ddl Ammazza-Internet

Legge-bavaglio per il Web: ci risiamo, ancora una volta

ddl Ammazza-Internet

A pochi giorni dalla proposta di legge firmata dall’On. Pino Pisicchio, incredibile per un Paese normale ma vero, siamo di nuovo qui a parlare di bavaglio per Internet e di rischi di censura dietro l’angolo. Questa volta l’allarme per la Rete italiana parte da un ddl redatto appena una settimana dopo quello di Pisicchio dall’On. Enrico Costa (PdL), nel quale ritroviamo tutti gli elementi che avevano fatto gridare – giustamente – allo scandalo in passato: dall’obbligo di registrare blog, siti e forum presso un tribunale (come delle importanti testate cartacee) al rischio di multe salatissime in caso di mancata rettifica per un articolo ritenuto diffamatorio da una delle parti in causa.

Legge bavaglio Internet

Presentata una nuova proposta di “legge-bavaglio” per il Web

Legge bavaglio Internet

A sei mesi dall’ultimo grido d’allarme, siamo costretti a registrare un nuovo tentativo da parte dei parlamentari italiani di introdurre una legge-bavaglio per il Web. L’On. Pino Pisicchio del Gruppo Misto ha presentato un disegno di legge per modificare la vecchia legge sulla diffamazione a mezzo stampa (8 febbraio 1948, n. 47) nel quale viene eliminato il rischio di carcere per i giornalisti – e di questo ne saremmo tutti lieti – ma al contempo vengono estese al Web le regole che valgono per le testate cartacee.

Legge bavaglio, stop e rinvio in commissione

Nella giornata di ieri, in seguito alle dimissioni della relatrice del Pd Silvia Della Monicail, il Senato ha rispedito in commissione Giustizia il ddl sul reato di diffamazione a mezzo stampa, quello che dovrebbe abolire il carcere per i giornalisti e che nelle versioni arrivate finora in aula prevedeva multe fino a 25.000 euro per i blogger che non avessero rettificato i propri post quando richiesto da eventuali “parti lese”.
Il disegno di legge dovrebbe essere sottoposto nuovamente al giudizio del Senato a breve, ma in una versione decisamente alleggerita e senza il bavaglio per i siti Internet.

Oggi si vota la legge bavaglio per i blog, anche Wikipedia protesta

Oggi il Senato dovrebbe esprimere il suo giudizio definitivo sulla cosiddetta legge bavaglio, una norma realizzata sull’onda emotiva del caso Sallusti (il direttore del quotidiano Il Giornale condannato a 14 mesi di reclusione per motivi di diffamazioni a mezzo stampa) che da una parte dovrebbe depennare il carcere per i giornalisti ma dall’altra, andando contro ogni regola di buonsenso, potrebbe obbligare i blogger a rettificare quanto scritto sui propri siti in caso di richieste avanzate da eventuali “parti lese”, pena una multa fino a 25.000 euro.

Nonciclopedia riapre, Wikipedia chiude per protesta contro la norma “ammazza blog”

Il mondo delle enciclopedie online è in subbuglio come non mai. Da una parte la satirica Nonciclopedia fa pace con Vasco Rossi e riapre i battenti, dall’altra Wikipedia si auto-sospende e chiude le sue pagine al pubblico in segno di protesta contro la norma “ammazza blog” che oggi il Parlamento discuterà insieme all’intero DDL sulle intercettazioni. Ma andiamo con ordine.

Era lunedì scorso quando, con immenso stupore dell’intera Rete italiana, la versione satirica di Wikipedia, Nonciclopedia, veniva messa offline a causa di Vasco Rossi. Il rocker italiano, probabilmente all’oscuro del cosiddetto effetto Streisand, si è infervorato per una frase scritta nella pagina a lui dedicata (V. Rossi è un vecchio bavoso tossicomane che vende cocaina davanti alle scuole e deve la sua fama alla credulità di milioni di rimbambiti fatti e strafatti quanto e più di lui) ed ha querelato i gestori del sito costringendoli a chiudere.

Anche Wikipedia minacciata dalla norma “ammazza blog”

La norma “ammazza blog” recentemente riesumata e riproposta dal Governo Berlusconi nel DDL sulle intercettazioni non smette di far paura. Lo scellerato provvedimento che equipara i blog personali alle testate registrate, assoggettando tutti all’obbligo di rettifica entro 48 ore; pena una multa fino a 12.000 euro; sta per approdare nelle aule parlamentari e la mobilitazione da parte di chi fa di Internet il suo mezzo di espressione principale non tarda ad arrivare.

Addirittura Wikipedia si sente minacciata, al punto che tutti gli utenti più attivi del sito hanno firmato una lettera aperta in cui vengono espressi tutti i timori sullo scenario che potrebbe aprirsi qualora la norma “ammazza blog” venisse approvata e diventasse legge dello Stato.

In base all’attuale formulazione del diritto di rettifica, obbligatorio e non commentabile – si legge nell’appello – chiunque si ritenesse leso nella propria dignità da informazioni (anche se veritiere) presenti sull’enciclopedia avrebbe diritto a far rettificare tali informazioni a suo piacimento“. Questo impedirebbe all’enciclopedia di fornire un punto di vista neutrale e libero, in cui tutti possono modificare, correggere e integrare tutte le informazioni grazie alle proprie conoscenze.

Censura sul Web: ritorna la norma “ammazza blog”

Nel bel mezzo di una crisi economica globale che potrebbe mandare a gambe all’aria parecchi Paesi europei, compresa l’Italia, la nostra classe dirigente ha individuato le priorità su cui concentrare il suo operato: le intercettazioni telefoniche e il Web. Ovviamente, in nessuno dei due casi le intenzioni dell’esecutivo sono amichevoli.

Come riporta La Repubblica, il Governo Berlusconi, quasi come se negli ultimi messi non fosse successo nulla e le sue proposte in materia non avessero mai scatenato delle polemiche, ha riproposto pari pari la cosiddetta norma ammazza blog nel ddl sulle intercettazioni che prefigura un nuovo tentativo di censura ad Internet.