ADSL lenta? Dal 7 aprile arrivano i reclami online

ADSL lenta? Dal 7 aprile arrivano i reclami online

ADSL lenta? Dal 7 aprile arrivano i reclami online

Per tutti coloro che si ritrovano ad avere a che fare con raccomandate e fax per inviare reclami agli operatori di servizi internet fissi ci sono buone, anzi buonissime notizie: nel corso delle ultime ore l’AGCOM ha comunicato che dal 7 aprile non sarà più necessario fare reclami a proprie spese per denunciare la violazione dei parametri contrattuali di qualità della linea ADSL.

Infatti, a partire dalla data in questione gli utenti che si saranno registrati sul sito web www.misurainternet.it e che avranno provveduto ad installare l’apposito software Ne.me.sys, ottenendo in tal modo il certificato di qualità del proprio accesso ad internet avente valori inferiori a quelli indicati nel contratto dall’operatore di telefonia fissa, potranno inviare direttamente via internet il reclamo con a corredo il certificato del proprio gestore, il tutto senza alcun costo e con una perdita di tempo estremamente contenuta.

AGCOM, entrano in vigore le nuove norme sul copyright in Rete

AGCOM

Oggi entra in vigore il nuovo regolamento sulla tutela del diritto d’autore online firmato AGCOM, il quale, come ormai noto, conferisce alla “nostra” Autorità per le garanzie nelle comunicazioni la possibilità di richiedere l’oscuramento di siti Internet accusati di pirateria agendo a livello di IP senza passare per un tribunale o per l’ordine di un giudice.

AGCOM, approvate le nuove norme sul copyright online: cosa cambia

Pirateria

Sono mesi che si parla di AGCOM e della sua riforma delle norme relative al diritto d’autore online. Ieri però sono state messe tutte le firme necessarie e il regolamento è diventato ufficiale, entrerà in vigore il 31 marzo 2014 ma ha già scatenato un forte dibattito fra chi lo ritiene un grosso rischio per la libertà d’espressione in Rete (ossia la maggior parte degli utenti e delle organizzazioni che si occupano della materia) e chi invece ha stappato le bottiglie di champagne per la sua imminente attuazione (le major).

Copyright AGCOM

L’AGCOM presenta la sua riforma sul copyright digitale

Copyright AGCOM

Dopo le polemiche dell’anno scorso, l’Autorità Garante per le comunicazioni ha pubblicato una bozza della sua nuova riforma in materia di copyright digitale. I pilastri del nuovo regolamento, a detta di AGCOM, sono rilancio dell’offerta legale per i contenuti online e l’educazione degli utenti. Sembrano leggermente ammorbidite rispetto al passato le norme relative all’oscuramento dei siti accusati di ospitare materiale pirata ma in Rete si sono già sollevate molte voci polemiche.

Pirateria online, l’AGCOM passa la palla al Parlamento

Il Presidente dell’Autorità garante delle comunicazioni, Corrado Calabrò, ieri è stato ascoltato dalle commissioni cultura e lavori pubblici del Senato per chiarire la posizione dell’Agcom sul tema del contrasto alla pirateria sul Web.

Dopo le feroci polemiche scaturite dal tentativo di bavaglio alla Rete dello scorso luglio, quando il garante fu costretto a rimandare la sua delibera che imponeva ai provider l’oscuramento a mezzo DNS dei siti ritenuti colpevoli di pirateria, l’Agcom è stata chiamata nuovamente in causa per produrre una normativa molto dura nei confronti dei pirati internettiani, ma questa volta Calabrò ha deciso di passare la palla al Governo.

Nel suo intervento in aula, il Presidente di Agcom ha espresso l’auspicio che il parlamento ripensi le norme sul diritto d’autore aggiungendo che, vista la dimensione planetaria del fenomeno, sarebbe opportuno il trattamento di queste tematiche da parte dell’Unione Europea o addirittura dell’ONU.

Unione Europea: la banda larga non è un servizio universale

Banda larga Unione Europea

Per l’Unione Europea, così come reso noto nelle ultime ore, la banda larga, almeno allo stato attuale delle cose, non va a configurarsi come un servizio universale, ovvero non risulta compresa in uno di quei servizi minimi che un cittadino facente parte dell’Unione ha il diritto di pretendere.

Questo sta quindi a significare che tutti i vari paesi dell’Unione Europea saranno liberi di decidere come comportarsi relativamente alla gestione della banda larga senza alcun ordine “dall’alto”.

Si tratta di una decisione che, per ovvie ragioni, ha deluso coloro che attendevano un intervento dai piani alti per fare in modo di poter usufruire della banda larga considerando i grandi ritardi di alcuni paesi nello sviluppare le proprie infrastrutture al fine di rendere disponibile un ADSL veloce e, sopratutto, per tutti.

AGCOM e censura Internet: tutti i dettagli sulle norme approvate

Con il solo voto contrario di Nicola D’Angelo e l’astensione di Michele Lauria, l’AGCOM ha approvato all’unanimità le nuove norme in materia di copyright e siti Web. Come accennato ieri, la decisione definitiva è stata rimandata in quanto le norme entreranno in vigore solo dopo 60 giorni di dibattito pubblico in cui potrebbero essere cambiate e riviste in vari modi.

In ogni caso, abbiamo finalmente un testo fra le mani e siamo pronti a condividerlo con voi. Per fortuna lo scenario non è grave come quello prospettato all’inizio, il Garante non si arrogherà il diritto di oscurare i siti e non colpirà i siti amatoriali. Sarà solo un’alternativa alla via giudiziaria e non una sostituzione obbligata, ma alcuni elementi di preoccupazione permangono. Per saperne di più, ecco la lista completa delle norme approvate nel lungo consiglio di ieri.

AGCOM, decisione rimandata sulla censura del Web [aggiornato]

Oggi è il 6 luglio 2011, la giornata in cui l’AGCOM (l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) avrebbe dovuto approvare e rendere operativa la delibera che l’avrebbe autorizzata ad oscurare arbitrariamente i siti con contenuti ritenuti lesivi del diritto d’autore. Per fortuna, pare che non sarà così. Almeno per oggi, la dittatura del blocco amministrativo dovrebbe saltare.

Dopo le manifestazioni che, nel mondo reale così come sulla Rete, hanno preso di mira le intenzioni censorie del Garante, il Presidente dell’AGCOM, Corrado Calabrò, ha annunciato che oggi ci sarà solo l’approvazione di uno “schema di regolamento” e che successivamente ci sarà una discussione pubblica sulla norma al fine di ottenere una “soluzione giusta ed equilibrata”.

6 luglio 2011, la Rete in rivolta contro l’AGCOM che vuole oscurare i siti che violano il copyright

Soprattutto quando si parla di Internet, le istituzioni e le autorità di questo Paese non mancano mai di fare delle figure barbine al cospetto della platea internazionale. Scampata la figuraccia del decreto Romani – quello che voleva equiparare i canali YouTube a delle emittenti televisive – gli italiani si ritrovano, infatti, a fare i conti con un nuovo obbrobrio giuridico che potrebbe mettere a repentaglio la libertà di Internet.

Ci riferiamo alla nuova regolamentazione sul diritto d’autore in Rete che l’AGCOM (l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) vorrebbe approvare entro il prossimo 6 luglio e che consentirebbe a quest’ultima di esercitare un potere tale da costringere i provider nazionali a bloccare l’accesso ai siti in cui fossero riscontrare delle violazioni del diritto d’autore.

MisuraInternet.it, il sito che non riesce a partire

MisuraInternet.it, un sito un mistero. Andiamo con calma e ricostruiamo insieme la storia di uno dei siti che avrebbe dovuto aiutare i navigatori italiani a scegliere la compagnia telefonica migliore. Nato da un idea di AGCOM e supportato dal Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti, lo scorso Agosto viene rilasciato un comunicato stampa firmato AGCOM, dove viene viene prestato questo sito/software dal nome NeMeSys.

Secondo quel comunicato, il software doveva essere operativo e disponibile a partire dai primi giorni di ottobre. Così non è stato. Il 4 Novembre sulla pagina principale del sito, campeggiava un bel form di login dove si dovevano inserire dei dati per vedere il sito. Il 10 novembre la svolta, appare un conto alla rovescia sulla pagina ufficiale, con scadenza ieri. Beh, molti di voi penseranno che ora il software è disponibile. Assolutamente no! Quella che vedete nella fotografia ad inizio articolo, è la pagina che appare ora su misurainternet.it .

Decreto Romani, indietro tutta

Il pericolo è scampato, la figuraccia internazionale no. Con oltre trenta richieste di modifica, di cui il Governo si è fatto carico, il Parlamento italiano ha espresso parere favorevole sul decreto Romani, quello che voleva equiparare YouTube alle emittenti televisive. Ma le parti riguardanti il Web sono state quasi tutte rimosse.

In un documento di dieci pagine redatto da PDL e Lega, che stabilisce le condizioni a cui il decreto Romani verrà approvato, è infatti possibile scorgere la frase “blog, giornali on line, motori di ricerca restano liberi e la responsabilità editoriale non ricade sui provider che ospitano contenuti altrui”, che di fatto mette la parola fine sulla questione YouTube e censura.

Secondo le nuove disposizioni, dovranno invece registrarsi all’AGCOM (quindi non più al Ministero) e rispettare leggi simili a quelle delle emittenti TV i servizi di video on demand con liste di contenuti che vengono sfruttati commercialmente (es. quelli offerti da Alice di Telecom Italia).

Decreto Romani: censura sì, censura no, se famo du’ spaghi?

Le dirette streaming sono uguali alle dirette televisive, pertanto devono sottostare alle stesse regole, anche se chi le allestisce non è ancora entrato nell’età della pubertà o guadagna in vent’anni ciò che un editore televisivo guadagna durante il solo spot dei Pavesini. E i canali YouTube, che tutti noi possiamo aprire e gestire liberamente? Ovviamente, sono tante emittenti televisive. Devono rispettare le stesse leggi di Rai Uno, Canale 5 e La7 e, se infrangono i diritti d’autore, vanno oscurati immediatamente!

Ecco riassunto in cinque righe l’ultimo scempio videocratico rigurgitato dai nostri governanti, quello che viene ormai riconosciuto universalmente come decreto Romani (dal nome del viceministro alle Comunicazioni, quello che negli ultimi mesi è andato decantando le mirabilie del digitale terrestre in ogni dove) e che, qualora entrasse in vigore, demolirebbe molte delle linee di confine che attualmente separano la “nostra” Rete da quella di Pechino.

La stupidità (più che follia) intrinseca in questo decreto è stata riconosciuta addirittura dall’AGCOM. Il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, ha infatti espresso il suo parere a riguardo dichiarando che: «quello del decreto Romani sarebbe un filtro generalizzato su internet, da una parte restrittivo come nessun paese occidentale ha mai accettato di fare, dall’altra inefficace, perché burocratico a priori».