Dissequestrati 493 siti web, i provider si schierano contro Moncler per gli oscuramenti online

Annullato il sequestro richiesto da Moncler di 493 siti internet, i provider ottengono la vittoria storica e d'ora in avanti sarà più semplice difendere gli utenti dagli abusi dei possessori di marchi e diritti d'autore

In futuro sarà ben più difficile riuscire a sequestrare un sito web in Italia ed i provider internet, a partire da questo momento, potranno difendere quelli che sono gli effettivi diritti degli utenti contro gli eventuali abusi dei possessori di marchi e diritti d’autore grazie alla vittoria di un ricorso in cui i fornitori di servizi internet si sono opposti ad un ordine di sequestro di ben 493 siti web.

Nelle ultime ore, infatti, il Tribunale di Padova ha provveduto ad annullare il sequestro dei siti internet in questione richiesto ed ottenuto dall’azienda francese Moncler al fine di contrastare la vendita in rete di prodotti contraffatti.

Sebbene la motivazione appaia più che valida che giusta il sequestro di un numero così considerevole di siti web è risultato però ingiustificabile poiché, a quanto pare, non vi sarebbero stati elementi sufficienti per ritenere che sia stata effettuata l’effettiva vendita di prodotti contraffatti.

L’unico elemento sul quale reggeva l’accusa ed il sequestro era infatti il solo nome Moncler presente negli indirizzi dei siti web coinvolti.

Nuova proposta di legge contro il P2P: agli utenti colpevoli verrà sospeso il collegamento ad internet

Legge contro P2P

Già lo scorso Luglio l’AGCOM, mediante un’apposita delibera, aveva stabilito che nel caso in cui fossero state rilevate violazioni del diritto d’autore l’autorità giudiziaria potesse essere scavalcata al fine di ordinare la rimozione di uno specifico contenuto presente in rete.

Poi, conseguenzialmente alle proteste di un enorme numero di cittadini, l’approvazione del provvedimento era stata rimandata a Novembre mediante un’apposita moratoria.

Nelle ultime ore, però, la situazione sembrerebbe essere tornata nuovamente attiva ma questa volta è il Parlamento Italiano che propone di modificare la legislazione in matteria di responsabilità dei provider e di diritto di accesso ad internet.

1-Click Web Proxy, navigare sul web in anonimato sfruttando un web proxy

A volte può essere molto utile per gli utenti accedere ad un determinato sito web mediante l’utilizzo di un proxy. Ciò può essere fattibile ed attuabile per diversi motivi soprattutto se il servizio web, un sito o una pagina ha un accesso limitato, ciò significa che può essere raggiunto solo dagli utenti di un Paese specifico.

Le migliori soluzioni per bypassare la restrizione presente e visitare i siti web bloccati, e non solo, sono i proxy web o web proxy. Anche se sono delicati in un certo senso da utilizzare, si deve fare attenzione quando si inseriscono delle informazioni sensibili, un proxy non fa altro che mascherare l’indirizzo IP fornito dal provider e camuffarlo in un altro, non corrispondente al nostro reale.

Un pratico modo per navigare sul web in anonimato sfruttando proprio un web proxy è 1-Click Web Proxy, una semplice estensione per il browser Google Chrome in grado di caricare qualsiasi pagina e sito mediante un proxy. Ciò significa che si navigherà su internet sotto un altro indirizzo IP.

Wikipedia, bloccata dai provider inglesi

Bufera in atto tra i provider inglesi e l’enciclopedia libera più famosa del mondo. Da qualche giorno infatti molti inglesi non possono più accedere a Wikipedia a causa dell’inclusione del dominio nella Internet Watch Foundation come sito legato alla pedopornografia.

Se state strabuzzando gli occhi vi capiamo bene, la spiegazione di questa profonda censura è da ricercarsi nell’articolo pubblicato su Wikipedia relativo al discusso album Virgin Killer degli Scorpions sulla quale copertina appare nuda una giovane ragazza in età preadolescenziale.

I provider in questione sono Virgin Media, Be Unlimited/O2/Telefonica, EasyNet/UK Online, PlusNet, Demon, e Opal che hanno deciso di censurare la pagina ed includere l’intera enciclopedia indiscriminatamente nella categoria di siti pedopornografici in attesa di una presa di posizione da parte di Wikimedia Foundation.

Coloro che tentassero di accedere all’articolo in questione riceverebbero una pagina di errore 404 ed un commento di spiegazione. I provider si augurano di veder presto cancellata dall’enciclopedia l’immagine incriminata, ora la palla è in mano della Wikimedia Foundation che dovrà decidere se cedere al ricatto o perpetuare nel proprio principio di coerenza.

Le follie degli utenti: cosa vogliamo di più di internet dai “poveri” provider?

Provider

Qualche giorno fa l’Ap ha pubblicato un interessante articolo passato un po’ inosservato, ma secondo me molto curioso. Si tratta delle pazze clausole che alcuni provider fanno firmare ai propri utenti per evitare richieste (soprattutto di risarcimento) davvero molto singolari. La Verizon Communications Inc, ad esempio, fa firmare ai nuovi clienti una clausola secondo cui non si assume alcuna responsabilità dell’accuratezza delle informazioni lette in Rete o ricevute via mail.

Come per dire: non denunciateci se su Wikipedia trovate un’informazione sbagliata, non è colpa nostra. Il problema è che qualcuno una cosa del genere deve averla davvero fatta. “Certa gente – spiega il portavoce del provider, Bobbi Henson – pensa che tutto quello che c’è online viene dal proprio provider o comunque è controllato. Ma non è così, ovviamente”.

La Comcast, importante provider internet, inverte la rotta e non perseguirà più chi scarica illegalmente. L’inizio di una nuova era?

P2P

Ultimamente in numerose occasioni (qui, qui o qui solo per fare qualche esempio) ci siamo occupati del comportamento dei provider nei confronti degli utenti “pizzicati” nel fare largo uso di programmi peer-to-peer per scaricare illegalmente film, software o musica. Una tendenza che ha visto ultimamente una maggiore attenzione dei fornitori internet nei confronti dei utenti, che in molti casi sono stati sanzionati o si sono visti revocare l’abbonamento alla rete per aver utilizzato software di scaricamento considerati illegali.

La Comcast, importante provider internet che era stato sanzionato per aver impedito a molti suoi clienti di utilizzare programmi di file-sharing, ha annunciato ieri un completo cambio di politica nei confronti di questa problematica, assicurando tutti i propri utenti che da ora in poi tratterà in modo uguale tutti i tipi di traffico internet. L’importante decisione arriva dopo numerose denunce da parte di associazioni di consumatori (ma anche singoli utenti) che si erano visti bloccare la propria connessione per aver utilizzato programmi come eMule o Limewire.

Uk: i provider combattano la pirateria, altrimenti saranno sanzionati

Ladro

Gli internet service provider dovranno compiere azioni concrete per impedire i download illegali, altrimenti subiranno sanzioni legali. È questo il pensiero del governo inglese, dopo che alcune ricerche hanno accertato che nel paese sarebbero circa sei milioni gli utenti Adsl che scaricano illegalmente software, film e musica. Secondo quanto ha spiegato il ministro per la Cultura, una legge in materia potrebbe essere approvata, dopo le opportune consultazioni, nell‘aprile del 2009.

Contenti, ovviamente, i rappresentanti dell’industria musicale e videoludica: “Gli Isp sono gli unici nella condizione di poter produrre un vero e proprio cambio di mentalità”, ha commentato John Kennedy, capo dell’International Federation of the Phonographic Industry. Non molto d’accordo, invece, i provider stessi, secondo i quali creare una legge apposita non sarà semplice da attuare in termini di legalità, usabilità e sostenibilità economica.

I provider potrebbero iniziare a bloccare “amichevolmente” i contenuti protetti da copyright. Ennesima invasione della privacy?

Pirateria

Rappresentanti di At&t e di altri importanti internet provider stanno discutendo la possibilità di filtrare, a livello di rete, i trasferimenti di materiale coperti da copyright ai computer degli utenti. “Dobbiamo farlo – ha spiegato un portavoce di At&t – e dobbiamo solo trovare un metodo gentile per iniziare a farlo”. Fino ad ora i provider internet hanno agito un po’ come delle autostrade a pedaggio: noi paghiamo e viaggiamo liberamente in rete. Per fare una metafora, ora è come se le autostrade iniziassero a voler avere una propria rete di poliziotti e controllori.

A richiedere questo servizio sono ovviamente le major proprietarie di film e musica e le case produttrici di software, che si dichiarano stanche di vedere il loro materiale illegalmente distribuito su internet. Il filtraggio, dicono, già avviene su YouTube o Soapbox: che ci vuole a inserirlo anche a livello di provider? Quello che chiedono – insomma – è di iniziare ad analizzare a campione i pacchetti digitali trasmessi da tutti gli utenti e scoprire se qualcuno sta trasmettendo o ricevendo materiale protetto da copyright.

I provider s’intromettono nell’home-page di Google per raggiungere i propri utenti. Ma tutto questo è legale?

GoogHp

Per la maggior parte di noi i provider (Alice, Fastweb, Libero, etc…) non sono altro che intermediari tra il computer e la Rete. Paghiamo la nostra bolletta mensile, a volte utilizziamo la casella e-mail che ci viene da loro fornita, ma rimangono società abbastanza marginali (correggetemi se sbaglio) nella nostra “internet-experience”. Purtroppo, da parte loro, i provider non vogliono fare la parte degli “intermediari stupidi”, ma vorrebbero cercare di coinvolgere di più i propri utenti, magari offrendo loro servizi a pagamento.

Ebbene, il provider canadese Rogers sta testando un nuovo sistema (diciamolo subito: molto invasivo!) per inserire messaggi personalizzati e destinati all’utente nella parte alta dell’home-page di Google (ricordiamo che la home page di Google è forse il sito più utilizzato anche come pagina iniziale dei browser). Nell’immagine che ho messo sopra a questo post (ma qui la vedete ingrandita) potete vedere esattamente a cosa mi sto riferendo.

Nel 2010 finiranno le combinazioni per gli indirizzi di rete. Come faremo?

ip

I provider devono implementare quanto prima la nuova generazione di indirizzi di rete (IPv6), altrimenti intorno al 2010 internet non sarà più accessibile. Parola di Vint Cerf, uno dei pionieri della Rete, che da anni sta giustamente allertando chi di dovere sul futuro di internet, che con gli standard attuali entro qualche anno non potrà più “reggere” il numero di connessioni che cresce in maniera esponenziale.

Come sapete, ogni computer in Rete ha un numero identificativo univoco (Ip). Quello utilizzato attualmente (IPv4) è costituito da 32 bit con quattro numeri decimali rappresentati su un byte: ciò vuol dire che ogni numero varia da 0 a 255 (un indirizzo tipico potrebbe essere 154.242.4.192). Facendo un rapido calcolo, esistono “solamente” 4.294.967.296 indirizzi univoci (da cui vanno sottratti almeno 18 milioni di indirizzi utilizzati per le reti locali). Ecco perché è stato brevettato l’IPv6 che, però, stenta a decollare.

Tiscali incontra i blogger


Veduta esterna della sede di Tiscali

Giovedì ho partecipato ad un incontro, tenutosi a Cagliari presso l’Head Quarter di Tiscali Spa. Sono stato invitato da Stefano Vitta, eravamo 2 gruppi, il mio che partiva da Roma con Luca Conti, Mario Bellina, Vincenzo Cosenza, Emanule Quintarelli e Nicola Mattina, più il gruppo milanese che abbiamo incontrato direttamente a Cagliari formato da Andrea Beggi, Lele Dainesi, Mafe De Baggis, Alberto D’Ottavi, Luca Mascaro, Lorenzo Viscanti, Giorgio Marigliano e Daniele Vietri.


Tra le strutture, prato inglese, palme e mare sullo sfondo

Con un pullman ci hanno portato all’ Headquarters, e sono rimasto molto colpito, la struttura e il posto sono stupendi, in vita mia ho avuto la fortuna di girare molto, e probabilmente posso dire che è la più bella che abbia mai visto.

La giornata comincia con una colazione accogliente e subito dopo si passa all’incontro nella sala conferenze decisamente enorme, sicuramente troppo dispersiva per un dialogo faccia a faccia tra Tiscali e i blogger.


Sala conferenza Tiscali

Mi rendo subito conto che Tiscali tiene molto a questo incontro, infatti è presente l’Amministratore Delegato Mario Mariani con il responsabile del portale Klaus Ludemann e il responsabile della community Franco Saiu. La mattinata passa veloce con una presentazione generale dell’azienda, corredati da un po di dati e strategie aziendali.

Scopro in questo frangente che nel mercato UK, riescono a portare l’IP-TV con qualità Mpeg4 con solo 2mb di connessione, per merito della qualità dei doppini in rame, a differenza di quelli italiani montati da telecom italia, che il 99% delle volte sarebbero da cambiare e buttare.