ITC: Motorola non viola i brevetti Apple

Apple VS Motorola

Una nuova battaglia a colpi di brevetti che ha visto protagonista Apple è stata conclusa nelle ultime ore ma, questa volta, piuttosto che Samsung, la ben nota azienda della mela morsicata si è ritrovata ad avere a che fare con Motorola.

Le lotte giudiziarie tra Cupertino e Motorola hanno avuto inizio ad ottobre dello scorso anno, ovvero quando Apple ha provveduto ad inoltrare un esposto all’ITC relativamente ad alcuni brevetti che la rinomata azienda statunitense avrebbe violato, in maniera consapevole, su diversi terminali Droid, richiedendo, nello specifico, la paternità di una particolare tecnologia per la funzione multi-touch su pannello capacitivo, ovvero la stessa di cui cui l’US Patent and Trademark Office ne ha accordato la registrazione giorni addietro.

Motorola, invece, dal canto suo, ha provveduto a denunciare Apple per l’utilizzo illecito di ben 18 brevetti facenti riferimento ad iPhone, iPod ed iPod Touch.

IBM detiene ancora il primato dei brevetti

IBM

Ad aggiudicarsi il primo posto nella classifica delle aziende aventi un maggior numero di brevetti è, anche questa volta, per ben diciannove anni consecutivi, la International Business Machines o, molto più semplicemente, IBM.

Infatti, stando a quelle che sono le ultime statistiche rese disponibili da IFI Claims, l’IBM va a configurarsi come una tra le aziende più attive presso gli sportelli dell’ufficio brevettuale statunitense che nel corso dell’oramai passato 2011 ha registrato un numero di brevetti pari a 6.180, una cifra questa che, senza alcun indugio, è in grado di scoraggiare tutta la più accanita concorrenza, così come sottolineato anche da Manny Schecter, consigliere brevettuale di Big Blue.

L’elevato numero di brevetti registrati da IBM, tra l’altro frutto di un investimento annuale equivalente all’incirca a 6 miliardi di dollari nella ricerca e nello sviluppo, fanno riferimento ad una vasta gamma di tecnologie differenti, passando dalla concessione dei privilegi nei domini di sicurezza del commercio elettronico sino ad arrivare ad un metodo mediante cui sviluppare un sistema computerizzato di simulazione del cervello, mettendo inoltre in evidenza anche il motivo in base al quale Big Blue non figura tra le aziende attualmente coinvolte nella Patent War mondiale.

Kodak accusa Apple ed HTC per la violazione dei brevetti relativi alle immagini digitali

Kodak

Già qualche tempo fa Kodak aveva provveduto a denunciare Apple, unitamente a RIM, Motorola, Nokia, Samsung, LG, Sharp e Sony, per violazione brevettuale ottenendo però dei primi giudizi contrari da parte dell’ITC.

La ben nota multinazionale statunitense aveva poi siglato un accordo di licenza con LG e Samsung mediante cui veniva riconosciuto il pagamento di una royalty equivalente, rispettivamente, a 414 e 550 milioni di dollari.

Tuttavia, stando a quelle che sono le ultime informazioni attualmente disponibili, la questione pare esseri ripresentata e, questa volta, ad essere denunciate per violazione di proprietà intellettuale da parte di Kodak è, in sostituzione di tutte le ben note sopracitate aziende, HTC, unitamente ad Apple.

Apple ottiene un importante brevetto riguardante il multi-touch: nuove cause in vista?

Nel 2007, alla vigilia del lancio del primo iPhone, la Apple dell’allora CEO Steve Jobs depositò oltre 200 brevetti riguardanti il suo nuovo smartphone ma non tutti vennero approvati in tempi brevi. E così è notizia delle ultime ore che l’ufficio brevetti americano ha ufficialmente affidato ad Apple la paternità di un brevetto chiave per la tecnologia multi-touch.

Questo significa che ora la Casa di Cupertino ha fra le mani un’arma potenzialmente micidiale per le sue cause contro concorrenti quali Samsung, HTC e tutte le altre case produttrici di smartphone e tablet che utilizzano la tecnologia multi-touch nei propri device. Soprattutto considerando l’approccio poco incline ai compromessi dell’azienda guidata da Tim Cook che difficilmente accetterà accordi commerciali come quelli fatti da Microsoft con alcuni dei principali produttori di Android Phone in cui l’azienda lesa dalla violazione di proprietà intellettuali riceve delle royalties per ogni dispositivo prodotto.

Scontro tra Google e Oracle per API Java

British Telecommunications dichiara guerra a Google per violazione brevettuale

Google violazione brevetti British Telecommunications

La British Telecommunications, una tra le compagnie telefoniche più vecchie presenti sulla piazza ed operante attivamente nel Regno Unito, ha dichiarato guerra a Google.

Il provider ha infatti contestato al gran colosso di Mountain View l’utilizzo indebito di alcuni dei suoi brevetti offrendo, prevalentemente, servizi di primo piano ai suoi utenti.

I brevetti in questione sono quelli siglati come 6,151,309, 6,169,515, 6,397,040, 6,578,079, 6,650,284 e il 6,826,598, ovvero sei titoli facenti riferimento all’apparato e al metodo per le telecomunicazioni, all’invio delle informazioni geolocalizzate, al sistema di navigazione ed alla gestione della banda mobile.

A detta della British Telecommunications, quindi, Google avrebbe utilizzato indebitamente tali brevetti relativamente ad Android ma anche in riferimento ad altre ben note risorse, quali Google Music, Google Maps e Google+.

Apple ottiene il blocco degli Android Phone HTC in USA

A Natale siamo tutti più buoni, ma anche più assetati di denaro. Ecco allora che la guerra dei brevetti che vede contrapporsi Apple e Google; iPhone contro Android; torna a scatenarsi nella sua forma più “cruenta”, quella che costringe l’azienda “X” a non commercializzare i propri prodotti perché montano un software che vìola la proprietà intellettuale dell’azienda “Y”.

Questa volta, l’azienda “X” si chiama HTC mentre l’azienda “Y” continua a chiamarsi Apple. Il colosso di Cupertino ha ottenuto il blocco dell’importazione degli Android Phone HTC in USA a partire da aprile 2012 da parte della U.S. International Trade Commission. La motivazione fornita dalla sentenza è che gli smartphone HTC infrangono il brevetto #5,946,647 registrato da Apple.

Il brevetto riguarda “l’analisi e il collegamento di strutture di dati fra documenti e programmi”. Una sua applicazione pratica si ha quando, per esempio, si ha una lista di numeri di telefono, si clicca (o tappa, visto l’ambito smartphone) su uno di questi numeri e lo smartphone riesce a comporlo automaticamente. Se il vostro telefonino fa una cosa del genere, sappiate che sta violando un brevetto di Apple!

Microsoft “minaccia” cause contro Acer e Asus per l’utilizzo di Android sui netbook

Secondo quanto riportato dal sito Internet ‘DigiTimes’, Microsoft starebbe per citare Acer e ASUS per la violazione di brevetti legati alla vendita di dispositivi – netbook in primis – equipaggiati con il sistema operativo Android.

Il colosso di Redmond ha già citato Motorola per lo stesso motivo, sostenendo che Android violerebbe nove brevetti Microsoft legati alla sincronizzazione di e-mail/calendari/contatti, alla programmazione di appuntamenti e alle notifiche. La fondatezza di tali ragioni non è stata ancora appurata chiaramente, ma a quanto pare l’azienda di Ballmer ha deciso di “cavalcare l’onda” e iniziare a chiedere soldi a tutti i produttori di terminali legati all’OS di Google.

Microsoft ama l’open source

Viviamo in tempi inquieti e, ormai, siamo abituati a sentirne di tutti i colori. Questo vuol dire che, in teoria, non dovremmo sorprenderci più di niente. Eppure, il fatto che un dirigente Mirosoft come Jean Paoli, General Manager per l’Interoperabilità e l’Architettura XML, abbia appena dichiarato che il colosso di Redmond “ama l’open source un piccolo sobbalzo sulla sedia ce lo ha fatto fare.

Per carità, nessuno vuole andare a rivangare le dichiarazioni di Ballmer del 2001 in cui il noto CEO sosteneva che “Linux è un cancro“, così come sarebbe sbagliato puntare “a prescindere” il dito su un’azienda che, seppur con tutti i suoi difetti, negli ultimi tempi sta dimostrando di sapersi “trasformare” e adattare alle evoluzioni del mercato. Ma l’amore è una cosa seria, troppo grande per essere tirata in ballo così facilmente.

Insomma, se vogliamo continuare con questo parallelo con i sentimenti umani, possiamo dire che sì, forse Microsoft si è infatuata dell’open source ma non innamorata. A dimostrazione di ciò, c’è da dire che che la “mamma” di Windows sta coltivando diversi interessanti progetti a sorgente aperto: ne trovate illustrati alcuni in questa pagina ufficiale.

Oracle cita Google per violazione dei brevetti Java: una vittoria per Microsoft?

Se anche in questi roventi dì estivi non avete mancato di seguire le cronache provenienti dal mondo informatico, sarete sicuramente a conoscenza del fatto che Oracle, l’azienda che all’inizio dell’anno ha acquisito Sun e tutti i suoi prodotti di punta (OpenOffice, MySQL, ecc.), ha citato in giudizio Google per una presunta violazione di brevetti riguardanti il software Java integrato in Android.

Il gigante dei motori di ricerca, dal canto suo, ha già fatto sapere che la causa non ha alcuna ragion d’essere in quanto Android non usa Java bensì una tecnologia compatibile denominata Dalvik, ma la cosa andrà sicuramente per le lunghe. E in tutto questo marasma, potrebbe esserci qualcuno pronto a godere alle spalle dei due duellanti. Chi? Ma ovviamente lei, mamma Microsoft!

Un giudice costringe Facebook a rilasciare il proprio codice sorgente

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La notizia sembra irreale, ma ha tutte le caratteristiche per rappresentare, al contrario, una storia vera che si sta svolgendo in queste ore in Delaware, piccolissimo stato americano sulla costa atlantica. Un giudice di questo stato ha ordinato a Facebook di rilasciare una copia dell’intero codice sorgente a Leader Technologies Inc., un’azienda sviluppatrice di una piattaforma web-based per la collaborazione di utenti online.

Leader Technologies, in attività dal 1997, è proprietaria di un brevetto registrato il 21 Novembre 2006 relativo alla gestione e alla memorizzazione di informazioni in formato elettronico e ha citato in giudizio Facebook lo scorso Novembre 2008. Il brevetto può essere letto sul web attraverso questo link.

Microsoft, multa da 388 milioni. Chi di brevetto ferisce di brevetto perisce?

Lo sappiamo, mai titolo di post fu più ovvio, ma di fronte a certe notizie le parole iniziano a mancare. Dopo aver discusso insieme del caso Microsoft VS TomTom, siamo infatti qui ad informarvi del fatto che l’azienda di Redmond, la stessa che ha fatto del rispetto dei brevetti una sua bandiera, è stata condannata a pagare una multa di 388 milioni di dollari per aver violato il brevetto su un dispositivo anti-pirateria.

La beneficiaria di questa bella sommetta dovrebbe essere Uniloc, società statunitense specializzata nel campo della sicurezza informatica, la quale ha prodotto (e ovviamente brevettato) un programma antipirateria per software e videogiochi. Lo stesso che Steve Ballmer e soci avrebbero integrato in Windows ed Office.

Caso Microsoft, TomTom rilancia di 4

Continua la vicenda giudiziaria che vede Microsoft e TomTom antagoniste nella lotta ai brevetti. La diatriba ha avuto inizio qualche tempo fa quando Microsoft ha citato in giudizio TomTom per la presunta violazione di otto brevetti riguardanti l’utilizzo di tecnologie Microsoft attraverso implementazioni Linux sui dispositivi GPS di TomTom.

A queste accuse, la casa olandese, ha risposto in modo aggressivo accusando a sua volta la stessa Microsoft di aver violato 4 brevetti registrati da TomTom riferiti sopratutto a funzioni di direzionamento assistito e georeferenziazione -“Generazione di un percorso in un sistema di navigazione veicolare, “Selezione rapida della destinazione in un sistema di navigazione da automobile”, “Metodi e apparati per la presentazione dinamica dei Punti di Interesse” e “Generazione di una manovra ad un incrocio attraverso un cambio di direzione”-.

Microsoft fa causa a TomTom, il vero bersaglio è Linux?

Microsoft ha deciso di citare in giudizio TomTom, la celeberrima società olandese produttrice di sistemi di navigazione per automobili, motociclette, palmari e smartphone. Ragione del contendere è la violazione da parte di quest’ultima di 8 brevetti depositati dal gruppo di Redmond, 3 dei quali – ed è questo che ci interessa principalmente – riguardanti l’integrazione del kernel Linux nei prodotti dell’azienda europea.

A quanto pare, a spingere Ballmer e soci verso le vie legali è stata la presenza del supporto per il file system FAT32, ed in particolar modo per il Virtual FAT introdotto in Windows 95 (che, per dirla in parole povere, consente di rinominare i file utilizzando fino a 255 caratteri, anziché gli 11 precedentemente disponibili), nei navigatori del gruppo neerlandese. Una mossa che, associata alla “sparata” di Microsoft risalente a qualche tempo fa, che voleva il mondo del software libero violare oltre 200 brevetti dell’azienda fondata da zio Bill, fa pensare a male, molto a male.

Apple riceve dopo quasi 10 anni il brevetto per la Dockbar, ed ora?

Da oggi in poi, la Dockbar per lanciare le applicazioni che ha reso celebre il Mac, è un brevetto registrato dalla Apple Inc. Nonostante siano passati quasi 10 anni da quando ha fatto la sua prima comparsa, la Dockbar è stata brevettata solo ieri.

Il ritardo è stato dovuto principalmente alla sezione brevetti americana e non alla Apple, che ne aveva chiesto la deposizione nell’ormai lontano 20 Dicembre 1999. Il brevetto recita che la Dockbar è un “User Interface for providing consolidation and access [..] to provide greater access and consolidation to frequently used items in the graphical interface, a userbar is established which includes a plurality of item representations“. Un concetto se vogliamo un po’ astratto, che fa sorgere spontanea una domanda: