ddl Ammazza-Internet

Legge-bavaglio per il Web: ci risiamo, ancora una volta

ddl Ammazza-Internet

A pochi giorni dalla proposta di legge firmata dall’On. Pino Pisicchio, incredibile per un Paese normale ma vero, siamo di nuovo qui a parlare di bavaglio per Internet e di rischi di censura dietro l’angolo. Questa volta l’allarme per la Rete italiana parte da un ddl redatto appena una settimana dopo quello di Pisicchio dall’On. Enrico Costa (PdL), nel quale ritroviamo tutti gli elementi che avevano fatto gridare – giustamente – allo scandalo in passato: dall’obbligo di registrare blog, siti e forum presso un tribunale (come delle importanti testate cartacee) al rischio di multe salatissime in caso di mancata rettifica per un articolo ritenuto diffamatorio da una delle parti in causa.

Legge bavaglio Internet

Presentata una nuova proposta di “legge-bavaglio” per il Web

Legge bavaglio Internet

A sei mesi dall’ultimo grido d’allarme, siamo costretti a registrare un nuovo tentativo da parte dei parlamentari italiani di introdurre una legge-bavaglio per il Web. L’On. Pino Pisicchio del Gruppo Misto ha presentato un disegno di legge per modificare la vecchia legge sulla diffamazione a mezzo stampa (8 febbraio 1948, n. 47) nel quale viene eliminato il rischio di carcere per i giornalisti – e di questo ne saremmo tutti lieti – ma al contempo vengono estese al Web le regole che valgono per le testate cartacee.

Google Cina stop funzione anti-censura

Cina, Google ha interrotto la funzione anti-censura

Google Cina stop funzione anti-censura Il fatto che la Cina non sia un paese in cui la libertà d’espressione regna sovrana e che i cittadini siano costretti a vivere in un regine in cui spesso le libertà fondamentali degli stessi vengono calpestate per il controllo totale dell’opinione pubblica e, di conseguenza, anche di internet è cosa ben risaputa.

A tal proposito la scorsa primavera gli sviluppatori di Google avevano attivato delle funzionalità pensate appositamente per contrastare la censura del regime cinese sul web consistenti in un sistema di segnalazioni mediante cui informare l’utente dell’eventualità che una propria ricerca avrebbe determinato l’interruzione della connessione ad internet.

La censura cinese, infatti, prevede un blocco della connessione ad internet della durata di 90 secondi ogni volta che viene impiegata una keyword malvista dal regime durante la navigazione online.

AVAXHOME.WS bloccato in Italia dopo la denuncia di Mondadori

AVAXHOME.WS è stato oscurato dai provider italiani. La misura è stata applicata dopo che la Procura della Repubblica di Milano, accogliendo una denuncia avanzata lo scorso giugno da Mondadori, ha imposto il sequestro immediato del sito ed ha bollato come reato di ricettazione la condivisione online di libri e riviste protette da diritto d’autore.

Legge bavaglio, stop e rinvio in commissione

Nella giornata di ieri, in seguito alle dimissioni della relatrice del Pd Silvia Della Monicail, il Senato ha rispedito in commissione Giustizia il ddl sul reato di diffamazione a mezzo stampa, quello che dovrebbe abolire il carcere per i giornalisti e che nelle versioni arrivate finora in aula prevedeva multe fino a 25.000 euro per i blogger che non avessero rettificato i propri post quando richiesto da eventuali “parti lese”.
Il disegno di legge dovrebbe essere sottoposto nuovamente al giudizio del Senato a breve, ma in una versione decisamente alleggerita e senza il bavaglio per i siti Internet.

Oggi si vota la legge bavaglio per i blog, anche Wikipedia protesta

Oggi il Senato dovrebbe esprimere il suo giudizio definitivo sulla cosiddetta legge bavaglio, una norma realizzata sull’onda emotiva del caso Sallusti (il direttore del quotidiano Il Giornale condannato a 14 mesi di reclusione per motivi di diffamazioni a mezzo stampa) che da una parte dovrebbe depennare il carcere per i giornalisti ma dall’altra, andando contro ogni regola di buonsenso, potrebbe obbligare i blogger a rettificare quanto scritto sui propri siti in caso di richieste avanzate da eventuali “parti lese”, pena una multa fino a 25.000 euro.

Dopo ACTA arriva CETA, ma per la Commissione Europea non c’è nulla di cui preoccuparsi

Nei giorni scorsi, è trapelata la bozza di un nuovo accordo commerciale tra Unione Europea e Canada che ha messo in allarme tutti coloro che tengono alla libertà di espressione in Rete. Il testo, datato febbraio 2012, riproponeva infatti alcuni dei passaggi più contestati dell’ACTA, la chiacchierata normativa contro pirateria e contraffazione bocciata due settimane fa dal Parlamento Europeo.

L’Europa boccia ACTA

Con  478 no, 39 sì e 165 astensioni, il Parlamento Europeo ha bocciato definitivamente l’ACTA che a questo punto non potrà diventare più legge in nessuno dei Paesi membri dell’Unione. A dire no alla controversa normativa internazionale contro la contraffazione e la pirateria sono state anche le 5 commissioni competenti di commercio estero, industria, libertà civili, giustizia e affari interni, sviluppo e commissione giuridica.

Per chi non avesse seguito la vicenda, ricordiamo brevemente che l’ACTA (acronimo di Anti-Counterfeiting Trade Agreement) era una normativa internazionale studiata a “porte chiuse”, senza alcun consenso da parte dei cittadini, la quale aveva il compito di contrastare la pirateria e la contraffazione, pericolosamente accostate l’una all’altra, con armi più potenti e invasive rispetto al passato.

Leggi Antipirateria: Fava ci riprova (e viene bocciato di nuovo)

Vi ricordate della proposta di legge Fava, secondo cui i provider italiani avrebbero dovuto trasformarsi in sceriffi ed oscurare i siti Internet accusati di pirateria senza passare per processi o giudizi da parte di terzi? Bene, lo scorso febbraio la proposta fu giustamente bocciata dalla Camera ma l’esponente della Lega Nord non si è arreso e ci ha riprovato. Ottenendo lo stesso risultato.

La Commissione Politiche dell’Unione Europea della Camera dei deputati ha respinto l’emendamento anti-pirateria dell’On. Fava ribadendo che “non si può emendare la Legge Comunitaria con interventi normativi ispirati da altre finalità” e che iniziative del genere fanno solo perdere tempo in quanto riguardano “materie complesse e controverse, non strettamente volti ad adempiere obblighi scaduti o in scadenza” che pregiudicano il tempestivo recepimento delle direttive contenute in allegato al disegno di legge.

ACTA, ultima parola al Parlamento Europeo sulla controversa norma contro pirateria e contraffazione

La Commissione per il Commercio Internazionale dell’UE ha bocciato una proposta che chiedeva l’esame preliminare da parte della Corte di Giustizia Europea dell’ACTA. La tanto discussa normativa internazionale contro la contraffazione e la pirateria sarà dunque votata dal Parlamento Europeo il prossimo giugno, come previsto. Per i sostenitori della causa anti-ACTA, che da mesi si battono contro il pericolo che questo pacchetto di norme rappresenta per la libertà di espressione in Rete, si tratta di una buona notizia.

Non dovendo aspettare il giudizio della Corte di Giustizia, che avrebbe di fatto congelato qualsiasi discussione sul tema per un anno e mezzo, i membri del Parlamento Europeo avranno infatti la possibilità di esprimere un parere preciso su ACTA e bocciare definitivamente quel pastrocchio normativo che pare stia suscitando sempre più dubbi anche dalle parti di Strasburgo.

Pirateria online, l’AGCOM passa la palla al Parlamento

Il Presidente dell’Autorità garante delle comunicazioni, Corrado Calabrò, ieri è stato ascoltato dalle commissioni cultura e lavori pubblici del Senato per chiarire la posizione dell’Agcom sul tema del contrasto alla pirateria sul Web.

Dopo le feroci polemiche scaturite dal tentativo di bavaglio alla Rete dello scorso luglio, quando il garante fu costretto a rimandare la sua delibera che imponeva ai provider l’oscuramento a mezzo DNS dei siti ritenuti colpevoli di pirateria, l’Agcom è stata chiamata nuovamente in causa per produrre una normativa molto dura nei confronti dei pirati internettiani, ma questa volta Calabrò ha deciso di passare la palla al Governo.

Nel suo intervento in aula, il Presidente di Agcom ha espresso l’auspicio che il parlamento ripensi le norme sul diritto d’autore aggiungendo che, vista la dimensione planetaria del fenomeno, sarebbe opportuno il trattamento di queste tematiche da parte dell’Unione Europea o addirittura dell’ONU.

Censura sul web, Reporter Senza Frontiere pubblica il suo report annuale

Censura sul web Reporter Senza Frontiere

Reporter Senza Frontiere, in concomitanza con la Giornata Mondiale contro la cyber-censura, ha pubblicato il suo report annuale di quelli che vengono identificati come i “Nemici di internet”, ovvero tutti quei paesi che limitano la libertà di espressione in rete degli utenti e da cui originano, seppur in maniera indiretta, non poche problematiche.

L’elenco, ottenuto anche tenendo conto dell’applicazione delle leggi restrittive di internet in quelli che sono i paesi democratici condannando inoltre la collaborazione delle aziende occidentali con i regimi autoritari, fa riferimento, nel dettaglio, a quelli che vanno a configurarsi come i 12 nemici giurati del World Wide Web unitamente a 14 paesi che, per così dire, pur non essendosi “classificati” sono comunque tenuti “sotto sorveglianza”.

Per quanto concerne la prima lista i paesi che, per varie ragioni, sono stati identificati come i nemici del web, sono Bahrain, Bielorussia, Birmania, Cina, Cuba, Iran, Corea del nord, Arabia Saudita, Siria, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam.

DDL Butti, nuovo attacco alla libertà su Internet

Dalla Commissione Giustizia del Senato ci arrivano nuove fulgide indicazioni su come i padri dei disegni di legge idioti intenti a limitare la libertà di espressione su Internet siano sempre gravidi e sfacciati, per nulla imbarazzati ad esporre in pubblico le proprie idee anacronistiche e repressive.

Questa volta a minacciare l’informazione su Internet è Alessio Butti, Senatore del Pdl padre di un disegno di legge che vieta di “utilizzare” su Internet le informazioni provenienti da giornali e riviste se prima non si sigla un accordo fra le parti coinvolgendo le associazioni di categoria.

L’utilizzo o la riproduzione, in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo, di articoli di attualità pubblicati nelle riviste o nei giornali, allo scopo di trarne profitto – recita il DDL Buttisono autorizzati esclusivamente sulla base di accordi stipulati tra i soggetti che intendano utilizzare i suddetti articoli, ovvero tra le proprie associazioni di rappresentanza, e le associazioni maggiormente rappresentative degli editori delle opere da cui gli articoli medesimi sono tratti”.