1-Click Web Proxy, navigare sul web in anonimato sfruttando un web proxy

A volte può essere molto utile per gli utenti accedere ad un determinato sito web mediante l’utilizzo di un proxy. Ciò può essere fattibile ed attuabile per diversi motivi soprattutto se il servizio web, un sito o una pagina ha un accesso limitato, ciò significa che può essere raggiunto solo dagli utenti di un Paese specifico.

Le migliori soluzioni per bypassare la restrizione presente e visitare i siti web bloccati, e non solo, sono i proxy web o web proxy. Anche se sono delicati in un certo senso da utilizzare, si deve fare attenzione quando si inseriscono delle informazioni sensibili, un proxy non fa altro che mascherare l’indirizzo IP fornito dal provider e camuffarlo in un altro, non corrispondente al nostro reale.

Un pratico modo per navigare sul web in anonimato sfruttando proprio un web proxy è 1-Click Web Proxy, una semplice estensione per il browser Google Chrome in grado di caricare qualsiasi pagina e sito mediante un proxy. Ciò significa che si navigherà su internet sotto un altro indirizzo IP.

Wikipedia, bloccata dai provider inglesi

Bufera in atto tra i provider inglesi e l’enciclopedia libera più famosa del mondo. Da qualche giorno infatti molti inglesi non possono più accedere a Wikipedia a causa dell’inclusione del dominio nella Internet Watch Foundation come sito legato alla pedopornografia.

Se state strabuzzando gli occhi vi capiamo bene, la spiegazione di questa profonda censura è da ricercarsi nell’articolo pubblicato su Wikipedia relativo al discusso album Virgin Killer degli Scorpions sulla quale copertina appare nuda una giovane ragazza in età preadolescenziale.

I provider in questione sono Virgin Media, Be Unlimited/O2/Telefonica, EasyNet/UK Online, PlusNet, Demon, e Opal che hanno deciso di censurare la pagina ed includere l’intera enciclopedia indiscriminatamente nella categoria di siti pedopornografici in attesa di una presa di posizione da parte di Wikimedia Foundation.

Coloro che tentassero di accedere all’articolo in questione riceverebbero una pagina di errore 404 ed un commento di spiegazione. I provider si augurano di veder presto cancellata dall’enciclopedia l’immagine incriminata, ora la palla è in mano della Wikimedia Foundation che dovrà decidere se cedere al ricatto o perpetuare nel proprio principio di coerenza.

Uk: i provider combattano la pirateria, altrimenti saranno sanzionati

Ladro

Gli internet service provider dovranno compiere azioni concrete per impedire i download illegali, altrimenti subiranno sanzioni legali. È questo il pensiero del governo inglese, dopo che alcune ricerche hanno accertato che nel paese sarebbero circa sei milioni gli utenti Adsl che scaricano illegalmente software, film e musica. Secondo quanto ha spiegato il ministro per la Cultura, una legge in materia potrebbe essere approvata, dopo le opportune consultazioni, nell‘aprile del 2009.

Contenti, ovviamente, i rappresentanti dell’industria musicale e videoludica: “Gli Isp sono gli unici nella condizione di poter produrre un vero e proprio cambio di mentalità”, ha commentato John Kennedy, capo dell’International Federation of the Phonographic Industry. Non molto d’accordo, invece, i provider stessi, secondo i quali creare una legge apposita non sarà semplice da attuare in termini di legalità, usabilità e sostenibilità economica.

I provider potrebbero iniziare a bloccare “amichevolmente” i contenuti protetti da copyright. Ennesima invasione della privacy?

Pirateria

Rappresentanti di At&t e di altri importanti internet provider stanno discutendo la possibilità di filtrare, a livello di rete, i trasferimenti di materiale coperti da copyright ai computer degli utenti. “Dobbiamo farlo – ha spiegato un portavoce di At&t – e dobbiamo solo trovare un metodo gentile per iniziare a farlo”. Fino ad ora i provider internet hanno agito un po’ come delle autostrade a pedaggio: noi paghiamo e viaggiamo liberamente in rete. Per fare una metafora, ora è come se le autostrade iniziassero a voler avere una propria rete di poliziotti e controllori.

A richiedere questo servizio sono ovviamente le major proprietarie di film e musica e le case produttrici di software, che si dichiarano stanche di vedere il loro materiale illegalmente distribuito su internet. Il filtraggio, dicono, già avviene su YouTube o Soapbox: che ci vuole a inserirlo anche a livello di provider? Quello che chiedono – insomma – è di iniziare ad analizzare a campione i pacchetti digitali trasmessi da tutti gli utenti e scoprire se qualcuno sta trasmettendo o ricevendo materiale protetto da copyright.

I provider s’intromettono nell’home-page di Google per raggiungere i propri utenti. Ma tutto questo è legale?

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Per la maggior parte di noi i provider (Alice, Fastweb, Libero, etc…) non sono altro che intermediari tra il computer e la Rete. Paghiamo la nostra bolletta mensile, a volte utilizziamo la casella e-mail che ci viene da loro fornita, ma rimangono società abbastanza marginali (correggetemi se sbaglio) nella nostra “internet-experience”. Purtroppo, da parte loro, i provider non vogliono fare la parte degli “intermediari stupidi”, ma vorrebbero cercare di coinvolgere di più i propri utenti, magari offrendo loro servizi a pagamento.

Ebbene, il provider canadese Rogers sta testando un nuovo sistema (diciamolo subito: molto invasivo!) per inserire messaggi personalizzati e destinati all’utente nella parte alta dell’home-page di Google (ricordiamo che la home page di Google è forse il sito più utilizzato anche come pagina iniziale dei browser). Nell’immagine che ho messo sopra a questo post (ma qui la vedete ingrandita) potete vedere esattamente a cosa mi sto riferendo.

Nel 2010 finiranno le combinazioni per gli indirizzi di rete. Come faremo?

ip

I provider devono implementare quanto prima la nuova generazione di indirizzi di rete (IPv6), altrimenti intorno al 2010 internet non sarà più accessibile. Parola di Vint Cerf, uno dei pionieri della Rete, che da anni sta giustamente allertando chi di dovere sul futuro di internet, che con gli standard attuali entro qualche anno non potrà più “reggere” il numero di connessioni che cresce in maniera esponenziale.

Come sapete, ogni computer in Rete ha un numero identificativo univoco (Ip). Quello utilizzato attualmente (IPv4) è costituito da 32 bit con quattro numeri decimali rappresentati su un byte: ciò vuol dire che ogni numero varia da 0 a 255 (un indirizzo tipico potrebbe essere 154.242.4.192). Facendo un rapido calcolo, esistono “solamente” 4.294.967.296 indirizzi univoci (da cui vanno sottratti almeno 18 milioni di indirizzi utilizzati per le reti locali). Ecco perché è stato brevettato l’IPv6 che, però, stenta a decollare.

Tiscali incontra i blogger


Veduta esterna della sede di Tiscali

Giovedì ho partecipato ad un incontro, tenutosi a Cagliari presso l’Head Quarter di Tiscali Spa. Sono stato invitato da Stefano Vitta, eravamo 2 gruppi, il mio che partiva da Roma con Luca Conti, Mario Bellina, Vincenzo Cosenza, Emanule Quintarelli e Nicola Mattina, più il gruppo milanese che abbiamo incontrato direttamente a Cagliari formato da Andrea Beggi, Lele Dainesi, Mafe De Baggis, Alberto D’Ottavi, Luca Mascaro, Lorenzo Viscanti, Giorgio Marigliano e Daniele Vietri.


Tra le strutture, prato inglese, palme e mare sullo sfondo

Con un pullman ci hanno portato all’ Headquarters, e sono rimasto molto colpito, la struttura e il posto sono stupendi, in vita mia ho avuto la fortuna di girare molto, e probabilmente posso dire che è la più bella che abbia mai visto.

La giornata comincia con una colazione accogliente e subito dopo si passa all’incontro nella sala conferenze decisamente enorme, sicuramente troppo dispersiva per un dialogo faccia a faccia tra Tiscali e i blogger.


Sala conferenza Tiscali

Mi rendo subito conto che Tiscali tiene molto a questo incontro, infatti è presente l’Amministratore Delegato Mario Mariani con il responsabile del portale Klaus Ludemann e il responsabile della community Franco Saiu. La mattinata passa veloce con una presentazione generale dell’azienda, corredati da un po di dati e strategie aziendali.

Scopro in questo frangente che nel mercato UK, riescono a portare l’IP-TV con qualità Mpeg4 con solo 2mb di connessione, per merito della qualità dei doppini in rame, a differenza di quelli italiani montati da telecom italia, che il 99% delle volte sarebbero da cambiare e buttare.