Arriva Anonymous OS: vero sistema operativo o fake ripieno di virus?

Anonymous OS

Nel corso degli ultimi giorni si è parlato a più riprese di Anonymous e degli attacchi sferrati nei confronti del Vaticano, di Trenitalia e di Equitalia ma adesso il collettivo torna a far discutere di sé, questa volta, però, al centro dell’attenzione vi è un sistema operativo, quello che prende il nome di Anonymous OS.

Ebbene si, anche il gruppo di hacker hacktivisti ha il suo sistema operativo personale o, almeno, così sembrerebbe essere stando a quanto dichiarato e, sopratutto, distribuito nel corso delle ultime ore.

Un membro di Anonymous ha infatti dichiarato di aver ideato, sviluppato e messo a disposizione dell’intera comunità Anonymous OS, una distro Ubuntu con interfaccia utente MATE che risulta personalizzata per tutte quelle piccole operazioni che potrebbe essere necessario compiere quotidianamente in qualità di membri del ben noto gruppo hacktivista come, ad esempio, hacking, simulazione di attacchi DDoS a siti Web, cracking di password e via di seguito.

Anonymous svela i dati di accesso di Radio Vaticana

Ebbene sì, anche quest’oggi la cronaca internettiana ci spinge ad occuparci di Anonymous. Dopo aver attaccato i siti di Trenitalia ed Equitalia durante lo scorso fine settimana, il noto gruppo di hacktivisti è tornato ad occuparsi di una sua vecchia “passione”: il Vaticano.

Come rivendicato sul blog di Anonymous Italia, nella giornata di ieri (12 marzo 2012) è stato messo nuovamente sotto scacco il sito Vatican.va ed è stato reso noto parte del database di Radio Vaticana, il cui sito però è rimasto attivo. Nel database i dati di accesso di decine di utenti del sito radiovaticana.org.

Anonymous affonda il sito di Equitalia

Dopo aver attaccato il sito di Trenitalia, Anonymous ha concluso un week-end di particolare attivismo mettendo KO il portale di Equitalia, la società pubblica incaricata per la riscossione nazionale dei tributi. L’attacco è avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri (domenica 11 marzo 2012) ed anche in questo caso è arrivata puntuale la rivendicazione degli hacktivisti più famosi del momento.

Sul post pubblicato dal blog di Anonymous Italia Equitalia viene apostrofata come “un’azienda in teoria pubblica che si occupa della riscossione di (presunti) tributi dovuti all’Agenzia delle Entrate, che attuate con una ferocia inaudita e con pratiche quantomeno opinabili” e l’attacco giustificato dall’accanimento della società contro “gli inadempienti che dimostrino di essere indigenti”.

Le Iene intervistano un membro di Anonymous Italia

Durante la puntata delle Iene andata in onda ieri sera, 8 marzo 2012, su Italia Uno, è stata trasmessa la prima intervista televisiva ad un membro di Anonymous Italia. Nascosto dalla consueta maschera divenuta emblema del gruppo, l’hacktivista ha cercato di spiegare cos’è Anonymous e perché attacca i siti Internet di enti ed Istituzioni che ritiene una minaccia per la libertà di espressione.

L’intervista è stata “convalidata” dal blog ufficiale di Anonymous Italia, che l’ha segnalata sulle sue pagine. In qualunque modo la si pensi su questa organizzazione; la si ami o la si odi; è un documento molto interessante che ci permette di capirne di più sul pensiero e le motivazioni che spingono i membri di Anonymous a compiere azioni come quelle che ieri hanno riguardato il sito del Vaticano (citato a fine intervista).

Google Chrome, bucato dopo pochi minuti al Pwn2Own

Il Pwn2Own 2012 ha avuto inizio e quest’anno, a differenza di quanto verificatosi in precedenza, le cose non sono andate molto bene per Google Chrome: il tam francese di Vupen Security, infatti, dopo soli cinque minuti dall’inizio della competizione, è riuscito ad hackerare il browser web reso disponibile da big G.

Ha avuto quindi fine, in tal modo, la lunga serie di tentativi malriusciti di “bucare” Google Chrome che avevano avuto luogo nel corso delle edizioni precedenti del ben noto contest mirante all’individuazione di eventuali falle nei browser web maggiormente diffusi.

L’obiettivo dei tecnici di Vupen Security, così come reso noto da Chaouki Bekrar, CEO della società, è stato infatti quello di dimostrare che anche Google Chrome, così come gli altri browser web presenti sulla piazza, non è inviolabile.

Anonymous attacca e manda offline il sito web del Vaticano

Anonymous attacca il sito web del Vaticano

Durante le ultime ore Anonymous ha messo a segno un altro colpo puntando, questa volta, ai server del sito web del Vaticano e rendendo quindi vatican.va praticamente inaccessibile.

Se inizialmente vi erano state alcune incertezze circa la natura del down ed i suoi eventuali artefici dopo il comunicato di rivendicazione pubblicato su Pastebin e sul sito web ufficiale del gruppo tutti i dubbi a riguardo sono stati spazzati via andando quindi ad annunciare e confermare l’attacco al sito internet della Santa Sede.

LulzSec, arrestati 5 membri grazie alla collaborazione con l’FBI del loro ex leader

L'FBI arresta 5 membri di LulzSec grazie alla collaborazione di Sabu

Stando a quelle che sono le informazioni che, nel corso delle ultime ore, hanno iniziato a fare il giro dell’intero web Hector Xavier Monsegur, meglio conosciuto con il nickname di Sabu, ovvero l’ex leader del gruppo di hacktivisti denominato LulzSec, sarebbe diventato un collaboratore dell’FBI e le sue più recenti rivelazioni avrebbero permesso la cattura di ben cinque uomini sospettati finiti direttamente nelle mani delle forze dell’ordine durante un’operazione di polizia internazionale.

L’operazione, nel dettaglio, stando a quelli che sono gli ultimi dettagli attualmente disponibili, sarebbe riuscita grazie alle informazioni fornite dall’ex leader del gruppo di hacktivisti che, arrestato mesi addietro poichè riconosciuto colpevole di ben 12 differenti attacchi informatici tra cui risultano compresi anche quelli verso PayPal, Sony, CIA, avrebbe poi accettato di collaborare con gli agenti federali statunitensi al fine di rendere quanto meno lunga possibile la sua permanenza in galera.

Sony, trafugati 50 mila file musicali di Michael Jackson

Brani di Michael Jackson trafugati dai server Sony

Dopo la caduta del PlayStation Network avvenuta qualche tempo addietro Sony si è poi ritrovata a dover fare i conti con un ulteriore e micidiale attacco informatico: infatti, stando a quanto reso noto nel corso delle ultime ore, l’archivio musicale di Michael Jackson, il re del pop, è stato trafugato con la conseguente fuoriuscita di circa 50 mila file musicali, compresi gli inediti ed i brani realizzati in collaborazione con altri artisti.

Secondo quanto indagato dal gruppo ed attenendosi anche a quanto riportato da numerose testate internazionali i malintenzionati sarebbero riusciti ad accedere ai server dell’azienda procedendo poi al download di della collezione completa dei brani del celebre cantante, brani che, tra l’altro, la stessa Sony aveva fatto propri nel 2010 sborsando una cifra pari a circa 250 milioni di dollari.

L’attacco, a quanto pare, sembrerebbe inoltre essere collegato a quello avvenuto, così come precedentemente accennato, al PlayStation Network.

Google Chrome: un milione di dollari per gli hacker che riusciranno a violare il browser

Google Chrome hacker

Al fine di cercare di testare ed incrementare ulteriormente la sicurezza del suo browser web, Google, il gran colosso delle ricerche in rete, ha fatto un’esplicita richiesta al “nemico”: riuscire a scovare le falle di sicurezza ancora sconosciute di Chrome, un’operazione questa che verrà ripagata con una ricompensa pari ad un milione di dollari.

Nello specifico, la cifra messa in palio da Google verrà suddivisa tra tutti gli hacker che porteranno a compimento la missione ed unitamente al milione di dollari big G offrirà anche 60.000 dollari a coloro che riusciranno ad evadere dalla sandbox del browser e a causare modifiche a livello del sistema operativo utilizato, 40.000 dollari per tutti quegli attacchi che vengono sferrati non utilizzando unicamente le vulnerabilità di Chrome e 20.000 dollari verranno invece assegnati a coloro che faranno leva su bug esterni al browser al fine di alterarne e comprometterne il suo buon funzionamento.

L’Interpol e l’operazione contro Anonymous: arrestati 25 hacker

Così come reso noto da un recente comunicato ufficiale, l’Interpol, nel corso delle ultime ore, ha portato a segno una nuova missione che si aggiunge ai già numerosi capitoli degli scontri tra hacker ed autorità internazionali: l’arresto di ben 25 presunti protagonisti delle iniziative firmate da Anonymous.

Si tratta, nel dettaglio, della cosiddetta Operation Unmask che ha avuto luogo sia in Europa sia in Sud America e, per la precisione, in Spagna, Argentina, Cile e Colombia.

Gli arrestati, tutti aventi un’età compresa tra i 17 e i 40 anni, tra cui risulterebbero presenti anche i presunti capi delle operazioni di Anonymous in Spagna e in America Latina e dei quali sono stati comunicati soltanto le iniziali ed i nickname, sono stati accusati di aver pianificato cyber-attacchi contro siti web istituzionali dei partiti spagnoli, della presidenza colombiana, del ministero della difesa di Bogotà e molti altri ancora.

Symantec e la beffa da 50 mila dollari degli hacker di Bombay

Symantec beffa codice sorgente hacker

Quella emersa nel corso delle ultime ore è senz’altro una vicenda abbastanza singolare che ha visto coinvolta Symantec, la celebre azienda produttrice di risorse antivirus, ed un gruppo di hacker indiani di Bombay denominato YamaTough che hanno dichiarato di essere affiliati con Anonymous.

Gli hacker, dopo aver messo le mani sul codice sorgente del software Symantec PcAnywhere, avevano iniziato a ricattare l’azienda tramite e-mail già dallo scorso mese affermando che qualora fosse stato pagato un “riscatto” pari a 50 mila dollari il tutto sarebbe rimasto segreto.

Tuttavia, stando al carteggio pubblicato online, pare che sia stata Symantec ad offrire la modica somma di denaro agli hacker per il rilascio del codice sorgente.

L’obiettivo del gruppo di hacker, secondo quanto dichiarato da un portavoce di Yamatough, sarebbe però stato solo e soltanto quello di umiliare Symantec mediante la pubblicazione dei sorgenti del software e che, in ogni caso, non avrebbero accettato il denaro.

Anonymous manda Facebook K.O. per 10 minuti, poi la smentita


Un mondo senza Facebook? È esistito, solo per una decina di minuti, solo per alcuni utenti in determinate aree geografiche, ma è esistito. Nella giornata di ieri, infatti, il social network fondato da Mark Zuckerberg ha avuto un misterioso stop di circa 5-10 minuti in cui gli utenti non sono riusciti ad accedere al sito ed è subito iniziata la caccia all’assassino: chi ha ammazzato – pardon – tramortito Facebook? Tutti gli indizi riconducono all’ormai celeberrimo gruppo di hacktivisti Anonymous ma forse le cose non sono andate come molti sospettano. Andiamo per ordine.

Qualche giorno fa si è sparsa la voce secondo cui Anonymous attaccherà Facebook il 28 gennaio prossimo, solo questo ha determinato in molti la convinzione che i responsabili del mini-blackout di ieri siano stati proprio gli hacker attivisti più famosi del momento, ma in serata è arrivata la smentita ufficiale degli Anonymous su Twitter (@anonops): “#Facebook.com is NOT under denial of service attack. STOP LYING” (Facebook non è sotto attacco denial of service, finitela di mentire). Abbastanza eloquente, al punto che il tweet è stato riportato anche da AnonSec, altro account Twitter molto vicino agli Anonymous che in precedenza aveva lasciato intendere che Facebook fosse realmente sotto attacco.

Hacker: è in Romania la capitale mondiale delle truffe via internet

Hacker Romania

Dove si trova la capitale mondiale degli hacker? A dare la risposta ci ha pensato il quotidiano francese Le Monde: a Ramnicu Valcea, nella zona centro-meridionale della Romania, ai piedi dei Carpazi, che, già da diverso tempo a questa parte, ha conquistato la denominazione di “Hackerville”.

Si tratta della cittadina Rumena più conosciuta, al momento, tra la popolazione degli Stati Uniti, e non solo.

Infatti, così come sottolineato da Stelian Petrescu, professore di geografia intervistato, la Romania, sino a qualche tempo addietro, era un territorio praticamente sconosciuto per gli americani, eccezion fatta per la Transilvania e la leggenda di Dracula ma, a quanto pare, la fama di Ramnicu Valcea ha conseguenzialmente incrementato anche quella della sua patria.

Per avere un’idea di quella che è la concentrazione di hacker presenti a Ramnicu Valcea è sufficiente prendere in considerazione alcuni dati.

Allarme sicurezza per la rete GSM: scovata una nuova vulnerabilità

Nuova vulnerabilità rete GSM

La notizia ha iniziato a diffondersi a macchina d’olio e l’allerta arriva direttamente dai Security Research Labs di Berlino che, nelle ultime ore, hanno scoperto una nuova e grave vulnerabilità nella rete GSM, il network di comunicazione cellulare di prima generazione che, ancora oggi, è impiegato su larga scala, grazie alla quale un hacker può, all’insaputa dell’utente, effettuare chiamate ed inviare SMS, il tutto, ovviamente, a spese dell’effettivo proprietario del device.

Il bug in questione è di tipo software e, a quanto pare, risulta presente nelle infrastrutture mobile di ben 32 operatori telefonici di 11 differenti paesi tra cui risulta compresa anche l’Italia.

Per verificare la presenza del bug Karsten Nohl, esperto di sicurezza mobile e responsabile dei Security Research Labs, ha sfruttato un cellulare Motorola di vecchia data unitamente ad un tool apposito mediante cui è riuscito a decifrare le chiavi impiegate dagli operatori per stabilire una connessione tra la rete GSM ed il device impiegato.