Arriva in Italia Amazon Kindle Fire HD 8,9 pollici

Amazon, il Kindle Fire HD 8.9 è in vendita anche in Italia

Arriva in Italia Amazon Kindle Fire HD 8,9 pollici

Dopo l’esordio, avvenuto ad ottobre dello scorso anno, sul mercato italiano della versione da 7 pollici ora il Bel paese è pronto a dare il suo benvenuto anche alla versione da 8,9 pollici di Amazon Kindle Fire HD, il tablet sviluppato e commercializzato dal colosso dell’e-commerce.

Il nuovo dispositivo, diversamente dall’altro, presenta un display di dimensioni maggiori, quasi 2 pollici in più, che vanno si a ridurre, seppur sensibilmente, la portabilità del tablet ma che, al contempo, garantiscono una migliore esperienza a livello visivo.

Accedendo alla pagina ufficiale di Amazon Kindle Fire HD 8.9 è possibile apprendere che sono due le edizioni disponibili: una dotata di una memoria interna da 16 GB che può essere acquistata al prezzo di 269 euro con offerte speciali o di 284 euro qualora si preferisca evitare la visualizzazione di annunci pubblicitari, l’altra, invece, mette a disposizione degli eventuali acquirenti ben 32 GB di memoria interna al prezzo di 299 euro con offerte speciali o di 314 euro nel caso non si aderisca agli annunci pubblicitari previsti da Amazon per ridurre il costo del device.

I prezzi risultano quindi decisamente interessanti ed estremamente competitivi.

Amazon, in sviluppo due sistemi di pagamenti mobili

ICANN, gli editori UE e USA contestano il dominio .book di Amazon

Amazon editori europei statunitensi contro dominio .book

Il fatto che l’ICANN permetterà, sia ad aziende sia a privati, di far apparire sul web suffissi ben diversi dal classico .com è oramai notizia di vecchia data così come anche il fatto che i marchi più importanti hanno già provveduto ad avanzare le proprie richieste in tal senso.

Amazon, ad esempio, ha fatto richiesta all’ICANN di poter aprire domini quali .audible, .author, .book, .news e molti altri ancora.

La richiesta del gruppo di Bezos, però, non è andata giù né agli editori a stelle e strisce né a quelli del vecchio contiente.

Infatti, proprio nel corso degli ultimi giorni sono giunte all’ICANN due lettere con le quali la Association of American Publisher (AAP), l ‘Associazione Italia Editori (AIE) e la Federazione Editori Europei (FEP) hanno puntato il dito contro il .book chiedendo all’ente di rivedere la propria posizione e di prendere in seria considerazione il fatto che consentire ad Amazon di far proprio tale dominio starebbe a significare permettere al colosso delle-commerce di sfruttare una forza di grandissimo impatto sul mercato.

WhatsApp, il Garante per la privacy vuole chiarezza sui dati degli utenti italiani

Whatsapp lettera garante privacy italiano

Il Garante italiano per la protezione dei dati personali ha scritto a WhatsApp Inc. per assicurare agli utenti del Bel paese la piena regolarità del servizio offerto con quelle che sono le normative attualmente vigenti in Italia.

Il Garante intende infatti approfondire alcune questioni facenti riferimento alle notizie degli ultimi mesi in modo tale da poter certificare il corretto operato del servizio.

Il Garante ha infatti dichiarato che “L’intervento dell’Autorità trae origine dagli esiti di un recente rapporto dei Garanti per la privacy canadesi e olandesi dal quale sono emerse alcune caratteristiche nel funzionamento dell’applicazione sviluppata dalla società che potrebbero comportare implicazioni e rischi specifici per la protezione dei dati personali degli utenti. Questi ultimi, infatti, per poter usufruire del servizio di messaggistica, devono consentire che l’applicazione acceda alla rubrica dei contatti presente sul proprio smartphone o sul proprio tablet e cioè a dati personali di soggetti terzi, anche però di coloro che non hanno scaricato l’applicazione e non utilizzano quindi il servizio. Nel rapporto sono state inoltre ipotizzate possibili criticità nelle misure di sicurezza adottate, in particolare riguardo alla conservazione dei dati trattati e al loro accesso da parte di terzi non autorizzati”.

Mobile Payment boom Italia

Mobile Payment, boom in Italia

Mobile Payment boom Italia

Per quanto impossibile possa sembrare anche in Italia i pagamenti tramite smartphone sono una realtà che giorno dopo giorno va sempre più a consolidarsi.

Infatti, dopo una partenza abbastanza lenta a causa della carenza di servizi ad hoc e, sopratutto, della mancanza di dispositivi abilitati all’esecuzione di operazioni di questo tipo, oggi il Mobile Payment sta andando incontro ad un vero e proprio boom anche nel Bel paese.

Stando ai dati forniti dall’Osservatoril’Osservatorio Nfc & Mobile Payment del Politecnico di Milano il Mobile Payment sta crescendo di circa il 30% ogni anno.

Tale crescita è riconducibile a tre fattori chiave.

In primo luogo vi è da tenere conto dell’aumento del numero di servizi, specie quelli di uso comune, che consentono di effettuare pagamenti online, in secondo luogo è necessario considerare la sempre maggiore disponibilità di tecnologie che consentono di effettuare i pagamenti in mobilità, come nel caso di quelle rese disponibili da alcuni gestori telefonici italiani, e, infine, appare opportuno porre l’accento sulla politica e in particolar modo sulla legislazione che va ad incentivare l’utilizzo del pagamento elettronico.

Wi-Fi libero esercizi pubblici Italia

Italia, Wi-Fi libero nei pubblici esercizi

Wi-Fi libero esercizi pubblici Italia

La Fipe, ovvero la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, ha reso noto, proprio nel corso delle ultime ore, che il Garante per la Privacy ha dato il via libera perchè i locali pubblici mettano liberamente a disposizione dei propri clienti connessioni Wi-Fi e PC.

La notizia in questione va a configurarsi come particolarmente positiva per i pubblici esercizi poiché d’ora in avanti potranno mettere a disposizione dei loro clienti nuovi ed utili servizi e, di conseguenza, esercitare anche una maggiore forza attrattiva su di essi.

Quindi, se prima l’esercente era costretto ad adottare strumenti di monitoraggio degli utenti in virtù delle costrizioni imposte dalla normativa ora tali strumenti di controllo potranno essere impiegati soltanto previa autorizzazione dell’utente.

Spotify Italia

Spotify arriverà presto in Italia, nominato il country manager

Spotify Italia

Spotify, il noto servizio musicale on demand che offre lo streaming di una selezione di brani di varie case discografiche ed etichette indipendenti, sta per sbarcare in Italia e la conferma, o presunta tale, arriva dal comunicato stampa di ieri che annuncia la nomina di Veronica Diquattro come responsabile del Bel paese, che, appunto, si occuperà di seguire il lancio e il percorso di sviluppo della piattaforma.

Veronica Diquattro è originaria di Bologna, ha trent’anni, ha trascorsi in Google, Loki Hostel e L’Oreal S.A, si è occupata, recentemente, del mercato Android e pare inoltre che abbia contribuito allo sbarco in Italia di Google Play.

Ben presto, quindi, la celebre piattaforma dovrebbe fare il suo esordio nel Bel paese per cui per potersi servire di Spotify non sarà più necessario sfruttare proxy e altri workaround ma risulterà accessibile direttamente da computer, da smartphone e, ovviamente, anche da tablet.

In ogni caso, allo stato attuale delle cose il catalogo presente sui server di Spotify è costituito da ben oltre 20 milioni di canzoni appartenenti ai più svariati generi musicali.

Facearound, la prima Facebook-app di ricerca geolocale che fa scuola

Facearound

Di applicazioni accessibili da mobile e dedicate, appunto, a smartphone e tablet ne esistono oramai tantissime (circa 65 miliardi, così come emerso in occasione del CES 2013) ognuna delle quali in grado di rispondere alle più svariate esigenze dell’utenza e parecchie delle quali dedicate alla sfera social ed a quella della localizzazione.

Dal perfetto connubio dell’una e dell’altra Facearound è riuscita subito a farsi notare scalando rapidamente la classifica dell’App Store di Apple e facendo immediatamente parlare di sé.

Facearound, lanciata nel 2012, è infatti un’applicazione completamente integrata in Facebook per la ricerca geolocale di locali e la condivisione di suggerimenti, caratteristiche queste che hanno anticipato addirittura di molti mesi l’analogo servizio recentemente annunciato dallo stesso colosso in blu – Nearby – e che va a configurarsi come il fiore all’occhiello dell’italiana Business Competence, la società italiana alle spalle dell’app, dal 2007 specializzata in servizi ITC e Business Strategy.

Facearound, infatti, possiede alcune caratteristiche uniche come il design estremamente accattivante ed altamente intuitivo ma sopratutto un sistema integrato di dealing e couponing (le offerte riservate agli utenti dell’app) senza intermediazioni con i leader di settore nel campo dei gruppi di acquisto, un modello questo che va nella direzione di superare i più tradizionali Groupon, Groupalia, Tripadvisor etc.

Considerando il fatto che Facebook, allo stato attuale delle cose, è il social network per eccellenza e molto probabilmente resterà tale per ancora molti anni a venire, è logico che per poter crescere ulteriormente e, di conseguenza, per poter contare su un sempre maggior numero di utenti, Facebook deve continuare ad arricchirsi di nuovi ed utili servizi, come Facearound.

Wikipedia, un milione di voci in lingua italiana

wikipedia 1 milione voci edizione italiana

Dopo quelle in inglese, tedesco, francese e olandese ora anche l’edizione italiana di Wikipedia ha conquistato l’importante e tanto ambito traguardo del milione di voci, una cifra questa che risulta estremamente importante e che è stata raggiunta dopo oltre 11 anni (la prima voce sull’edizione italiana di Wikipedia venne creata ad agosto del 2001, esattamente 7 mesi dopo il lancio dell’enciclopedia libera).

La notizia è stata annunciata ufficialmente mediante un apposito comunicato diramato dai rappresentati di Wikimedia Italia.

In mancanza di dati in tempo reale la voce che ha permesso il raggiungimento del milione di parole sull’edizione dello “stivale” di Wikipedia non è certa ma è molto probabile che abbia contribuito “scautismo e guidismo in Portogallo”, aggiunta proprio ieri mattina.

ADSL banda larghissima 2013 Italia

2013, ADSL in tutta Italia e banda larghissima in arrivo?

ADSL banda larghissima 2013 Italia

Il 2013 appena iniziato sarà un anno davvero speciale per la banda larga in Italia o almeno così dovrebbe essere attenendosi a quelli che sono gli obiettivi fissati dal Decreto Crescita 2.0.

L’anno oramai in corso dovrebbe infatti essere il primo in cui il Bel paese si prepara a tagliare i ponti con il digital divide raggiungendo un doppio ed importante traguardo quale l’estensione all’intera popolazione della copertura della banda larga base 2 Megabit, vale a dire quella minima per poter usufruire dei servizi digitali, e la messa in atto di un piano nazionale con banda larghissima, 30-100 Megabit, da offrire in una trentina di città della penisola.

Il secondo traguardo, sempre attenendosi a quelli che sono gli obiettivi prefissati, dovrebbe essere raggiunto sia con la fibra ottica sia mediante la diffusione dell’LTE che sino a questo momento si è vista soltanto a Roma, Milano, Napoli e Torino.

Nel corso delle prossime settimane, quindi, saranno avviati bandi con cui operatori fissi e mobili costruiranno reti finanziate sia sfruttando i fondi sia spendendo denaro di tasca propria.

Contro il digital divide ricoprirà un ruolo di particolare improtanza la possibilità di sfruttare l’LTE a 800 Mhz mediante cui sarà possibile dare banda larga alle zone rurali dove, appunto, l’ADSL costituisce ancora un vero e proprio sogno.

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Garanzia Apple, multa da 200 mila euro e chiusura del caso

Apple multa garanzia chiusura caso

Dopo diversi mesi durante i quali si sono susseguiti, a più riprese, gli attacchi dei consumatori italiani nei confronti di Apple e, nello specifico, alla sua garanzia la vicenda può finalmente dirsi conclusa.

Apple, infatti, ha deciso di riconoscere ai consumatori del Bel paese la garanzia legale di conformità nei termini definiti dal Codice del Consumo: l’Autorità Garante della Concorrenza e Mercato ha infatti affermato che è dal 10 novembre dell’anno corrente che Cupertino si è adeguata a tutte le norme vigenti.

Nonostante ciò Apple, così come reso noto mediante un apposito comunicato diffuso proprio nel corso delle ultime ore, sarà costretta a pagare una multa pari a 200 mila euro (che sommati alla clamorosa sanzione iniziale pari a 900 mila euro sono tutt’altro che uno scherzo!) poiché dal 28 marzo sino al 10 novembre il gruppo non ha tenuto conto del precedente provvedimento dell’Autorità.

Google e gli stratagemmi fiscali alle Bermuda

Google bermuda tasse

Così come già fatto da varie altre aziende di una certa stazza appartenenti al settore dell’IT anche Google si è affidata ai paradisi fiscali nel tentativo di pagare meno tasse ed evitando, in tal modo, di dover versare, anno dopo anno, miliardi di dollari nelle casse dei paesi in cui opera e, nello specifico, di quelli europei.

Già negli scorsi giorni, in seguito alla visita della Guardia di Finanza negli uffici italiani di Google, si era iniziato a parlare della questione approfondita poi nel corso delle ultime ore in seguito ad un interessante report pubblicato da Bloomberg.

Nel dettaglio, nel 2011 Google ha evitato di pagare circa 2 miliardi di dollari di tasse sul reddito aziendale trasferendo fatturato per 9,8 miliardi di dollari a una società di comodo alle Bermuda.

Eurograbber mega truffa

Eurograbber, attacco da computer e smartphone ai conti online di numerose banche europee

Eurograbber mega truffa

Nel corso della giornata di ieri è stata messa in atto una mega frode ai danni degli utilizzatori dei conti online di numerose banche europee, una vicenda questa che ha dimostrato come nonostante il sempre maggiore evolversi della tecnologia e delle misure di sicurezza ci si debba costantemente preoccupare non soltanto delle vulnerabilità dei computer ma anche di quelle degli smartphone.

L’attacco messo a segno ai conti online è stato infatti portato a termine da cracker al momento ancora sconosciuti che hanno agito sia da computer sia da smartphone e che sono riusciti, in tal modo, a derubare decine di milioni di euro.

Ad occuparsi dello studio dell’intera faccenda sono stati i ricercatori delle security enterprise Check Point Software e Versafe che, appunto, hanno identificato ed analizzato l’attacco informatico basato su crimeware e denominato Eurograbber.

L’attacco è stato basato sul toolkit malevolo noto come Zeus e l’operazione di cybercrimine a quanto pare ha avuto origine in Italia diffondendosi poi in tutto il continente europeo.