticamente completa.

L’autoironia di Facebook passa per i suoi gruppi

facebook-new-homapage-group

Facebook come qualunque fenomeno di massa è inevitabilmente esposto ad un fenomeno che chiameremo “bastiancontrarismo”. Ogni qual volta agisce dal centro, con un cambiamento nelle sue policy o con un aggiornamento della sua interfaccia, immediatamente milioni di persone sentono la necessità di schierarsi a favore o contro.

Abbiamo assistito a questo fenomeno in più di un occasione. In caso di procedimenti giudiziari a causa di utenti, nel caso di particolari attenzioni di Facebook nei confronti di altrettanto particolari paesi, quando furono introdotte le nuove home page ed in altre decine di occasioni che non citiamo per amore dei nostri lettori.

Il fenomeno è tanto conosciuto che su Facebook esiste un gruppo “I AUTOMATICALLY HATE THE NEW FACEBOOK HOMEPAGE“, con bel 11936 membri al momento in cui questo articolo è stato scritto. Fra gli 11936 membri c’è la solita varietà a cui Facebook ci ha abituati, ma da qualche giorno c’è un nome che probabilmente spiccherà più di altri.

L’inventore del WWW su Twitter

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Timothy John, meglio conosciuto come Tim Berners – Lee, ha creato un account su Twitter e dato alcune delle sue prime impressioni sul social network più in crescita del momento.

Timothy John, per chi non lo sapesse, è l’ingegnere del MIT che ha inventato il World Wide Web e direttore del W3C, l’organismo internazionale che determina gli standard di qualità del web. I webmaster lo conoscono bene, dal momento che un sito che si rispetti ottiene l’approvazione, automatizzata si intende, del W3C.

Timothy John ha approcciato a Twitter attraverso il sito madre e un’applicazione, Tweetie, che in questi giorni sta facendo tanto parlare di se grazie alla sua versione mobile, Tweetie 2.0, che sta spopolando e forse definendo uno standard per le applicazioni mobile di Twitter.

Il primo giudizio non è dei migliori e dovrebbe far riflettere Evan Williams, il creatore di Twitter, e gli sviluppatori di Tweetie. Secondo Timothy John infatti, entrambe le interfacce risultano confusionarie e poco intuitive.

La nuova homepage di Facebook

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Come annunciato Facebook oggi ha publicato la sua nuova homepage, con qualche modifica in forma e ranking delle informazioni e con le inevitabili proteste che Facebook suscita ogni qual volta introduce una novità.

La nuova homepage di Facebook si presenta con un link che vi permetterà di cambiare fra due modalità. Una è detta News Feed, conterrà una selezione del materiale più attivo e le stories che Facebook ritiene siano più interessanti per voi.

La misura dell’attività avviene sul tempo speso su ciascuna story nell’interagire con questa e ovviamente nella quantità di partecipazione che totalizza. L’altra opzione è invece il Live Feed, quello a cui ci siamo ormai abituati dall’ultimo aggiornamento della homepage, l’attività del nostro network è mostrata in tempo reale attravrso un counter che ci indichi il numero di nuovi post dal momento dell’ultimo refresh.

The Pirate Bay di nuovo nei guai

the-pirate-bay-logo

La vicenda giudiziaria di The Pirate Bay, il noto sito di condivisione file .torrent, sta andando avanti ormai da mesi e sul web se ne è parlato tanto.

La questione principale è sempre la violazione del copyright, un cliché a cui ci hanno abituato la periodica caccia alle streghe nei confronti di quei portali, software e gruppi che mettono a disposizione di tutti gli utenti link a materiale protetto da copyright.

Il caso giudiziario si articola su un copione ben conosciuto. L’accusa è di violare le leggi sul diritto d’autore mentre la difesa si basa semrpe sul fatto che il materiale illegale non è detenuto da coloro che lo pubblicizzano.

Su questa linea The Pirate Bay è ricorsa in appello contro la richiesta della Corte di Amsterdam di bloccare l’accesso agli utenti olandesi. L’appello purtroppo ha peggiorato le cose. Con una prassi alla quale siamo stati abituati The Pirate Bay è stata accusata di “aver favorito la violazione del copyright” ed entro 3 mesi dalla sentenza dovrà provvedere ad eliminare tutti i link che verranno indicati dal BREIN (il corpo antipirateria olandese).

Una ricerca Novell sulla sicurezza informatica

novell-threat-assessment

In base a quanto dichiarato da Novell nella sua ricerca Threat Assessment, è stato rilevato che la sicurezza informatica è un argomento non troppo a cuore alle aziende che hanno partecipato al sondaggio.

A quanto pare la maggiore vulnerabilità nelle reti aziendali proviene proprio dai dispositivi endpoint, ovvero desktop, computer portatili, palmari, smartphone, lettori MP3, dispositivi di storage USB, etc. I buchi nella sicurezza provengono da differenti cattive pratiche che la maggior parte delle aziende reiterano.

Il primo problema concerne la protezione dei dati. Circa i due terzi delle aziende intervistate hanno dichiarato di non criptare in alcun modo i propri dati e di non effettuare alcun controllo sui dati che vengono copiati da e su i dispositivi endpoint del personale.

Il secondo motivo di preoccupazione deriva dai dispositivi mobile. I dispositivi mobile infatti, una volta usciti dal perimetro aziendale, nel 90% dei casi si connettono a reti Wireless non sicure, aumentando il richio di essere corrotti ed infettare a loro volta la rete aziendale. Secondo i dati di Novell la situazione sarebbe disastrosa dal momento che il 76% delle aziende ha dichiarato di non aver nessun modo per assicurare l’integrità dei propri dispositivi mobile.

Google Bump, ricerche più raffinate

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Qualunque geek che si rispetti ha utilizzato almeno una volta in vita sua gli script Greasemonkey. Greasemonkey non è altro che un estensione del browser che permette di eseguire un certo tipo di scripts, i quali aggiungono alla navigazione funzionalità non previste dagli sviluppatori.

La quantità di script disponibili è impressionante e le funzionalità che introducono spesso molto utili, soprattutto per chi sul web ha un’attività intensa, che sia per lavoro o per svago; ma bisogna fare attenzione perché alcuni script causano l’instabilità del browser e continui crash, quindi date sempre un giro di prova prima di fidarvi.

Quello che presentiamo oggi è Google Bump, uno script che introduce nuove funzioni nelle nostre ricerche. Fra le principali possibilità che offre c’è il Multisearch, ovvero da un menu a tendina sarete in grado di scegliere fino a tre motori di ricerca, fra cui Google, Digg, Wikipedia, etc. Molto utile sia per eseguire ricerche più estese sia per poter tenere sotto controllo più velocemente le vostre parole chiave.

I mouse del futuro secondo Microsoft

La Microsoft Research e il Microsoft Applied Sciences Group hanno diffuso 5 video di alcuni loro progetti in tema di mouse del futuro, durante la conferenza User Interface Software and Technology (UIST).

I cinque video mostrano 5 diverse periferiche con diverse tecnoolgie e modalità di applicazione. Quattro di questi mirano a creare un device multitouch per desktop, con varianti nelle soluzioni scelte, ma pressapoco identiche.

Il quinto ci ha incuriositi molti, ha il corpo suddiviso in tre elementi, un corpo centrale, e due corpi periferici che assomigliano curiosamente a delle antenne. Alle estremità di questi corpi periferici ci sono degli alloggiamenti per indice e medio. Anche questo in effetti sfrutta la tecnologia multitouch, ma è l’unico a mostrare delle reali alternative grafiche al multitouch Apple con sistema operativo Mac OS X.