Steve Jobs in fin di vita?


AGGIORNAMENTO: È stata confermata la presenza di Jobs al meeting sui “nuovi investimenti americani nei settori della ricerca e dello sviluppo, dell’istruzione e delle energie pulite” di quest’oggi a San Francisco, evento che vedrà la presenza del presidente USA Barack Obama, Mark Zuckerberg e il CEO di Google Eric Schmidt. Un ottimo segnale che avvalora i nostri dubbi sulla fonte della notizia relativa allo stato di salute del CEO di Apple. Speriamo in smentite ufficiali a stretto giro. Vi terremo aggiornati.

Nel momento in cui scriviamo, sulla home page del Daily Mail Online campeggia una notizia shock: Steve Jobs potrebbe avere non più di 6 settimane di vita. Il sito riprende l’allarmante news dall’ultimo numero di un magazine americano, il National Enquirer, sul quale sarebbero state pubblicate le foto di uno Steve Jobs più emaciato che mai ed evidentemente affetto da un nuovo cancro al pancreas (ne ebbe già uno nel 2004).

Le foto – che non sono ancora reperibili in Rete – sarebbero state scattate lo scorso 8 febbraio presso il Cancer Centre di Stanford (in California), dove il numero uno di Apple e la moglie, Laurene Powell, avrebbero consumato una colazione insieme.

The Agony and The Ecstasy of Steve Jobs, uno spettacolo teatrale svela le terribili condizioni di chi lavora per Apple in Cina


Uno spettacolo che apre gli occhi. Ormai sono in tanti a parlare in questo modo di The Agony and The Ecstasy of Steve Jobs, la pièce teatrale che l’attore Mike Daisey sta portando in scena questa settimana al Repertory Theatre di Berkeley (in California).

In questo lungo one-man show definito da più parti come “imperdibile” per tutti i fan Apple, il monologhista americano (fan di Apple a sua volta) parla del mondo della “mela” a 360 gradi ponendo l’accento su una questione che sembra essere stata dimenticata dai media: le condizioni di lavoro inumane delle fabbriche cinesi in cui vengono costruiti prodotti come iPhone e iPad.

Steve Jobs sta male, torna il problema della leadership in Apple


Con un’e-mail indirizzata ai dipendenti, il CEO di Apple Steve Jobs ha fatto sapere che lascerà momentaneamente la guida dell’azienda per motivi di salute.

Su mia richiesta – ha scritto Jobs – il consiglio di amministrazione mi ha accordato un congedo per malattia, così potrò concentrarmi sulla mia salute. Continuerò ad essere CEO e ad essere coinvolto nelle principali scelte strategiche dell’azienda”. Al posto di Jobs, a gestire l’ordinaria amministrazione di Apple, ci sarà il fedelissimo Tim Cook.

Apple: tutte le possibili novità del 2011


Noi di Geekissimo teniamo alla par condicio. E allora, dopo aver visto insieme le principali novità Microsoft del 2011, eccoci qui a proporvi un elenco con quelle che dovrebbero (o potrebbero) essere le principali novità Apple del 2011.

Come mai tutti questi condizionali? Ovviamente perché la roadmap della Casa di Steve Jobs è molto più oscura di quella di Microsoft o qualsiasi altro colosso della Silicon Valley e quindi dobbiamo affidarci, almeno in parte, a rumor e voci di corridoio.

Fatta questa dovuta premessa, veniamo al dunque. Ecco la lista dei prodotti che Apple potrebbe “sfornare” nei prossimi 12 mesi, con relative percentuali di realizzazione.
  • Mac App store: è già stato lanciato, il 6 gennaio. Ne abbiamo parlato in lungo e in largo, quindi inutile soffermarci sul punto. Possibilità di realizzazione: 100%.
  • iTunes Cloud: un nuovo servizio per accedere alla propria libreria di iTunes da qualsiasi dispositivo connesso a Internet. Possibilità di realizzazione: 90%.

Apple è il pericolo numero uno per la libertà di Internet, parola di Tim Wu

Tim Wu, il professore della Columbia Law School noto per aver reso popolare il concetto di net neutrality, ha rilasciato una lunga intervista al New York Times in cui – presentando il suo nuovo libro “The Master Switch: The Rise and Fall of Information Empires” – ha parlato di tutte quelle grandi aziende che oggi metterebbero a rischio la libertà della Rete. La più pericolosa di tutte? Apple.

Per l’accademico americano, Steve Jobs e il suo gruppo sono destinati a soffrire della malattia che colpisce tutti i monopolisti del mondo capitalista: “La maggior parte dei monopolisti crea un’era dell’oro che dura per dieci anni o più, ma poi – avverte Wu – cominciano ad essere interessati a una sola cosa: il potere”.

Per fare un esempio pratico di questo paradigma, il professore della Columbia Law School ha parlato di AT&T che “diventò pericolosa quando cominciò a sopprimere le tecnologie che potevano intralciare i suoi interessi”.

Le 10 principali occasioni di collaborazione fra Microsoft e Apple

Anche se a volte facciamo finta di non ricordarcelo, in realtà tutti noi geek sappiamo che, in realtà, Apple e Microsoft sono reciprocamente l’una la miglior nemica dell’altra. Dagli anni 80 – quando l’epopea dei due colossi tecnologici ha avuto inizio – in poi, le due aziende hanno colto diverse occasioni per collaborare e darsi una mano nei momenti più cruciali della loro esistenza (talvolta con dei tornaconti, talvolta meno).

Alla luce di ciò, l sito Internet “Tech Republic” ha pensato di stilare una top 10 le 10 principali occasioni di collaborazione fra Microsoft e Apple, che noi adesso andiamo a proporvi integralmente. Eccole:
  • 10. Office 2011: il 26 ottobre, Microsoft ha finalmente rilasciato Office 2011, la nuova versione della sua popolarissima suite per il lavoro destinata ai sistemi Apple. Questa volta, l’Office per Mac è quasi perfetto – molto simile alla sua controparte Windows – e include anche una versione di Outlook (Outlook 2011) e la sincronizzazione con Exchange. Cosa che, in maniera più o meno volontaria da parte di Microsoft, rende i computer della mela decisamente più appetitosi per l’utenza business.
  • 09. No al Blu-Ray: sia Microsoft che Apple ritengono che i blu-ray non servano a niente. Nessuna delle due ha incluso il supporto per i dischetti super-capienti di Sony nei propri prodotti ed entrambe prediligono la distribuzione digitale dei contenuti. Se non è unione d’intenti questa….

Facebook: gli utenti vogliono il “giardino recintato” di Apple

Nonostante i passi in avanti fatti negli ultimi tempi, per Facebook privacy e sicurezza rimangono due questioni apertissime. Gli utenti – molti dei quali sull’orlo di una crisi di nervi – sono ormai stanchi di applicazioni malevole progettate con il solo scopo di sottrarre loro dati e, pur di liberarsene, sarebbero disposti a rinchiudersi in un “giardino recintato simile a quello progettato da Apple per il suo App Store (che sta per approdare anche su Mac OS X Lion), in cui “passano” solo le applicazioni controllate e “benedette” dalla Casa della mela.

Questo è quello che emerge dall’ultimo, provocatorio, sondaggio effettuato dalla società specializzata in sicurezza informatica Sophos, la quale ha sottoposto ad oltre 1.000 utilizzatori del social network di Mark Zuckerberg il seguente quesito: Facebook dovrebbe seguire l’esempio di Apple e avere un “giardino recintato”, verificando tutte le applicazioni?

I risultati della consultazione – alquanto inquietanti, a voler essere sinceri – li trovate nel grafico qui sotto: il 95.51% dei partecipanti ha risposto sì, ammettendo che Facebook dovrebbe fare come Apple e scegliere per noi quali applicazioni si possono usare e quali no, mentre solo un 4.49% di “temerari” ha risposto in maniera negativa.

Steve Jobs attacca Android: la questione open VS closed è solo fumo negli occhi

Steve Jobs torna all’attacco. A margine della conference call relativa ai risultati fiscali del Q4 2010, il numero uno di Apple si è prodotto in un insolito intervento, della durata di circa cinque minuti, in cui si è scagliato contro Android e l’assioma che vede i sistemi open migliori di quelli closed per l’utenza finale.

Secondo l’uomo più illustre di Cupertino “Google ama rappresentare Android come un sistema aperto e iOs/iPhone come un sistema chiuso. Noi pensiamo che la contrapposizione open vs. closed serva solo a gettare fumo negli occhi della gente e a nascondere la vera questione, quella su cos’è meglio per gli utenti, se è meglio avere un sistema frammentato o è meglio averne uno integrato”.

Bill Gates e Steve Jobs: come erano negli anni 80? [video]

Oggi sono due degli uomini più famosi e ricchi del mondo, ma com’erano Bill Gates e Steve Jobs ai loro inizi, negli anni 80? Poveri, brutti, alquanto spocchiosi, ma con il piglio tipico di chi sa che la strada intrapresa, benché accidentata e irta di ostacoli, lo porterà lontano. Molto lontano.

Ebbene, il sito Internet Neowin è riuscito a pescare da YouTube un “reperto storico” in cui possiamo vedere i due (anti)eroi del mondo informatico sullo stesso palco: un evento Apple targato 1983 in cui un poco riconoscibile Jobs – paffuto e senza il golfino nero che lo avrebbe reso celebre qualche decennio dopo – discute con un Gates che sembra avere non 30 ma 50 anni in meno di quello attuale. Eccolo:

Apple è un “virus mutante”, parola di Acer!

Come abbiamo sottolineato anche in un nostro vecchio post, Apple non è più la “ribelle simpatica” del mondo informatico. L’azienda di Steve Jobs ha fatto successo. Ha iniziato ad adottare politiche restrittive e ad essere poco gentile nei confronti dei competitor, finendo con l’attirare su di sé diverse antipatie che non fanno più fatica a manifestarsi nemmeno pubblicamente.

L’ultimo outing fatto in questo senso è stato quello di Stan Shih, fondatore di Acer, che in una recente intervista con Digitimes non ha esitato a definire i prodotti Apple – iPhone e iPad in primis – come dei “virus mutanti” contro i quali i produttori di PC devono trovare al più presto una cura.

Secondo Shih, Apple è un po’ come il Betamax all’epoca dello scontro con le VHS: offre una soluzione di maggiore qualità rispetto a quella del suo principale avversario (Microsoft), ma è ancora troppo chiusa per riuscirne a intaccare significativamente la quota di mercato.

4 cose che Steve Jobs dovrebbe imparare da Steve Ballmer

Steve Jobs è il CEO ideale di ogni azienda: ha carisma, idee geniali e sa enfatizzare ogni suo prodotto come nessun altro a mondo sa fare. Basta sfogliare qualsiasi rivista d’informatica, giornale di economia o blog per leggere qualcosa del genere. Eppure le cose non stanno proprio così. Steve Jobs è bravo, bravissimo, ma non perfetto.

Il suo concorrente più illustre, Steve Ballmer, il CEO di Microsoft, non gode della sua stessa fama: è goffo, sguaiato e ha dei recenti flop sul curriculum (gli smartphone Kin su tutti) che non hanno certo giovato alla sua immagine. Qualcuno vorrebbe addirittura “farlo fuori”, ma anche qui forse le cose non stanno come qualcuno vorrebbe farci credere.

Insomma, anche se molti sobbalzeranno sicuramente sulla propria sedia sentendo una cosa del genere, secondo noi ci sono almeno 4 cose che Steve Jobs dovrebbe imparare da Steve Ballmer, e oggi siamo qui per dirvele: leggete e commentate!

Non imporre le proprie idee e assecondare gli utenti

Nella sua relativamente breve carriera di CEO Microsoft, Ballmer ha dimostrato di saper ascoltare gli utenti dando loro ciò che volevano: con Windows 7 ha creato un sistema leggero e privo di quei software in surplus odiati dalla stragrande maggioranza dell’utenza (Messenger, Movie Maker, ecc.), sta facendo di tutto per rendere Internet Explorer più compatibile con gli standard, e la lista potrebbe anche continuare. Jobs, d’altro canto, presuppone che il suo pensiero sia quello degli utenti e impone a tutti gli utilizzatori di prodotti Apple il suo credo: Flash per lui è il male? Allora gli utenti di iPhone non possono usarlo. Un’applicazione per iPad non piace a Steve? Allora va bandita dall’App Store, e così via. In questo senso, una “cura Ballmer” non potrebbe che giovare al leader maximo di Cupertino. Non c’è dubbio.

iPad: 5 mosse per batterlo

Ormai lo sanno anche le viti che mantengono in piedi la sedia su cui siete seduti in questo momento. L’iPad è un successo in molti Paesi del mondo, Apple ne ha venduti 3.27 milioni di esemplari solo nell’ultimo trimestre, ed è l’unico dispositivo che finora è riuscito a portare il concetto di tablet nella casa e nella mente dell’utente medio. Questo però non vuol dire che sia invincibile.

Di tavolette alternative a quella di Cupertino ne stanno per debuttare diverse e, per il sito Internet TECHi, esisterebbero addirittura cinque mosse per battere iPad che, se ben applicate, potrebbero permettere a uno qualsiasi dei futuri competitor di Apple di far dimenticare agli utenti il tablet della mela senza troppi sforzi. Eccoli in dettaglio:

Costruendo un ecosistema: almeno la metà del successo dei dispositivi Apple è data dal fatto che l’hardware, il software e i servizi della Casa di Cupertino lavorano in maniera olistica. Questo vuol dire che fanno tutti parte di un complesso ecosistema, abbastanza chiuso, in grado di garantire un’esperienza utente molto comoda e funzionale. I concorrenti di iPad dovrebbero quindi agire in maniera simile, non per forza adottando soluzioni chiuse e “monche” come quelle di Apple, ma sforzandosi di creare un ecosistema di servizi e software capaci di supportare adeguatamente i loro tablet. Magari puntando su standard aperti – primo fra tutti l’ePub peri libri elettronici – capaci di rendere la vita degli utenti più semplice e libera.

Perché Apple “tira” di più…

Che si parli di iPad, Mac OS X o iPhone, non importa. Che lo si faccia su un blog o su una rivista cartacea, nemmeno. Apple “tira” di più, più di Microsoft, più di Linux, più di qualsiasi altro protagonista del mondo tecnologico. Ogni post che riguarda la Casa di Cupertino scatena discussioni infinite, ogni giornale che mette Steve Jobs in copertina vende miriadi di copie e sì, se qualcuno passa per strada con un dispositivo della mela in mano, attira subito l’attenzione di tutti.

Ma a cosa si deve questo straordinario “appeal”? A una strana congiunzione astrale? A un lavaggio del cervello collettivo? Forse. Noi però abbiamo qualche altra ipotesi, quattro motivi per cui Apple “tira” di più e molto probabilmente continuerà a farlo per ancora molto tempo. Leggeteli con attenzione e diteci cosa ne pensate.

Perché la guida Steve Jobs

Se Apple è sulle prime pagine dei giornali lo deve in buona parte al suo CEO, Steve Jobs, che è a sua volta un personaggio da prima pagina. È carismatico, enigmatico al punto giusto e con il suo (ri)avvento è riuscito a imprimere ad Apple un carattere inconfondibile, da prima della classe anche quando forse non avrebbe tutti i meriti per esserlo. Insomma, nel bene e nel male, il gruppo di Cupertino è sempre al centro dell’attenzione. Se non fosse guidata da Jobs e il suo acume, sarebbe ancora così? Ne dubitiamo fortemente.

Apple, il suo “giardino recintato” non è sempre un male?

Quando si parla di Apple è inevitabile pensare al suo “giardino recintato”, a quell’ambiente costituito da regole ferree, controlli rigidissimi e politiche restrittive in cui Steve Jobs ha ben pensato di relegare tutti gli utenti della mela. Spesso a discapito della loro libertà.

Eppure di rivolte non ce ne sono state, i sempre più numerosi acquirenti dei prodotti Apple sono contenti dei loro gingilli tecnologici e non c’è nulla che suggerisca l’abbandono di questa politica da parte dell’azienda di Cupertino. Allora vuoi vedere che non tutti i mali vengono per nuocere e che il tanto criticato “giardino recintato” ha anche i suoi lati positivi? Per qualcuno, sì.