AmpMode e Plorf: 2 nuovi servizi web 2.0 musicali per ascoltare e scaricare mp3 dalla rete!

Non raramente vi abbiamo presentato dei servizi web 2.0 “musicali”, ma quando vi abbiamo segnalato questi siti, l’abbiamo fatto molto spesso proponendo dei semplici motori di ricerca per canzoni, che quasi sempre, salvo l’utilizzo di trucchetti, non permettono il download dei brani musicali.

Quest’oggi ci preme invece presentare 2 servizi, che non sono probabilmente quasi niente di più rispetto a quelli segnalati in passato, ma sono “particolari” perchè integrano in essi un piccolo bottoncino che ci permette di scaricare le canzoni trovate. Eccovi i due siti: AmpMode e WuZAM!

Secondo una ricerca i cosiddetti “giovani” sarebbero “molto felici” di pagare per scaricare musica legalmente

Musica

Premesso che io odio la parola “giovani”, oggi parliamo di una statistica inglese che farà molto parlare di sé e di conseguenza discutere: da un sondaggio fatto tra ragazzi e ragazze che hanno tra i 14 e i 24 anni è emerso che la fascia più giovane non disdegna pagare per ottenere file musicali… l’importante però è che col pagamento se ne ricevano anche tutti i diritti illimitati di utilizzo. Il sondaggio è stato commissionato dalla British Music Rights, l’equivalente dell’italiana Siae.

Tra i risultati colpisce il fatto che l’80 per cento degli utenti di programmi peer-to-peer (come il pluripremiato eMule, solo per fare un esempio) si è detto disponibile a pagare affinché il file-sharing sia legalizzato. Il problema è che tutto questo esiste già, almeno per quanto riguarda la musica. Basti guardare iTunes o altri “negozi online” di mp3, che non costano poi molto (un euro per un brano, dieci euro per un album circa); il problema però, come al solito, sono i Drm, e cioè le limitazioni a copiare il brano scaricato sui computer o i lettori musicali degli amici. Insomma: ragazzi e ragazze vogliono possedere e controllare la propria musica.

La home-page di Google è illegale?

GooglePrivacy

Guai giudiziari per Google, accusata di violare le leggi californiane a causa della sua riluttanza ad inserire direttamente nella home page un link alla pagina della politica sulla privacy. “A Google è stato chiesto di inserire la parola privacy, una parola di sole sette lettere, accanto agli altri link che portano alle pagine di informazioni sulla ricerca e sulla società. Una parola piccola che però nel mondo della privacy è molto importante”, ha spiegato Beth Givens della Privacy Rights Clearinghouse.

Tutto è partito da una segnalazione proveniente da alcuni blog del New York Times, secondo cui Google non si sarebbe adeguata all’Online Privacy Protection Act del 2003 (la legge californiana sulla privacy, per intenderci): la legge prevede che ogni sito che abbia dietro un’attività commerciale e raccolga informazioni private degli utenti debba segnalare bene in vista nella propria home page un link alla propria pagina che spiega la politica dell’azienda nei confronti della privacy.

L’allarme di Greenpeace: le consolle per videogiochi sono delle vere e proprie “bombe tossiche”

Consolle

Videogiocatori di tutto il mondo, fate molta attenzione. Le consolle davanti alle quali passate ore e ore per giocare ai vostri videogames preferiti potrebbero essere molto dannose e nocive per la salute. È quanto denuncia una ricerca dell’associazione ambientalista Greenpeace. Secondo lo studio, infatti, le consolle conterrebbero sostanze chimiche e metalli potenzialmente dannosi alla salute umana; inoltre, le aziende che le producono non starebbero facendo abbastanza per eliminare i componenti tossici e, quindi ridurre i rischi.

Tra le consolle che dovrebbero essere sostituite, la PlayStation 3 di Sony, la Xbox 360 di Microsoft e il Nintendo Wii (in pratica, tutte le più famose). Dando un’occhiata ai risultati dello studio, si evince ad esempio che sia la PlayStation 3 che la Xbox 360 contengono livelli considerati “molto alti” di ftalati: si tratta di sostanze chimiche che servono a rendere più “morbidi” i materiali flessibili, come le coperture di gomma dei cavi. Tra le sostanze tossiche, presenti anche il cloruro polivinilico, il berillio e il bromo.

“Dal prossimo anno pagelle solo online”. Ci sembra un po’ azzardato… e tra l’altro in Italia già si fa

Pagella

Sta facendo molto parlare di sé, in questi ultimi giorni, l’annuncio del neo-ministro della Funziona pubblica, Renato Brunetta, secondo cui entro un anno, un anno e mezzo anche le pagelle scolastiche saranno online. Una decisione, ha spiegato il ministro, che servirà far risparmiare carta alla pubblica amministrazione: “Se sapremo cambiare – ha spiegato il ministro – potremo spendere meglio e liberare importanti risorse da impieghi poco produttivi”.

Una scelta intelligente, penseranno in molti, anche se – ma sto esprimendo un’opinione personale – forse bisognerebbe iniziare da altre parti a eliminare la carta. La pagella scolastica, oltre che un importante documento che tutti i genitori, i nonni e i parenti dovrebbero poter continuare a toccare con mano, è anche un ricordo che si tramanda di generazione in generazione. E poi: anche se ormai internet “ce l’hanno tutti”, quante sono le famiglie che non riuscirebbero a visualizzare online la pagella, per incompetenza o per mancanza fisica di mezzi (collegamento a internet o computer)? A mio parere ancora molte. Ben venga, dunque, il risparmio di carta, ma probabilmente si potrebbe iniziare da altri settori.

La piaga della pedofilia online continua ad avanzare: ogni giorno nascono 74 siti in più rispetto al 2007

TelArcobaleno

Brutte notizie, purtroppo, per quel che riguarda la lotta alla pedofilia online. Secondo l’associazione Telefono Arcobaleno, che da dodici anni combatte contro questo fenomeno, ogni giorno nascono 74 siti in più rispetto al 2007. Un incremento considerato “preoccupante”, che “sottolinea l’urgente necessità di adeguare i mezzi di contrasto, dato l’evidente e misurabile inasprimento del fenomeno e la sua evoluzione tecnologica”.

Tra l’altro, spiega l’associazione, “i siti dedicati al pedobusiness sono solo una tipologia di quella che è la galassia di immagini e filmati che sfruttano in modo orribile l’infanzia per inseguire i gusti dei consumatori, per lo più statunitensi ed europei. Ultimamente è stato scoperto e debellato un sito a pagamento che nascondeva una grossa videoteca pedopornografica (mascherata da videoteca di cartoni animati) e proponeva la vendita di 465 filmati divisi per categorie. Ma andiamo a vedere gli ultimi dati.

Online tutti i redditi degli italiani: giusto o sbagliato?

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Sta facendo molto discutere la pubblicazione, sul sito dell’Agenzia delle Entrate, delle dichiarazioni dei redditi dei cittadini italiani, con i server www.agenziaentrate.gov.it letteralmente in tilt dalle prime ore del pomeriggio di ieri a causa del grande interesse che ha suscitato. Un servizio che permetteva, conoscendo il comune di residenza di una persona, di sapere quanto questa persona ha dichiarato al fisco nel 2005.

Dall’Agenzia delle Entrate hanno spiegato che “si tratta di un provvedimento a norma di legge autorizzato dal garante“. Il quale, però, smentisce (“L’iniziativa non è mai stata sottoposta all’attenzione del garante della privacy”) e poi in via precauzionale blocca la diffusione dei dati, in attesa di una decisione definitiva.

Microsoft, nuove speranze per chi preferisce Xp a Vista

PetizioneWinXp

Siete dei “felici” utenti di Windows Xp e, acquistando un computer nuovo non volete che ci sia installato Vista? Anche se Vista è un sistema operativo di gran lunga più sicuro, più curato e più moderno di Xp, sono in moltissimi a pensare che Xp funzioni meglio e sia più veloce. Proprio a chi la pensa così oggi diamo una buona notizia.

Sembra, infatti, che Microsoft stia ripensando la decisione di non vendere più Windows Xp dopo giugno. E questo a causa della grande domanda che continua ad esserci verso questo sistema operativo. Steve Ballmer, ceo di Microsoft, ha comunque confermato che la maggior parte della gente che acquista nuovi computer vuole Windows Vista come sistema operativo.

Office 2007, 122mila errori al test OOXML

Office

Office 2007, la suite da ufficio di Microsoft che ultimamente sta riscontrando buoni risultati di vendita, deve fare i conti con una brutta notizia: i circa 122mila errori ottenuti in due test OOXML. Secondo Alex Brown, che sta a capo della sezione dell’International Organization for Standardization (Iso) che si occupa di gestire gli standard dei formati Office Open XML, i documenti creati con Office 2007 non soddisfano le specifiche del formato.

In particolare, i documenti Word generati dalle versioni di Office (e salvati, aggiungiamo noi, come .docx) non sono conformi all’ISO/IEC 29500. Secondo l’ideatore dell’XML, Tim Bray, Microsoft “potrebbe non avere alcun interesse a rimanere conforme in modo pieno allo standard OOXML, così come è stato pensato dall’ISO”. Più ottimista Brown, secondo cui Microsoft provvederà presto ad aggiornare la propria suite per renderla pienamente compatibile.

Condannato a 9 anni di prigione il super-spammatore mondiale

Mailbox

La notizia sta facendo, piano piano, il giro del mondo. La Corte Suprema della Virginia, negli Stati Uniti, a ha condannato a nove anni di carcere Jeremy Jaynes, accusato di aver mandato milioni di messaggi di posta indesiderata ad altrettanti ignari utenti internet. Una sentenza che, sicuramente, entrerà nella storia della Rete.

La vicenda, tra ricorsi e carte bollate, va avanti già dal 2003, anno del primo arresto di Jaynes. L’accusa ha presentato la prova di 53mila messaggi e-mail illegali inviati in soli tre giorni, ma tra luglio e agosto del 2003 pare che l’uomo abbia mandato un milione di messaggi spam al giorno. La difesa, invece, ha basato le sue argomentazioni sul fatto che le leggi anti-spam emanate ultimamente negli Stati Uniti violerebbero i diritti del primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, quando si tratta di anonimato.

Viva la libertà di espressione: riapre Wikileaks

Wikileaks

Ne avevamo parlato proprio qualche giorno fa: un giudice statunitense aveva creato molto scalpore dopo la decisione di chiudere il sito Wikileaks, specializzato nella pubblicazione di notizie riservate e fughe di notizie. Ebbene, la novità è che un giudice federale ha ribaltato la decisione, e consentirà al sito statunitense di riaprire a tutti gli effetti.

La decisione – ricordate? – era stata accompagnata da un grande scalpore per chi parlava di diritti violati e libertà di stampa e di opinione calpestata. E durante il dibattimento (che è durato oltre tre ore) proprio chi si appellava al primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti è stato premiato: il giudice, infatti, ha pensato proprio al primo emendamento per giusitificare la propria decisione, spiegando che le misure intraprese non erano “costituzionalmente adeguate”.

Il computer venduto su eBay con i dati segreti di un ministero Gb

eBay

Vi è mai capitato di aprire un pacco acquistato su eBay e trovarvi dentro strane sorprese o oggetti particolari? Un tecnico informatico di Manchester, in Gran Bretagna, stava riparando un computer portatile quando ha trovato, nascosto all’interno dello stesso, un cd con dei dati ultra-riservati provenienti dal ministero dell’Interno. Il laptop, inizialmente di proprietà dello stesso ministero, era stato poi messo in vendita su eBay e acquistato da un ignaro cittadino.

Il cd, in particolare, era nascosto tra la tastiera e la piastra dei circuiti. Il tecnico ha chiamato subito la polizia, che è intervenuta insieme (addirittura!) ad agenti dell’antiterrorismo, proprio a spiegare come in quel cd fossero contenuti dati davvero molto molto importanti. Si tratta a dir la verità, solo dell’ultimo episodio di una lunga lista di smarrimenti imbarazzanti di materiale riservato che hanno interessato il governo britannico.

Microsoft, una nuova stangata da parte dell’Unione Europea: 899 milioni di euro di multa

Microsoft

Nuova super-multa da parte dell’Antitrust europea nei confronti della Microsoft. L’azienda di Redmond dovrà sborsare ben 899 milioni di euro “per aver continuato ad abusare della sua posizione dominante” anche dopo la condanna (ricorderete tutti) da parte della Commissione nel marzo 2004, che costò a Bill Gates un’altra multa (questa volta più “leggera”, da 497 milioni). Secondo l’Europa, insomma, il gigante statunitense avrebbe dovuto assicurare entro il 22 ottobre scorso l’interoperabilità, mettendo a disposizione dei grandi gruppi concorrenti, a prezzi ragionevoli, la documentazione necessaria a sviluppare software in grado di comunicare con quelli Microsoft.

Così, però, non è stato. Secondo il commissario europeo alla concorrenza, Neelie Kroes, che ha parlato di “atteggiamento inaccettabile”, “l’azienda ha continuato a violare le regole, cedendo brevetti e licenze a carissimo prezzo e soffocando così l’inovazione delle altre imprese”. Siamo ormai alla terza multa in quattro anni, pari a circa 1,7 miliardi di euro. Senza contare che sono in corso altre due indagini dei servizi antitrust dell’Ue, tese a verificare la disponibilità di Microsoft nel mettere le sue tecnologie al servizio della concorrenza.

Tredici miliardi di euro. Ecco “quanto costa”, ogni anno, la pirateria informatica in Italia

Soldi

Ogni anno solo in Italia la perdita economica causata dalla pirateria informatica si aggira intorno ai tredici miliardi di euro. La stima è stata calcolata da Assintel, l’associazione nazionale di imprese che operano nel settore dell’Ict (Information&communication technology), secondo cui il fenomeno sarebbe esploso con la diffusione di internet e dei sistemi di condivisione dei dati “peer-to-peer”.

Secondo Mario Piccinni, del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza, “l’Italia è il primo produttore e consumatore di articoli informatici piratati in Europa e il terzo nel mondo”. L’avreste mai immaginato? Quando si parla di pirateria, non pensate semplicemente a quella su larga scala dei cd venduti da extracomunitari agli angoli delle piazze: lo scambio domestico di software, musica e film (quello, cioè, che avviene proprio con programmi peer-to-peer) rappresenta infatti il 90 per cento dell’intero “problema”.